tag:blogger.com,1999:blog-70092175915270906302024-03-18T04:03:43.199+01:00AppuntarioMichela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.comBlogger368125tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-3253429310313897732023-09-10T16:53:00.000+02:002023-09-10T16:53:09.303+02:00"Alla Baia" di Katherine Mansfield<p><i> Primissimo mattino. Il sole non era ancora sorto e l'intera Baia di Crescent era nascosta sotto una bianca foschia marina che incappucciava le grandi colline boscose retrostanti. Non si vedeva dove finivano e dove cominciavano i prati e i bungalow.</i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWIiTijMXi4dp0DPjTwOq5tCOQRR6TLuNgrD9luSNK6U4RR9IPckmvWvNkZztp1Pvu6Qih2T7H7AtGTnMvOP3Xl4pJJqZV5cYKSJBY_x-aQ-A2Z6FgaTbBm2inVr_rA1RxJKACYxBVxX-wVEaL59-aaYlLSrYvYmhpv0G8E5KNJywEyMFZkXQXY302Tjc/s940/98e0c13e-1c21-45c6-91bb-855fbbdbadfc.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="335" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWIiTijMXi4dp0DPjTwOq5tCOQRR6TLuNgrD9luSNK6U4RR9IPckmvWvNkZztp1Pvu6Qih2T7H7AtGTnMvOP3Xl4pJJqZV5cYKSJBY_x-aQ-A2Z6FgaTbBm2inVr_rA1RxJKACYxBVxX-wVEaL59-aaYlLSrYvYmhpv0G8E5KNJywEyMFZkXQXY302Tjc/w400-h335/98e0c13e-1c21-45c6-91bb-855fbbdbadfc.png" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Tra i vari anniversari letterari che ricorrono quest'anno (il più importante da noi è il centenario della nascita di Calvino che cade il quindici ottobre) si è ricordato quello della scrittrice neozelandese<b> <a href="http://appuntario.blogspot.com/2018/06/vita-breve-di-katherine-mansfield-di.html">Katherine Mansfield</a> </b>a cento anni dalla sua morte avvenuta prematuramente il nove gennaio del 1923.</div><div style="text-align: left;">Esempio luminoso nel panorama letterario di inizio Novecento, la Mansfield non è riuscita del tutto ad attecchire tra il pubblico italiano dove è ancora poco nota rispetto alla sua amica/rivale Virginia Woolf (1882-1941), nonostante sia spesso menzionata da intellettuali, studiosi e autori odierni, come nell'interessante e ben fatto <a href="https://www.raiplaysound.it/playlist/voglioessereveravitaedestinodikatherinemansfield">speciale radiofonico</a> dedicatole pochi mesi fa da Nadia Fusini e dalla scrittrice Sara De Simone.</div><div style="text-align: left;">Quindi rientrata dalle ferie in una Roma ancora appesantita dalla calura estiva ho ripreso in mano uno dei suoi <a href="http://appuntario.blogspot.com/2017/07/tutti-i-racconti-di-katherine-mansfield.html">racconti</a> più belli e notevoli,<i><b> "Alla Baia"</b></i>, la cui ambientazione estiva, ridente e piena, offre al lettore un'ultima illusione della bella stagione prima dell'approssimarsi della sua fine.</div><div style="text-align: left;">Scritto in Svizzera durante le sue peregrinazioni europee per trovare sollievo alla sua salute malferma, fu pubblicato inizialmente per un periodico londinese e poi inserito nella raccolta <i>"La Festa in Giardino e altre storie"</i> nel 1922.</div><div style="text-align: left;">Tra i racconti più lunghi della Mansfield rappresenta uno dei suoi testi migliori, dove la bellezza delle immagini descritte, dei colori e dei suoni, l'evocazione esotica e l'elemento umano concorrono a darne una poetica lirica e vibrante.</div><div style="text-align: left;">Diviso in dodici sezioni,<b> la storia si dipana nell'arco di tempo di un giorno </b>raccontando le vicissitudini interiori di una famiglia della medio-alta borghesia, i Burnell, già incontrati in <i>"Preludio"</i> (1918) e di ritorno alla <i>"La Casa della Bambole"</i> (1923), durante la loro vacanza estiva sulla costa neozelandese.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">A Crescent Bay i giardini rigogliosi di fiori dei bungalow, i costumi zuppi d'acqua stesi ad asciugare, i giochi dei bambini, le lunghe nuotate, i corpi rivolti verso sole e i chiacchiericci dei vacanzieri fanno da scenario a vicende emotive.</div><div style="text-align: left;">Qui vi soggiornano la famiglia Burnell, composta da <i>Stanley e Linda</i> e le loro figlie <i>Isabel, Kezia, Lottie </i>e un bimbo nato da poco, <i>la nonna Fairfield</i> e la sorella di Linda, <i>Beryl</i>, lo zio <i>Jonathan</i> e i suoi figli <i>Pip e Rags</i>, la loro domestica <i>Alice</i> ed altri villeggianti come l'eccentrica coppia dei<i> Kember </i>e la commerciante di un piccolo negozio del posto, la signora <i>Stubbs.</i></div><div style="text-align: left;">All'apparente oziosità esterna vengono contrapposti piccoli drammi in atto esaltati ancora di più dall'esplosione estiva. I personaggi sono così ripresi nelle loro paure, sogni, fantasie, pensieri, ricordi, protesi verso una vita che vorrebbero diversa e libera dalle convenzioni ma nell'istante di una vicina realizzazione questi si ritirano nella loro moralità o nella sicurezza degli obblighi, opportunismi, o incerti su un rischio difficile da accettare. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYGEHh2t278TLEsQiJL1pfu4-tkF8Fe65F1_f3VB1EvEPAr4nSUShZseuwj23ybT5GUWnpXlQ57QP6Wt8pOAUl-IlkBtb9nqA620Cj8XQ_5baYH6o24ZgKijAYoxCINRzQAR4-2pI8M7wlMyuhjC_7N3GlFMwpMo0LtEQfQqnCsoq3w1Eqw0NzNnZQ9SQ/s1280/Katherine-Mansfield-1914-PhotoRoom.png-PhotoRoom.png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="905" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYGEHh2t278TLEsQiJL1pfu4-tkF8Fe65F1_f3VB1EvEPAr4nSUShZseuwj23ybT5GUWnpXlQ57QP6Wt8pOAUl-IlkBtb9nqA620Cj8XQ_5baYH6o24ZgKijAYoxCINRzQAR4-2pI8M7wlMyuhjC_7N3GlFMwpMo0LtEQfQqnCsoq3w1Eqw0NzNnZQ9SQ/w226-h320/Katherine-Mansfield-1914-PhotoRoom.png-PhotoRoom.png" title="Katherine Mansfield" width="226" /></a></div><div style="text-align: left;">La Mansfield ne tratteggia<b> la complessità psicologica attraverso la scissione del loro essere</b>, il forte dualismo che li contrappone tra <b>contratto sociale e desiderio</b>, attraverso cambiamenti interiori che di volta in volta emergono, sospinti sull'onda emotiva del momento. </div><div style="text-align: left;">Rispetto ad altri racconti qui non ci sono epifanie: i personaggi non prendono coscienza di sé o di qualcosa, sono e rimangono degli illusi e disillusi.</div><div style="text-align: left;">"Alla Baia" respira <b>di motivi ed impressioni fortemente sensuali</b> che si spandono sui personaggi, sulla cornice delle loro vicissitudini, acuiti ancora di più dalla vegetazione tipicamente neozelandese di manuka, fuchsie, e alberi della gomma antropomorfizzati e <b>dall'acqua rappresentazione della volubilità d'animo</b> (il rapporto tra l'acqua e gli esseri umani rivela il loro modo di vivere). </div><div style="text-align: left;">Anche il <b>tempo</b> diventa un'immagine persistente che torna ad accordarsi agli avvenimenti e al sentimento umano più celato, seguendo le dodici sezioni su cui poggia il testo.</div><div style="text-align: left;">Degna di nota è la particolarità della sezione I posta a prevedere ed annunciare gli eventi poi narrati mediante una serie di scene idilliache, figure simboliche, surreali, anch'esse antropomorfizzate, onomatopee, non prive comunque di inquietudini e turbamenti che raggiungono il climax nella sezione VII.</div><div style="text-align: left;">E proprio la bellezza e il fascino del racconto mansfieldiano è da trovarsi in quel misticismo appena abbozzato, nell'espressione dolorosa ed insieme luminosa di cosa è la vita e la morte, di quegli attimi che pur fugaci permangono e segnano la nostra esistenza, anche in una stagione passeggera e vaga come l'estate.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">"Tutti i racconti", K. Mansfield, Newton Compton</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-61912955221280716662023-08-27T18:50:00.000+02:002023-08-27T18:50:44.127+02:00"Debora" di Esther Kreitman Singer<div style="text-align: left;"><i><<Padre, e io che cosa sarò un giorno?>> aveva chiesto Debora all'improvviso, un po' per scherzo e un po'sul serio, poiché, per quanto riuscisse a ricordare, non le era mai toccata una parola di lode.</i></div><div style="text-align: left;"><i>Reb Avrom Ber fu preso alla sprovvista. Tra gli ebrei osservanti era opinione consolidata che nella vita una donna potesse sperare in un unico traguardo: portare la felicità in casa, servendo il marito e dandogli dei bambini. Di conseguenza non degnò Debora neppure di una risposta; ma quando lei insistette, replicò semplicemente: <<Che cosa sarai tu un giorno? Niente, è ovvio!>></i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXisfcEKKlqEut1Ikbt9BHRJU9CFYraEOWENSYcYp8hyvZGZ9QWN8edixQ3ID9LAXLhM7SZNJbq8u3JGsTwlbZpza1ZRuyRESlrRgSZQKKr4xgfswQk8QGoW1Mn-gxdk7qP4o5b3EWDn7H5hiOpxmB5fyu6gr1MwEOZFKtjGbny5iS8K5ZGn9leqRzVQI/s1024/antonietta-raphael.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Antonietta Raphaël" border="0" data-original-height="734" data-original-width="1024" height="458" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXisfcEKKlqEut1Ikbt9BHRJU9CFYraEOWENSYcYp8hyvZGZ9QWN8edixQ3ID9LAXLhM7SZNJbq8u3JGsTwlbZpza1ZRuyRESlrRgSZQKKr4xgfswQk8QGoW1Mn-gxdk7qP4o5b3EWDn7H5hiOpxmB5fyu6gr1MwEOZFKtjGbny5iS8K5ZGn9leqRzVQI/w640-h458/antonietta-raphael.jpg" title="Antonietta Raphaël" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Nel saggio <i>"Una stanza tutta per sé"</i> (1929) Virginia Woolf (1882-1941) immaginava la fittizia vita di una certa <i>Judith</i>, sorella ipotetica di Shakespeare, scrittrice talentuosa e avventurosa quanto il fratello, morta senza tuttavia essere riuscita ad imprimersi nel mondo letterario. </div><div style="text-align: left;">Con questo triste epilogo la Woolf non faceva altro che raccontare la biografia <i>delle tante Judith</i> vissute nel corso dei secoli, impossibilitate nella loro realizzazione artistica, economica, ostacolate nel raggiungimento di una indipendenza a loro negata per pregiudizio, sesso, sottomissione.</div><div style="text-align: left;">Eppure fra queste Judith abbandonate nel passato ci sono stati invece fulgidi esempi di donne uscite dall'anonimato, non senza sofferenze, come <b>Esther Kreitman Singer.</b></div><div style="text-align: left;">Esther Singer (1891-1954) sorella maggiore dei ben più famosi fratelli Israel Joshua (<a href="http://appuntario.blogspot.com/2018/12/i-fratelli-ashkenazi-di-israel-joshua.html">"I fratelli Ashkenazi"</a>, <a href="http://appuntario.blogspot.com/2017/03/la-famiglia-karnowski-di-israel-joshua.html">"La famiglia Karnowski"</a>, <a href="http://appuntario.blogspot.com/2016/11/da-un-mondo-che-non-ce-piu-di-israel-j.html">"Da un mondo che non c'è più"</a>) e Isaac Bashevis (premio Nobel per la letteratura 1978), fu la prima della famiglia ad iniziarsi alla lettura e alla scrittura nonostante le fosse proibito provenendo da una famiglia ebraica ortodossa.</div><div style="text-align: left;">Semianalfabeta, rancorosa per l'istruzione dovuta solo ai fratelli in quanto di sesso maschile, ribelle alla vita essenzialmente domestica alla quale era tenuta, fu costretta ad un matrimonio combinato con un tagliatore di diamanti, tale Kreitman, dal quale alla fine si separò.</div><div style="text-align: left;">Di lei ci rimangono pochi romanzi e racconti che ebbe il tempo di vedere pubblicati pur non conquistando la stessa fama dei fratelli.</div><div style="text-align: left;">Ancora oggi tra i cantori della perduta letteratura yiddish manca il suo nome.</div><div style="text-align: left;">Il suo primo romanzo fu pubblicato in yiddish nel 1936 sotto il titolo di "La Danza dei Demoni" e in inglese come <b><i>"Deborah"</i></b> nel 1946.</div><div style="text-align: left;">Opera semi-autobiografica si apre sulla Mitteleuropa verso la fine del XIX secolo inizio XX, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, dove una giovane donna lotta per la sua emancipazione, scontrandosi però con le sue origini e la realtà storica della sua epoca.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i>Debora</i> proveniente da una famiglia chassadica impoverita ma ferrea nella conservazione dei propri dettami e costumi, vive con il padre, rabbino della provincia polacca, onesto ma sciocco, e la madre, una donna eccezionalmente colta ma fredda e distaccata dagli affetti. Serva nella sua stessa casa, Debora viene sminuita dalla famiglia per la sua poca intelligenza, anche se non le è mai stato permesso di studiare, come invece è successo a suo fratello Mick (su cui pendono le più alte aspettative).</div><div style="text-align: left;">Relegata ad un mero ruolo passivo non può che esprimere la sua ribellione attraverso il corpo, in atteggiamenti, comportamenti compresi dai genitori solo come folli e nevrotici.</div><div style="text-align: left;">Quando la famiglia decide di trasferirsi nella grande e cosmopolita città di Vienna, la giovane trova la forza di perseguire la sua indipendenza, studiando, abbracciando la lotta socialista, innamorandosi, trovando comunque alla fine un muro di rifiuto, dalla società, dalla politica, dagli stessi esseri umani.</div><div style="text-align: left;">Sempre più mal sopportata e riconosciuta come un peso è costretta dalla sua famiglia ad un matrimonio con uno sconosciuto tagliatore di diamanti di Anversa, che ella accetta quasi come vendetta contro una disperazione certa.</div><div style="text-align: left;">Portata in una terra sconosciuta, in seno ad una nuova famiglia che non l'ama, Debora scopre di essere stata estirpata dalle sue radici, di non possedere più né passato né futuro.</div><div style="text-align: left;">Le notizie di una grande guerra non riescono a scuotere la donna dal suo vuoto presente e dall'accumularsi di bui e vorticosi pensieri.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Esther Singer <b>muove il romanzo sotto la spinta di una questione femminile </b>terribilmente attuale e urgente, tale che la vita della protagonista potrebbe combaciare con le donne che oggi soffrono e lottano nel mondo per i diritti a loro negati.</div><div style="text-align: left;">Non è semplicemente la descrizione di una sottomissione ideologica e culturale a dominare ma una <b>acuta analisi psicologica</b> della vita di una bambina e di donna poi all'interno di una realtà dove è impossibile svilupparsi, formarsi un benché minimo ruolo nel mondo.</div><div style="text-align: left;">Ed ecco che Debora mostra la sua <b>ribellione</b> nei gesti impulsivi, nei lunghi digiuni, nelle protratte notti insonni, nei momenti di dissociazione di sé (come nella scena finale del romanzo), nelle inascoltate richieste d'aiuto, nelle tormentate danze demoniache che affastellano i suoi pensieri, che portano allo svuotamento fisico e mentale del suo essere: comportamenti giudicati dagli altri se non come pericoloso sintomo di ritardo mentale e follia.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaNTqpGb0u5T4aVIRpntmweFHTa4ipzCRovE19UYedqp7r5NWxfuN64mSvHNjoVBrzpnr1_20tYsrT1gQ9ToTswhS07uU65CT-_Hpn5gyVMz8gvGPS6HwlVUFNUH7Z0UgMwdajw-m7B4SIn5miBvbagr9ytIIGeSJgNXQetU-BWLtSXCbChY3Ywy6fbP8/s380/b924f3a2-9740-41d8-b64b-fe9b24296094.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Esther Kreitman Singer" border="0" data-original-height="380" data-original-width="300" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaNTqpGb0u5T4aVIRpntmweFHTa4ipzCRovE19UYedqp7r5NWxfuN64mSvHNjoVBrzpnr1_20tYsrT1gQ9ToTswhS07uU65CT-_Hpn5gyVMz8gvGPS6HwlVUFNUH7Z0UgMwdajw-m7B4SIn5miBvbagr9ytIIGeSJgNXQetU-BWLtSXCbChY3Ywy6fbP8/w253-h320/b924f3a2-9740-41d8-b64b-fe9b24296094.jpg" width="253" /></a></div><div style="text-align: left;">Non c'è salvezza per Debora né conforto, nemmeno nell'amore né nella comprensione umana: <i>Shimen</i>, l'uomo amato, non è un personaggio positivo, all'amore urgente e <i>possibile</i> con la giovane preferisce <i>l'impossibile</i> ed illusoria lotta politica; l'incomunicabilità e l'opportunismo sovrastano le poche relazioni createsi.</div><div style="text-align: left;">Il titolo dell'opera suggerisce l'immagine di un lontano mondo domestico eppure le tematiche trattate (e il più giusto titolo originale) rivelano <b>la raffinata cultura della sua autrice</b>, aperta verso la religione, la politica, la società e le varie correnti storiche di quel periodo in un perfetto intreccio di micro e macrocosmo.</div><div style="text-align: left;">Sebbene nei romanzi dei fratelli Singer si rintracciano importanti notizie sulla condizione femminile è proprio qui che invece<b> la vita triste ed insoluta delle donne ebraiche di origine ortodossa rivive e si mostra</b> nelle sue fasi, cerimonie, rituali, obblighi, a volte surreali e incomprensivi. </div><div style="text-align: left;">Se nei fratelli Singer la nostalgia si allinea alla critica verso quel mondo che non c'è più, in Esther Singer rimane solo quest'ultima e l'allontanamento da quel mondo, dandone una visione meno sentimentale.</div><div style="text-align: left;">E in questo rientra anche lo scopo del romanzo: dare al lettore una riflessione su una vita che sarebbe potuta essere e non è stata.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"Debora"</i>, E. Kreitman Singer, <i>La Tartaruga Edizioni</i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-81059513294307897882023-07-20T07:44:00.001+02:002023-07-26T15:55:08.154+02:00"Quando il Lettore è in vacanza", i buoni propositi di Italo Calvino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXFInOCAbhgNxKgJ0qPtt2uU2x10JoRrzH65HE60I3m849DEhn1PRCbi0fUrV_ImitPpXz-1eQUU90vZ3xqqefF5oPZIHp3hEUa2tRhvi-V-22GDnb6REfyHupbPpSpSTuKNaXkret0mU43jZrcAd_c2VcE2rHQzf28uRmurl7loe0b0kjm8L6nwHIbfM/s735/184700947-2a32a440-c8c7-4645-82e6-3b19570c68b3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Italo Calvino" border="0" data-original-height="416" data-original-width="735" height="362" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXFInOCAbhgNxKgJ0qPtt2uU2x10JoRrzH65HE60I3m849DEhn1PRCbi0fUrV_ImitPpXz-1eQUU90vZ3xqqefF5oPZIHp3hEUa2tRhvi-V-22GDnb6REfyHupbPpSpSTuKNaXkret0mU43jZrcAd_c2VcE2rHQzf28uRmurl7loe0b0kjm8L6nwHIbfM/w640-h362/184700947-2a32a440-c8c7-4645-82e6-3b19570c68b3.jpg" title="Italo Calvino Lettura invito alla lettura" width="640" /></a></div><br /><div style="line-height: normal; text-align: left;"><br /></div><div style="line-height: normal; text-align: left;"><br /></div><div style="line-height: normal; text-align: left;">Nell'incredibile (ma già preannunciata) calura romana, quando in tanti già si trovano nell'imminente partenza per le vacanze estive (e trovare finalmente sollievo e svago dall'afa) i pochi che ancora rimangono e da eroi affrontano i sintomi del cambiamento climatico cittadino, non possono far altro, (come da raccomandazioni governative), che chiudersi in casa accendendo ventilatori o condizionatori, bevendo tanta acqua, non uscire prima delle ore 18.00, pregare la misericordia di un agosto più clemente.</div><div style="line-height: normal; text-align: left;">A queste raccomandazioni mi piace aggiungere la solita lettura di un buon libro sì, ma anche la lettura di quegli articoli che si trovano in giro nel web, che richiedono quei pochi minuti di lettura giusto per aggiornarsi sulle nuove uscite, orientarsi tra le tante recensioni per la scelta di un libro che è diventato il nostro pallino, alimentare la curiosità e il nostro pensiero attraverso labirinti di percorsi letterari, tematiche, saggi, più o meno scherzosi come questo che ho scoperto di <b>Italo Calvino.</b></div><div style="line-height: normal; text-align: left;">Si tratta di un brano pubblicato sull'<i>Unità</i>¹ il dodici agosto del 1952 sotto il titolo di <i><b>"I buoni propositi"</b></i>(titolo quanto mai azzeccato) dove la firma di Calvino, tra il gioco e lo scherzo (ma nemmeno tanto), racconta le innumerevoli disavventure di un <i>Buon Lettore</i>, che dopo aver passato un anno senza aprire un libro a causa di impegni e proroghe, aspetta con ansia il ritorno delle vacanze estive per riparare a quanto perso. Ma sono appunto "buoni propositi" e come tali falliscono già in partenza.</div><div style="line-height: normal; text-align: left;">Sono gli anni del boom economico e l'autore ne descrive, con bonario cinismo, una società vivace e camaleontica e dove sotto il personaggio del Buon Lettore si nasconde (<i>buon </i>con sferzante ironia) il lettore dell'ultimo minuto, quello che con grande snobismo entra una volta l'anno in libreria per portarsi al mare o in montagna un libro che non leggerà mai, né in vacanza né dopo, e una classe, prodotto del consumismo e conformismo odierno, di una cultura meno forte rispetto all'industria.</div><div style="line-height: normal; text-align: left;">Ma allargando ancora di più la nostra prospettiva, nel Buon Lettore, in fondo, si cela con tenerezza ognuno di noi, con le nostre bizzarrie, manie, debolezze che si riflettono senza volerlo anche nel rapporto con la lettura; quella difficoltà nel collimare in un'unica esistenza letteratura e vita, quell'inseguimento senza successo della prima che sfugge, più che ai nostri impegni e proroghe, alla fiera della vanità, ai compromessi di una vita pesantemente presenti e vincolanti.</div><div style="line-height: normal; text-align: left;"><br /></div><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="background: white; color: #656565; font-size: 13pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-hansi-font-family: Calibri;">M.P.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="background: white; color: #656565; font-size: 13pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-hansi-font-family: Calibri;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span face="Lato, sans-serif" style="background-color: white; color: #656565; font-size: 17px; text-align: justify;">Il Buon Lettore aspetta le vacanze con impazienza. Ha rimandato alle settimane che passerà in una solitaria località marina o montana un certo numero di letture che gli stanno a cuore e già pregusta la gioia delle sieste all'ombra, il fruscio delle pagine, l'abbandono al fascino di altri mondi trasmesso dalle fitte righe dei capitoli. Nell'approssimarsi delle ferie, il Buon Lettore gira i negozi dei librai, sfoglia, annusa, ci ripensa, ritorna il giorno dopo a comprare; a casa toglie dallo scaffale volumi ancora intonsi e li allinea tra i fermalibro della sua scrivania.</span><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><span face="Lato, sans-serif" style="background-color: white; color: #656565; font-size: 17px; text-align: justify;">È l'epoca in cui l'alpinista sogna la montagna che s'approssima a scalare, e pure il Buon Lettore sceglie la sua montagna da prendere di petto. Si tratta, per esempio, di uno dei grandi romanzieri dell'Ottocento, di cui non si può mai dire d'aver letto tutto, o la cui mole ha sempre messo un po' si soggezione al Buon Lettore, o le cui lettura fatte in epoche e età disparate han lasciato ricordi troppo disorganici. Il Buon Lettore quest'estate ha deciso di leggere davvero, finalmente, quell'autore; forse non potrà leggerlo tutto nelle vacanze, ma in quelle settimane tesaurizzerà una prima base di letture fondamentali, e poi, durante l'anno potrà colmare agevolmente e senza fretta le lacune.</span><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><span face="Lato, sans-serif" style="background-color: white; color: #656565; font-size: 17px; text-align: justify;">Si procura quindi le opere che intende leggere, nei testi originali se sono in una lingua che conosce, se no nella migliore traduzione; preferisce i grossi volumi delle edizioni complessive che contengono più opere, ma non disdegna i volumi di formato tascabile, più adatti per leggere sulla spiaggia o sotto gli alberi o in corriera. Aggiunge qualche buon saggio sull'autore prescelto, o magari un epistolario: ecco che ha per le sue vacanze una compagnia sicura. Potrà grandinare tutto il tempo, i compagni di villeggiatura potranno dimostrarsi odiosi, le zanzare non dar tregua e il vitto essere immangiabile: le vacanze non saranno perdute, il Buon Lettore tornerà arricchito d'un nuovo fantastico mondo.</span><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><span face="Lato, sans-serif" style="background-color: white; color: #656565; font-size: 17px; text-align: justify;">Questo, s'intende, non è che il piatto principale, poi occorre pensare al contorno. Ci sono le ultime novità librarie delle quali il Buon Lettore vuol mettersi al corrente; ci sono poi nuove pubblicazioni nel suo ramo professionale, per leggere le quali è indispensabile approfittare di quei giorni; e bisogna anche scegliere un po' di libri che siano di carattere diverso da tutti gli altri già scelti, per dare varietà e possibilità di frequenti interruzioni, riposi e cambiamenti di registro.</span><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><span face="Lato, sans-serif" style="background-color: white; color: #656565; font-size: 17px; text-align: justify;">Ora il Buon Lettore può disporre davanti a sé un piano di letture dettagliatissime, per tutte le occasioni, le ore del giorno, gli umori. Se egli per le ferie ha una casa a disposizione, magari una vecchia casa piena di ricordi d'infanzia, cosa c'è di più bello che predisporre un libro per ogni stanza, uno per la veranda, uno per il capezzale, uno per la sedia a sdraio?</span><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><span face="Lato, sans-serif" style="background-color: white; color: #656565; font-size: 17px; text-align: justify;">Siamo alla vigilia della partenza. I libri scelti sono tanti che per trasportarli tutti occorrerebbe un baule. Comincia il lavoro di esclusione: «Questo comunque non lo leggerei, questo è troppo pesante, questo non è urgente», e la montagna di libri si sfalda, si riduce alla metà, a un terzo. Ecco che il Buon Lettore è giunto a una scelta di letture essenziali che daranno un tono alle sue vacanze. Nel fare le valige ancora alcuni volumi restano fuori. Il programma si restringe così a poche letture, ma tutte sostanziose; queste ferie segneranno nell'evoluzione spirituale del Buon Lettore una tappa importante.</span><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><span face="Lato, sans-serif" style="background-color: white; color: #656565; font-size: 17px; text-align: justify;">I giorni di vacanza cominciano a trascorrere veloci. Il Buon Lettore si trova in ottima forma per fare dello sport, e accumula energie per trovarsi nella situazione fisica ideale per leggere. Dopo pranzo però lo prende una sonnolenza tale, che dorme per tutto il pomeriggio. Bisogna reagire, e a questo proposito giova la compagnia, che quest'anno è insolitamente simpatica. Il Buon Lettore fa molte amicizie ed è mattina e pomeriggio in barca, in gita e la sera a far baldoria fino a tardi.</span><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><span face="Lato, sans-serif" style="background-color: white; color: #656565; font-size: 17px; text-align: justify;">Certo, per leggere ci vuole solitudine; il Buon Lettore medita un piano per sganciarsi. Coltivare la sua inclinazione per una ragazza bionda, può essere la via migliore. Ma con la ragazza bionda si passa la mattina a giocare a tennis, il pomeriggio a canasta e la sera a ballare. Nei momenti di riposo, lei non sta mai zitta.</span><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 17px; text-align: justify;" /><span face="Lato, sans-serif" style="background-color: white; color: #656565; font-size: 17px; text-align: justify;">Le ferie sono finite. Il Buon Lettore ripone i libri intonsi nelle valige, pensa all'autunno, all'inverno, ai rapidi, concentrati quarti d'ora concessi alla lettura prima di addormentarsi, prima di correre in ufficio, in tram, nella sala d'aspetto del dentista.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><br /></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><br /></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><br /></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;">¹Oggi presente nel saggio <i>"Mondo scritto e mondo non scritto"</i>, Einaudi.</p>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-77850088704376125042022-03-10T09:50:00.009+01:002023-01-14T13:49:18.342+01:00"Costruire il nemico" di Umberto Eco<div style="text-align: left;"><i> Anni fa a New York sono capitato con un tassista di difficile decifrazione e mi ha chiarito che era pakistano. Mi ha chiesto da dove venivo e gli ho detto dall'Italia. Mi ha chiesto quanti siamo ed è stato colpito che fossimo così pochi e che la nostra lingua non fosse l'inglese.</i></div><div style="text-align: left;"><i>Infine mi ha chiesto quali sono i nostri nemici. Al mio "prego?" ha chiarito pazientemente che voleva sapere con quali popoli fossimo da secoli in guerra per rivendicazioni territoriali, odi etnici, continue violazioni di confine e così via. Gli ho detto che non siamo in guerra con nessuno.</i></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiXqAgPDT0a93wCr2gErCMmtYefesJLCHNRMKhqXiqv0h2W6KdH1aMQV8od2nO-58j6EGFmS1qUCB_RfegOzUnyAEzucuCLhtpobjByH1X8grirMQqaTOjlmkslF7dK-i6EbGpoLIHseprcCMSoELeciqclLICVvyjjwfmA2Wr08_-EY_2C-vE0wC6I=s940"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="536" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiXqAgPDT0a93wCr2gErCMmtYefesJLCHNRMKhqXiqv0h2W6KdH1aMQV8od2nO-58j6EGFmS1qUCB_RfegOzUnyAEzucuCLhtpobjByH1X8grirMQqaTOjlmkslF7dK-i6EbGpoLIHseprcCMSoELeciqclLICVvyjjwfmA2Wr08_-EY_2C-vE0wC6I=w640-h536" width="640" /></a></div><br /><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b><<Non ce lo meritavamo>>.</b></div><div style="text-align: left;">È una monotonia che ricorre spesso in questi giorni bui, che apre ad un marzo freddo e ventoso, già carico di angosce ed interrogativi intimi ed <i>incredibilmente</i> storici, come se la storia non avesse già fatto sentire il suo peso negli ultimi due anni.</div><div style="text-align: left;">Non avevamo bisogno anche di questo, non avevamo il bisogno di ripercorrere in prima persona quello che fin da piccoli avevamo studiato sui libri, di rivivere quelle storie raccontate dai nostri nonni, perché avevamo la certezza che tutto questo sarebbe rimasto lì, nei libri e nei racconti.</div><div style="text-align: left;">Non ne abbiamo interpretato bene il monito o forse sottovalutato la ciclicità della storia o dell'ereditarietà, delle irrisolte questioni geo-politiche o della natura dell'essere umano.</div><div style="text-align: left;">Presa alla sprovvista dall'assurdità del mondo, ho occupato parte di questo lasso di tempo leggendo un volumetto di <b>Umberto Eco</b> (1932-2016) che ben si inserisce nel contesto moderno e ne sviluppa tutti i retroscena di un dramma già visto. </div><div style="text-align: left;"><b><i>"Costruire il nemico"</i></b>, oggi pubblicato dalla casa editrice <i>La Nave di Teseo</i>, è ripreso da un intervento che lo scrittore rilasciò davanti alla nascita di nuove, preoccupanti forme di isterismo e odio collettivo (sviluppatesi maggiormente con l'arrivo della guerra in Afghanistan) e rinfocolate ad arte e propaganda da democrazie imperfette, regimi ibridi e autoritari.</div><div style="text-align: left;">Attraverso un excursus storico-letterario Eco riflette su quell'insano bisogno umano di anteporre davanti a sé un avversario, per legittimare la propria esistenza e portare avanti un'ideologia, uno scopo.</div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><b>"Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell'affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo".</b></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i>Costruirlo</i> implica per Eco <b>dare innanzitutto una figura alquanto negativa </b>agli occhi altrui, accusarlo di ogni più turpe perversione morale e di costumi, come già esercitavano gli antichi come Cicerone, semplicemente perché il nemico possiede abitudini, stili di vita, religioni differenti dalla nostra e quindi pericolose. A questi aspetti comportamentali si aggiungono quelli fisici: già i barbari nei bassorilievi romani venivano ritratti come barbuti e camusi, dal linguaggio difettoso e di conseguenza anche di pensiero; così oggi gli extracomunitari, gli stranieri: non è la loro potenziale minacciosità a risaltare la diversità ma la loro diversità a risultare minacciosa.</div><div style="text-align: left;"><i>Il negro è stato definito brutto, il nemico deve essere brutto perché il bello si identifica con il buono</i>; il nemico è mostruoso e ricorre nell'immaginario come menomato (Polifemo) o dalle sembianze luciferine (Attila), puzzolente.</div><div style="text-align: left;">Talora il nemico viene anche raffigurato di classe inferiore come Tersite nell'<i>Iliade</i> socialmente inferiore, brutto, codardo rispetto ad Agamennone e Achille o il Franti di <i>"Cuore" </i>di De Amicis.</div><div style="text-align: left;">Per secoli il capro espiatorio della storia è stato <b>l'ebreo,</b> rappresentato da tanti scrittori e filosofi come il male umano, con il suo idioma acuto e stridente (Wagner), l'imperfezione fisica (Hitler) e assiduo omicida di bambini di cui si abbeverava del sangue (<i>"I Racconti di Canterbury"</i>), e contemporaneamente a lui, la <b>donna. </b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"Per il maschio che governa e scrive, o scrivendo governa, si dagli inizi è stata raffigurata come nemica la donna."</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;">Se la letteratura maggiore è dominata dalle eroine, il mondo della satira (che secondo Eco rappresenta l'immaginario popolare) <i>la femmina </i>viene demonizzata continuamente, partendo dagli <i>Epigrammi</i> di Marziale, dai moralisti medioevali, sino al capolavoro della civiltà moderna che l'ha identificata con l'epiteto di <i>strega.</i></div><div style="text-align: left;">Attraverso l'osservazione di questi modelli storico-letterari il lettore è portato a concludere che in fondo del nemico non se ne può fare a meno e che la sua manifestazione non può essere abolita dai processi di civilizzazione, dove la sua figura si sposta da oggetto umano ad una forza minacciosa e tale deve essere vinta. </div><div style="text-align: left;">Una via d'uscita percorribile sarebbe non tanto quella di fingere che un nemico non ci sia ma di comprenderne la diversità distruggendo il cliché, senza negarne o cancellarne l'alterità.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"Non c'è in Eschilo un astio verso i Persiani, la cui tragedia egli vive tra loro e dal loro punto di vista. [...] e Tacito ammira i Germani, trovandoli anche di bella complessione [...]"</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;">Ma queste belle parole non potranno mai corrispondere ai nostri giorni ("<i>sono proprio dei poeti, dei santi o dei traditori"</i>) poiché <b>la guerra, matrice speciale nella costruzione di nemici</b>, permette a una comunità di riconoscersi come <i>nazione</i>, stabilire la legittimità di un governo. La pace produce instabilità e presa di coscienza, la guerra riconduce tutto in uno <i>status</i>, riequilibrando le varie classi sociali. Persino l'uso indiscriminato di bombardamenti sui centri civili provvede ecologicamente a eliminare vite in eccedenza, laddove fino al XIX secolo si salvavano solo gli inetti.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Leggendo questo testo di poche pagine ho pensato a quel romanzo-capolavoro scritto da Agatha Christie (1890-1976) <i>"Dieci Piccoli Indiani"</i> (1939), elaborato in un periodo non lontano dalla futura drammaticità di un secondo conflitto mondiale, e dove proprio qui compaiono i primi sintomi di quell'aspra e deleteria megalomania umana di ergersi a giustizia per profitto o ossessione personale, sostituirsi alla legittimità di un sistema democratico e libero.</div><div style="text-align: left;">Pensando ad oggi mi tornano in mente le arti propagandistiche di Putin nel costruire <i>il suo nemico</i>: alla sua missione di denazificazione, liberazione dal fascismo, ai bambini russi in tv, ai quali si racconta delle minacce di un paese cattivo, ai cartoni animati dove possono vedere un ragazzo ucraino colpevole di tradimento e quindi giustamente rincorso e bastonato come punizione, ai giovani soldati russi mandati a morire con l'inganno.</div><div style="text-align: left;">Cancellare la memoria storica, censurare, nascondere la verità è diventato altrettanto efficace per costruirsi un nemico, come uccidere.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><h2 style="text-align: left;"><br /></h2><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"Costruire il nemico"</i>, U. Eco, <i>supplemento gratuito con "La Repubblica" in collaborazione con "La Nave di Teseo".</i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><p><br /></p>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-60010252348457753132022-03-02T12:12:00.003+01:002023-07-19T18:48:17.888+02:00 ..."La pacifica unione dell'Europa era fallita"... Nel mondo di Ieri di Stefan Zweig<p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgi8vntUD1ieRRze6Wmx0_b20RKrfm6ebT4X-F7KeCuPA3sHqtYO2Y4e4Q-suNSnAA7q1GVomsq5gy2p_44t8LwqnZ8sfH1KaNajjXVY1sMubjVfJ6fLf_4zB0vl2WDtdgjBGPmu_aojctPZ58xwqSmveJrCYGOpbV6ByxsF1nqG6KHNkFHOl6bAkty=s800" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="568" data-original-width="800" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgi8vntUD1ieRRze6Wmx0_b20RKrfm6ebT4X-F7KeCuPA3sHqtYO2Y4e4Q-suNSnAA7q1GVomsq5gy2p_44t8LwqnZ8sfH1KaNajjXVY1sMubjVfJ6fLf_4zB0vl2WDtdgjBGPmu_aojctPZ58xwqSmveJrCYGOpbV6ByxsF1nqG6KHNkFHOl6bAkty=w640-h454" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Boris Kustodiev <i>"Il Bolscevico"</i> (1920)</td></tr></tbody></table><br /><p></p><div style="text-align: left;">1941. <b><i>Stefan Zweig</i></b> ( 1881-1942 ),uno degli scrittori più conosciuti e letti del suo tempo, si trasferì insieme alla seconda moglie Charlotte Altamann a Petrópolis,i n Brasile, per sfuggire alla furia nazista, viste le sue origine ebree. In quel rifugio da esule, comporrà i suoi più grandi capolavori letterari, il racconto breve<i> <a href="http://appuntario.blogspot.com/2016/01/la-novella-degli-scacchi-di-stefan-zweig.html">"La novella degli scacchi"</a></i> e l'autobiografia<b> <a href="http://appuntario.blogspot.com/2015/03/il-mondo-di-ieriricordi-di-un-europeo.html">"Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo"</a> . </b>Quest'ultimo fu pubblicato postumo nel 1944, a Stoccolma. </div><div style="text-align: left;">Nel 1942, Zweig si suicidò assieme alla moglie. Forse aveva vissuto troppo a lungo per essere testimone di ulteriori orrori o forse per quella libertà che non avrebbe più rivisto.Quest'ultimo lavoro sia apre come un'opera memorialistica e insieme un resoconto preciso e dettagliato di fatti storici che vanno dagli ultimi anni della monarchia asburgica allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In questo libro riecheggia il rifiuto della guerra, la sua fede per i diritti civili, la libertà fisica ed intellettuale, la pace e il suo sentirsi pienamente cittadino europeo proprio per quei valori professati.</div><div style="text-align: left;">Tutto questo oggi ci colpisce, purtroppo ancora una volta da vicino.</div><p><i>Sono cresciuto a Vienna, metropoli sovranazionale dalla storia bimillenaria, e l'ho dovuta abbandonare come un ladro, prima che venisse degradata al rango di provincia tedesca.</i></p><p><i> [...] L'essermi trovato ogni volta, come austriaco, come ebreo, come scrittore, come umanista e pacifista, nel punto preciso in cui queste scosse telluriche si sono ripercosse nella maniera più violenta. Per tre volte mi hanno stravolto casa ed esistenza, strappato da ogni passato e memoria, scaraventandomi nel vuoto con la loro drammatica ferocia, in quello spazio dell'anima, a me fin troppo conosciuto, del dove andrò?</i></p><p><i>Perché quel giorno di settembre 1939 segna un punto d'arrivo definitivo per l'epoca che ha formato ed educato noi sessantenni. Ma se, con la nostra testimonianza, riusciremo a trasmettere alle generazioni future anche solo un frammento di verità su quel mondo ormai in polvere, allora non avremo operato del tutto invano.</i></p><p><i>[...] giacché gli sono debitore dell'unico bene che forse sento come realmente sicuro: il senso di libertà interiore.</i></p><p><i>[...] perciò i giovani, che sempre, per istinto, desiderano mutamenti rapidi e decisivi, venivano considerati elementi pericolosi, che dovevano essere tenuti a distanza o sottomessi il più a lungo possibile.</i></p><p><i>[...] l'indipendenza intellettuale come il più alto e assoluto valore della vita.</i></p><p><i>[...] E per quante cose mi abbia potuto togliere Hitler, una soltanto, persino lui, non è riuscito a distruggerla o a confiscarla: l'intima soddisfazione di aver vissuto ancora per un decennio, secondo il mio volere e in profonda libertà, da cittadino d'Europa.</i></p><p><i>L'Europa mi parve condannata a morte dalla sua stessa follia, l'Europa, la nostra patria spirituale, tempio e culla della nostra civiltà occidentale.</i></p><p><i>[Hitler]: alzando continuamente il livello di sopportazione, egli era riuscito alla fine a rendere il mondo insensibile a ogni idea di diritto.</i></p><p><i>Mentre in passato i fatti accaduti in quei giorni nella sciagurata città di Vienna sarebbero bastati per scatenare lo sdegno internazionale, nel 1938 la coscienza del mondo rimase in silenzio, o si limitò a brontolare un poco, prima di dimenticare e perdonare.</i></p><p><i>[..] si cominciò pian piano a trovare in fondo persino un po' legittime le rivendicazioni di Hitler per una Grande Germania; nessuno comprese che l'Austria era solo la pietra angolare di quella grande muraglia, senza la quale l'Europa sarebbe crollata.</i></p><p><i>[...] Gli chiesi dove volesse andare. <<Non lo so>>, mi rispose. <<Oggi qualcuno ci chiede forse cosa vogliamo? Andiamo dove ci lasciano entrare>>.</i></p><p><i>Durante quelle ore in compagnia di Freud avevamo parlato spesso dell'orrore del mondo hitleriano e della guerra. Quale uomo pieno di umanità, egli ne era profondamente scosso, ma come pensatore non era affatto meravigliato da quella tremenda esplosione di bestialità.</i></p><p><i>Esito a raccontare nei dettagli quegli anni trascorsi in Inghilterra, che andarono dal 1934 al 1940, perché il mio resoconto si avvicina pian piano al presente, un presente che tutti noi abbiamo vissuto quasi alla stessa maniera, con la medesima inquietudine instillata dalla radio e dai giornali, gli stessi crucci e le stesse speranze. Ricordiamo tutti con ben poco orgoglio la cecità politica di quei tempi, e con orrore il punto a cui ci ha condotti; spiegare vorrebbe dire accusare, ma chi di noi non ne avrebbe il diritto?</i></p><p><i>La mia intima missione, cui avevo dedicato per quarant'anni tutta la forza della mia convinzione, la pacifica unione dell'Europa, era fallita.</i></p><p><i> [...] con l'animo sconvolto e straziato, perfino da quaggiù continuo ad alzare lo sguardo verso le costellazioni che splendevano nel cielo della mia infanzia, e mi consolo con la fede innata che questa ricaduta, un giorno, sembrerà soltanto un intervallo nel ritmo eterno dell'eterno progredire. </i></p><p><br /></p><p><br /></p><p>M.P.</p>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-91523082933219434662021-09-28T19:36:00.001+02:002021-09-29T10:49:30.786+02:00"Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa<p><i> Il Principe era depresso: "Tutto questo" pensava "non dovrebbe poter durare; però durerà, sempre, il sempre umano, beninteso, un secolo, due secoli...; e dopo sarà diverso, ma peggiore. Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.</i></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0ruWXK4iI-52Lm9eebkXXhZ-ojoTBHD1lNmR6SeK8eKEGXDSwRw4VdkXMokMV9GHzEFRmszlz6uF9Bv7fnRsWRm0sfYRIsOzKie0h4C91JQhK2Xn6VQb6bEHGpokWRwHAP_iAKZQLJf4/s696/Gattopardo-scena-696x392.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="392" data-original-width="696" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0ruWXK4iI-52Lm9eebkXXhZ-ojoTBHD1lNmR6SeK8eKEGXDSwRw4VdkXMokMV9GHzEFRmszlz6uF9Bv7fnRsWRm0sfYRIsOzKie0h4C91JQhK2Xn6VQb6bEHGpokWRwHAP_iAKZQLJf4/w640-h360/Gattopardo-scena-696x392.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>"Il Gattopardo"</i> (1963), Luchino Visconti</td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Dopo il libro dell'Auci <a href="http://appuntario.blogspot.com/2021/09/i-leoni-di-sicilia-di-stefania-auci-e.html">"I Leoni di Sicilia"</a> sono rimasta volutamente in terra siciliana: questa volta però con la lettura del <b><i>"Il Gattopardo"</i></b>.</div><div style="text-align: left;">Ma leggere "Il Gattopardo" dopo " I Leoni di Sicilia" è stato come dare acqua all'assetato e cibo all'affamato, perché un libro "prodotto a tavolino" può raccontare in sé una storia piacevole ma è mancante di <i>messaggio</i>, è un libro silenzioso chiuso in pagine difficilmente destinate a riaprirsi; romanzi come "Il Gattopardo" ci parlano di ieri, ci parlano del nostro presente e continueranno a parlarci domani.</div><div style="text-align: left;">Eppure la pubblicazione di questo capolavoro italiano, osannato all'estero da pubblico e critica, non è sempre stata proprio indiscussa, anzi ha subìto un lungo travaglio culturale non meno complicato della sua epoca.</div><div style="text-align: left;">Il suo autore <b>Giuseppe Tomasi di Lampedusa</b> (1896-1957) appartenente alla piccola nobiltà siciliana, schivo, ritirato e gran lettore ma privo di contatti importanti con l'ambiente letterario morì prima di vedere alle stampe la sua opera che venne rifiutata sia dalla Mondadori sia dall'Einaudi e solamente nel 1958 vide la luce, grazie all'intervento di Elena Croce (1915-1994) figlia di Benedetto, che propose il manoscritto¹ a Giorgio Bassani che dopo averne compreso la grandezza letteraria lo pubblicò per conto di Feltrinelli.</div><div style="text-align: left;">Erano gli anni del boom economico, di una apparente stabilità sociale; la guerra era passata, di lì a tre anni si sarebbe celebrato il centenario dell'Unità d'Italia ma le crepe di un sistema fallato già erano cominciate a formarsi, con i fatti d'Ungheria, i contrasti politici, le rivolte nel Mezzogiorno.</div><div style="text-align: left;">Parte della classe politica e partigiana levò mugugni e lamentele all'indirizzo del romanzo, che ambientato nel Risorgimento, lo svalutava ad una <i>non rivoluzione</i>, screditandone i valori, l'eroismo, l'ideologia; sentimenti e fattori che quegli uomini avevano fatto propri nell'ultimo conflitto mondiale.</div><div style="text-align: left;">Ciò non ne impedì il successo letterario, l'anno dopo la vittoria dello <i>Strega</i> e la definitiva consacrazione (con buona pace di tutti) quando nel 1963 Luchino Visconti ne trasse l'omonimo e iconico film.</div><div style="text-align: left;">"Il Gattopardo" è un racconto sui cambiamenti privati e sociali del vecchio e decadente ceto aristocratico siciliano nel periodo del Risorgimento, colto nel critico passaggio dal Regno delle due Sicilie al nuovo Regno d'Italia. Ma definire il libro con questa semplice frase equivale a sminuire il suo alto significato.</div><div style="text-align: left;">"Il Gattopardo" <b>è un'operazione nostalgia</b> dove però il rimpianto del deposto passato non ne cela le pecche, anzi Tomasi di Lampedusa scandagliando nelle prime origini unitarie trova quel filo diretto che conduce a noi, con tutte quelle ragioni politiche, religiose, filosofiche, sociali, purtroppo perenni e irremovibili da secoli.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">L'opera comprende un lasso di tempo di cinquant'anni, dal maggio 1860 quando i Mille di Garibaldi iniziano a sbarcare sulla costa siciliana, al primo decennio del XX secolo post-unitario.</div><div style="text-align: left;">Figura centrale e primaria è quella di <i>Don Fabrizio Corbera principe di Salina</i>, ultimo discendente di quella piccola nobiltà che aveva dominato da veri feudatari la provincia siciliana. Alto, autoritario, ancora bello, rispecchia fedelmente l'immagine del suo stesso stemma: un grosso gattopardo in atto di rampare. Fiero del suo lignaggio e dei suoi privilegi inamovibili nonostante l'alternarsi di tempi e sovrani, il principe di Salina non ha pari nel suo regno come cultura; è un uomo dedito ai piaceri terreni e allo stesso tempo all'astrazione dei calcoli matematici e all'astronomia. </div><div style="text-align: left;">Circondato di vanità polverose e suppellettili vetuste, egli vede passare gli eventi tumultuosi che segnano il rovesciamento degli antichi poteri nella sua isola con l'indifferenza e la noncuranza di patrizio che attende la rovina della propria classe e della propria famiglia senza reagire: pur non amando il nuovo sa che il vecchio non può sopravvivere e che un nascente ceto sociale, la borghesia faccendiera, aspetta di appropriarsi delle sue spoglie e incanalarsi negli strati alti del nuovo governo.</div><div style="text-align: left;">Per questo guarda con tenerezza alle ambizioni del suo figlioccio favorito, l'intraprendente nipote <i>Tancredi</i>, che si fa partecipe della recente rivoluzione soltanto per opportunismo, perché <i><<se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi>> </i>e favorisce il suo matrimonio con la bella e vana <i>Angelica</i>, figlia dell'arricchito <i>Don Calogero Sedara</i>, sindaco di Donnafugata (feudo dei Salina) e rappresentante di quel ceto dalle origini oscure ma in progressiva ascesa.</div><div style="text-align: left;">Il principe di Salina si fa con gli anni ancora più sfuggente alle cose, agli uomini, agli affetti, ai beni, e disincantato da tutto, attende la propria morte con la stessa malia con cui ha posseduto tutto e l'altresì coscienza della fine della sua famiglia, della grandezza del suo passato, di un'epoca soppiantata da un'altra, della provvisorietà perfino delle certezze e delle verità.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>L'opera non poggia la sua struttura sullo sviluppo di una vera trama ma sui monologhi e pensieri del suo protagonista</b>, il principe di Salina, personaggio controverso e accattivante, eroe ed insieme antieroe, conservatore di uno spirito da signore feudale e allo stesso tempo alieno ai rapporti con i suoi simili e più blandito dal conforto della vista delle stelle, che vede così lontane ed innocenti , incorruttibili davanti alle miserie umane, paragonandole ad un solo essere vivente, il suo fedele cane <i>Bendicò</i>².</div><div style="text-align: left;">Don Fabrizio riflette sul potere, sulle parole <i>monarchia</i> e <i>legittimità,</i> sullo Stato, la Chiesa, sull'effimero delle cose, il trapasso di epoche, dei governi, degli scontri di classe, di un mondo che sta per finire, con una trasparenza di osservazioni che farebbero storcere il naso anche ai benpensanti di oggi.</div><div style="text-align: left;">L'incipit del romanzo è tra i più belli della nostra letteratura: si avvia con la fine della recita famigliare del Rosario, dove il sacro si appresta a rilasciare il passo al profano, ad uno status in decomposizione, <b>ad una decadenza già sopraggiunta</b> nelle finissime tovaglie rattoppate, nei piatti dalle sigle illustri ma disparati, nel giardino del palazzo dal gusto cimiteriale; tratti incoerenti con un ultimo eccesso di forma, di ritualità, di una società pigramente votata al lassismo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRcDwXVYNbSgiac1um-SdapRp0Xh21xY11VIhM5S4RgS6z_Y9oRSFLJoW_7xv4S9SNed-hlAlzzePr-9tO6tlcXe0YD6WM2teq7AeC6258kKNPlW-mEHeUGp-3B5GExDv9v10Ni9a2ZkI/s830/1448582433-0-giuseppe-tomasi-di-lampedusa-l-uomo-il-lettore-il-maestro-1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="547" data-original-width="830" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRcDwXVYNbSgiac1um-SdapRp0Xh21xY11VIhM5S4RgS6z_Y9oRSFLJoW_7xv4S9SNed-hlAlzzePr-9tO6tlcXe0YD6WM2teq7AeC6258kKNPlW-mEHeUGp-3B5GExDv9v10Ni9a2ZkI/w400-h264/1448582433-0-giuseppe-tomasi-di-lampedusa-l-uomo-il-lettore-il-maestro-1.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giuseppe Tomasi di Lampedusa</td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Di contro Don Fabrizio vede salire quelle stesse scale della sua dimora la rivoluzione borghese, ritratta nel frack inopportuno di Don Calogero, nella bellezza minacciosa di Angelica che pone in ombra <i><<la grazia</i> <i>contegnosa>></i> della figlia <i>Concetta</i> e che il suo nipote Tancredi non fa che affrettare con la sua infatuazione puramente sensuale. Eventi troppo grandi per un Gattopardo che può solo piegarsi ad essi per sopravvivere.</div><div style="text-align: left;">Nell'intreccio di questi conflitti <b>la Sicilia emerge, trascinata dal fascino gravoso del suo passato mitologico, antico, classico, esotico e da una forte sensualità che incide su tutto il romanzo.</b> Una natura siciliana descritta da Tomasi di Lampedusa selvaggia, arida, sotto la luce di cenere indifferente alle azioni umane e scenario allegorico agli amori di Tancredi ed Angelica che si rincorrono nelle sperdute stanze del castello di Donnafugata, rintracciando ninnoli di lontani fasti, croci, frustini che ne aumentano la loro effimera tensione sessuale o nella parte del ballo dove un lusso macabro scopre lo spettacolo e insieme la farsa di un progressivo e futuro declino non più solo siciliano ma italiano.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i><<Mai siamo stati tanto divisi come da quando siamo uniti. Torino non vuol cessare di essere capitale, Milano trova la nostra amministrazione inferiore a quella austriaca, Firenze ha paura che le portino via le opere d'arte, Napoli piange per le industrie che perde, e qui, qui in Sicilia sta covando qualche grosso irrazionale guaio... Per il momento, per merito anche del vostro umile servo, delle camicie rosse non si parla più, ma se ne riparlerà. Quando saranno scomparse queste ne verranno altre di diverso colore; e poi di nuovo rosse. E come andrà a finire? [...] Don Fabrizio dinanzi alle prospettive inquietanti sentiva stringersi il cuore.>></i></div><div style="text-align: left;"><i><b><br /></b></i></div><div style="text-align: left;"><b>L'apice dell'opera è racchiusa tutta nell'incontro tra il principe di Salina e l'ambasciatore piemontese Chevalley di Monterzuolo</b>. Quest'ultimo venuto ad offrirgli un posto in Senato nel nuovo Regno, si vede rifiutare di netto la sua pur prestigiosa proposta. </div><div style="text-align: left;">Il brano può suscitare nel lettore pareri contrastanti e varie interpretazioni, tacciando Don Fabrizio ora di opportunismo, immobilismo ora di semplice rassegnazione ma ciò fornisce l'avvio a bellissime pagine di profonda e quanto mai malinconica riflessione sulla Sicilia, sulla storia della Sicilia affannata da una crudeltà di clima, rovente e tempestoso, dal <i><<peso di magnifiche civiltà eterogenee>></i> espresse in enigmatiche opere d'arte, fantasmi muti , monumenti incomprensibili ma concrete imposte; tutte condizioni che ne hanno formato una <i><<terrificante insularità di animo>></i>.</div><div style="text-align: left;">Don Fabrizio rivela all'ambasciatore su come non <i><<importa far male o far bene: il peccato che noi Siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di fare>>, </i>dove Tomasi di Lampedusa <b>ravvedeva la radice di quella neghittosità ed acquiescenza del vituperio del Mezzogiorno in quel plebiscito-farsa del 1860³ dove era morta</b><i style="font-weight: bold;"> <<la prima espressione di libertà che a questo popolo si era mai presentata>>. </i>Da quel momento Don Fabrizio è davanti ad un mondo che non può più cambiare: è irredimibile come la sua terra.</div><div style="text-align: left;">"Il Gattopardo" riflette quell'amara critica che arriva fino ai nostri giorni sulla preoccupazione del futuro, la questione del Mezzogiorno, sulla piaga del trasformismo politico, <b>del dissolvimento dell'ideologia di una classe culturale che aveva fallito allora come anche dopo il secondo conflitto mondiale</b>; le illusioni e gli dei erano caduti con quella bomba che gli Alleati sganciarono nel 1943 su Palermo devastandola.</div><div style="text-align: left;">Incredibilmente moderno e <i>pericoloso </i>ancora oggi, del "Il Gattopardo" rimangono purtroppo soltanto le immagini del ballo e di un mondo concluso.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">¹ La definitiva ed integrale stesura del libro (dopo il ritrovamento di vari frammenti) è quella pubblicata da Feltrinelli nel 1969, ancora oggi valida.</div><div style="text-align: left;">² In una lettera inviata ad un amico Tomasi di Lampedusa rivela che Bendicò è la chiave di tutto il romanzo.</div><div style="text-align: left;">³ Nell'ottobre 1860 si svolse il plebiscito delle province siciliane già liberate dai Borboni e sancì di fatto la fusione al Regno d'Italia. Fu però un plebiscito guidato da violenze, minacce ed irregolarità.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"Il Gattopardo"</i>, G. Tomasi di Lampedusa, <i>Feltrinelli</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-82573968641273972652021-09-01T18:46:00.001+02:002021-09-01T19:09:17.123+02:00"I Leoni di Sicilia" di Stefania Auci e il suo triste modello fiction<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJbedXaFUccKpXX_sphl1YRLkr2BdhvbyJLmHR7BsLChyphenhyphenHSfCD1DpdR6mDoXbiUe71XweDs4ivmmZ_8ezIc2Ic8Y4ySpjkz4OsvJ1mvHnEOnVw-2aHXjf2FV4WyzFDBj4jH94hM-T8T0U/s940/Progetto+senza+titolo+%25285%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="536" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJbedXaFUccKpXX_sphl1YRLkr2BdhvbyJLmHR7BsLChyphenhyphenHSfCD1DpdR6mDoXbiUe71XweDs4ivmmZ_8ezIc2Ic8Y4ySpjkz4OsvJ1mvHnEOnVw-2aHXjf2FV4WyzFDBj4jH94hM-T8T0U/w640-h536/Progetto+senza+titolo+%25285%2529.jpg" width="640" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Provando a riannodare i fili di ciò che aveva lasciato interrotto, riprendo ad aggiornare il blog dopo la breve pausa di una estate che un po' tutti ricorderemo per i vari fatti destabilizzanti. Se si è cercato di scordare la pandemia ancora in atto, il grande caldo, i terribili incendi, l'incredulità di un rave durato cinque giorni e ultima la questione afghana, hanno reso ancora più lampanti e gravi le nostre fragilità umane.</div><div>E in questo clima politico, sociale ed ambientale assai surriscaldato mi sono dedicata alla lettura di un libro <i>leggero</i>, che a distanza di due anni dalla sua pubblicazione risulta tuttora il più letto, <i><b>"I Leoni di Sicilia"</b></i>.</div><div>In testa tra i libri più venduti negli ultimi anni con settecentomila copie (e in arrivo una trasposizione televisiva per la RAI) ha rappresentato un vero caso editoriale in Italia portando una grande fetta di nuovi lettori in libreria (in un paese dove si fa fatica a trovarne) e i cui diritti già sono stati acquistati in Francia, Germania, Olanda, Spagna e Stati Uniti.</div><div>La paternità di questo <i>"miracolo letterario" </i>in corso è da attribuire alla casa<i> Editrice Nord</i> controllata dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, mentre la realizzazione e la scrittura alla trapanese <b>Stefania Auci</b>, autrice in passato di fanfiction, che ha voluto ripercorre nel romanzo una parte della storia siciliana (dall'istituzione della Repubblica Napoletana alla nascita della monarchia savoiarda) attraverso le vicende di una delle sue più importanti e grandi famiglie, i <b>Florio</b>, imprenditori partiti da un piccolo paesino della Calabria e giunti a Palermo capaci di influenzare con la loro svariata produttività e ricchezza l'alta società mondana europea, raggiungendone l'apice durante Belle Époque.</div><div>Quella dei Florio è una di quelle cronache così incredibili e affascinanti, raccontata tra arte, lusso ed ingegno italiano e <b>meritevole di essere maggiormente conosciuta proprio per le migliorie apportate da una classe imprenditoriale in una nazione appena formata e vogliosa di riconoscersi</b>, che questo primo libro non è riuscito a racchiuderne nemmeno uno spicchio di luce del suo mito.</div><div><br /></div><div><br /></div><div>Il testo segue pedissequamente le vicissitudini della famiglia Florio, che dopo il disastroso terremoto del 1783 a Bagnara Calabra (dove erano originari) partono in cerca di fortuna verso la città di Palermo nel 1799, aprendo di lì a poco una bottega di spezie, generi coloniali e chinino, la cui inaspettata prosperità si amplia via via nel commercio di zolfo, in una compagnia di navigazione, la produzione del marsala da vino dei poveri a prodotto di principi, fino alla costruzione di una tonnara. La repentina ascesa sociale viene malvista e ostacolata dalla borghesia isolana che teme i nuovi <i>forestieri</i> arricchiti, i loro rapporti con le potenze straniere e nobili, la loro bramosia mai sazia.</div><div>La loro evoluzione professionale (poco approfondita) si incorpora a numerose pagine di turbamenti amorosi, perplessità intime, vendette e segreti malcelati.</div><div><br /></div><div>Nella postfazione Stefania Auci racconta di aver incardinato la trama avvalendosi di fatti ed eventi della famiglia Florio riconoscibili in svariati libri, sopperendo alle lacune biografiche con l'utilizzo della <i><<fantasia e l'immaginazione funzionale>> </i>accorpando tutto in ciò che definisce <i>romanzo.</i></div><div>Ogni capitolo si apre con un sunto storico (alla stessa maniera di un atlante storico) per inquadrare le vicende che si svilupperanno in seguito. Questo crea noia e discontinuità nella lettura, risultando perfettamente inutile, quando sarebbe bastato uniformare la costruzione.</div><div>Le voci sono incolori, i personaggi piatti e assorbiti in azioni e pensieri statici e insignificanti. Non si comprende bene il come e il perché del progresso sociale dei Florio; le conquiste guadagnate non sembrano scaturire da un percorso psicologico ma paiono piombate all'improvviso come una manna.</div><div>Non si sente Palermo, la sua coralità, la storia.</div><div>La prosa scarna e senza corposità, attinge sporadicamente all'uso del dialetto siciliano con proverbi e locuzioni e assumendo toni enfatici con tanti aggettivi uno dietro l'altro per spiegare meglio un sentimento o un fatto. Manca l'unità della narrazione tanto che appare <b>scritto come una fiction </b>o un romanzo rosa (e ho letto romanzi rosa scritti in modo più adeguato).</div><div>Alla fine della lettura verrebbe da definire questo come un romanzo come molto meno di elementare per il suo intreccio e stile, ma discutendone un giorno con mia sorella ho scoperto che non è così.</div><div>Questo tipo di testi (favoriti da una società editrice generosa di pubblicità e sponsor) si basano in realtà su una produzione <i>studiata</i> e preparata fin nei minimi particolari e congeniale per rispondere alle simpatie di un pubblico poco avvezzo alla lettura (e quindi poco incline a rapportarsi con un vero capolavoro) e catturare (o ingannare) il lettore forte, partendo da un genere letterario popolare in Italia, <i>la saga famigliare </i>e servendosi di una scrittura affine al modello fiction: una storia semplice di amore, amicizia, realizzazione, con accenni storici o di racconti noti e immancabilmente con la sua cornice italianistica per inoltrarsi sul mercato estero.</div><div>Di questa letteratura tutta uguale si sta facendo oggi un grande abuso e la pecca è la sua spinta <i>furiosa</i> sul mercato, sempre più veloce come il repentino silenzio dopo, lasciando indietro quella <i>cura</i> doverosa al libro fatta, come diceva lo scrittore e critico Giorgio Manganelli, di bellezza e rarità di un vocabolo, di precisione e suoni, di gusto interpretativo e simbolico, di una prosa ricca e <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/05/la-concupiscenza-libraia-di-giorgio.html">desiderio voluttuoso per la conoscenza</a>.</div><div>Manca quel desiderio<i> di fare letteratura</i> e spingere oltre il pensiero umano.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>M.P.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Libro:</div><div><br /></div><div><i>"I Leoni di Sicilia"</i>, S. Auci, <i>Editrice Nord</i></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /><div><br /></div></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-20396602876043686912021-08-03T16:08:00.000+02:002021-08-03T16:08:52.660+02:00"Quattro casi per Hercule Poirot" di Agatha Christie<p><i> <<La natura umana si ripete più di quanto ci immaginiamo. <<Il mare>> soggiunse pensosamente <<è infinitamente più vario>>.</i></p><p><i><br /></i></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjVLzaPAa-ZJ8UsQq6ERXNUlkYMT_vRv3CPHX1yBs2pJr0LpHUFmYOqGm3hmdW15PFKmf2Zmd9lArs0-mNlBIjTAnylz6uZzOolJhBd3PTPNHAwKiDxgRBF5lu4ioZtZ7Bc6VH_aW5wZw/s940/Progetto+senza+titolo+%25285%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="536" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjVLzaPAa-ZJ8UsQq6ERXNUlkYMT_vRv3CPHX1yBs2pJr0LpHUFmYOqGm3hmdW15PFKmf2Zmd9lArs0-mNlBIjTAnylz6uZzOolJhBd3PTPNHAwKiDxgRBF5lu4ioZtZ7Bc6VH_aW5wZw/w640-h536/Progetto+senza+titolo+%25285%2529.jpg" width="640" /></a></div><br /><i><br /></i><p></p><div style="text-align: left;">L'afa piombata a Roma è sopraggiunta con una <i>asprezza</i> ancora più oppressiva, alla quale si aggiunge una seconda estate di pandemia ancora molto problematica. Il risultato è uno stato di svogliatezza e stordimento che per chi soffre la stagione estiva (e rimane nella Capitale) può trovare soccorso nell' onnipresente condizionatore e nella lettura di un libro che sappia svegliare e stimolare <i>"le celluline grigie". </i></div><div style="text-align: left;">All'occorrenza un giallo ( racconto o meno che sia) di <b>Agatha Christie</b> (1890-1976) ne soddisfa pienamente il bisogno, e l'ultimo letto a proposito in questo fine luglio è stato <b>"Quattro casi per Hercule Poirot", </b>quattro lunghi racconti dove compare il celebre investigatore belga chiamato a risolvere casi <i>all'apparenza</i> di difficile comprensione. </div><div style="text-align: left;">Pubblicata nel 1937 la raccolta risente del complesso momento storico e politico di una Europa in subbuglio, pronta ad attraversare l'anticamera di quei primi tempi bui che da lì sarebbero presto emersi.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Il libro si apre con il racconto<i><u> "Delitto nei Mews"</u></i>, dove durante i festeggiamenti per la ricorrenza celebrativa del <i>"Guy Fawkes Night"</i>, in un Mews¹ di Londra viene rinvenuto il corpo di una giovane vedova, <i>la signora Allen</i>, apparentemente morta per sua stessa mano. </div><div style="text-align: left;">Hercule Poirot questa volta spalleggiato dall'ispettore <i>Japp</i> di Scotland Yard ripercorre il passato, le relazioni sociali che la donna ingenuamente intratteneva, la psicologia dei vari sospettati, arrivando ad una soluzione più che mai semplice nonostante vari depistaggi.</div><div style="text-align: left;">Viene optato in questo caso del motivo della <i>camera chiusa</i> e come arma la rivoltella inserendoli nel contesto di un crimine particolare e non conforme con i canoni del classico giallo inglese. Ma qui la Christie sembra quasi ammonire, di sottofondo, sui limiti che l'essere umano non può valicare o porsi come entità suprema per i propri sentimenti o influenze personali, a discapito della giustizia e della verità.</div><div style="text-align: left;"><i><b> </b><u>"Un Furto Incredibile"</u></i> si colloca all'interno della politica e dell'alta aristocrazia. Ad una lussuosa festa notturna organizzata dal milionario e politico <i>Lord Mayfield</i> che ha raccolto intorno a sé tutto il bel mondo inglese, scompaiono improvvisamente degli importanti documenti del padrone di casa, relativi al progetto di un nuovo tipo di bombardiere capace di dare la supremazia dell'aria alla Gran Bretagna: tutti gli ospiti, pur con le loro beghe, possiedono dei validi alibi ma solamente Hercule Poirot, chiamato di gran fretta, andando per astuzia ed esclusione riesce a ricostruire il misfatto, non privo di intrighi politici e spionaggio.</div><div style="text-align: left;">Il racconto si dispone come spy-story, genere già affrontato dalla giallista in più occasioni e sebbene qui non venga trattato il classico omicidio la suspense rimane sempre alta, aiutata anche dall'eterogeneità dei personaggi non proprio smaliziati. Il rimarcato sfondo politico intessuto di conflitti e vantaggi personali preavvisa con nero sarcasmo le future fratture diplomatiche e lotte per l'egemonia mondiale pronte ad aprirsi con la più tremenda tra le guerre.</div><div style="text-align: left;">Nel terzo racconto<i><u> "Lo Specchio del Morto"</u></i>² si sviluppa seguendo il classico giallo all'inglese: ancora una volta la <i>camera chiusa</i> e l'uso della rivoltella. In una splendida campagna inglese <i>Sir Gervase Chevenix-Gore</i>, un arcigno aristocratico fissato con la purezza dei suoi antichi natali e legato ad un modo di vivere obsoleto e patriarcale, viene ritrovato morto, con un colpo alla tempia nel suo studio. I parenti presenti nella villa credono al suicidio, viste le eccentricità sempre più incontrollabili del capofamiglia ma non è dello stesso avviso l'ospite illustre del soggiorno, Poirot che comincia a scavare nella complessa rete di dissapori, angustie e rancori dei vari sospettati. La morte di Sir Gervase diventa il simbolo dell'ormai tramonto di un'epoca.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg-dlLGFaVK87liM-5jthRgXl7hu9HoksCXl-z5nxbhyphenhyphenNSlOkfVRUWJ5Lxkf0o5_fI0cEo50hFblQdH8Vjln1xvnXKr6WmRs9EOeAcmTMPEaBv0U35ILWbZ87J_NiUDbxwvcVG0r-0o3c/s1691/poirot.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1691" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg-dlLGFaVK87liM-5jthRgXl7hu9HoksCXl-z5nxbhyphenhyphenNSlOkfVRUWJ5Lxkf0o5_fI0cEo50hFblQdH8Vjln1xvnXKr6WmRs9EOeAcmTMPEaBv0U35ILWbZ87J_NiUDbxwvcVG0r-0o3c/s320/poirot.jpg" width="227" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>David Suchet in Poirot</i></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Nell'ultimo testo <i><u>"Triangolo a Rodi"</u></i> Hercule Poirot in un raro momento di vacanza tutto mediterraneo approda nella luminosa isola di Rodi, approfittando del poco affollamento della bassa stagione di ottobre. Quel che dovrebbe essere una pausa dalla scena criminale si rivela un ulteriore caso da risolvere. Sotto i suoi occhi e di quelli dei pochi turisti si svolge il dramma di un triangolo amoroso dove due uomini si contendono le grazie della bella ereditiera <i>Valentine Chantry</i>. Ma alla passione subentra quasi prevedibilmente un brutto affare di omicidio. L'investigatore belga è l'unico a notare un triangolo amoroso del tutto diverso da quello così palesemente portato in scena e dall'immaginario a cui è abituato il lettore. </div><div style="text-align: left;">La bellezza e l'abilità riscontrata in questo racconto sta, più che nella risoluzione, nella descrizione di un'atmosfera di vacanza, di sole e mare, di un luogo magnifico che si trasforma sotto gli istinti degli esseri umani in uno sfondo di sciagure e miserie.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">L'elemento cruciale di ogni racconto (ma come tutte le opere della scrittrice inglese) non si esaurisce nel puro omicidio ma nell'esposizione del <b>dramma </b>che entra in scena. Con una prosa semplice e lineare che si fa acuta e ampia nel complesso reticolo di legami che intercorrono tra i personaggi, la Christie esplora nella psicologia e nell'animo di ogni singolo individuo, dando la doverosa importanza ad uno spazio e ad un tempo che, sebbene non palesi, <b>inquadrano il testo in un livello quasi vicino al romanzo vero e proprio.</b></div><div style="text-align: left;">Estraniando il colpevole, ci si rende conto che nessuno dei personaggi rimasti può considerarsi innocente: nessuno in fondo si salva e la stessa risoluzione del caso non porta il lettore a nessun conforto ma ad una amara riflessione sulla natura umana.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">¹ Mews, serie di stalle con una abitazione costruita al piano superiore.</div><div style="text-align: left;">.² Ricompare qui il personaggio di<i> Mr Setterthwaite</i> protagonista già di una insuperabile raccolta di racconto sotto il titolo di <i>"Il Misterioso Signor Quin".</i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"Quattro Casi per Hercule Poirot"</i>, A. Christie, <i>Mondadori.</i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><p><br /></p><p><br /></p>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-40192326003518282482021-07-21T17:50:00.003+02:002021-07-24T15:52:03.532+02:00"Klara e il Sole" di Kazuo Ishiguro<div style="text-align: left;"><i> <<Quando eravamo<span> nuove, Rosa e io stavamo a metà negozio, sul lato del tavolo delle riviste, e vedevamo più di mezza vetrina. Perciò potevamo guardare fuori: i lavoratori di ufficio che andavano di fretta, i taxi, i runner, i turisti, Mendicante e il suo Cane, la parte bassa del Palazzo RPO. Dopo un periodo di assestamento, Direttrice ci permise di spostarci direttamente dietro la vetrina e a quel punto vedevamo quanto era alto il Palazzo RPO. E se ci trovavamo lì all'ora giusta, vedevamo il Sole in cammino attraversare le cime degli edifici, dal nostro lato a quello del Palazzo RPO>>.</span></i><i> </i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZ8lTHZvekj5kvv6p4yIB2X3DMJNkpMs2qxnrkVKlSicSFg1pdygYYsWclzK2X97SgJuQqTyzbBjmCEf9OUwNpdarjSwur2G61REjKVIGaYUMS61JVvTosrhIm0sbHuf743A1K_HKrduQ/s940/Progetto+senza+titolo+%25284%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="335" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZ8lTHZvekj5kvv6p4yIB2X3DMJNkpMs2qxnrkVKlSicSFg1pdygYYsWclzK2X97SgJuQqTyzbBjmCEf9OUwNpdarjSwur2G61REjKVIGaYUMS61JVvTosrhIm0sbHuf743A1K_HKrduQ/w400-h335/Progetto+senza+titolo+%25284%2529.jpg" width="400" /></a></div><br /><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;">Se lo scorso anno si aveva la consapevolezza di vivere un periodo ambiguo e ingarbugliato dettato da forze esterne, questo nuovo che avrebbe dovuto portare qualche sostegno in più, ha invece virato verso quell'inconsapevolezza di vivere un domani ignoto e labile quanto i nostri progetti e desideri.</div><div style="text-align: left;">In questo stato da<i> montagne russe</i> mi sono procurata il giorno della sua uscita l'ultimo lavoro dello scrittore anglo-nipponico <b>Kazuo Ishiguro.</b></div><div style="text-align: left;">A quattro anni dall'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura, Ishiguro è ritornato alla scrittura con una nuova opera, dalle vesti abituali per i suoi seguaci più stretti ma dal tessuto interno completamente diverso.<i style="font-weight: bold;"> </i></div><div style="text-align: left;">Pubblicato recentemente presso la casa editrice Einaudi, <b><i>"Klara e il Sole"</i></b> rappresenta una singolarità nella sua vasta e lunga carriera, ergendosi<b> </b>come una <b>classica fiaba e come un romanzo moderno</b> per l'ambientazione scientifica-avveniristica, e insieme modellati intorno ai sentimenti e alla natura dell'uomo.</div><div style="text-align: left;">Differentemente dal precedente libro letto di Ishiguro <a href="http://appuntario.blogspot.com/2019/10/quel-che-resta-del-giorno-di-kazuo.html">"Quel che resta del giorno"</a>, "Klara e il Sole" viene sviluppato attraverso una storia e uno stile semplice, diretto, quasi elementare eppure originale visto che pochi autori, oggi, riescono con questi elementi (falsamente scontati) a costruire<b> un'opera comunicativa e contemporanea</b> che valga la pena di essere letta e apprezzata anche lontano negli anni.</div><div style="text-align: left;">Atemporale e senza un preciso riferimento ad una nazione ( a parte una sottolineata citazione di un luogo turistico americano), alcuni brani hanno colpito l'immaginario della critica e dei lettori per le analogie riscontrate con il nostro tempo chiuso e misantropico, votato alla solitudine, alla mancanza dei legami umani, e il rapporto con le nuove forme di socialità e comunicazione, sebbene lo scrittore abbia sempre ribadito la totale estraneità del romanzo al periodo pandemico sofferto in tutto in mondo, in quanto scritto in epoca pre-Covid.</div><div style="text-align: left;">La risposta a questa coincidenza andrebbe forse trovata nel ruolo ancora attuale e attivo della letteratura, delle sue capacità di analizzare l'essere umano, il suo periodo storico e fornire nuove istanze per il futuro.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Raccontato al passato dalla protagonista attraverso ricordi e immagini, <i>Klara</i> è un'androide o come viene definita meglio una <i>AA</i>, <i>un'amica artificiale</i> che come i suoi simili ha il compito di assistere, proteggere e rendere meno soli i bambini fino all'età adulta.</div><div style="text-align: left;">Dalla vetrina del negozio Klara aspetta di essere accolta da una famiglia e intanto immobile e attenta scruta e si pone delle domande sulla porzione di mondo che si presta davanti a lei: una città frenetica e rumorosa, dagli alti e imponenti edifici e le sue barriere architettoniche che ostruiscono una vista più ampia e il naturale percorso del Sole, nutrimento vitale per Klara e figura cui attribuisce l'importanza più grande all'interno dell'intero ecosistema.</div><div style="text-align: left;">Rispetto agli altri androidi (anche quelli di nuova generazione) Klara sviluppa fin da subito una ricezione ai sentimenti umani più acuta e sensibile; ne anticipa e ne comprende le sue varie forme e per queste qualità eccezionali viene notata dalla vivace ma malata<i> Josie</i>, ragazzina <i><<potenziata>></i>, cioè che ha subìto come molti del suo alto ceto una trasformazione genetica volta a favorirne un adattamento e un futuro migliore. Comprata dalla famiglia di Josie e infine portata nella loro casa, Klara voterà tutta se stessa per guarire la piccola, salvarla dalla morte, e allo stesso tempo prendendo coscienza del cuore dell'essere umano, dei suoi strani e preziosi segreti; accogliendo la fede nella tenerezza, nel sacrificio e nella ragione del suo posto nel mondo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">I vari scenari che si alternano nel percorso dei personaggi con tanta maestria e allegoria, sono descritti in<b> pagine condensate di tanta bellezza e spiritualità, laddove il dolore confessato lascia il posto ad una invocazione sperata.</b></div><div style="text-align: left;">Il mondo in cui convive Klara ritrae una <b>collettività integralista, regolata dalla netta divisione in classi sociali</b>, fra cui emerge la nuova, quella dei <i>"potenziati"</i> il cui beneficio determina una <i>appartenenza</i> sicura ed influente, superiore per livello economico e sociale, elitaria e quindi pregiudiziosa e prevenuta verso chi ha rifiutato il <i>vantaggio</i>. Una società meccanizzata, analitica, esasperatamente urbanistica con i suoi ostacoli fisici, il Palazzo RPO, i frequenti cartelli di rimozione forzata, il traffico, la Macchina Cootings (che Klara crede antagonista del Sole perché produttrice di inquinamento) delineano un crescente svuotamento da ogni spiritualità, senso morale e dignità. </div><div style="text-align: left;">Simultaneamente vengono <b>disumanizzate le relazioni sociali</b>, anche quelle più strette raffigurate nella loro pochezza, mancanza di comunicazione e condivisione: i bambini possono socializzare quando si presentano gli "incontri di interazione" e seguono gli studi attraverso la rete. Non esiste fede verso qualcosa o qualcuno e <b>su tutto incombe l'atroce paura della solitudine</b> che smaschera le debolezze, le vane illusioni di cui ci si ciba come compromesso.</div><div style="text-align: left;">La storia di Ishiguro si snoda affrontando episodi cruciali ordinati in sei parti, dalla vetrina come punto d'inizio all'arrivo nella nuova casa, gli incontri di interazione, la gita, l'amicizia con il giovane <i>Rick</i> (ragazzo non potenziato ed escluso dall'<i>elite</i>), la lunga malattia di Josie e la preghiera rivolta al Sole che ne raggiunge il punto focale in una scena di grande padronanza stilistica, dove i colori e le forme prendono vita in un gioco di luci arancioni, ombre e particelle d'aria; tutto metabolizzato attraverso la vista osservatrice di Klara che si frammenta in sei o più tasselli a seconda delle emozioni suscitate, facendosi strada fra il macrocosmo e il non meno complesso microcosmo.</div><div style="text-align: left;">Klara apprende la natura delle cose, delle persone, del mondo, della difficoltà di crescere e dei problemi con gli adulti, l'origine dei sentimenti, <b>come se aspettasse e credesse in una nuova civiltà</b> pronta a comparire. </div><div style="text-align: left;">Davanti alla malattia della sua protetta, l'androide Klara è l'unico personaggio che con devozione scopre per lei <i><<un modo di guarire che gli adulti non hanno considerato>> </i>o che<i> hanno dimenticato</i>, e lo trova nella sua forma più semplice: <b>la preghiera e il sacrificio.</b></div><div style="text-align: left;">In una recente intervista (come tante che rilascia a proposito dei libri e del mondo letterario), l'autrice Margaret Atwood parlando dei romanzi del collega Ishiguro ha personalmente ravveduto in essi dei doppi significati non sempre palesi agli occhi dei lettori:<b> Ishiguro prende una trama, dei personaggi, un'ambientazione e poi vuole dire altro. </b></div><div style="text-align: left;">In "Klara e il Sole" è stato più volte riscontrata la tematica della paura verso le nuove tecnologie, del nostro approccio con esse e la nostra possibile convivenza futura ma come in un romanzo shelliano, lo scopo di Ishiguro non è quello di farci percepire la temibile avanzata ossessiva del progresso <b>bensì di esplorare nelle angosce dell'uomo,</b><b> </b>in un intreccio ricco di simbologie, metafore, personificazioni, prese in prestito dalla letteratura d'infanzia e poste in un contesto non troppo lontano da noi; Ishiguro recupera le nostre paure ancestrali, accrescendole nel campo a noi più misterioso e affascinate (quello scientifico) e dimostrando come in fondo siano sempre le stesse dalla notte dei tempi.</div><div style="text-align: left;"><b> </b>L'ambientazione scientifica cela in realtà un interrogativo più vicino ed urgente, il motivo su cui si poggia l'intero romanzo: <b><i><<Si può imparare un cuore umano?>></i>:</b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>Tu credi al cuore umano? Non intendo semplicemente l'organo, è ovvio. Parlo in senso poetico. Il cuore umano. Tu credi che esista? Qualcosa che rende ciascuno di noi unico e straordinario? E mettiamo che esista. Se è così, non credi che per imparare Josie davvero non dovresti studiare soltanto i suoi modi ma anche quello che sta dentro di lei profondamente? Non dovresti imparare il suo cuore?</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;">Rispondendo al quesito <b>Klara scava nel cuore umano</b>, sperimenta e accetta gli aspetti controversi, conoscendone il potere dell'individualità come risorsa unica ed aggiuntiva, acquisendo i valori della vita, della morte, la dignità che deve accompagnarli, l'universalità dell'amore e comunione con mondo circostante,<b> la superiorità dei sentimenti che incarniamo.</b></div><div style="text-align: left;">Nelle ultime mirabili e commuoventi battute finali Klara, paga di aver assolto al compito di accompagnare indenne Josie fino all'età adulta, benedice la sua esistenza e la gentilezza che le è stata riservata: <i><<Il Sole è stato tanto gentile con me>>.</i></div><div style="text-align: left;">Con una prosa adattata alla poesia e all'immaginario storico e culturale collettivo, Kazuo Ishiguro offre una storia sulla bellezza della fragilità umana e la sua protezione messa oggi costantemente in repentaglio.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"Klara e il Sole"</i>, K. Ishiguro, <i>Einaudi</i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"> </div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-63759468447694949382021-05-14T15:51:00.004+02:002023-08-30T18:19:19.745+02:00 "Al Faro" di Virginia Woolf<p><i> [...] ma a questo punto le case erano ormai scomparse da entrambi i lati ed erano giunti alla banchina, e la baia si apriva tutta di fronte a loro, e la signora Ramsay non poté fare a meo di esclamare: "Oh che bello!". Il vasto specchio d'acqua azzurra le stava di fronte: l'antico Faro distante, austero, al centro; e sulla destra, fin dove l'occhio poteva arrivare, le verdi dune coperte di erbe selvagge digradavano in pieghe morbide, profonde, come verso un paesaggio lunare, spopolato.</i></p><div style="text-align: left;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnhqws2mHlDfZtXxY4_KYxRKHMwV76xp_GWiQkcgqL-6sakCUDuO197t_03qJTM3zR0QgPIkTe97k_qB0o6-jJh8Z1-pqWlNX1b_ALCpAQL2AA5iA6q2wxz70BVIiq4AiqgvYSHyyH1RY/s1536/swanage+bay+conder+1901.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1139" data-original-width="1536" height="474" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnhqws2mHlDfZtXxY4_KYxRKHMwV76xp_GWiQkcgqL-6sakCUDuO197t_03qJTM3zR0QgPIkTe97k_qB0o6-jJh8Z1-pqWlNX1b_ALCpAQL2AA5iA6q2wxz70BVIiq4AiqgvYSHyyH1RY/w640-h474/swanage+bay+conder+1901.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>"Swanage Bay"</i> (1901), Charles Conder</td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">In queste ultime settimane di ritrovata (seppur ancora limitata) libertà di movimento, ho ultimato la lettura di un libro che definirei, per le suggestioni suscitate e le visioni scaturite, "di ampio respiro".</div><div style="text-align: left;">A due anni ormai dalla mia prima conoscenza di <b>Virginia Woolf</b> (1882-1941) con il romanzo <a href="http://appuntario.blogspot.com/2019/07/la-signora-dalloway-di-virginia-woolf.html">"La Signora Dalloway"</a> (1925) ho voluto ancora una volta riprendere la scrittrice inglese (che tanto mi aveva appassionato), cimentandomi con l'opera successiva, <b><i>"Al Faro"</i></b>, considerata tra le sue più belle e complesse creazioni.</div><div style="text-align: left;">La Woolf ha sempre avuto l'insolita peculiarità di disorientare al primo impatto il lettore e portarlo a chiedersi cosa in realtà stia leggendo, e nonostante ci siano numerose commemorazioni e fondazioni volte a celebrare il suo lavoro di autrice e intellettuale a tutto tondo, viene da molti o amata o detestata, senza incontrare mezze misure.</div><div style="text-align: left;">Da ragazza cominciai a leggere uno dei suoi primi romanzi <i>"La Crociera" </i>(dove il tanto temuto <i>stream of consciousness</i> ancora non era abbastanza ampliato) ma non ero nemmeno arrivata a metà che lo abbandonai. Poi mia sorella mi prestò una raccolta di racconti <a href="http://appuntario.blogspot.com/2017/02/la-signora-dalloway-in-bond-street-e.html">"La Signora Dalloway in Bond Street"</a> e assumedolo così <i>in pillole </i>iniziai a prendere confidenza con il mondo Woolf, fino alla completa risoluzione e ammirazione con la Dalloway.</div><div style="text-align: left;">Certo leggere la Woolf non è una passeggiata di piacere, e non tanto per lo stile adottato (lo stracitato flusso di coscienza) quanto per la sua scrittura essenzialmente figurativa e poco letteralmente esplicita, la carenza del discorso diretto e di una trama definita come la quasi assenza del tempo e la centralità manifesta nei moti interiori dei personaggi, che sconvolgono e coinvolgono i rapporti umani. Risulta quindi difficoltoso afferrare il significato di ogni singola parola o messaggio tanto criptico, ma basta per ciò arrivare a quelle <i>percezioni, </i>sentimenti, più o meno epifanici che fuoriescono dal testo, perché la Woolf non fa che portare avanti quel <i><<microcosmo austeniano>></i> dove quel che avviene dentro di noi è più vivo e reale di quello che accade fuori, esternamente.</div><div style="text-align: left;">Pubblicato nel 1927 presso la Hogarth Press (la casa editrice dei coniugi Woolf) "Al Faro" è definito dalla scrittrice più come <i><b>una elegia</b></i> che un romanzo, quindi in superficie una sorta di catarsi autobiografica<i>¹</i> costituita da un linguaggio fecondo di tropi, dominata non da azioni ma di complessità psicologiche.</div><div style="text-align: left;">Incentrata sulla benestante ma non ricca famiglia dei Ramsay e sul loro prima impossibile e poi possibile raggiungimento del Faro durante il soggiorno estivo nell'isola di Skye nelle Ebridi scozzesi, è narrata in terza persona a cui si aggiungono le diverse prospettive e pensieri dei vari personaggi: la famiglia e i loro ospiti.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUXSbn3SITrJVR0IHnSwmpOeGHPlTca6W2BIt-zqBpd_ItQyupjmtKJtU2KdNx3wqtGraaCoqDsM8PsHVriyNi-guaszpKGDPY2gNecOAVBy1SgpuCp2YDjt72tQW3xG2L8ZiB5JToJWk/s940/_Al+Faro_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="335" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUXSbn3SITrJVR0IHnSwmpOeGHPlTca6W2BIt-zqBpd_ItQyupjmtKJtU2KdNx3wqtGraaCoqDsM8PsHVriyNi-guaszpKGDPY2gNecOAVBy1SgpuCp2YDjt72tQW3xG2L8ZiB5JToJWk/w400-h335/_Al+Faro_.jpg" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyyoMtase1G5FgBXy0Mvlc_GPoyk6BPO87e1Pi962NAo8gSaParCTiRx4Y_GuCIAVdWtE50gNEJYktrQ2sVBCR_ufH6LiNvCet_ukutGW4wEWky-IIgswVrW1EY5PbI8sMzs2AUibIfog/s940/Al+Faro+1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="335" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyyoMtase1G5FgBXy0Mvlc_GPoyk6BPO87e1Pi962NAo8gSaParCTiRx4Y_GuCIAVdWtE50gNEJYktrQ2sVBCR_ufH6LiNvCet_ukutGW4wEWky-IIgswVrW1EY5PbI8sMzs2AUibIfog/w400-h335/Al+Faro+1.jpg" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">L'opera espone un impianto narrativo vasto ed intricato, compreso in arco di tempo che va dal 1910 al 1920, trascinandosi dietro le insicurezze e i drammi di tre epoche, quella post edoardiana, il primo conflitto mondiale e il dopo guerra.</div><div style="text-align: left;">Tre sono anche i tempi che dividono il libro.</div><div style="text-align: left;">In <u>"La Finestra"</u> (sviluppato in un pomeriggio e sera) i signori Ramsay trascorrono la bella stagione nell'abituale casa al mare, davanti al Faro, insieme ai loro otto figli.<i> Mr Ramsay</i> è un filosofo, famoso per aver dato alle stampe un libro di successo, dalla cui pubblicazione poi non è più stato in grado di scrivere qualcos'altro di altrettanto geniale, ed ora è fortemente demotivato e debole, mentre <i>Mrs Ramsay</i> è una donna bella, materna, legata ancora alle vecchie convenzioni eppure accogliente e dispensatrice di docili sentimenti.</div><div style="text-align: left;">Alla famiglia si aggregano alcuni opsiti: <i>Lily Briscoe</i>, pittrice intenta a realizzare un ritratto dell'amica Mrs Ramsay, il botanico <i>William Bankes</i>, ex amico di vecchia data di Mr Ramsay, il poeta <i>Augustus Carmichael</i>, <i>Charles Tansley</i>, allievo presuntuoso di Ramsay, <i>Minta Doyle e Paul Rayley</i>, coppia in procinto di fidanzarsi. Il punto focale della narrazione (presentata subito <i>in</i> <i>media res</i>) sta in una escursione al Faro che la compagnia, e in particolare il più piccolo dei Ramsay, vuole intraprendere il giorno successivo ma presto annullata per un possibile peggioramento del tempo e quindi posticipata ma mai infine intrapresa.</div><div style="text-align: left;">In questa parte veniamo a conoscenza delle storie personali dei vari personaggi, delle loro fragilità, intrecci e desideri, dei legami più o meno contrastati che intercorrono fra di loro. La presenza maggiormente riempitiva è la figura di Mrs Ramsay, collegamento e coesione di tutto il romanzo.</div><div style="text-align: left;">In <u>"Il Tempo Passa"</u> (compreso in una notte che abbraccia dieci anni) viene mostrata la casa, ora abbandonata e lasciata all'incuria del tempo, in rovina, abbattuta dall'inesorabilità del buio, del vento e della polvere, ove solamente il Faro con la sua luce osa entrare e posarsi su pareti e oggetti, infine squassata dal frastuono terribile della Grande Guerra. Nel mentre vengono enunciati i lutti della famiglia e innanzitutto la morte di Mrs Ramsay.</div><div style="text-align: left;">Proprio quando la casa sembra sgretolarsi definitivamente, il processo di decomposizione viene arrestato con il nuovo ritorno dei superstiti.</div><div style="text-align: left;">Nell'ultima sezione<u> "Al Faro"</u> (della durata di un mattino) Mr Ramsay e due dei figli riescono con il bel tempo a raggiungere il Faro e Lily a concludere il quadro.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Guardando esclusivamente la trama, l'opera sembra non voler dire nulla, apparendo statica e lenta, ma la sua cornice racchiude uno sfondo molteplice, astratto e colorato. <b>È un viaggio fisico ed interiore, un'Odissea che partendo da un malessere arriva ad una risoluzione</b> e come la prima, anche questa, verso un finale aperto.</div><div style="text-align: left;"><b>Mrs Ramsay è il cuore del libro, sia la sua presenza che assenza vi pesano</b>; è la sua origine e conclusione. Anfitrione al femminile si fa ricettacolo di vita, emozioni, dolore, assimila ed incarna la luce, il Faro, il tempo, la casa, il quadro, la vita; è una figura protettrice ed assertiva. </div><div style="text-align: left;">Diversamente dagli altri il cui pensiero si ferma a loro stessi, quello di Mrs Ramsay si sposta verso il mondo, la sua bellezza e le sue angosce.</div><div style="text-align: left;"><b>Protagonista insieme alla Ramsay è presentata Lily Briscoe,</b> donna indipendente; ammira e ama la padrona di casa pur non condividendone le opinioni circa la posizione sociale delle donne. Per la Ramsay la migliore prospettiva è ancora il matrimonio (si nota il suo impegno nel fidanzamento della coppia Doyle-Rayley), al contrario Lily ribadisce la propria autonomia e la sua realizzazione nel campo artistico. Il compito che si prefigge Lily è quello di ritrarre l'amica, ma non per diletto, vuole altresì <b>carpirne con il suo pennello l'essenza,</b> e come si vedrà avrà successo solo anni dopo. <b>Lily è un personaggio felice nonostante sia tormentato nella sfera professionale e privata</b> ma comunque importante perché in lei riconosciamo la stessa Virginia Woolf e ne scrutiamo sorprendentemente il suo processo creativo di scrittura:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i><<Quando guardava, vedeva tutto i modo chiaro, netto, ma quando prendeva in mano il pennello, le cose cambiavano>>.</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;">Nell'Inghilterra post edoardiana ancora raccolta in rituali, etichette, nella forma che regola i rapporti umani, la Woolf indaga nella mancanza di connessione tra gli uomini, nella loro comunicazione fittizia, non spontanea né sincera, fatta solo di apparenza e consuetudini.</div><div style="text-align: left;">Esempio<b> è la lunga scena della cena </b>(nell'ultimo frammento di "La Finestra") : è il <b>punto culminante</b>, dove la prosa diviene ancora più interiore, fitta di metafore; sono pagine di grande bellezza e maestria, quelle in cui si svelano i turbamenti di ciascun commensale. Davanti al lettore vengono messi a nudo, tolte le maschere, la verità compare all'improvviso lampante nella sala e <b>prepotentemente piomba la terribile scoperta dell'effimero delle cose, delle persone</b> (la citata poesia di Tennyson fa da preludio alla Guerra Mondiale) e <b>la vana resistenza al tempo</b>.</div><div style="text-align: left;">Ognuno dei personaggi subisce questa continua lotta tra <i>la vita esterna</i>, piatta e comune, contro<i> la vita interiore</i>, molto più ricca e mutevole, e anche <b>il tempo subisce una scissione: quello matematico (lo scorrere fluido del tempo) e quello psicologico (interiore) dai quali scaturisce<i> "il</i> <i>momento"</i> (il celebre <i>moment of being</i> woolfiano), reale e significativo, dove il personaggio mostra il suo vero essere tangibile; da qui si apre l'istante epifanico.</b></div><div style="text-align: left;">Nella parte finale del libro Lily, sofferente per la mancanza di Mrs Ramsay e il buio periodo che sta attraversando, nell'atto del dipingere cerca una <b>connessione tra arte e vita</b>. <b>L'equilibrio tra Mrs Ramsay e il quadro diventa l'equilibrio tra la vita e la rappresentazione della stessa: la possibile comprensione della prima e la sua trasposizione in arte.</b></div><div style="text-align: left;">Quando nell'istante epifanico Lily riesce a catturare l'<i><b>essenza</b></i> non le importa cosa ne resterà dell'opera, lei ha reso la sua visione, <b>il momento, l'opera eterna.</b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i><<Guardò il quadro. Quasi di sicuro la sua risposta sarebbe stata: "io", "tu", "lei" passiamo, dileguiamo. Niente resta. Tutto muta. Ma le parole no, né la pittura>>.</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;">Così finito il quadro si completa il libro². Il dolore e l'assenza colmati, il Faro raggiunto.</div><div style="text-align: left;">La Woolf qui sembra quasi dire che solamente a distanza di anni possiamo comprendere la portata di certi eventi o cose che a noi si addossano, e trarne un'altra osservazione e prospettiva: solo attraversando il buio si può giungere alla Luce.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>¹</i> Nelle figure dei Ramsay rivivono il padre e la madre della scrittrice.</div><div style="text-align: left;">² Il quadro metaforicamente è il libro stesso.</div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"Al Faro"</i>, V. Woolf, <i>Feltrinelli</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;">Dello stesso autore: <a href="http://appuntario.blogspot.com/2017/02/la-signora-dalloway-in-bond-street-e.html">"La Signora Dalloway in Bond Street"</a></div><div style="text-align: left;"> <a href="http://appuntario.blogspot.com/2019/07/la-signora-dalloway-di-virginia-woolf.html">"La Signora Dalloway"</a></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-88949249295523071482021-04-25T15:38:00.000+02:002021-04-25T15:38:49.809+02:00"Una donna" di Annie Ernaux<p><i> Questa non è una biografia, né un romanzo, naturalmente, forse qualcosa tra la letteratura, la sociologia e la storia. Era necessario che mia madre nata tra i dominanti di un ambiente dal quale è voluta uscire, diventasse storia perché io mi sentissi meno sola e fasulla nel mondo dominante delle parole e delle idee in cui, secondo i suoi desideri, sono entrata.</i></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbsjIKn80pQ5Oa0P0mS3E7Xu2zHqLnGnj0PKBbK00gQPV_vZQjQoaCvyLvIVgwZzE_DHmeA6FJhtHKOIlHf0OQaiOqZo8WTafw9yr5XbC0LnAU1gVjQkDxIEuDTQO2s9TeGmNLULTVYPE/s900/nina+leen+paris+1946.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="677" data-original-width="900" height="482" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbsjIKn80pQ5Oa0P0mS3E7Xu2zHqLnGnj0PKBbK00gQPV_vZQjQoaCvyLvIVgwZzE_DHmeA6FJhtHKOIlHf0OQaiOqZo8WTafw9yr5XbC0LnAU1gVjQkDxIEuDTQO2s9TeGmNLULTVYPE/w640-h482/nina+leen+paris+1946.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>"Paris"</i> (1946), Nina Leen</td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Sono sempre stata un poco restia a leggere le opere degli scrittori contemporanei e ho sempre preferito a questi i classici della letteratura, già acquisiti in quella formazione culturale e in quei valori che definiscono la razza umana. </div><div style="text-align: left;">Può essere considerato un ingiusto pregiudizio da non prendere assolutamente ad imitazione ma sta di fatto che molte delle letture intraprese si sono rivelate delle delusioni (in alcune non ho nemmeno trovato quei motivi per cui venivano osannate). Forse perché ritrovo negli autori o pseudo-intellettuali di oggi (alcuni) la tendenza a scrivere di meno e a parlare (spesso a sproposito) di più, preoccuparsi di apparire in televisione o nel web per discutere le ultime questioni di pubblico interesse ma invero per promuovere se stessi pubblicamente.</div><div style="text-align: left;">In un intervento di Umberto Eco nel 1997 per "L'Espresso" a proposito del ruolo degli intellettuali nella società, dichiarò che il loro primo dovere consisteva nello stare zitti se la loro opinione non risultava avere una vera <i>funzione</i>:<i> << C'è solo un caso in cui l'intellettuale ha una funzione rispetto a eventi in corso. Quando sta accadendo qualcosa di grave e nessuno se ne accorge. Solo in quei casi un suo appello può servire come allarme>>.¹</i></div><div style="text-align: left;">In <b>Annie Ernaux</b> ( nazionalità francese classe 1940) ho rintracciato invece quella voce autorevole, controcorrente, spontanea senza urgenza di fama come altre. </div><div style="text-align: left;">Negli ultimi cinque anni ho seguito distrattamente la sua carriera letteraria ricca di successi e premi e solamente lo scorso trenta marzo mi ha incuriosita, quando rivolse al Presidente della Repubblica Francese Emmanul Macron una <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/04/niente-vale-la-vita-il-nuovo-jaccuse-di.html">lettera d'accusa</a> contro la sua gestione politica al COVID19, colpevole di aver portato una situazione di estrema urgenza sanitaria.</div><div style="text-align: left;">Apprezzata autrice, intellettuale e attivista a livello internazionale (vincitrice nel 2016 del Premio Strega Europeo con <i>"Gli anni"</i>), la Ernaux si è imposta nella letteratura contemporanea con uno stile e un genere completamente innovativo. <b>La sua opera essenzialmente autobiografica non si esaurisce verso questo indirizzo ma ne diventa <<uno strumento di indagine sociale, politica ed esistenziale²>>.</b></div><div style="text-align: left;"><b><i>"Una donna"</i></b> (mio primo felice incontro con l'autrice) pubblicato nel 1988, meno conosciuto, comunque si inserisce in quest'ottica dove<b> un fatto pienamente vissuto viene espresso come esperimento di scrittura affrancatrice, insieme trascinatrice di tensione emotiva che si fa letteratura.</b></div><div style="text-align: left;">Questo libro affronta la morte e la malattia della madre, ripercorrendone con fugaci immagini la vita.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgUFePF0cbA45lVcaAsz-oROU60aNzuwT1BbvMxtkI4UxqcMYf0SRjVgcmQzz4DMBoyySUFwNdU-PDhpZw54-xH_kFakoB2zrxf_5mlL0mjZ6PrzHIMgJDe0mSX34GedvdLRgXTF72UWo/s2015/imm.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2015" data-original-width="1522" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgUFePF0cbA45lVcaAsz-oROU60aNzuwT1BbvMxtkI4UxqcMYf0SRjVgcmQzz4DMBoyySUFwNdU-PDhpZw54-xH_kFakoB2zrxf_5mlL0mjZ6PrzHIMgJDe0mSX34GedvdLRgXTF72UWo/s320/imm.jpg" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>Il testo è un raccordo</b>, definito dalla stessa autrice,<b> <<tra letteratura, sociologia e storia>></b>, inizia e finisce con la morte della madre.</div><div style="text-align: left;">Diviso in due parti, la prima costituita da ricordi passeggeri, brevi istantanee, la seconda più lenta e dolorosa si muove come una ricerca alle origini, alla provenienza sociale della madre, al suo progressivo cambiamento di status, focalizzandosi su un ritratto di donna non ideale ma intraprendente, legata ad una forte indipendenza e voglia di riuscire non comune per l'epoca e poi di moglie e madre, fino alla malattia (il morbo di Alzheimer) dove è trasformata in un animale selvatico, quasi "non umana" nella follia <i><<di bambina che non sarebbe cresciuta>></i>, attraverso parole ed visioni di dolcezza ed identificazione.</div><div style="text-align: left;">La Ernaux esplora nei rapporti famigliari (madre-figlia tra contrasti e complicità), nei sentimenti e spaccature dell'identità intima femminile, del senso di perdita e il superamento della morte. <b>È scrittura, autoanalisi e catarsi. </b><b>Partendo dal valore della memoria individuale, Ernaux scrive una storia di memoria collettiva.</b></div><div style="text-align: left;">Lo stile della scrittrice francese mi ha ricordato da vicino quello di <a href="http://appuntario.blogspot.com/2019/01/il-cielo-diviso-di-christa-wolf.html">Christa Wolf</a> . È<b> </b>una prosa originale, definita <i>neutra</i> e quindi spoglia di soggettivismo, concentrata in scarni paragrafi ma con un utilizzo efficace ponderato delle parole e del linguaggio e di un tempo che oscilla tra passato e presente.</div><div style="text-align: left;">La profondità di un libro così fecondo di significati, l'ho trovata nella sua non vergogna nell'esporre narrativamente il declino fisico e mentale di un essere umano.</div><div style="text-align: left;">Un argomento su cui oggi è preferibile sorvolare per tabù, perché poco interessante, perché orribilmente tragico (penso al lento e crudele regresso intellettivo di Immanule Kant nel racconto di Thomas de Quincey <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/12/gli-ultimi-giorni-di-immanuel-kant-di.html">"Gli ultimi giorni di Immanuel Kant"</a> o a quello fisico di Simón Bolívar nel romanzo di Márquez <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/06/il-generale-nel-suo-labirinto-di.html">"Il generale nel suo labirinto"</a>).</div><div style="text-align: left;">Ernaux sembra invece dimostrare quanto <b>diritto e quanta dignità ci sia nel raccontare il declino di una esistenza, poiché anche da essa si possa recuperare l'importanza delle radici, da dove proveniamo, il nostro ruolo sociale</b>.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>¹ <a href="http://www.lanavediteseo.eu/item/la-bustina-di-minerva-1990-2000/">"La Bustina di Minerva", La nave di Teseo</a></i></div><div style="text-align: left;">² "Una donna" terza di copertina</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i>"Una Donna",</i> A. Ernaux, <i>L'Orma Editore</i></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-90071021052712661682021-04-11T18:04:00.002+02:002021-04-11T21:20:25.613+02:00"L'uomo che diventò donna" - "Cavalli e uomini" di Sherwood Anderson, sketch di vita americana<div style="text-align: left;"><i> Qualche volta, in questi ultimi anni, ho pensato che i negri forse capirebbero quello che sto cercando di dire meglio di quanto qualunque bianco possa mai fare.</i></div><div style="text-align: left;"><i>Intendo qualcosa che riguardi gli uomini e gli animali, un qualcosa fra loro, qualcosa che forse non può accadere a un uomo bianco se non quando esce un po' fuori di testa, come suppongo era successo a me. Penso che molti di quelli che si occupano di cavalli provino questa sensazione. É una cosa così, forse... non credete, che quel qualcosa che noi bianchi abbiamo, a cui diamo tanta importanza e di cui siamo tanto fieri, non valga poi così tanto?</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmBJt3JCEIpZMVxlMcc17eIIqE5QGkrlVoXR76q855QH_MquwkwB9xzRb2KYERHw7BuTV2Y41CvW1LcOMHM4urxEIjlNQpTuqZGSZXOF4Rgo54km8YUQ3zPaCO28h1NGi4vp7o1K7NMkk/s500/cli.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="333" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmBJt3JCEIpZMVxlMcc17eIIqE5QGkrlVoXR76q855QH_MquwkwB9xzRb2KYERHw7BuTV2Y41CvW1LcOMHM4urxEIjlNQpTuqZGSZXOF4Rgo54km8YUQ3zPaCO28h1NGi4vp7o1K7NMkk/w426-h640/cli.jpg" width="426" /></a></div><div style="text-align: left;"><br /></div>Quando nel 1923 pubblicò la raccolta di racconti <i><b>"Cavalli e uomini"</b></i> (qui proposta dalla casa editrice Cliquot col titolo <i><b>"L'uomo che diventò donna"</b></i>) lo scrittore americano <b>Sherwood Anderson</b> (1876-1941) aveva già guadagnato l'ingresso del panorama letterario nazionale grazie al suo <a href="http://appuntario.blogspot.com/2015/09/winsburg-ohio-di-sherwood-anderson.html">"Winesburg, Ohio"</a>, rivelazione del 1919.</div><div style="text-align: left;">Metà racconto e metà romanzo in "Winesburg, Ohio" Anderson analizzò la vita provinciale americana nel primo dopo guerra e il suo passaggio da comunità rurale a civiltà industrializzata, sconfessando il mito di una America puritana e svelando attraverso le frustrazioni, i desideri repressi e il decadimento dei valori, il senso di smarrimento di una nazione intera.</div><div style="text-align: left;">Dopo quest'opera l'autore divenne fonte di emulazione e ispirazione per i successivi scrittori della <i>"lost generation"</i> (ma anche per quelli che vennero poi nella seconda metà del Novecento) proprio per quel rinnovamento tematico e stilistico da lui intrapreso e perseguito ugualmente nella vita che fu surreale come le storie che scrisse, quasi ad indicare il nesso che le collegava entrambe.</div><div style="text-align: left;">Ottavo libro "Cavalli e uomini"¹ è una raccolta di nove brevi racconti raffiguranti anch'essi scene di vita americana ambientate nella provincia del Midwest e inserite nel mondo delle corse dei cavalli o di vita rustica; narrati in prima o in terza persona,<b> i protagonisti sono per lo più giovani uomini e giovani donne, insoddisfatti e inibiti, incapaci di integrarsi in una realtà a loro avversa.</b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">I racconti presentati non hanno nulla di congruo, sono storie lacunose, grottesche, a cui si unisce il sarcasmo più schietto, la metafora, l'ambiguità. <b>La storia non è mai la trama in sé ma i moti interiori che tra crisi ed epifanie muovono personaggi</b> inetti, alienati, emarginati o soffocati da ignoranza, aberrazioni, istinti trattenuti e desideri impossibili o situazioni ed eventi improvvisi quanto incomprensibili. La problematicità della loro esistenza consiste nell'angosciosa scissione della stessa:<b> quella fisica comandata dalla materia e dalla realtà esterna e quella mentale scaturita dalla loro fantasia. </b>Fuori dalla loro cornice² questi si scontrano (consapevoli o meno) con brevi istanti di vita altrui. I narratori sono per lo più inaffidabili poiché il loro modo di raccontare si fa soggettivo e parziale, e il lettore è pronto a dubitare della veridicità più volte.</div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i>Scopri quello che i libri hanno da dirti. Non devi crederci quando quello che dicono sono bugie. ("Un pagano dell'Ohio")</i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Nell'insieme il libro si forma come una profonda<b> critica alla nuova società americana</b> che non ammette la sconfitta, il fallimento, le fragilità; non attende la crescita dell'essere umano. Uno stato di vuoto, estraniamento e smarrimento coglie in un sistema meccanizzato, dove le moderne città sono circondate da muri ed edifici troppo alti e distanti. Altresì c'è una urgente ed implicita <b>invocazione al conforto, alla delicatezza e alla libertà.</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: center;"><i>C'era qualcosa di molto tenero e delicato in lei, qualcosa che molte persone avevano desiderato uccidere; questo era sicuro. Uccidere la delicatezza interiore era un'ossessione del genere umano. Tutti gli uomini e le donne ci provavano. Prima uccidevano la delicatezza dentro di sé, poi cercavano di ucciderla negli altri. Uomini e donne avevano paura di lasciarla vivere ("Intatta")</i></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;">Fra i racconti spicca quello di <i><u>"Intatta"</u></i> ( il più lungo e commuovente) dove ad una ragazza ingenua, intelligente, stimata per le sue qualità dagli abitanti, le viene un giorno fatta violenza ma la colpa (per pregiudizio) cadrà su di lei. Alla ragazza non rimane che costruirsi un inutile (purtroppo) castello di immaginazione e sogni. </div><div style="text-align: left;">In <i><u>"L'uomo che diventò donna"</u></i> un uomo <i>felicemente sposato</i> ripercorre un surreale fatto accadutogli anni prima, quando una notte si è visto <i>donna</i> in uno specchio.</div><div style="text-align: left;">La storia rivela una metafora sessuale che <b>smonta il mito della virilità e di una identità, anche sessuale, definita</b>³, anzi arriva ad abbracciare un certo <b>antropomorfismo</b>, per cui gli animali e le cose inanimate prendono un lato umano.</div><div style="text-align: left;">Ma il vero piano focale in cui la narrazione converge è l' Ohio che Anderson gira ed esplora in lungo e in largo, fra la campagna e le piccole città, negli ippodromi, fattorie, sulle spiagge del lago di Erie, nell'operosità del giorno come nell'irrazionalità delle notti illuminate dalla luce lunare, e che si fa interprete di tutte queste <i>voci</i>.</div><div style="text-align: left;">Anderson è stato un innovatore del racconto e del romanzo operando una rottura con il loro schema tradizionale. Nella raccolta adotta uno stile e un linguaggio semplificato, preso dal gergo popolare, dialettale, congiungendolo occasionalmente ad <b>un flusso di coscienza disconnesso dalla trama</b>.</div><div style="text-align: left;">Emerge da ciò quanto Anderson credesse nella potenza del racconto, delle storie, che noi stessi, dilettanti, potremmo cimentarci nella scrittura ed inventarci altre storie, altre vite.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">¹ Il libro è dedicato allo scrittore <i>Theodore Dreiser</i> ( 1871-1945) componente del movimento letterario del Rinascimento di Chicago (come lo stesso Anderson).</div><div style="text-align: left;">² La stessa struttura narrativa adoperata in "Winesburg, Ohio".</div><div style="text-align: left;">³ È impressionante qui notare la grande modernità dell'autore.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"L'uomo che diventò donna",</i> S. Anderson, <i>Cliquot</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i>Dallo stesso autore: <a href="http://appuntario.blogspot.com/2015/09/winsburg-ohio-di-sherwood-anderson.html">"Winesburg, Ohio"</a> </i></div><div style="text-align: left;"><i> </i><i><a href="https://appuntario.blogspot.com/2017/09/molti-matrimoni-di-sherwood-anderson.html?showComment=1510306278723">"Molti matrimoni"</a></i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-59993293915362627212021-03-29T18:29:00.000+02:002021-03-29T18:29:02.316+02:00"Il Barone Rampante" di Italo Calvino<p> <i>Prima era diverso, c'era mio fratello; di dicevo: << c'è già lui che ci pensa>> e io badavo a vivere.</i><i>[...] Ora che lui non c'è, mi pare che dovrei pensare a tante cose, la filosofia, la politica, la storia, seguo le gazzette, leggo i libri, mi ci rompo la testa, ma le cose che voleva dire lui non sono lì, è altro che lui intendeva, qualcosa che abbracciasse tutto, e non poteva dirle con parole ma solo vivendo come visse. Solo essendo così spietatamente se stesso come fu fino alla morte, poteva dare qualcosa a tutti gli uomini.</i></p><p><i><br /></i></p><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI33kH3Kbb7k_7d3p1Co-tVmahaP8zRfwKkKgzDgu1X4948_4UYq5RRwvQzqYWcdMdwElHiTUBjH4IgZ9_GFxtcPPaY8EbHwoPLDDuHyvUnsrmO08AUkuUCYFWPZoR84EYahymmBZrB_U/s1280/rogerolmos.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI33kH3Kbb7k_7d3p1Co-tVmahaP8zRfwKkKgzDgu1X4948_4UYq5RRwvQzqYWcdMdwElHiTUBjH4IgZ9_GFxtcPPaY8EbHwoPLDDuHyvUnsrmO08AUkuUCYFWPZoR84EYahymmBZrB_U/w640-h360/rogerolmos.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Illustrazione di Roger Olmos</i></td></tr></tbody></table><br /><i><br /></i></div><div style="text-align: left;">Dai primi di gennaio che non aggiorno più questo mio infelice blog. L'inizio di questo 2021 è stato per me un avvio disgraziato, cominciato dal covid e seguito dal ricovero prima di mia madre, poi di mio padre; il nuovo lavoro intrapreso alla fine dello scorso anno si è alternato alle pause forzate delle zone rosse, e in questa caotica alternanza non ho trovato la voglia di rinnovare questo spazio, di scrivere pur qualche riga. Scarse sono state anche le letture, tra queste la biografia su Dante Alighieri elaborata dallo storico Alessandro Barbero, che attraverso la rappresentazione del pensiero dell'uomo medioevale, la complessità di Dante e delle sue opere ha realizzato un ritratto ampio, moderno e sentito di mirabile finezza ed equità. Appresso le lettere di Louisa May Alcott pubblicate quest'anno dall' <i>Orma Editore</i> mi hanno riportata a quel genere che fin da piccola non ho mai smesso di ricordare. Poi più nulla. Quest'<i>apatia letteraria </i>si è sbloccata con la scelta di un romanzo che mi ha ricondotta al conforto della lettura, alle sue emozioni e commozioni che tirano avanti una vita anche complicata. Con <b>"Il Barone Rampante" </b>di <b>Italo Calvino</b> ho ritrovato quei motivi che si provano quando si legge, quando si apre il pensiero, e come ha detto bene Piero Dorfles (parlando proprio di questo libro) quando ci permettiamo <i>di fuggire dalla realtà con la ragione</i>.</div><div style="text-align: left;">Secondo volume della trilogia araldica <i>"I Nostri Antenati"</i>, fu pubblicato per Einaudi nel 1957.</div><div style="text-align: left;">La surreale avventura del barone <i>Cosimo Piovasco di Rondò</i> è ancora oggi tra le storie più lette, più proposte nei gruppi di lettura, ascoltate nei vari canali social come capace di suscitare ad ogni generazione di lettori spunti e riflessioni differenti. </div><div style="text-align: left;">L'opera di Calvino (ambientata nel XVIII secolo e narrata in terza persona dal fratello del protagonista) è un florilegio della più bella letteratura e delle più belle idee che si stavano affacciando in quell'epoca, imitandone lo stile e le tecnicità letterarie, e di cui Cosimo ne diventa insieme esempio ed eccezione.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Le pagine del "Il Barone Rampante" percorrono un vasto periodo storico, partendo dagli ultimi fuochi dell' ancien régime, passando per il secolo dei lumi, la Rivoluzione Francese, la bufera napoleonica, fino ai primi anni della Restaurazione.</div><div style="text-align: left;">Nell'immaginaria cittadina ligure di Ombrosa, un giorno del quindici giugno del 1767, il giovane baroncino Cosimo Piovasco di Rondò, rampollo di una antica casata nobiliare in decadimento, sale su di un albero per non discenderne mai più dopo aver rifiutato un piatto di lumache, provocando l'ira e lo sconcerto dei familiari presenti. Quel che poteva sembrare un semplice capriccio diventa per Cosimo un punto di rottura con un sistema sociale e politico chiuso ed obsoleto, non corrispondente alle nuove istanze richieste da una nascente età moderna, su un'esistenza solidale e libera per tutti gli uomini.</div><div style="text-align: left;">Cosimo passa tutta la vita, dall'adolescenza, la giovinezza, la maturità, alla vecchiaia, rampando da un albero all'altro, osservando il mondo dall'alto e commisurando altre e diverse prospettive, guardando uomini, donne, fatti e imperi passare sotto di sé. Abitando sugli alberi il barone non inselvatichisce la sua persona ma si fa carico di una coscienza civile aiutando ed ammodernando gli usi e costumi del popolo di Ombrosa, leggendo libri d'oltre confine, filosofeggiando, prendendo parte attiva al corso della storia, conoscendo le miserie umane, la solitudine, la sofferenza causata dalla propria tenacità, l'amore totalizzante.</div><div style="text-align: left;">Fino alla fine dei suoi giorni Cosimo manterrà fede a se stesso.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Scritto in un momento fondamentale della sua vita, ossia durante la crisi del partito della sinistra italiana alla luce della rivoluzione d'Ungheria nel 1956 che portò al definitivo distacco dello scrittore nonché alla progressiva disillusione dovuta a quel mancato raggiungimento di una classe di giovani poeti ed intellettuali che avevano combattuto nel secondo conflitto mondiale e sperato in un cambiamento culturale; "Il Barone Rampante" risente di questo prologo retrospettivo.</div><div style="text-align: left;">Il romanzo si apre come un <b>passaggio verso un'età di risveglio</b> politico, filosofico, letterario, scientifico, dove il personaggio di Cosimo incarna la personificazione dell<b>'uomo moderno</b>, la cui covata ribellione lo porta in rotta con il suo retaggio culturale, definendolo promotore di ideali, valori, saggezza, indipendenza di pensiero, persino di leggi e possibili repubbliche arboree.</div><div style="text-align: left;">È naturale, quindi, trovare in Cosimo l'implicita<b> parabola della figura del poeta e dell'intellettuale</b>, distante eppure partecipe alle vicende dell'essere umano, la cui doverosa responsabilità civile sprona alla ricerca di una rinnovata fratellanza fra gli uomini (capace di rendere più giusta e duratura la convivenza tra etica e natura), scontrandosi allo stesso tempo con un'intrinseca <b>sofferenza</b> di solitudine ed esclusione sociale propria del difficile ruolo assegnatosi. Queste sono le fondamenta su cui si basa il romanzo di gusto illuministico.</div><div style="text-align: left;">Forse, coma mai prima in Italia, siamo privati di tali grandi figure, soprattutto in questa situazione così complicata avrebbero avuto molto da dire: i loro successori, oggi, sembrano preferire terreni più comodi.</div><div style="text-align: left;">Nel "Il Barone Rampante" ho scoperto passi di malinconica bellezza, come la passione per i libri (tra cui la commuovente storia del brigante-lettore Gian de Brughi), l'amore consumato tra gli alberi con la bella Viola, l'incredibile e ironico incontro con Napoleone e con un ufficiale russo che non si ricorda per cosa stia combattendo dopo tanti anni di guerre, mentre Cosimo gli risponde di aver già dato un senso alla sua vita: <i><<vivere sugli alberi>></i>, perché l'insegnamento che maggiormente ci arriva dall'opera è che anche nella <b>ribellione, nell'indipendenza delle proprie scelte bisogna mantenere tenacità e disciplina, perseverando nella resistenza di essere se stessi nonostante ogni complicazione.</b></div><div style="text-align: left;">Di uguale bellezza è la conclusione del libro (allo stesso modo del "<a href="http://appuntario.blogspot.com/2019/10/il-cavaliere-inesistente-di-italo.html">"Il Cavaliere Inesistente"</a>) dove si <b>celebra l'amore per letteratura, per il libro</b> che come un albero attorcigliandosi, ritorcendosi, biforcandosi, correndo dirama verso l'alto le nostre <i><<parole, idee, sogni>>.</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i>"Il Barone Rampante"</i>, I. Calvino, <i>Oscar Mondadori</i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-61655381460428083872021-01-02T16:22:00.001+01:002021-04-09T17:52:18.330+02:00Letture di un passato 2020<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIXHvSU4PeVSOB-GwJq2ZXpwAxvHh4ygTAXe1TKyvIcgZ4saEPtSjUWJ0OBqaeSoCUTWlbeGkFCByKMDLfhUzKBhw4RKaBi2ciDF8x3nnNwEFbLm6LvCQaIp8FxNTWv4GWRmxEerdlwbw/s862/hannah+reich.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="485" data-original-width="862" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIXHvSU4PeVSOB-GwJq2ZXpwAxvHh4ygTAXe1TKyvIcgZ4saEPtSjUWJ0OBqaeSoCUTWlbeGkFCByKMDLfhUzKBhw4RKaBi2ciDF8x3nnNwEFbLm6LvCQaIp8FxNTWv4GWRmxEerdlwbw/w640-h360/hannah+reich.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><i>Illustrazione di Hannah Reich</i></span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: left;">Con il consueto sottofondo del Concerto di Capodanno della Filarmonica di Vienna che apre ogni 1 gennaio, mi accingo a buttare giù qualche riga tardiva sull<i>'inconsueto</i> anno letterario appena concluso.</div><div style="text-align: left;">Tralasciando come oggetto la pandemia che ha stravolto le nostre vite e sicurezze calando (forse per sempre) possibili regressioni sociali, politiche ed economiche di una portata che solo la generazione seguente ci potrà dire, soggettivamente per me è stato un tempo di radicale cambiamento come ho già sottolineato nell'ultimo <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/12/gli-ultimi-giorni-di-immanuel-kant-di.html">post</a> di dicembre.</div><div style="text-align: left;">E in questo radicale cambiamento esterno (a cui sussegue per forza di cose quello interno) mi stupisco di come le possibilità dell'essere umano di adattarsi ad ogni scenario, e quindi di raccogliere ciò che ne è rimasto guardando ancora lontano nonostante tutto, siano davvero così tenaci e interminabili.</div><div style="text-align: left;">Da lettrice, invece, mi stupisco di come la vita sia così incisiva nelle nostre letture e di come letture influenzino percettibilmente la vita, anche nel<i> magro</i> 2020.</div><div style="text-align: left;"><a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/02/tutto-cambia-di-elizabeth-jane-howard.html">"Tutto Cambia"</a> l'ultimo romanzo della celebre saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard, iniziato nei primi giorni di un freddo e inconsapevole gennaio, ha anticipato invero quella dura e cocente accettazione di una certa fugacità del tempo, delle cose e delle persone, che rimane sempre l'esperienza più traumatica e inattesa per l'uomo.<br /></div><div style="text-align: left;">Con <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/12/gli-ultimi-giorni-di-immanuel-kant-di.html">"Gli ultimi giorni di Immanuel Kant"</a> di Thomas de Quincey e <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/06/il-generale-nel-suo-labirinto-di.html">"Il generale nel suo labirinto"</a> di Màrquez ho esplorato le vite di due personaggi storici importanti, diversissimi tra loro eppure entrambi accumunati da quel tragicomico declino che raffronta la distanza tra gli ideali inseguiti e la debolezza umana; raccontati forse con poca dignità ma ineffabilmente più vicini alla drammaticità di ogni esistenza, quale essa sia.</div><div style="text-align: left;">La biografia intrapresa nell'anno è stata quella (non molto apprezzata comunque) su <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/07/louisa-may-alcott-di-martha-saxton.html">Louisa May Alcott</a> , sull'onda dell'ottima, recente <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/01/piccole-donne-2019-di-greta-gerwig.html">trasposizione cinematografica</a> mentre con grande entusiasmo mi sono buttata nella lettura degli articoli dello scrittore Giorgio Manganelli, raccolti nel resto della Adelphi <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/05/la-concupiscenza-libraia-di-giorgio.html">"La concupiscenza libraria"</a> , un trattato sulla recensione, non come puro e freddo giudizio ma come amore per i libri e la lettura, la cura e l'esigenza delle parole, la fantasia e la libertà del messaggio, <i><<il rumore sottile della prosa, la librofilia, la sensualità dell'intelligenza>>.</i></div><div style="text-align: left;">Nei romanzi <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/03/lesclusa-di-luigi-pirandello.html">"L'Esclusa"</a> di Luigi Pirandello e <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/05/blog-post.html">"Yoshe Kalb"</a> di Israel Joshua Singer, ho rinvenuto quella vecchia e sempre aperta tematica dell<i>'io</i>, delle sue pluralità e sfaccettature non libere di esprimersi perché pericolose in un contesto dove<i> l'essere</i> è in funzione di un ruolo determinato dalla società, da un pregiudizio, dall'ignoranza o da un paradosso, dove l'amore e la libertà individuale vengono soffocate da un fanatismo popolare ottuso.</div><div style="text-align: left;">Note finemente erotiche aleggiano nell'opera di Singer come nel bel libro di Edward Forster <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/05/camera-con-vista-di-edward-morgan.html">"Camera con Vista"</a>, impossibili da ignorare come è impossibile non sentirsi attratti dai sentimenti ed emozioni suscitati dalle stanze con vista inondate di luce e di assimilazione con la natura che via via si succedono nel romanzo.</div><div style="text-align: left;"><a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/04/la-certosa-di-parma-di-stendhal.html">"La certosa di Parma"</a> di Stendhal e <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/04/cold-spring-harbor-di-richard-yates.html">"Cold Spring Harbor"</a> di Richard Yates sono i due libri iniziati durante il periodo del lockdown: il primo mi ha regalato un momento di evasione, il secondo mi ha fatto analizzare questo tempo di smarrimento e paura che, proprio come il padre del protagonista dalla vista troppo debole per guardare la realtà, aspetta un nuovo paio di occhiali che non arriverà mai.<br /></div><div style="text-align: left;">Se <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/02/ventiquattrore-nella-vita-di-una-donna.html">"Ventiquattr'ore nella vita di una donna"</a> di Stefan Zweig e <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/09/la-lettera-anonima-di-andrea-camilleri.html">"La lettera anonima"</a> di Camilleri hanno rappresentato un po' gli outsider della rosa delle letture, la sempreverde <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/08/emma-di-jane-austen.html">"Emma"</a> di Jane Austen ha reso la pausa estiva post lockdown più piacevole e leggera catapultandomi nella vivace e apparente pacifica cittadina di Highbury, tra i suoi inganni e giochi sentimentali.</div><div style="text-align: left;">Arrivo ora ai due romanzi ritenuti i più belli di questo surreale anno, quelli che ho sentito più miei più vicini alla mia sensibilità influenzata dagli eventi del caso, perché inevitabilmente ci sono romanzi che maggiormente ti si incollano addosso e continui a sentirli anche a distanza di anni: <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/07/il-giovane-holden-di-j-d-salinger.html">"Il giovane Holden"</a> di Salinger e <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/03/lolita-di-vladimir-nabokov.html">"Lolita"</a> di Nabokov. </div><div style="text-align: left;">Di <i>Holden Caulfield </i>ho amato la sua ribellione, che rimane sempre la stessa anche dopo i vari patimenti subiti, la sua tenerezza, il suo bisogno di conforto umano che comunque non cede ad un comodo sentimentalismo omologato tipico di chi è più furbo ma aspira ad una vera ricerca dell'essere umano.</div><div style="text-align: left;">Del celebre romanzo di Nabokov mi sono attaccata alla bellezza dello stile dello scrittore russo, come conforto in un libro invero molto complesso, dove ogni parola, immagine o suono racchiudono la perfezione della loro forma, contro l'imperfezione delle nostre vite.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b style="color: #ff00fe;"><i>Buon Anno Nuovo!</i></b></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-86394118308949012952020-12-27T15:52:00.000+01:002020-12-27T15:52:16.359+01:00"Gli ultimi giorni di Immanuel Kant" di Thomas de Quincey<p><i> <<Ma questa vita fu notevole non tanto per i suoi avvenimenti quanto per la purezza e la dignità filosofica del suo tenore quotidiano [...]>></i></p><p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWiL3WFDfA4NBJOT5XO4AwYbex6nnQFwkoaUSasQgqol9rGSwUgokRuM26yE55bmqVdRzyvrF-Yba8gyWy8UP7a4cAQx6cyUrFGJdXFuzk6M5xmwZ2kpNG-_jCgvFUA9gEJQhrXucapPY/s1753/Brody-ImmanuelKant.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1753" data-original-width="1753" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWiL3WFDfA4NBJOT5XO4AwYbex6nnQFwkoaUSasQgqol9rGSwUgokRuM26yE55bmqVdRzyvrF-Yba8gyWy8UP7a4cAQx6cyUrFGJdXFuzk6M5xmwZ2kpNG-_jCgvFUA9gEJQhrXucapPY/w400-h400/Brody-ImmanuelKant.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>"Gli ultimi giorni di Immanuel Kant"</i> (1996), P. Collins</td></tr></tbody></table></p><p>Nei mesi seguenti al periodo delle vacanze estive ho dovuto purtroppo abbandonare il blog a se stesso: nuove vicende hanno cambiato la mia vita ed è stato difficile continuare ad aggiornare questo spazio come avrei voluto.Nel lungo periodo di allontanamento dal blog e dalle letture ho preso in mano, ad intervalli irregolari, quest'ultima lettura che chiude un anno strano e dall'atmosfera surreale, un libro che molto mi aveva incuriosito dopo averne letto la recensione ad opera di Giorgio Manganelli (nel nuovo <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/05/la-concupiscenza-libraia-di-giorgio.html">regesto</a> che la casa editrice Adelphi ha creato per lo scrittore italiano), ovvero <b><i>"Gli Ultimi giorni di Immanuel Kant" </i></b>di <b>Thomas de Quincey</b> (1785-1859).</p><p></p><div style="text-align: left;">Nella critica a De Quincey Manganelli lo descrive come la <i><<massima prosa dell'Ottocento>></i> e si stenterebbe a crederlo vista la poca popolarità di cui gode nel panorama letterario questo sfortunato scrittore inglese, autore dei più celebri <i>"Confessioni di un mangiatore d'oppio"</i> (1821) e<i> "Suspiria de Profundis" </i>(1845), la cui carriera da appassionato intellettuale di filosofia, archeologia, teologia, era andata a scontrarsi con una esistenza irregolare acuita maggiormente con l'uso smodato di oppio. Eppure la sua ricercatezza stilistica influenzò gran parte di quella letteratura di fine Ottocento e inizio Novecento, da Wilde a Borges.</div><div style="text-align: left;">Apparso per la prima volta nel 1827 sulla rivista britannica "Blackwood's Magazine", questo libricino di appena cento pagine può sembrare dal titolo voler omaggiare il grande pensatore tedesco raccontandone la parabola di una esistenza spesa nell'esempio e nello studio (De Quincey aveva diciannove anni alla morte del filosofo) ma lungi da tutto questo, l'opera vuole essere insieme un <b>saggio tecnico-filosofico</b> e un <b>componimento poetico </b>sulla tragicità del declino umano, indipendentemente dalla levatura del suo personaggio.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Strutturato in tre parti (di cui l'ultima appaiono le ventinove note aggiuntive dell'autore) De Quincey ha riunito varie testimonianze dell'epoca, soprattutto quelle riguardanti un certo Wasianski che per molti anni aveva vissuto presso Kant raccogliendone i vari aspetti della sua umile quotidianità.</div><div style="text-align: left;">Nelle prime venti pagine ne esce l'immagine di un uomo noto per il suo attaccamento alla metodicità, alla precisione come regola di vita e per la mente: la sveglia alle cinque del mattino, colazione, lezioni all'università e a seguire giornate spese nel suo studio, passeggiate che iniziavano spaccando sempre lo stesso minuto nella piccola cittadina di Königsberg, la procedura della scelta degli ospiti effettuata per avere quante più conversazioni stimolanti;<i> un uomo che aveva scommesso di vivere lungo e per sua sventura vi riuscì.</i></div><div style="text-align: left;">La seconda segue la narrazione più lunga e corposa, la decadenza di quelle stesse qualità fisiche e facoltà intellettuali che il filosofo aveva perseguito: l'improvviso arrivo della demenza senile, la perdita di memoria, la disquisizione di dubbie e sciocche teorie, la monotonia tanto esaltata in gioventù diventa nella vecchiaia una prigione mentre di notte cade preda del buio e degli incubi.</div><div style="text-align: left;">De Quincey aveva scelto la figura di Kant per l'enorme estensione e la profondità dell'influenza che aveva esercitato sullo spirito dell'epoca, la concezione idealizzata di un uomo appartenete ad ogni tempo e qui ridotto ad <b>un tragicomico finale indignitoso in quanto umano.</b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"Gli ultimi giorni di Immanuel Kant"</i>, T. De Quincey, <i>Adelphi Edizioni</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><p><br /></p>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-9331980981738298572020-09-02T07:06:00.000+02:002020-09-02T07:06:09.857+02:00"La Lettera Anonima" di Andrea Camilleri<div class="separator"><i><br /></i></div><div class="separator"><i>Fu inverso la fini del milli e novicento e quarantacinco che a Vigàta scoppiò, va a sapiri pirchì, 'na pidemia violenta di littre nonime.</i></div><div class="separator"><i><br /></i></div><p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKTemE4EAAGTMJI_X4bPut4DAB05KPEf_tD8-VYyuEHWsRAo9ZyndL7fLskAqfV0j8em9IrYKKwCMTc0dIMyIf0DDTSbX6zKD0diU-t98Z4jhKpU2X_p7Y_HctICSxHSaAbdQey0XgZ1Q/s940/Progetto+senza+titolo+%25283%2529.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="344" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKTemE4EAAGTMJI_X4bPut4DAB05KPEf_tD8-VYyuEHWsRAo9ZyndL7fLskAqfV0j8em9IrYKKwCMTc0dIMyIf0DDTSbX6zKD0diU-t98Z4jhKpU2X_p7Y_HctICSxHSaAbdQey0XgZ1Q/w410-h344/Progetto+senza+titolo+%25283%2529.jpg" width="410" /></a></p><div style="text-align: left;">Durante la chiusura totale per il Covid19 posso dire di aver letto abbastanza (come poche volte è capitato nel quotidiano), e ne ho approfittato dedicandomi alla lettura di quei libri a lungo trascurati, tra cui <a href="https://appuntario.blogspot.com/2020/04/la-certosa-di-parma-di-stendhal.html">"La Certosa di Parma"</a> che giaceva fermo nella libreria da sei anni.</div><div style="text-align: left;">Con la ripresa l'estate è stata invece poco redditizia di letture (anche per via di vicende personali), così dopo <a href="https://appuntario.blogspot.com/2020/08/emma-di-jane-austen.html">"Emma"</a> della Austen non sono più riuscita a leggere nulla. La svolta si è presentata con questo libricino di <b>Andrea Camilleri</b> (1925-2019).</div><div style="text-align: left;">Mi rammarico solo ora di non aver prestato sufficientemente attenzione al maestro siciliano, se non dopo la sua scomparsa prendendo in mano il suo testamento poetico <a href="http://appuntario.blogspot.com/2019/11/conversazione-su-tiresia-di-andrea.html">"Conversazione su Tiresia"</a> che mi ha riportata ad un genere di letteratura intellettualmente e civilmente impegnato, cui mi sento legata.</div><div style="text-align: left;">Questo libricino è uscito in edicola omaggio del giornale <i>"La Repubblica"</i> che ad un anno dalla morte dell'autore ha riunito alcune storie ambientate tutte nel celebre paese uscito dalla sua penna, Vigàta: piccoli racconti perduti in un passato lontano ma dagli effetti presenti.</div><div style="text-align: left;"><b><i>"La Lettera Anonima"</i></b> confluisce in una raccolta di otto racconti pubblicata dalla casa editrice Sellerio nel 2012, sotto il titolo di <i>"La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta"</i> in cui vengono narrati avvenimenti tra la fine del XIX secolo e la prima metà del secolo dopo.</div><div style="text-align: left;">Estrapolato dal libro "La Lettera Anonima" è un racconto breve, in lingua siculo-camilleriana, dalla vicenda collocata in una Vigàta appena uscita dal dopo-guerra, guardata attraverso un'epoca che se ne stava andando ed un'altra nuova che vi affiorava.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Verso la fine del 1945 Vigàta viene sorpresa da un intollerante afflusso di lettere anonime destinate a molti dei suoi residenti, che proprio come una epidemia si scagliano violente sui poveri malcapitati senza distinzioni di ceto. Le lettere denunziano pero lo più tradimenti e <i>"il letto e le sue conseguenze"</i> e provocano imbarazzanti disagi nel piccolo paese siciliano, che con la maggiore crescita del malcontento vede riunirsi i suoi più importanti rappresentanti allo scopo di scoprire il prima possibile l'anonimo o gli anonimi mittenti.</div><div style="text-align: left;">Contemporaneamente il<i> giallo</i> si intreccia con la trama del professor <i>Ernesto Bruccolieri</i>, vittima anch'egli di insidiose lettere anonime.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Nel piccolo racconto di quarantaquattro pagine Vigàta fa da modello all'amata provincia siciliana, qui catturata nel periodo post-bellico di una Italia che si scopre misera ed analfabeta, ancora politicamente divisa ed incerta, e da questo mesto sfondo si sviluppa un <b>dramma borghese</b> quasi ottocentesco.</div><div style="text-align: left;">La storia risuona del folklore tipico e di motivi arcaici che si perdono in un passato lontanissimo, tra le leggi che regolano i sentimenti e l'onore insieme a piccoli cenni di vita ancora antica ( <i>"loro prifirivano il parlato allo scrivuto"</i>).</div><div style="text-align: left;">Il racconto non ha di per sé nulla di eccezionale o di particolare maestria ma sembra realizzato per riprodurre più una tematica giocosa in un determinato contesto storico e geografico: infatti alla soluzione del <i>caso</i> non si arriverà mai, tanto che questo comincerà a perdere, lungo le pagine, il cardine della trama, per giungere ad una riflessione odierna mai scontata e che ricorda per i fatti narrati <a href="http://appuntario.blogspot.com/2015/06/la-mala-ora-di-marquez.html">"La Mala Ora"</a> (1962) dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez.</div><div style="text-align: left;">Pensavo di trovare delle difficoltà nella comprensione del testo a causa delle strette inflessioni dialettali ma ci si rende presto conto quanto<b> la lingua è la verza forza comunicativa del suo autore</b>, l'espressione più alta della sua arte, capace di interpretare da sé tutta la complessità del pensiero camilleriano.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Libro:</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>"La Lettera Anonima"</i>, A.Camilleri, <i>La Repubblica</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-6383408851815800582020-08-25T06:34:00.003+02:002020-08-25T07:00:24.029+02:00"Emma" di Jane Austen<p> <i><<Emma Woodhouse, bella, intelligente e ricca, con una casa confortevole e un carattere allegro, sembrava riunire in sé il meglio che la vita può offrire, e aveva quasi raggiunto i ventuno anni senza subire alcun dolore o grave dispiacere>>.</i></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf8WgtL5S0DXb2zYQEO4-m0C_IBySTMoHXmKzc0S2eb_DdnIVIo5aJ16JR0gftWJvTDcE7W2vNMEQjX6KlXnQEkD4dIL0ArRpugYorX8XYXATZG2gf3NZ8klLpvqJG9ABTVywIF4o37DM/s750/emma-2020-highbury-film-locations-habituallychic-043-scaled-750x400.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="750" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf8WgtL5S0DXb2zYQEO4-m0C_IBySTMoHXmKzc0S2eb_DdnIVIo5aJ16JR0gftWJvTDcE7W2vNMEQjX6KlXnQEkD4dIL0ArRpugYorX8XYXATZG2gf3NZ8klLpvqJG9ABTVywIF4o37DM/s640/emma-2020-highbury-film-locations-habituallychic-043-scaled-750x400.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>"Emma"</i> (2020), Autumn de Wilde</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div><br /></div>Nei mesi di caldo più intenso, che sono quelli di luglio e agosto, mi sono sottratta dalla morsa dell'afa riconfortandomi un poco nella lettura fresca e piacevole di <i><b>
"Emma"</b></i> di <b>Jane Austen </b>(1775-1817)<b>. </b><div style="text-align: left;">Ci<b> </b>sono pochi scrittori che riescono ad unire in una narrazione gradevolezza, arguzia e una vivace cronaca del tempo come questa fortunata scrittrice inglese, ironica cacciatrice di vizi ed ipocrisie della tranquilla provincia inglese, dove dietro alle lente consuetudini di una vita monotona si nascondono amari risvolti psicologici. I suoi romanzi hanno dato trame di <i>apparenti</i> placidi drammi e il suo stile semplicemente perfetto e agile ha offerto quella bellezza rassicurante ed evasiva per tante generazioni di lettori, una peculiarità che la rende ancora tra le più lette ed amate autrici ed ispiratrice insospettabile per altrettanti scrittori di ieri ed oggi. </div><div style="text-align: left;">"Emma" appare fra gli ultimi lavori della Austen e pubblicato appena due anni prima della sua morte prematura, con l'aggiunta della dedica all'allora principe reggente Giorgio IV ¹ (per suo espresso invito), estimatore entusiasta delle sue opere."Emma" presenta una prosa corposa e una tecnica più matura di <i>"Orgoglio e Pregiudizio"</i> e nonostante quest'ultimo sia ritenuto ancora il suo capolavoro tuttavia non sono poche le lodi che vengono tributate al primo, facilmente adattabile per il teatro e soprattutto per il cinema, dove ha trovato successo ben quattro volte, l'ultima con la trasposizione della regista americana Autumn de Wilde (2020). Ambientato nei primi anni dell'<i>età della Reggenza</i>, il romanzo si apre alla maniera shakespeariana come <b>commedia degli equivoci</b>, in cui tutti i personaggi si ritrovano invischiati in un garbuglio di inganni romantici, sentimenti travisati o nascosti, fraintendimenti, laddove il confine tra l'amore e il gioco è labile. Al centro della vicenda sta <i>Emma</i>, la più fortunata tra le eroine austeniane, di cui seguiamo il suo pensiero e lo sciogliersi dell'intreccio.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Nell'immaginario villaggio di Highbury, nel Surrey, <i>Emma Woodhouse</i> con la sua ricchezza ed influenza domina la piccola comunità di residenti, tutti disposti a convivere fra loro nella più completa armonia.</div><div style="text-align: left;">Emma, bella ed intelligente, passa a maggior parte del tempo tentando di combinare matrimoni nella sua cerchia famigliare e delle amicizie, sostenuta dalla sua fervida immaginazione e da una sensibilità non comune. Tuttavia i suoi buoni propositi cozzano con una società ancora immobile e chiusa, pregiudizievole ed interessata unicamente alla scalata sociale.</div><div style="text-align: left;">Alla fine anche la stessa Emma si ritrova in una labirintica rete di malintesi che confondono verità e finzione.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">In "Emma" la Austen fa ricorso della narrazione onnisciente in terza persona, usando <b>la tecnica del discorso indiretto libero</b>, per cui le parole e i pensieri del personaggi si identificano con quelle della voce narrante, dando al testo una maggiore fluidità drammatica. Ed è per questo considerata la prima ad utilizzarlo nella letteratura inglese.</div><div style="text-align: left;">La Austen rappresenta qui un <b>vivace affresco della piccola e pacifica realtà</b> di Highbury, dove ognuno cerca di compiacere l'altro per essere accettato, dove gentilezze e cortesie ricolmano una società in superficie distinta e ben suddivisa per ceto, controllata da rigide forme di comportamento ed esteriorità ma intimamente smossa da lotte di classe e da una spavalda conquista di un possibile miglioramento sociale ed economico.</div><div style="text-align: left;">Emma è la<i> protagonista spettatrice</i> degli eventi che si susseguono nel villaggio: è una giovane donna che per vantaggio economico può scegliere non sposarsi, essendo una proprietaria terriera (diversamente dalle altre protagoniste austeniane più vincolate), che incarna nel suo ossimorico<b> ritratto la moderna rivendicazione di indipendenza femminile, come le vecchie, ironiche ambiguità del tempo</b>. <b>Emma subordina l'intelletto alla fantasia</b> e del contrasto tra la razionalità di <i>Mr Knightley</i> (suo partner) e la parte prediletta dalla protagonista, <b>l'immaginazione</b>, si concentra il fulcro e lo sviluppo dell'intera vicenda. Se per buona parte il romanzo sembra pendere verso la doverosa ragionevolezza di quest'ultimo, nel finale avviene il non più implausibile<b> ribaltamento: </b>l'immaginazione portata avanti da Emma apre a scenari che più si avvicinano a quel sottosuolo di verità non dette. Nelle ultime pagine segue un momento di <b>autoconoscenza</b> che eleva Emma ad un personaggio di profonda completezza psicologica ed umana.</div><div style="text-align: left;">L'<b>Amore</b> che sembra essere il carattere trainante della storia non ha invero nulla di romantico. Questo si muove attraverso enigmi, sciarade, indovinelli, lettere, con la stessa superficialità di un <b>gioco</b> per cui sono presenti errori, inganni, supposizioni, che mettono in bilico i rapporti sentimentali o d'amicizia dei vari personaggi, con il conseguente intrico di verità e finzione.</div><div style="text-align: left;">Come le <a href="http://appuntario.blogspot.com/2017/03/ragione-e-sentimento-di-jane-austen.html">precedenti opere</a> anche in "Emma" viene condotta <b>un'indagine sulla situazione femminile</b> dell'epoca. Ogni personaggio femminile ha una propria collocazione e riferimento al'interno della comunità, dalle nubili alle donne sposate, giovani e più anziane, ricche e povere, di cui la scrittrice inglese ne descrive con brillante sottigliezza l'eguale inferiorità di tutte rispetto al mondo maschile.<b> Il matrimonio è ancora l'unica buona posizione sociale</b> spettante alla donna e l'esempio del personaggio minore e duplice di <i>Jane Fairfax</i> ² (la <i>controparte</i> di Emma e tuttavia non dissimile da questa) che pur di sfuggire alla miseria e all'umiliazione di una vita da istitutrice sposa un'esistenza forse non stabile sentimentalmente ma almeno economicamente agiata secondo le sue aspettative.</div><div style="text-align: left;">Il finale con tre matrimoni <i>adeguati</i> ristabilisce l'ordine sociale della comunità eppure lascia non pochi dubbi sull'effettiva autenticità delle relazioni, pur nel trionfo quasi totale di Emma.</div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><<[... ] La maniera, forse, può non essere quella più accattivante. Dio sa che sono stato un innamorato molto mediocre. Ma voi mi capite. Sì, vedete, voi capite i miei sentimenti... e li ricambierete, se potrete. Per il momento, non chiedo che di sentire, di sentire di nuovo la vostra voce.>></i></div><div style="text-align: left;"><i><<[...] La sua strada era chiara, anche se non del tutto liscia. E allora, pregata in quel modo, parlò. Cosa disse? Naturalmente quel che doveva. Una signora lo fa sempre>>.</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">M.P.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">¹ <i>"A Sua Altezza Reale il Principe Reggente, quest'opera è, con il permesso di Sua Altezza Reale, col massimo rispetto dedicata, dalla devota e obbediente umile serva di Sua Altezza Reale, l'autrice".</i></div><div style="text-align: left;">² Non si possono non trovare delle similitudini tra la Jane Farifax di Emma e la <a href="http://appuntario.blogspot.com/2016/04/jane-eyre-e-il-bicentenario-della.html">Jane Eyre</a> della Brontë: ambedue figure analoghe per nome, carattere, professione e sorte. Si è pensato ad un'influenza della Austen sulla Brontë ma ancora non esistono prove concrete.</div><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p>Libro:</p><p><i>"Emma"</i>, J. Austen, <i>Newton Compton Editori</i></p><p><br /></p><p></p><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><p style="text-align: left;"><br /></p></blockquote><p></p>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-25382370450259487272020-07-26T08:45:00.000+02:002020-07-26T08:45:37.538+02:00"Il Giovane Holden" di J. D. Salinger<i><br /></i><div><i><<Io abito a New York, e stavo pensando al laghetto di Central Park, quello vicino a Central Park South. Chissà se arrivando a casa l'avrei trovato ghiacciato, e se sì, chissà dov'erano andate le anatre. Chissà dove andavano le anatre quando il lago gelava e si copriva di ghiaccio. Chissà se arrivava qualcuno in furgone che le caricava tutte quante per portarle in uno zoo o chissà dove. O se volavano via e basta>>.</i></div><div><i><br /></i></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_UD1Sikm3L3mOg7wjTQEFKZ7H5mn2hX2OriPohZ60xtAFE08Uz3kZvw_C2oD86Pczf-aFuAUSnsVESqA9Q0NytBhfNMxkPJU8xQ9w7GLoPAmBmv83W3qXi9PpiGlnVMqH2jYojDvslgM/s960/sal.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="469" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_UD1Sikm3L3mOg7wjTQEFKZ7H5mn2hX2OriPohZ60xtAFE08Uz3kZvw_C2oD86Pczf-aFuAUSnsVESqA9Q0NytBhfNMxkPJU8xQ9w7GLoPAmBmv83W3qXi9PpiGlnVMqH2jYojDvslgM/w625-h469/sal.jpg" width="625" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>@Appuntario</i></td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></div><div>Il sedici luglio 1951 uno scrittore poco conosciuto pubblicava negli Stati Uniti, sotto la firma di J. D. Salinger, un libro che diventò di lì a poco molto più di un best-seller e molto più di un classico, ossia un fenomeno culturale della letteratura americana,<i> "The Catcher in the Rye"</i>, in italiano <b><i>"Il Giovane Holden".</i></b></div><div>Leggendo questo testo si rimane sedotti dalla sua modernità e si capisce che anche per altri cinquecento anni rimarrà ancora così attuale.</div><div>"Il Giovane Holden" descrive quell'età particolarmente critica che è l'adolescenza, eppure quel breve periodo transitorio di cui siamo convinti di esserci lasciato alle spalle si estende molto più della nostra età anagrafica: è lotta e rassegnazione, conquista e perdita sempre nell'esistenza umana. E <b>l'empatia</b> che si instaura tra Holden e il lettore è il vero valore del romanzo.</div><div><b>Jerome David Salinger</b> (1919-2010) fu un autore atipico, per nulla incline alla notorietà, al denaro, e della sua vita, che per la maggior parte passò in solitudine dal resto del mondo, si conoscono poche date e scarsi dettagli.</div><div>Dapprima scrittore di racconti per il "The New Yorker" partecipò alla Seconda Guerra Mondiale dal 1942, presenziando ogni volta ad azioni decisive e pericolose come il D-Day, la liberazione di Parigi, l'invasione della Germania; lavorando al tempo stesso alle prime bozze dell' <i>Holden</i>.¹ Con la conclusione del conflitto Salinger cominciò a soffrire di depressione e di disturbi post-traumatici a causa delle recenti esperienze in guerra: "Il Giovane Holden" il suo più grande successo (che dall'uscita ha visto vendere come sessantacinque milioni di copie) fu il risultato di quei tremendi fatti, la presa di coscienza di amare disillusioni e terribili orrori che nessuno aveva neppure tentato di impedirne gli sviluppi.</div><div>Dal 1953 visse in un costante isolamento fino alla morte.</div><div>Se l'autore iniziò a ritirarsi in quegli anni dalla scena pubblica, "Il Giovane Holden" rappresentò fin da subito una novità narrativa e di linguaggio nel panorama letterario americano del dopo-guerra. </div><div>Vi era riprodotta quell'<b>America di Harry S. Truman</b> in cerca di una rinnovata identità da incollarsi ma già persa nei lunghi drink dei locali notturni, nell'ossessione del sesso, nella ambivalente immagine di benessere e dubbia moralità nell'alta società come nei bassifondi di una New York priva di sentimenti e protezione. Holden ne rivela quel conflitto tra idealismo e materialismo, quella diffidenza nei confronti della società, quell'istinto di distacco dal proprio ambiente.</div><div><br /></div><div><br /></div><div>Il romanzo è ambientato verso la fine degli anni Quaranta, dove <i>Holden Caulfield</i>, un sedicenne della buona borghesia newyorkese espulso dall'ultimo prestigioso college per l'insufficiente rendimento scolastico, racconta (al passato) della sua fuga e del suo vagabondaggio durato tre giorni (alcune settimane antecedenti al Natale).</div><div>Le disavventure incontrate forniscono ad Holden di maturare un suo pensiero critico nei confronti della vita adulta in cui sta per entrare.</div><div>Nel suo girovagare si imbatte in amici, professori, sconosciuti, persone con più o meno autorità, a cui implicitamente chiede conforto, tuttavia da questi viene infine sopraffatto o guardato con indifferenza o per puro interesse. Si rafforza in lui la decisione di scappare verso l'ovest, lontano dal falso contatto umano ma le ultime ore passate con la sorellina, la sola con la quale ha un rapporto sincero, lo fanno desistere dal suo intento.</div><div><br /></div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipBTAR8ZF5QiLYrF3fm494rjhDHkBdgO2s63BUeW2WneoI7MBhyphenhyphenlMZZH3RBc2KpPJrq91nQDhJgPHp_A5mSjk4N2IPYcI_tcUdKog-uYVIpwQLkd3wgD2xdITOECfGyw4DBubk6-SU0IQ/s750/J-D-Salinger-Illustration-TIME-1961.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="508" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipBTAR8ZF5QiLYrF3fm494rjhDHkBdgO2s63BUeW2WneoI7MBhyphenhyphenlMZZH3RBc2KpPJrq91nQDhJgPHp_A5mSjk4N2IPYcI_tcUdKog-uYVIpwQLkd3wgD2xdITOECfGyw4DBubk6-SU0IQ/w218-h320/J-D-Salinger-Illustration-TIME-1961.jpg" width="218" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Salinger<br />Illustrazione di R. Vickrey</i></td></tr></tbody></table><div>Lo stile usato da Salinger è tra i primi motivi a suscitare lo stupore e la simpatia del lettore, fin dalle prime righe dell'incipit. Il linguaggio è il frutto dell'espressione orale giovanile, sbrigativa e non articolata, con influssi gergali ed esente di affettazione, informale con una buona quantità di iperbole. "Il Giovane Holden" riprende alcuni degli aspetti narrativi di quella letteratura americana iniziata da Twain e questo contrasto <i>sawyeriano</i> tra società e il microcosmo del protagonista muove l'intero tessuto del romanzo.</div><div>Holden Caulfield è insieme eroe ed antieroe, visto attraverso la transizione dall'infanzia all'età adulta è un <b>personaggio contraddittorio</b>: parla come un ragazzo ma pensa come un adulto, si descrive come un grande bugiardo eppure appare il più sincero, denigra l'ingenuità di alcuni libri ma il fatto di leggere lo pone come un lettore forte. In bilico tra realtà e finzione, tra gesti pensati ma mai attuati, <b>Holden esprime tutta la sua ribellione e il rammarico di una società che sente falsa ed ipocrita</b>, dove la ricerca di una identità cozza con il conformismo e l'opportunismo della massa. <b>La società delude con violenza le aspettative di ascolto e comprensione ricercate</b> dal protagonista e la mancanza di comunicazione lo portano ad una <b>alienazione </b>subita e contemporaneamente volontaria.</div><div>La celebre, insistente domanda che Holden riversa sulle persone, su dove vadano le anatre quando il laghetto del Central Park si ghiaccia, simboleggia la triste facilità con cui si tende a rimanere intrappolati e omologati a certi schemi della vita, contro la difficoltà di accettarsi coraggiosamente autentici e diversi².</div><div>Nello stesso dialogo con l'amica <i>Sally</i>, Holden le propone di fuggire subito, non quando sarà troppo tardi (adulto) e già corrotto ma <b>ora che può conservarsi ancora innocente e libero</b>.</div><div>Anche del sesso il giovane ha una visione più pura: se inizialmente accetta l'appuntamento con una prostituta, poi davanti ai suoi modi volgari se ne allontana percependone la carenza di sentimenti. Si indigna all'idea di una ragazza vinta, contro la propria volontà, dal desiderio maschile come <b>della prematura conoscenza dell'infanzia con la sessualità.</b></div><div>Proprio la tematica sull'infanzia costituisce il cardine di tutto il libro, il principale sostegno su cui si basa. In una serie di battute con la sorellina <i>Phoebe</i>, Holden le confida quale professione, se potesse essere veramente libero, vorrebbe realizzare, prendendo spunto da una poesia di Robert Burns da lui erroneamente tradotta³:</div><div><br /></div><div><i><<Ad ogni modo, io mi immagino sempre tutti questi bambini che giocano a qualcosa in un grande campo di segale e via dicendo. Migliaia di bambini, e in giro non c'è nessun altro - nessuno di grande, intendo - tranne me, che me ne sto fermo sull'orlo di un precipizio pazzesco.</i></div><div><i>Il mio compito e acchiapparli al volo se si avvicinano troppo, nel senso che se loro si mettono a correre senza guardare dove vanno, io a un certo punto devo saltar fuori e acchiapparli. Non farei altro tutto il giorno. Sarei l'acchiappabambini del campo di segale>>.</i></div><div><br /></div><div>Attraverso questa commuovente metafora entrata di diritto tra le citazioni più belle della letteratura, Holden esterna il suo<b> bisogno di salvare l'infanzia dalle brutture della vita</b>, proteggere i bambini (o gli indifesi) dalle disillusioni, renderli impermeabili da cocenti realtà.</div><div>Nondimeno nelle ultime pagine, quando il ragazzo vede la sorellina girare felice sulla giostra cercando pericolosamente di acchiappare l'anello d'oro sospeso in alto sopra di lei, comprende quanto questi abbiano il bisogno di aggrapparsi ai propri sogni, nonostante la paura di una caduta.</div><div><i><br /></i></div><div><i><<I bambini cercavano tutti di acchiappare l'anello d'oro, anche la vecchia Phoebe, e io avevo un po' paura che cadesse da quell'accidenti di cavallo ma non ho detto né fatto niente. I bambini sono così, quando vogliono acchiappare l'anello d'oro devi lasciarglielo fare senza dire niente. Se cadono, cadono, ma se gli dici qualcosa è brutto>>.</i></div><div><br /></div><div>Nel corso del tempo molti hanno ravveduto nella rabbia e nella rivolta di Holden la repulsione di Salinger verso la guerra in cui aveva combattuto e l'orribile visione che aveva tratto dai campi di concentramento. Tuttavia scrivere questo è dire ben poco.</div><div>"Il Giovane Holden" è un'opera dove l'irriverente ironia si alterna alla più amara drammaticità e a riflessioni di insospettabile profondità e tenerezza. <b>Non è un romanzo sull'adolescenza </b>perché Holden Caulfield rispecchia i nostri stessi timori, dubbi, incomunicabilità, domande a cui non sappiamo trovare risposte, al di là della nostri anni.</div><div>Guardando fra i ritagli di giornali di mia sorella, ho trovato questa frase che lo scrittore William Faulkner, fra i primi lettori entusiasti dell' <i>Holden</i>, aveva scritto in proposito, e penso sia il pensiero più azzeccato fra i tanti:</div><div><i><<Secondo me, la tragedia di Holden non era che non fosse abbastanza forte, o abbastanza coraggioso, o abbastanza meritevole per essere accettato nell'umanità. La sua tragedia è che quando cercò di entrare a far parte della razza umana, lì non c'era nessuna razza umana>>.</i></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>M.P.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>¹ Si racconta che durante lo sbarco in Normandia Salinger avesse con sé i primi sei capitoli dell'<i>Holden</i>.</div><div>² Su questa che è diventata la più nota ed enigmatica frase di Holden si sono succedute svariate interpretazioni: ognuno a seconda della propria sensibilità può trovarne una propria. Questa che ho scritto è un pensiero personale.</div><div>³ Sulla traduzione del titolo di Salinger e del fraintendimento di Holden con la poesia di Burns si può guardare la postfazione dell'Einaudi, ben scritta ed esaustiva.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Libro:</div><div><br /></div><div><i>"Il Giovane Holden"</i>, J.D. Salinger, <i>Einaudi</i></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-19429549973149651472020-07-13T22:15:00.001+02:002021-04-09T17:52:47.751+02:00Quando la lettura passa per la rete e va bene anche per l'estate.<div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqolGD2U6AjZUDggkfvX_vWx700kaygStsEGtMTDurQg0tB6Pfiwu4dkGeRfg67C2oGl5oKO8cEhImqQHuioP5_q8ATx0VEIwWCaNY8JbLCkt2mzNXPfLkF6JB47W8gxHOiXN5mp1_SUI/s2500/Summerbooks%252Bdetail_Guardian.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1601" data-original-width="2500" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqolGD2U6AjZUDggkfvX_vWx700kaygStsEGtMTDurQg0tB6Pfiwu4dkGeRfg67C2oGl5oKO8cEhImqQHuioP5_q8ATx0VEIwWCaNY8JbLCkt2mzNXPfLkF6JB47W8gxHOiXN5mp1_SUI/w625-h400/Summerbooks%252Bdetail_Guardian.jpg" width="625" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>"Summerbooks", The Guardian</i></td></tr></tbody></table><div><br /></div><div>Con la fine del <i>confinamento, </i>dicevano, che presto saremmo tutti tornata alla <i>normalità</i>.</div><div>Eppure questa tanto desiderata normalità non si è più vista, anzi si sono succeduti dei cambiamenti che hanno modificato radicalmente il nostro modo di vivere, pensare e guardare al futuro, con una accelerazione ormai inarrestabile.</div><div>Anche la lettura durante il lungo periodo della quarantena ha subito delle novità attraverso il ritorno all' <i>e-reader</i>, creato verso la fine degli anni Novanta e dimenticato nel primo decennio del Duemila, in sofferenza nei confronti dell'amato cartaceo.</div><div>Molte case editrici hanno regalato o messo in promozione per gli utenti svariati libri proprio mediante questo dispositivo che tutt'ora si sta rivelando il miglior mezzo per ammortizzare le varie spese di un mercato libraio sempre in profonda crisi. </div><div>Contemporaneamente (ma per alcuni già molto prima) sono comparsi sui principali social-network dei racconti, mini storie, animazioni, illustrazioni, fumetti, graphic- novel, diventanti il polo attrattivo della rete e il nuovo modo di<i> leggere oggi.</i></div><div>In genere brevi, veloci, dal significato istantaneo e con il vantaggio di poter essere letti in qualche minuto, questi si basano su un'efficacia capacità di sintesi, una storytelling lineare e soprattutto coinvolgente in grado di attrarre un lettore trascinandolo in una struttura episodica grazie anche al contributo del potere di un' immagine. Dapprima contenitori di un irriverente umorismo e battute comiche, col tempo si sono fatti più articolati raggiungendo tematiche attuali, storiche, filosofiche, non-sense e abbracciando un vasto ed eterogeneo pubblico di lettori forti e occasionali.</div><div>Si è spesso discusso se questo diverso genere di lettura possa essere definito una certa espressione letteraria o artistica, nonostante il romanzo continui ad essere, nel confronto, più scritto e letto, eppure questa nuova ricerca di linguaggi, forme di comunicazione innovative e creative unite ad una tipologia di disegno meno tecnica ma più sensibile e vicina alle realtà del nostro tempo, interpretano le non poche prerogative che l'arte stessa richiede.</div><div>Molto seguiti nei tre mesi della chiusura totale sono stati i disegni animati di ZeroCalcare con <i>"Rebibbia Quarantine" <<drammatico reportage >> </i>della quarantena vissuta nell'omonimo quartiere romano, come imperdibili le strisce quotidiane della <i>Scottecs</i> del fumettista veronese Sio o le divertenti (dis)avventure a fumetto della coppia <i>Simple & Madama</i> di Lorenza di Sepio a cui aggiungo le bellissime illustrazioni di Ernesto Anderle (pittore e scultore milanese) per la sua graphic novel ormai conosciuta e stimata di <i>Vincent Van Love</i>, omaggio rivolto al celebre pittore olandese Vincent Van Gogh.</div><div>Proprio di quest'ultimo sto seguendo da qualche mese (con la stessa passione ed entusiasmo per un classico romanzo) una storia a puntate d'ambientazione storica, frutto questa volta di più collaborazioni.</div><div><a href="https://www.facebook.com/Hedera-101100518286685/"><b><i>"Hedera"</i></b></a> è la vicenda di una giovane donna della campagna inglese nella prima metà del XIX secolo, <i>Edith Wilton</i>, morta <i>apparentemente</i> per una fatale caduta da cavallo.</div><div>Attraverso le testimonianze del villaggio, lettere, e il diario rinvenuto della povera ragazza, viene ricostruita la sua vita quotidiana, il suo mondo popolato di fantasia, libertà ed arte contro l'abitudinario e scontato posto riservato alle donne dalla società.</div><div>Al forestiero dottor <i>Charles Norland</i> spetta il compito di scoprire la vera personalità e la fine di Edith, cercando di non farsi condizionare dalla fittizia tranquillità del luogo e dei suoi abitanti.</div><div>Ispirato al giallo gotico e ai romanzi di Jane Austen, "Hedera" indaga nei conflitti e nelle lotte di classe all'interno di una piccola comunità del tempo e nell'esplorazione di quella mancata espressione dei sentimenti e desideri femminili, con una buona accuratezza e bilancio di veridicità e immaginazione, trasporto nei confronti della protagonista e commozione per le bellissime illustrazioni di Anderle, che da sole bastano a esprimere un moto interiore e raffigurare con delicatezza ciò che alla parola non basta.</div><div><br /></div><div><br /></div><div>M.P.</div><div><br /></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-55404645811672239152020-07-06T08:34:00.001+02:002021-04-09T17:53:16.502+02:00"Louisa May Alcott" di Martha Saxton<br /><div><i><<Louisa May Alcott aveva trentacinque anni quando, nella primavera del 1860, cominciò a scrivere Piccole Donne. Era una donna alta, dalle spalle forti, con gli occhi scuri e i capelli neri resi radi e canuti dalle malattie. Sembrava più vecchia della sua età. Non aveva mai vissuto un'infanzia e il fiorire della sua femminilità era stato stroncato dai malanni>>.</i></div><div><i><br /></i></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgd4dVMuYbd_2VFj-ooCd7HESgYPb5314isGX8aasqbMp7fg4GklyWklETzR4mxYUXGBNyL1ITwXSR9xKpuAuW_gcxTrvcIXHIMKTnq2P5dvFvsdBNfUmDDDGFzrVvTZ6ubz2hwUQl_ep8/s960/louisa.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="469" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgd4dVMuYbd_2VFj-ooCd7HESgYPb5314isGX8aasqbMp7fg4GklyWklETzR4mxYUXGBNyL1ITwXSR9xKpuAuW_gcxTrvcIXHIMKTnq2P5dvFvsdBNfUmDDDGFzrVvTZ6ubz2hwUQl_ep8/w625-h469/louisa.jpg" width="625" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">@Appuntario</td></tr></tbody></table><i><br /></i></div><div>Con l'ultima <a href="http://appuntario.blogspot.com/2020/01/piccole-donne-2019-di-greta-gerwig.html">trasposizione cinematografica</a> del suo capolavoro,<i> Louisa May Alcott</i> (1832-1888) ha riconquistato una nuova popolarità tornando ad essere ancora letta e discussa, forte anche dell'uscita di recenti pubblicazioni e di un moderno revisionismo letterario.</div><div>Per svariati decenni la sua figura è rimasta intrappolata nel didascalico settore di<i> "scrittrice per signorine"</i> e il suo <a href="http://appuntario.blogspot.com/2019/12/piccole-donne-di-louisa-m-alcott.html">"Piccole Donne"</a> riposto troppo frettolosamente sugli scaffali dalla dicitura <i>"letteratura per ragazzi"</i>. </div><div>Poco si è fatto per dare alla celebre autrice americana la sua non <i>indifferente</i> collocazione letteraria e storica, come poco si sono analizzati i suoi scritti, che dietro al <i>piacevole moralismo</i> nascondono diversi piani interpretativi che il film della Gerwig ha fatto coraggiosamente emergere.</div><div>Lo scorso anno la casa editrice <i>Jo March</i> ha dato alle stampe (per la prima volta in Italia) una delle più riconosciute biografie della Alcott, <i><b>"Louisa May Alcott, una biografia di gruppo"</b></i><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">¹ di <b>Martha Saxton</b>, curata e tradotta in modo lodevole da Daniela Daniele</span><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">².</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Il libro si tratta di una pubblicazione del 1977, dove Martha Saxton (1945) professoressa di storia specializzata negli studi sulle donne in America, conscia del rinnovamento culturale e della spinta femminista che negli anni Settanta stavano prepotentemente sviluppandosi, ha voluto far luce su questa scrittrice a lungo annullata dal suo personaggio e alter ego, <i>Jo March</i>, e con leggerezza dimenticata in quella sequela di scrittori maschili che realizzarono socialmente e letterariamente il cosiddetto Rinascimento Americano.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">La biografia segue cronologicamente la vita della Alcott inquadrandone la quotidianità nell'età vittoriana in cui si formò il movimento trascendentalista, capeggiato da Ralph Waldo Emerson (1803-1882), Henry David Thoreau (1817-1862), Bronson Alcott (1799-1888), sorto nel clima culturalmente aperto di una Boston vivace e industrializzata.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Questo fu uno degli aspetti più influenti sulla sua crescita personale e professionale, tuttavia la figura della scrittrice non può essere estraniata dal contesto storico in cui visse. Se da una parte il trascendentalismo esaltò gli alti ideali di moralità e spiritualità (una stretta convivenza con la natura e il distacco da una esistenza pratica), la Alcott assorbì i nodi cruciali della seconda metà dell'Ottocento americano: la questione dello schiavismo, dei diritti delle donne, il dramma della guerra di Secessione. La Alcott fu al tempo stesso abolizionista, femminista (fu la prima del suo distretto ad ottenere il voto e negli ultimi anni partecipò a diverse conferenze) guardando come esempio ad <i>Elizabeth Peabody</i> (educatrice americana prima ad aprire un asilo nido) e <i>Margaret Fuller </i>(la Mary Wollstonecraft americana) autrice del primo testo di rivendicazione femminile oltre oceano "<i>La Donna del Diciannovesimo Secolo"</i>, poi infermiera volontaria durante la guerra.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">A questa partecipazione sociale la Saxton ne individua i motivi letterari: tralasciando i romanzi che le diedero fama, si concentra su quelli minori e giovanili, più cupi e psicologici che ne rivelano il profilo ombroso e ribelle di una romanziera che ha sovvertito gli stereotipati ruoli di genere, attribuendo alle sue protagoniste caratteristiche di dominio maschile e riservando ai personaggi maschili connotazioni femminili. Tutti i lavori prima di "Piccole Donne" e a partire da <i>"Mutevoli Umori"</i> vertono su questo altalenante scontro dei sessi.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Ma l'immagine che la Saxton tiene a mostrare al lettore è, contrariamente a quella romantica, quello di una donna preda di depressioni e aspirazione mancate, dal tormento della malattia provocata da un avvelenamento da mercurio durante il servizio in ospedale, che la relegò prima della morte su di un letto, dalla sua ambigua posizione di nubile e unico sostentamento economico per la famiglia, con la mano rattrappita dall'incessante scrivere a rincorrere una piena indipendenza e libertà dai vincoli famigliari.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Raccontando fatti e aneddoti poco noti, che certo faranno piacere agli ammiratori delle vecchie generazioni, il libro apre anche ai ritratti delle persone che circondarono la Alcott, meritevoli ognuno di un biografia a parte, il padre, la madre Abba <i>"Marmee"</i>, la sorella pittrice <a href="http://appuntario.blogspot.com/2016/10/may-nieriker-la-alcott-che-incanto.html">May</a>, confluendo in un affresco corale e famigliare.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">La Saxton (vincitrice con questo libro del <i>"Boston Globe Book Prize"</i>) ha svolto la sua indagine biografica usufruendo solamente delle lettere e diari personali della famiglia Alcott, sparsi nelle varie biblioteche universitarie degli Stati Uniti.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Anche per questo non sono riuscita ad apprezzare pienamente l'opera, dove la ricerca si basa su fatti soggettivi ed incompleti, come approssimativa è la stessa osservazione storica e del costume del XIX secolo: non è presente quella genialità del ricostruire un'epoca partendo da uno studio e un'analisi <i>sul campo</i>, dei luoghi, del tempo e delle testimonianze esterne e successive, assemblare episodi scevri di circostanze e supposizioni; tutti elementi in cui la letteratura inglese ed italiana hanno difatti in questa materia il loro primato. Avrei preferito più accuratezza nelle fonti e una attenzione maggiore alla bibliografia.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Il libro risente troppo dell'età in cui è stato scritto, tanto che la <i>rivendicazione femminista</i> giunge a schiacciare la Alcott come una figura <i>da psicanalizzare</i>, scavandone negli impulsi e nei conflitti inconsci ed intimi, tracce prive di attendibilità oltre che di una vera curiosità da parte di un lettore moderno. </span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Non va meglio sull'esposizione delle opere, per cui "Piccole Donne" viene descritto con la misura di <i>"un romanzo di fortuna"</i> steso dal padre della scrittrice, dove i diversi generi intrapresi non vengono visti come facce della stessa medaglia, un processo di sperimentazioni ma approfonditi in base a dati unicamente privati.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Se Jo March esce sconfitta dal confronto della sua creatrice, anche quest'ultima tuttavia si perde in una immagine fin troppo buia e desolata, di donna perché sottomessa, di scrittrice perché depressa. </span><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Il risultato della biografia è un quadro ambiguo, contraddittorio e mancante.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Auspicherei una biografia libera dai lacci stessi della scrittrice, dai preconcetti del nostro tempo e veramente moderna ed equa come quelle che si stanno scrivendo oggi sulla Austen o sulla Woolf.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">L'unica nota di valore che vi ho trovato è nella rappresentazione di quella dolorosa lotta che ha sempre visto le donne barcamenarsi nella ricerca della <i>stanza tutta per sè</i>, dove includere la propria autonomia e indipendenza economica capace integrare i ruoli di figlie, mogli e madri.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div>M.P.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">¹ </span><i style="font-family: lora, serif; font-size: 16px;">"Louisa May Alcott. A Modern Biography"</i><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">² Curatrice e traduttrice per l'edizioni Einaudi </span><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"> </span><i style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">"Piccole Donne"</i><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"> ("I Quattro Libri delle Piccole Donne").</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><font face=""><span style="background-color: white;">Libro:</span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;"><i><br /></i></span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;"><i>"Louisa May Alcott"</i>, M.Saxton, <i>Jo March</i></span></font></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><br /></div><div><br /></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-157631589314866782020-06-21T07:31:00.001+02:002021-04-09T17:54:07.819+02:00Winston Churchill, quando non faceva la storia faceva arte¹<br /><div><i><<Dipingere un'immagine è come combattere una battaglia; e suppongo che provare a dipingere un'immagine sia come provare a combattere una battaglia>>. W. Churchill</i></div><div><i><br /></i></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSzt2FEITyOMIu2ZXbrfOOnAxjoQqi9JeUJ2YUFWH2k8OZrXj3TBeI5ly2a_fHGrRzSCvO8A61aUjHtv_NxEPtYQiUQoUok6PFVncCPI8vlG_C2ed4CaUQ2HmvXnkXXvalzIjOrcKKU30/s1200/download.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Winston Churchill" border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="330" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSzt2FEITyOMIu2ZXbrfOOnAxjoQqi9JeUJ2YUFWH2k8OZrXj3TBeI5ly2a_fHGrRzSCvO8A61aUjHtv_NxEPtYQiUQoUok6PFVncCPI8vlG_C2ed4CaUQ2HmvXnkXXvalzIjOrcKKU30/w625-h330/download.jpg" title="Winston Churchill" width="625" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Winston Churchill</td></tr></tbody></table><i><br /></i></div><div>C'è chi ha fatto un'epoca, c'è chi ha subito un'epoca, ma esiste un'altra categoria, quella che è riuscita a travalicare il proprio tempo, a non ammuffire nei libri di storia, a non essere liquidata con qualche citazione impropria e la cui modernità, invece, influenza tutt'ora il nostro modo di vivere.</div><div>Pensiamo a Winston Churchill che il sette giugno di questo mese è stato vittima di una folla furente, il suo memoriale a Westminster imbrattato da scritte riguardanti il suo<i> presunto</i> passato di razzista, sull'onda delle proteste del caso <i>"George Floyd"</i>.</div><div>A parte l'atto volgare e da condannare, questo può dare un poco l'idea di come il più grande politico britannico sia ancora al centro di tante discussioni, più o meno valide.</div><div><b>Sir Winston Churchill</b> (1874-1965) fu lo statista e lo stratega per eccellenza, ideatore della spedizione di Anversa e dei Dardanelli, simbolo della resistenza contro la minaccia nazista, due volte Primo Ministro, dal 1940 al 1945 e dal 1951 al 1955, uomo eccentrico dalla tenacia proverbiale; se questo volto ci pare ormai arcinoto tuttavia le altre peculiarità, che lo distinsero fuori dalla politica, negli ultimi anni stanno accendendo molta curiosità unita ad un buon giro d'affari.</div><div>Appassionato oratore, di cui si ricordano i celebri discorsi, Churchill intraprese inoltre la carriera di giornalista di articoli, reportage di viaggio e scrittore di libri storici come<i> "La Seconda Guerra Mondiale"</i> pubblicata in cinque volumi tra il 1948 e il 1951, che gli valse nel 1953 il premio Nobel per la letteratura per <i><<la sua padronanza della descrizione storica e biografica, nonché per l'oratoria brillante in difesa dei valori umani esaltati>></i> ma il tratto più interessante a lui legato è stata la <b>pittura</b>.</div><div>Per un uomo che diede gran parte delle sue energie fisiche e mentali a guidare la storia, la pittura potrebbe sembrare agli occhi moderni un piacevole intervallo tra una guerra ed un'altra, in realtà se si considerano i circa 500 dipinti accertati in quarantotto anni si deduce quanto l'arte sia stata una fedele e cara compagna fino alla morte. </div><div>Le sue opere pur non valutate quanto un Van Gogh riescono ad imporsi con ottimi profitti sul mercato e ricercate nel Regno Unito sono diventate protagoniste di un episodio di una nota trasmissione della BBC e abbastanza vantaggiose per pagare le tasse di successione degli eredi del famoso parente</div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhePM9w-uiXnNSwB4ypu4reLznZ2dJIAP7JoTodOUViQvTjy3IJBXtJxfLDlHHnqWyfhoUukMAVNH0ho4fLzPnwmDYXZZRi6KEmAYYtMurC0b8D0q_WmMHuvQdBt4TlEGKyo91F2nRmR2s/s600/ThePalladianBridge.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="500" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhePM9w-uiXnNSwB4ypu4reLznZ2dJIAP7JoTodOUViQvTjy3IJBXtJxfLDlHHnqWyfhoUukMAVNH0ho4fLzPnwmDYXZZRi6KEmAYYtMurC0b8D0q_WmMHuvQdBt4TlEGKyo91F2nRmR2s/w334-h400/ThePalladianBridge.jpg" width="334" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: left;"><i>"The Palladian Bridge" </i></span></td></tr></tbody></table><div>Il Ponte Palladiano è una elegante architettura che sorge sulla collina che domina Prior Park (Bath) di cui è la caratteristica più nota ed apprezzata dagli inglesi.</div><div>Nel 1925 Churchill realizzò diverse vedute del posto e in questa versione <b><i>"The Palladian Bridge" </i></b>l'edificio di stile neoclassico (molto in voga in Inghilterra) si armonizza con la lussureggiante natura, riflessa nelle sue limpide acque. La tela è uno scorcio romantico e spontaneo di sfumature e delicatezza dei colori. Una delle sue versioni fu donata nel 1960 alla regina Elisabetta, dove risiede oggi nel Castello di Windsor.</div><div>Appena un anno prima Churchill era giunto sulla scena politica diventando Ministro delle Finanze attuando una serie riforme finanziarie come il <i>gold standard</i>, un sistema monetario per cui l'oro rappresentava il modello economico: la circolazione era composta da monete d'oro e di biglietti di banca convertiti in monete d'oro. </div><div><br /></div><div>Autodidatta, iniziò a dipingere nel 1915 usufruendo dei viaggi per fare arte e dell'arte per viaggiare. Nel 1921 inviò diverse tele con lo pseudonimo di <i>Charles Winter</i> alla Royal Academy of Arts di Londra dove furono accettate mentre nel 1958-59 quando la sua fama di pittore era già conosciuta, realizzò la sua prima mostra personale.</div><div>Churchill amava raffigurare principalmente paesaggi di campagna, come la sua tenuta di Chartwell nel Kent <span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">² (suo buon ritiro), marine, nature morte, ritratti famigliari e soprattutto scene naturalistiche e di vita nei suoi viaggi in giro per il mondo durante conflitti e guerre: Egitto, Italia, Marocco, Francia meridionale.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">I suoi dipinti richiamavano alla memoria i colori vivaci, le luci e le ombre dell'<b>Impressionismo</b>, privilegiando le tinte brillanti, i blu, i verdi, i gialli e le ambientazioni piene di luce. Ammiratore di Manet, Monet, Cézanne, lavorava preferibilmente en-plein-air e i suoi motivi cristallizzano il tempo libero del grande politico del secolo passato.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Dipingere lo sollevava, almeno per un breve tempo, dalle incombenze e preoccupazioni della politica ma non equivaleva ad una semplice distrazione né come corsia preferenziale per entrare in una seria carriera professionale: dipingere rappresentava la radice per migliorare la memoria e la concentrazione, tenere sotto controllo la depressione cronica di cui era afflitto da anni, il <i>"cane nero"</i> come soleva chiamarla nei momenti più bui.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Le sue opere difficilmente esprimono il clima storico-sociale che si respirava in quel momento, lasciando trasparire più che altro la bellezza e la particolarità del luogo: a parte questo curioso dipinto intitolato <b style="font-style: italic;">"Beach at Walmer" </b>del 1938.</span></div><div><font face=""><span style="background-color: white;">Realizzato sulla spiaggia vicino Dover il quadro raffigura una classica giornata spesa al mare, con in primo piano l'arida battigia gialla, più in fondo degli allegri bagnanti muoversi tra le onde mentre il cielo riflette i colori del mare. Il tutto appare tranquillo e rasserenante ma la vista dello spettatore rimane catturata da questo inquietante cannone di epoca napoleonica, uno dei tanti che ancora sorvegliano l'ingresso al mare dal castello adiacente. La sua grave presenza provoca sentimenti ambigui e contrastanti, dando all'effetto del paesaggio l'avvicinarsi di foschi presagi. Questa spiaggia è la stessa che Giulio Cesare attraversò per invadere la Gran Bretagna nel 55 a.C. ma l' inquietudine qui non è retrospettiva. </span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;"><br /></span></font></div><div><font face=""><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8S4JNULP21o-csd4AGl9LVkxH730I4kyVRCKGYrYyN-Y0-H57r0lb8o76R9mNKDLrH6kLHTE3DwxoQookLGc6bMwiKHc4F3Suf3dignvcmQj6ulFE-F88wHbfOl023aJjqbM-UyffNHI/s3330/2011_CKS_07967_0035_000%2528sir_winston_churchill_om_ra_the_beach_at_walmer%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2797" data-original-width="3330" height="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8S4JNULP21o-csd4AGl9LVkxH730I4kyVRCKGYrYyN-Y0-H57r0lb8o76R9mNKDLrH6kLHTE3DwxoQookLGc6bMwiKHc4F3Suf3dignvcmQj6ulFE-F88wHbfOl023aJjqbM-UyffNHI/w400-h336/2011_CKS_07967_0035_000%2528sir_winston_churchill_om_ra_the_beach_at_walmer%2529.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 16px; font-style: italic; text-align: left;">"Beach at Walmer" </span></td></tr></tbody></table><span style="background-color: white;"><br /></span></font></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif;">Nel 1938 Churchill si trovava in rotta con il Primo Ministro Neville Chamberlain (1869-1940) riguardo all'insperata pacificazione con Hitler: Churchill nutriva dubbi e timori sul cancelliere tedesco, e chiese di fermare Hitler dopo l'annessione all'Austria. Appena un anno dopo i suoi timori si dimostrarono fondati e questa tela ricostruisce la forte emotività di quel periodo. L'opera fu in seguito donata al suo principale consigliere durante la Seconda Guerra Mondiale.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif;"><i><b>"Tower of Koutoubia Mosque"</b></i> rappresenta oggi l'unico dipinto composto e portato a termine nell'ultima guerra.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif;"><br /></span></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAw2IU3kyBzUb3Ln7VZXzrQ1eUx4uC4uKLDovwzg1Y3wOfVSldNVC7doolWijQ4jVMTJPwPsrkWJi-t7zO8f-tUy4zJL-Bi4_cR4C9AlvEY475J3ElJVdgWOGDN5ZJTFJmvpIFzEp3h9A/s475/Churchill_-The-_Tower_of_the_Koutoubia_Mosque-standalone.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="356" data-original-width="475" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAw2IU3kyBzUb3Ln7VZXzrQ1eUx4uC4uKLDovwzg1Y3wOfVSldNVC7doolWijQ4jVMTJPwPsrkWJi-t7zO8f-tUy4zJL-Bi4_cR4C9AlvEY475J3ElJVdgWOGDN5ZJTFJmvpIFzEp3h9A/w400-h300/Churchill_-The-_Tower_of_the_Koutoubia_Mosque-standalone.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="font-family: lora, serif; text-align: left;">"Tower of Koutoubia Mosque"</i></td></tr></tbody></table><span style="background-color: white; font-family: lora, serif;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif;">Nel 1935 durante un viaggio Churchill scoprì il Marocco e per anni questa fu una delle sue destinazioni preferite. A Marrakech rimase affascinato dalle storiche architetture baciate dal sole e dalle alte montagne dell'Atlante, che soprannominò la vivace città come </span><i style="font-family: lora, serif;">"la Parigi del Sahara"</i><span style="background-color: white; font-family: lora, serif;">.</span></div><div><font face=""><span style="background-color: white;">L'opera fu realizzata nel viaggio successivo del 1943, nel pieno svolgimento della <i>Conferenza di Casablanca, </i>(a cui presenziarono<i> </i>le più alte cariche alleate) che servì a pianificare una strategia europea per porre fine alla guerra e alla <i>resa incondizionata </i>delle Germania.</span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;">Questa raffigura la moschea più importante di Marrakech, quella di Koutoubia, costruita intorno al 1120 e celebre per il suo minareto considerato tra i più belli ed antichi del mondo islamico.</span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;">In seguito la tela fu donata all'amico ed alleato Franklin Roosevelt (1882-1945).</span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;">Si mormora che oggi il quadro appartenga all'attore americano Brad Pitt e che la sua quotazione sia molto elevata.</span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;"><br /></span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;">Il 1945 fu l'anno più doloroso in campo politico e insieme più prolifico in campo artistico.</span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;">Nel 1945 Churchill perse le elezioni generali appena due mesi dopo il VE day, il giorno della vittoria in Europa. Contrariamente a tutti i sondaggi che lo vedevano ancora una volta alla guida del governo, forte della sua figura di vincitore, dovette bensì dimettersi da Primo Ministro.</span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;"><br /></span></font></div><div><font face=""><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOJlIZImDNVU4eqXsoo5KVfqw1AqEh0C93dchy1JUewYzlxo6P9pOC8f6RqnfiuNdRB8F5atTer2XBbcsqRhIcojAB14PespNsOM9BX_eYIfN2qWxDWsZe-OjsaSv9WZwOx3nvnslhbFY/s800/NTIV_CHAW_1102474-001.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="627" data-original-width="800" height="314" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOJlIZImDNVU4eqXsoo5KVfqw1AqEh0C93dchy1JUewYzlxo6P9pOC8f6RqnfiuNdRB8F5atTer2XBbcsqRhIcojAB14PespNsOM9BX_eYIfN2qWxDWsZe-OjsaSv9WZwOx3nvnslhbFY/w400-h314/NTIV_CHAW_1102474-001.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="text-align: left;">"Italian Lake Scene"</i></td></tr></tbody></table></font></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif;">Le elezioni furono promosse con una una serie di imperdonabili errori ma, in realtà, erano gli stessi inglesi che non riuscirono a vedere in quell'uomo </span><i style="font-family: lora, serif;">votato alla guerra</i><span style="background-color: white; font-family: lora, serif;"> un possibile buon governante </span><i style="font-family: lora, serif;">in tempo di pace</i><span style="background-color: white; font-family: lora, serif;">.</span></div><div><font face=""><span style="background-color: white;">Churchill si rifugiò quindi in vacanza in Italia dove in ventuno giorni dipinse ben quindici tele.</span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;">In<i><b> "Italian Lake Scene"</b></i> raffigura la sua pausa vissuta nello splendido lago di Como.</span></font></div><div><font face=""><span style="background-color: white;"><br /></span></font></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Ci si può domandare, a questo punto, se le esposizioni di Churchill si siano trattate veramente di capolavori o meno. A tal proposito Sir Oswald Birley (1880-1952) ritrattista della corte inglese disse </span><i style="font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><<Se Churchill avesse dato il tempo all'arte che ha dato alla politica, sarebbe stato senza dubbio il più grande pittore del mondo>>. </i></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">L'affermazione è certamente enfatizzata dal rapporto di amicizia che i due intrattenevano, visto che Churchill peccava di alcune ingenuità stilistiche, di abilità manuali, in particolare di ritocchi e rifiniture, eppure non si mostrava un inesperto ma perfezionò la sua arte studiando; pur non diventando un Monet rimase molto modesto verso il suo talento, comunque invidiato anche dai suoi nemici.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">M.P.</span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div> </div><div><br /></div><div><br /></div><div>¹ <a href="https://www.artsy.net/article/artsy-editorial-making-history-winston-churchill-made-paintings">Winston Churchill</a></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">² <a href="https://www.nationaltrust.org.uk/chartwell">Chartwell</a></span></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-71434280127982153752020-06-11T18:38:00.001+02:002020-06-11T19:59:19.480+02:00"Il Generale nel suo Labirinto" di Gabriel García Márquez<br /><div><i><<Siamo sempre stati poveri e non c'è mancato nulla>> gli disse.</i></div><div><i><<Il fatto è diverso>> gli disse il generale. <<Siamo sempre stati ricchi e tutto ci è mancato>>.</i></div><div><i>Entrambi gli estremi erano veri.</i></div><div><i><br /></i></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjU0EQnaZuluvdRJsbmn06_tUW6Z2bmS1Bj4Jj1-VOgkn5zm3ou8H4jOUWGt9_VaAzO3Cm-mKK14jVVb8MAEB3rmXDk7rIZBPFA_jPfqR062FsU-T2bae3ogv9upSslHtsS6lJ8Va6aeg/s940/Progetto+senza+titolo+%25282%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="536" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjU0EQnaZuluvdRJsbmn06_tUW6Z2bmS1Bj4Jj1-VOgkn5zm3ou8H4jOUWGt9_VaAzO3Cm-mKK14jVVb8MAEB3rmXDk7rIZBPFA_jPfqR062FsU-T2bae3ogv9upSslHtsS6lJ8Va6aeg/w640-h536/Progetto+senza+titolo+%25282%2529.jpg" title="Copertina (dettaglio) della prima traduzione in inglese" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Copertina (dettaglio) della prima traduzione in inglese</td></tr></tbody></table><i><br /></i></div><div><i><br /></i></div><div><b>Gabriel</b> <b>García </b><b>Márquez </b>(1927-2014) è stato tra i più amati ed indiscussi cantori dell'America Latina: ne ha narrato in lungo e in largo lo spazio e il tempo, scandito la cronaca più cruda e insieme l'immaginario di un paese vasto quanto varie e diverse le culture che lo compongono, illustrato le miserie e le sue colorate metafore.</div><div>Per questo non è strambo che Márquez abbia preso in prestito dal mito e dalla storia la figura del personaggio più emblematico dell'America Latina, <b>Simón Bolívar</b>, per scrivere <b>un'opera dove la biografia apre al romanzo storico.</b></div><div>Devo dire di aver inizialmente tribolato con la lettura visto che questa proseguiva su un andamento pacato, lento, quasi privo di un fine ultimo e quest'adagio completamente diverso dagli altri libri già letti dell'autore mi ha spaesata e confusa ma poi, con un po' più di riflessione e una chiacchierata con mia sorella, ho ricominciato a conciliarmi col testo, a riuscire ad intravedere nel viaggio senza meta e nei ricordi sparpagliati del personaggio <b>un'esistenza dolorosa perché vissuta intensamente</b>.</div><div>Pubblicato nel 1989 <i><b>"Il Generale nel suo Labirinto"</b></i> è un <b>racconto immaginario di memorie</b> riguardanti il rivoluzionario venezuelano Simón Bolívar (1783-1830) colui che nel 1810 guidò la rivoluzione anti-spagnola, che diede il nome ad uno stato, <i>la Bolivia</i> (denominata fino al 1825 come "Alto Perù"), liberatore (<i>El</i> <i>Libertador</i>) e insieme dittatore che sognava la formazione di un grande, unico stato del Sud America, considerato oggi nei paesi latini al pari di eroe nazionale.</div><div>Ambientato alla fine delle guerre d'indipendenza, Márquez<b> narra gli ultimi giorni di Bolívar</b> (rimessosi dal potere nel 1830 e per tutti chiamato <i>generale) </i>partendo dal viaggio da Santa Fe de Bogotà, seguendo il fiume Magdalena, alla volta della costa caraibica per trovare rifugio nella vecchia Europa. </div><div><br /></div><div><br /></div><div>Scritto in terza persona e diviso in otto capitoli, dopo aver dato le dimissioni da presidente della Grande Colombia, il generale <i>Simón Bolívar </i>sceglie di compiere la sua ultima missione: il suo esilio in Europa.</div><div>Non è ancora un vecchio ma il suo corpo è già minato dalle malattie, da anni di battaglie sui campi della terra natìa come tra i tavoli della politica, tra rovesci di governo, rivoluzioni e ammutinamenti; del grande condottiero che aveva sottratto il Sud America dalla dominazione spagnola, che aveva acceso l'immaginario popolare con il suo bottino principesco, le notti stellate passate con le donne più belle, la resistenza prodigiosa alle intemperie da soldato, non rimane che un uomo povero destituito dal potere.</div><div>Accompagnato da alcuni fedelissimi e dal suo servo più antico José Palacios, risalendo il Magdalena errabonda di villaggio in villaggio, accolto ora da applausi di una folla che ne riconosce <i>el libertador</i>, ora dalle ingiurie scritte sui muri che ne denunciano il passato da oppressore. Vaga in case forestiere portando appresso le consuetudini di una vita, dormire sull'amaca e girare nudo fra le stanze buie, trovando orologi ottagonali che segnano sempre la stessa ora, lamentandosi della malattia e di un passaporto che tarda ad arrivare. Il generale si lascia andare così ai ricordi delle tante vite vissute, alla disfatta del suo sogno <i><<di creare la nazione più grande del mondo: un solo paese libero e unico dal Messico a Capo Horn>></i>, mentre il suo indolente cammino procedendo verso il nulla si trasforma in un viaggio interiore accompagnato da fantasmi e disillusioni.</div><div><br /></div><div>Il libro si ispira per buona parte alla <b>letteratura picaresca e</b> insieme ne ingloba elementi biografici, storici, fittizi e, seppur in minoranza, i motivi fantastici tanto amati da Márquez ma tutto è attraversato da una prosa scarna, un messaggio malinconico e impotente. È una mostra di esercizio di stile, di bravura, dove la sensibilità e la libertà artistica non sovraccaricano la veridicità storica, semmai ne giungono ad un mirabile incontro difficile da trovare nel romanzo storico contemporaneo.</div><div>Simón Bolívar è un personaggio scisso, <b>diviso in due dal contrasto tra democrazia e dittatura</b>, dall'essere liberatore e prevaricatore al contempo, e ulteriormente frammentato nella sfera privata come da ciò che gli altri gli attribuiscono: nei suoi conflitti è e resterà per il lettore <b>una figura insolubile</b>.<i> </i>Bolívar lungo il romanzo perde il suo personaggio acquistando quello di un <b>semplice uomo</b> che con l'approssimarsi della morte (dapprima non accettata)<b> vede il fallimento del suo sogno</b>, realizzato e decaduto nello stesso momento, dell'infinita, tragica distanza tra gli ideali inseguiti e la debolezza umana.</div><div>Egli si fa portavoce del dissenso politico-sociale di un popolo, delle divisioni di un paese illuso della sua grandezza, delle istanze che affliggevano allora come lo stesso Márquez <span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">¹</span> al momento della stesura: la storica superbia di una Europa critica e malevola nei confronti di un mondo non pienamente accettato e compreso, il peso mortificante degli Stati Uniti, l'esecrabilità di debiti accettati da una nazione con i conseguenti interessi accumulati per secoli, gravanti sulle spalle di nuove e nuove generazioni.</div><div><i><br /></i></div><div><i><<Sicché smettetela di farci il favore di dirci quello che dobbiamo fare>> concluse. <<Non cercate di insegnarci come dobbiamo essere, non cercate di far sì che siamo uguali a voi, non pretendete che facciamo bene in vent'anni quello che voi avete fatto così male in duemila>>.</i></div><div><br /></div><div>Schiacciato dalla malattia e dal corso degli eventi, Bolívar viene intrappolato nel suo viaggio senza meta <b>dal labirinto del tempo e del ricordo</b>, dove il passato e il presente confondendosi creano un luogo mentale lontano e irreale, dove il fastello di ricordi scopre il raddoppio della sua vita che misteriosamente va ripetendosi, ma l'auspicata uscita da questo spazio-temporale,<i> <<fra i suoi mali e i suoi sogni>></i>, non comporta al raggiungimento di una certa felicità, bensì ad una meta finale non più ripetibile.</div><div>Se <a href="http://appuntario.blogspot.com/2015/01/centanni-di-solitudine-marquez.html" target="_blank">"Cent'anni di solitudine"</a> e "L'amore ai tempi del colera" sono accettati da tutti come capolavori insuperabili dell'autore, tuttavia "Il Generale nel suo Labirinto" emerge nella qualità di un romanzo<i> impegnato, </i>nelle diatribe sociali ed esistenziali che mettono da una parte l'uomo con i propri ideali e dall'altra autorità più forti, nella ricerca e accettazione della verità, della vita e che ricorda ancora come Márquez tenga a presentare il potere in un miraggio caduco mentre la morte nel solo stato definitivo ed eterno.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>M.P.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">¹.A causa delle sue opinioni nei confronti degli Stati Uniti a </span>Márquez è stato negato per molti anni il visto per entrare nel territorio statunitense.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Libro:</div><div><br /></div><div><i>"Il Generale nel suo Labirinto"</i>, G. G. Márquez, <i>Mondadori</i></div><div><br /></div><div><br /></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-29925195464932693262020-05-22T12:26:00.000+02:002020-05-22T12:26:55.966+02:00"Yoshe Kalb" di Israel Joshua Singer<i><br /></i><div><i><<Tu che sei sotto giudizio>>, lo interpellò il presidente, che non sapeva come rivolgerglisi. <<Come ti chiami?>></i></div><div><i><<Non lo so>>.</i></div><div><i><<Non lo sai?>>, ripeté il presidente, perplesso. <<Se non lo sai tu chi sei, chi altri potrebbe saperlo?>></i></div><div><i><<Nessun uomo sa chi è>>, rispose lo straniero.</i></div><div><i><<Impossibile>>, mormoravano i rabbini. <<Non capisco>>.</i></div><div><i><br /></i></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaANJZUOBAityG-8uJrliNUOWEB7OgohtVzRPiqc7ticvwNTDBIb4x9YcIfQe8q2l7LPccC_rpnhzUemjSunEuBxZp5lsco8D_gYOXsIyXqeLld-hrDObutDeaDdECjoGyMMdVnF4FmNM/" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="674" data-original-width="800" height="541" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaANJZUOBAityG-8uJrliNUOWEB7OgohtVzRPiqc7ticvwNTDBIb4x9YcIfQe8q2l7LPccC_rpnhzUemjSunEuBxZp5lsco8D_gYOXsIyXqeLld-hrDObutDeaDdECjoGyMMdVnF4FmNM/w640-h541/uhfuy.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>"Festa durante un matrimonio ebraico"</i>, Jacob Vassover</td></tr></tbody></table><i><br /></i></div><div><br /></div><div>Essere catapultata nel lontano mondo di<b> Israel Joshua Singer</b> (1893-1944) è tra le esperienze più felici che ho abbracciato da lettrice.</div><div>Con <a href="http://appuntario.blogspot.com/2016/11/da-un-mondo-che-non-ce-piu-di-israel-j.html" target="_blank">"Da un mondo che non c'è più"</a> , <a href="http://appuntario.blogspot.com/2017/03/la-famiglia-karnowski-di-israel-joshua.html" target="_blank">"La Famiglia Karnowski"</a> , e <a href="http://appuntario.blogspot.com/2018/12/i-fratelli-ashkenazi-di-israel-joshua.html" target="_blank">"I Fratelli Ashkenazi"</a> , ho conosciuto quel mondo ebraico arcaico andato perduto con le Guerre Mondiali, quella cultura <i>yiddish</i> così cerimoniosa nelle usanze e nei costumi e insieme carica di contrasti da sconfinare oggi nella storia immaginaria.</div><div>"Yoshe Kalb" viene difatti raccontato da Singer utilizzando motivi fiabeschi, aprendosi al mistico e all'enigmatico, eppure la storia di Yoshe Kalb è autentica, ispirata da un fatto accaduto realmente nella Galizia dell'impero asburgico, agli inizi del XX secolo, che arrivò a sconvolgere il mondo chassadico dell'epoca<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">¹.</span></div><div>Il romanzo ebbe una grande importanza per la carriera dell'autore, perché vide il suo ritorno alla lingua yiddish dopo la disavventura della prima opera <a href="http://appuntario.blogspot.com/2019/10/la-fuga-di-benjamin-lerner-di-israel-j.html" target="_blank">"La Fuga di Benjamin Lerner"</a> (1927) che ne comportò il breve rifiuto<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">²</span>.</div><div>"Yoshe Kalb" pubblicato nel 1932, riscosse invece un ottimo successo di pubblico e critica, tanto da essere adattato per il teatro, lo stesso anno a New York, diventando il lavoro più apprezzato nella storia del teatro yiddish e spianando la strada alla popolarità dello scrittore.</div><div>L'ambientazione segue la cronaca storica addentrandosi nella sfarzosa corte rabbinica di Nyesheve.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>Rabbi Melech</i> di Nyesheve è considerato un dotto e un santo, oltre che rabbino galiziano più ricco del posto. La sua cerchia è più simile una corte reale, regolata non meno dagli stessi rituali: numerosa tra figli, nipoti e pronipoti, tutti assorbiti dal compito di ereditare il futuro impero, e sorvegliata dall'efficace assistente del rabbino, il gabbai <i>Israel Avigdor</i>.</div><div>Rabbi Melech è impaziente di convolare a nozze, per la quarta volta, con <i>Malkah,</i> una ragazzina orfana e priva di dote, ma prima, secondo la Legge, deve maritare la figlia minore Serele, ancora nubile.</div><div>Le trattative si concludono con il matrimonio di <i>Serele</i> con il taciturno e serioso <i>Nahum</i>, figlio del rabbino di Rachmanike.</div><div>Ben presto tra Malkah e Nahum, matrigna e figliastro, si apre una comunanza di sentimenti e affinità silenziose: sono due anime solitarie e ribelli chiuse in un angolo di mondo angusto. La natura selvaggia e passionale dell'una dischiude quella ombrosa dell'altro, ma quando Malkah muore di parto, Nahum sentendosi colpevole di aver violato la Legge fugge.</div><div><br /></div><div><i><<Ma Nahum fissava le pagine e non vedeva le lettere. Vedeva un solo volto. Lo vedeva dovunque: sul coperchio intagliato della sacra Arca che conteneva i Rotoli della Legge, sul velluto in cui erano avvolti, nel rosso cielo della sera verso cui lasciava vagare il suo sguardo, e persino nelle venerabili lettere dell'Ineffabile Nome di Dio, sull'Arca. Solo quando aveva davanti le pagine della Kabbalah riusciva a leggerle, poiché esse gli parlavano di lei>>.</i></div><div><i><br /></i></div><div>Anni dopo a Bialogura, nella Polonia russa, per epurare una incredibile e violenta epidemia la comunità ebraica decide di far sposare la figlia ritardata del custode della sinagoga con un mendicante straniero poco intelligente, <i>Yoshe</i> detto <i>Kalb</i> (<i>il tonto</i>), credendo in questo modo di scacciare la pestilenza. Tuttavia la notte delle nozze Yoshe scappa e a quel punto tra Nyesheve e Bialogura si accende il sospetto sulla similarità dei due fatti: Nahum genero di un santo rabbino e Yoshe Kalb il mendicante sono la stessa persona? Come può un uomo colto avere la medesima identità di un tonto? Come è possibile che un uomo cresciuto nei palazzi sia anche quello che ha battuto le strade più miserabili? Chi è Nahum? Chi è Yoshe?</div><div><br /></div><div>Rispetto alle opere della maturità "Yoshe Kalb" è un<b> testo più lirico</b>, venato da una illuminante sensualità impossibile da far passare in secondo piano. Le note finemente erotiche percorrono le pagine di Nahum e Malkah dando ampio respiro alla lettura e ad un ambiente soffocato di inibizioni e rigidità; la loro passione che si sviluppa muta e paziente rompe il rigore di un ordine sociale e morale, <b>rappresentando la naturale disubbidienza.</b></div><div>Anche qui è presente la rievocazione della remota civiltà ebraica, con le donne dal capo coperto dal fazzoletto di seta, gli uomini in preghiera legati con i filatteri, i grassi matrimoni, l'abbondanza e il trambusto dei mercati, controverse credenze che si annodano alla legittima fede, superstizioni che si fanno largo nell'ignoranza: un operazione nostalgica che si addossa al tempo stesso di <b>una pesante critica al più feroce integralismo.</b></div><div>L'epidemia che si sparge tra le vie di Bialogura viene vista dagli ebrei come un castigo voluto da Dio eppure questi si rendono ancora più crudeli e disonorevoli; nella guerra civile che scoppia tra le due città gli ebrei tralasciano le loro priorità, preghiere, affari, mogli, figli, accecati come sono da una fisima, da <b>un banale caso interpretato come trasgressione della Legge</b> diventato di vitale importanza.</div><div>Della travagliata <b>ricerca di una verità unica, loro non ne percepiscono la sua pluralità, le sue sfumature</b>: <i><<Rabbi Meir'l guardò fuori, accigliato. Si chiese se ci fosse abbastanza luce per distinguere un filo di lana blu da uno verde; [...] non che questo lo aiutasse granché, poiché anche quando la luce era più intensa egli non era mai sicuro di riuscire a distinguere il verde al blu>>; </i>l' indefinibile identità del protagonista viene osservata come un pericolo per la comunità, dove <b>l'importanza dell'essere è in funzione di un ruolo determinato dalla stessa.</b></div><div>Il romanzo spinge verso quella letteratura di primo Novecento che avanzando nella psiche dell'essere umano ne indagava il carattere psicologico, le sfaccettature dell'<i> io</i> e della sua complessità, ma qui si riprende anche di quel significato umano che è la scelta della propria libertà individuale, della <b>rivendicazione dell'amore</b> su qualsiasi altra cosa, perfino la religione, contro l'aridità di un fanatismo popolare ottuso.</div><div><b><br /></b></div><div><b><br /></b></div><div><br /></div><div>M.P.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">¹.Prefazione di Isaac Bashevis Singer su "Yoshe Kalb" <i>Adelphi</i></span></div><div><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">² Ibidem </span></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Libro:</div><div><br /></div><div><i>"Yoshe Kalb"</i>, I. J. Singer, <i>Newton Compton</i></div><div><br /></div>Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-44026958769111242032020-05-08T19:41:00.001+02:002020-05-17T15:49:46.334+02:00"La Concupiscenza Libraria" di Giorgio Manganelli<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<i>Come Helene [Hunff], come Charles Lamb, per i libri si possono conoscere abissi di passione, e languori sentimentali. Esiste, esiste la concupiscenza libraria. A chi confessarla?</i><br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbW0xB-USsjJyM05gkfXUt7e1vAJPgJ24w_561gJI7tPzV9_x42pjU87RSuF6EFjz_1QqjWsUXTHnOOYl4sJb3KoAxKIqKGg-I65ZXSQ6PraXrgHJZOOTLvZ47vKbKL3KdKP3jyTt0vpk/s1600/Progetto+senza+titolo+%25281%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="789" data-original-width="940" height="536" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbW0xB-USsjJyM05gkfXUt7e1vAJPgJ24w_561gJI7tPzV9_x42pjU87RSuF6EFjz_1QqjWsUXTHnOOYl4sJb3KoAxKIqKGg-I65ZXSQ6PraXrgHJZOOTLvZ47vKbKL3KdKP3jyTt0vpk/s640/Progetto+senza+titolo+%25281%2529.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">@Appuntario</td></tr>
</tbody></table>
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Nei giorni della quarantena ho approfittato della promozione e-book Adelphi per comprare a pochi euro questo saggio letterario che avevo già adocchiato qualche giorno prima.<br />
Per ignoranza non conoscevo Manganelli, se non ultimamente attraverso un libro che compare nella libreria di mia sorella, <i>"Centuria"</i>, dove sono raccolte cento storie lunghe solamente una pagina: un'opera di per sé stravagante che può ben spiegare il carattere giocoso dell'autore.<br />
<b>Giorgio Manganelli</b> (1922-1990) oltre che scrittore fu traduttore, critico letterario (si dice scopritore di Alda Merini), consulente editoriale di molte case editrici, soprattutto l' Adelphi.<br />
Manganelli fu componente del<i> "Gruppo del '63"</i>, un movimento letterario (di intellettuali come Eco e Arbasino), di neoavanguardia che allontanandosi dal romanzo neorealista, ancora in voga in quel periodo, propose una sperimentazione linguistica e stilistica nuova, rispondente alle istanze moderne.<br />
Della sua attività critica, numerosa e variegata, <b><i>"La Concupiscenza Libraria"</i></b> (2020), curata da Salvatore Silvano Nigro<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">¹</span>, presenta<b> </b>sotto forma di regesto saggi brevi, articoli, testi giornalistici scritti negli anni per diversi quotidiani e testate culturali che avevano come argomentazione la letteratura; vestendo i panni non del recensore ma dello scrittore di recensioni<i style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">²</i>.<br />
"La Concupiscenza Libraria" <b>è un trattato sulla recensione</b>, non come puro e freddo giudizio ma come amore per i libri e la lettura, la cura e l'esigenza delle parole, la fantasia e la libertà del messaggio, <i><<il rumore sottile della prosa, la librofilia, la sensualità dell'intelligenza>>.</i><br />
<i><br /></i>
<i><br /></i>
Di questo bel librone di quasi cinquecento pagine devo dire, ad onor del vero, di aver sorvolato su alcune parti ed autori a me ancora poco congeniali, ma fondamentalmente questo caleidoscopio letterario è la classica opera da leggere per consultazione, studio, da prendere o riprendere al momento opportuno.<br />
Perciò ho scelto di imboccare un percorso personale nella lettura, talmente abbondante <b>da condensare una piccola storia della letteratura</b> ed un compendio raffinato dei suoi generi letterari.<br />
Ho apprezzato molto la parte dedicata al mondo classico, dall'<b><i>Odissea</i></b> definito un <i><<libro sacro e insieme prodigioso, di insondabile prodigiosità, e insieme un libro veritiero, qualcosa che usando una fitta rete di enigmi, di segni oracolari, una ininterrotta serie di lanci di dadi, continuamente ci interpreta, ci racconta, ci spiega>></i>,<i> <<non si può attraversare l'Odissea senza essere coinvolti in un itinerario interiore>></i>, alla vocazione filosofica di <b><i>Seneca</i></b>, che <i><<non ha nulla di accademico ma semplicemente un essere umano si deve interrogare su ciò che rende la vita degna di essere vissuta>></i>, guardando a <b><i>Plinio il Vecchio</i></b>, nelle cui opere <i><<sentiamo nascere il Medioevo, la sua fede nel mondo come organismo completo e provvidenziale, deposito di realtà e meraviglie>></i>, smuovendo perfino personaggi come l'imperatore <b><i>Giuliano l'Apostata</i></b>: <i><<Giuliano, oserei dire, aveva ragione; egli era uno degli ultimi custodi di un modo di leggere Omero che presupponeva quel mondo, alla cui scomparsa egli si opponeva; il mondo degli dèi, degli eroi, delle occulte illuminazioni>>.</i><br />
Il passo più mirabile è la discussione sulla<i> <b>"Pro Milone" di Cicerone</b></i>, un'operazione che fu puro esercizio di eloquenza, giudicata dai letterati latini <i><<un capolavoro; forse il capolavoro di Cicerone>></i> dove <i><<le ripetizioni, le assonanze, le dissonanze, le opposizioni, le concordanze, le costruzioni rovesciate, gli echi, le rime, le negazioni semplici e doppie fanno della prosa di questo testo un esempio di una bravura sfrenata>>.</i><br />
Manganelli ci dice che la nobile arte dell'eloquenza andata via via scomparendo non è comunque morta ma si è mimetizzata nel '600 in un genere che prima non esisteva: <i><b>il romanzo</b></i>.<br />
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<i><<Se penso ad uno dei primi romanzi europei, il Robinson Crusoe di Defoe, mi è difficile non sentirci qualcosa che non posso chiamare eloquenza. E poi La Principessa di Clèves, o magari I Promessi Sposi, o Guerra e Pace, o la Signora Bovary, o I Demoni di Dostoevskij, e magari Kafka>>.</i><br />
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Da questo punto parte uno sviluppo su autori come Melville, Maupassant, Conrad, Chesterton, Capuana, Walpole, Pasolini, Dylan Thomas, Lovercraft, Verne, Joyce, Bassani, Malamud, Thomas de Quincey autore di <i>"Gli ultimi giorni di Immanuel Kant"</i>, Ismail Kadaré attivista albanese di <i>"I tamburi della pioggia"</i>, Oliver Sacks con <i>"L'uomo che scambio sua moglie per un cappello"</i>, la <i>"Gattomachia"</i> di Lope de Vega, poemetto dedicato ai gatti in quanto uomini.<br />
Non mancano, seppur in minoranza, le donne, a partire da Aphra Behn, la prima donna inglese che si guadagnò da vivere scrivendo, Mary Lamb e la sua triste storia, Katherine Mansfield, l'ingegno di Ivy Compton-Burnett, Silvina Ocampo (la controparte femminile di Borges), i gialli di Agatha Christie, Karen Blixen, Agota Kristof, Leonora Carrington, Anna Maria Ortese con <i>"L'Iguana".</i><br />Il cardine del libro va comunque oltre la pura ricerca antologica e aneddotica; Manganelli riversa su queste pagine fitte di titoli e autori quei sentimenti che un lettore, non meno di un innamorato, prova per i libri.<br />
Dall'amore (che anche per la lettura implica tutti e cinque i sensi) ne deriva<b> </b>un elogio della bellezza e la rarità di un vocabolo, la precisione e il suo suono, il gusto interpretativo e simbolico, la ricchezza di una prosa, una <b>sorta di desiderio voluttuoso per la conoscenza:</b> per buona parte inaccessibile e sconfinata, da confortare il destinatario-innamorato per <i>la sua imperfezione.</i><br />
<i><br /></i>
<i><<Le masse non vanno nutrite con libri ottimisti e facili, per tutti, ma va per loro imbandito il banchetto totale, i cibi più ricchi, le bevande invecchiate mezzo secolo. Mi piace questa sorta di aristocrazia popolare, che dieci anni fa si sperò invano, di far apparire tra i grigi muri delle nostre università>>.</i><br />
<i><br /></i>
Manganelli (nel paragrafo dedicato a Pietro Citati)<b> tende a definire cosa sia la letteratura</b> <i><<in che modo la si possa adoperare - non già a che serve>></i>, e<b> quale sia il rapporto con quella misteriosa e felice esperienza della recensione, il commento.</b><br />
In uno spazio non definito, la distanza tra il lettore e il libro si azzera, poiché nella letteratura, nel suo uso delle parole, si intravede un frammento, <b>una traccia di quel significato di cui la vita</b>, privata di parole, è incapace.<br />
La lettura e il commento estendono il testo all'infinito o piuttosto celebrano la naturale infinità, così come il recensore il cui compito rimane di rivelare le multiformità dell'esistenza. La letteratura, ci dice Manganelli, può esprimere vari sentimenti ma la sua <i>essenza rimane l'ombra</i>:<br />
<b><br /></b>
<i><<Citati ama, e non potrebbe essere diversamente, Alice di Carroll, uno dei libri gioco ed enigma del nostro tempo: il vero significato di Attraverso lo Specchio ci rimarrà forse ignoto per sempre, come Alice credeva>>.</i><br />
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M.P.<br />
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<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">¹ Filologo e critico letterario.</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">²</span><i style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"> </i><span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Cit. Nigro.</span><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;">Libro:</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><i><br /></i></span>
<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><i>"La Concupiscenza Libraria"</i>, G. Manganelli, <i>Adelphi.</i></span><br />
<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: lora, serif; font-size: 16px;"><br /></span>
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Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7009217591527090630.post-44491645211795887062020-05-01T20:53:00.000+02:002020-05-01T20:53:07.726+02:00"Camera con Vista" di Edward Morgan Forster<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<i><<Era piacevole svegliarsi a Firenze, aprire gli occhi su una camera nuda e luminosa, con il pavimento di piastrelle rosse che parevano pulite e non lo erano, con il soffitto dipinto, dove grifoni rosa e amorini azzurri si svagavano in una foresta di violini e fagotti gialli. Era piacevole anche spalancare le finestre, ferendosi le dita con chiavistelli non familiari, affacciarsi nel sole con le colline, gli alberi e le chiese di marmo di fronte, e sotto, non lontano, l'Arno, che gorgogliava contro il terrapieno della strada>>.</i><br />
<i><br /></i>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjs5qEtfxDrZhnSU6xtHdkYDcYgZDPDENgemrMXfxjNvZ9M-V-DP_l3mxOwcG_1TyQf7DWkw0aSi-j0uZgHuvQWEUcxA1RU_pj1UoMGQj_CvlZD7Qs_0qaU23_TA7om3yvDSd5DzwnmBMQ/s1600/Progetto+senza+titolo+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="789" data-original-width="940" height="335" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjs5qEtfxDrZhnSU6xtHdkYDcYgZDPDENgemrMXfxjNvZ9M-V-DP_l3mxOwcG_1TyQf7DWkw0aSi-j0uZgHuvQWEUcxA1RU_pj1UoMGQj_CvlZD7Qs_0qaU23_TA7om3yvDSd5DzwnmBMQ/s400/Progetto+senza+titolo+%25281%2529.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>"Camera con Vista"</i> (1985), J. Ivory</td></tr>
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Avere una casa con un bell'affaccio su uno splendido panorama penso sia tra i nostri desideri più richiesti, e la stessa cosa la richiediamo e ricerchiamo quando siamo in vacanza o quando sull'autobus, treno, aereo ci sediamo dal lato del finestrino, forse perché anche se stiamo così comodi e confortati all'interno di un ambiente chiuso, il richiamo degli spazi aperti, della natura, ha una spinta fortissima come richiamo alla vita, nonostante tutte le avversità e gli inconvenienti da pagare.<br />
Questo è uno dei più bei messaggi che filtrano dalla lettura di <i><b>"Camera con Vista"</b></i> il terzo romanzo pubblicato dallo scrittore inglese <b>Edward Morgan Forster</b> (1879-1970).<br />
Insieme a <a href="http://appuntario.blogspot.com/2019/07/la-signora-dalloway-di-virginia-woolf.html">Virginia Woolf</a> e <a href="http://appuntario.blogspot.com/2015/07/la-regina-vittoria-di-lytton-strachey.html">Lytton Strachey</a> ed altri intellettuali, Forster partecipò attivamente al ristretto circolo della <i>"Bloomsbury Group"</i>, che denominò il clima culturale inglese tra le due guerre mondiali: Forster, come i suoi colleghi, rivolse le sue tematiche sull'indagine delle abitudini, convenzioni, i pregiudizi che minavano e confondevano i rapporti umani.<br />
"Camera con Vista" pubblicato nel 1908 fu il libro che gli diede vasta notorietà, ispirato da un viaggio compiuto in Italia nel 1901.<br />
Dramma domestico tra equivoci e apparenze si insinua a cavallo di due epoche, <i>quella vittoriana</i>, sulla via della conclusione, e <i>la nascente edoardiana</i>, e difatti suddiviso in due parti, la prima ambientata in Italia, la seconda in Inghilterra.<br />
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La giovane e fresca <i>Miss Lucy Honeychurch</i>, appartenente all'alta borghesia inglese, sta per concludere una tournée in Italia con sua cugina <i>Miss Bartlett </i>che le fa da <i>chaperon</i>. Arrivate a Firenze soggiornano presso la pensione <i>Bertolini</i> che include un numeroso gruppo di inglesi, ma la vacanza nell'assolata città non inizia con i migliori auspici visto che le stanze prenotate dalle due donne non presentano<i> la desiderata vista</i> sull'Arno come avrebbero voluto, bensì sul cortile interno. Gli Emerson, padre e figlio (<i>George</i>) della nuova borghesia industriale, si offrono a cedere le loro camere con vista a favore delle signore, che accettano di buona grazia, eppure i loro modi liberi e moderni, l'estrema confidenza che rivolgono alle persone, non li fanno sentire ben accetti all'interno del gruppo che ben presto tende ad escluderli.<br />
Tra Lucy e George si instaura una tacita intimità che li lega ancora di più dopo aver assistito ad un brutto omicidio in Piazza della Signoria. Lucy è turbata da sentimenti così forti mai provati, dal bisogno di libertà e novità mai prima pensati, e non riesce a corrisponderli.<br />
Dopo un bacio rubatole da George in un campo di viole, la ragazza fugge ritornando nella sua casa nel Surrey e accettando la più comoda proposta di matrimonio dl ricco <i>Cecil Vyse</i>, ignorando l'arrivo proprio di George.<br />
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L'epoca vittoriana dominò un tempo molto esteso (1837-1901), i cui strascichi si spinsero stancamente fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale ma con la morte della regina Vittoria e l'inizio del regno di Edoardo VII (1901-1910) l'Inghilterra si avviò verso una maggiore industrializzazione, scoprendo un periodo di prosperità in cui la classe media andò ad espandersi creando <b>una nuova mobilità sociale,</b> e questa transizione diventa qui l'anticamera della trama.<br />
Il lezioso mondo degli Honeychurch è ancora aggrappato alla stabilità vittoriana,<b> legato ad un'ortodossia sociale</b> soffocata da etichette, comportamento, stili di vita e mode, dove sentimenti e sensazioni sono attutiti da una buona educazione, la stessa che si riversa nell'ambiente femminile, stretto e protetto da quattro mura ma dove già la protagonista mostra un aspetto più rilassato nei rapporti umani e una propensione al'indipendenza del corpo e del cuore.<br />
<b>Dramma alla Jane Austen</b> "Camera con Vista" ricalca i motivi del romanzo austeniano riprendendone il carattere del costume, gli urti tra i vari ceti, lo scontro tra realtà e apparenza, le contraddizioni dell'amore: il personaggio di Cecil (che vanta di non aver mai lavorato e di godere di un ereditario benessere) disprezza le origini e la famiglia della fidanzata (di livello inferiore al suo) e tenta quindi di elevarla culturalmente e socialmente pur non amandola come essere umano<i> bensì come un suo ideale</i> (come non rivederne il personaggio di Mr Darcy in <i>"Orgoglio e Pregiudizio"</i>?).<br />
La freschezza e la delicatezza così peculiari ed evidenti del romanzo sono sostenute da una leggera brezza <b>di liberazione sessuale</b>, di istinti non più repressi che erompono in Lucy dopo il viaggio catartico in Italia.<br />
Un mondo nuovo, variopinto e polimorfo, si apre alla protagonista, laddove all'ombra delle stanze chiuse e crogiolanti di intorpidimenti e infanzia iperprotetta , <b>si succedono le stanze con vista inondate di luce</b>, di assimilazione con la natura, di libere emozioni pronte ad affacciarsi e destabilizzare realtà e certezze.<br />
Forster ne consegue un finale compiacente per il lettore ma come ogni romanzo inglese e austeniano che si rispetti, il raggiungimento sperato presenta un conto vagamente amaro: la perdita e il distacco di una parte di sé.<br />
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M.P.<br />
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Libro:<br />
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<i>"Camera con Vista"</i>, E. M. Forster, <i>Corriere della Sera</i><br />
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Michela Piccarozzihttp://www.blogger.com/profile/13731499322983097938noreply@blogger.com0