Sandro Penna:Il Canto più puro del Novecento



Vi sono molti poeti bistrattati,che vengono studiati poco,male o per niente e l'italiano Sandro Penna (Perugia 1906-Roma 1977) è tra quelli.La sua poesia,molto particolare e unica è ancora poco capita.


Amavo ogni cosa nel mondo.E non avevo
che il mio bianco taccuino sotto il sole.


Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia.E tutto è calmo.

Le stelle sono immobili nel cielo.
L'ora d'estate è uguale a un'altra estate.
Ma il fanciullo che avanti a te cammina
se non lo chiami non sarà più quello...

Fuggono i giorni lieti
lieti di una bella età.
Non fuggono i divieti
alla felicità.




Penna inizia la carriera nel 1938,muovendo i primi passi durante il periodo della corrente poetica dell'ermetismo,da cui però rimane pressoché indifferente.Le sue opere saranno accostata più che altro ad Umberto Saba (1883-1957,di cui era anche amico).


Le stelle mi guardavano se a tratti
socchiudevano gli occhi come fanno i gatti.

Come è bella la luna di dicembre
che guarda calma tramontare l'anno.
Mentre i treni si affannano si affannano
a quei fuochi stranissimi ella sorride.

Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso 
essendo egli comune.




L'unicità del poeta si trova nei temi : l'estraneità,dovuta alla sua omosessualità mai nascosta,esperienze dolorose,ma sempre con uno sguardo rivolto alle cose più belle e semplici,d'altronde la sua poesia è la più pura e intima .


Io vivere vorrei
addormentato
entro il dolce
rumore della vita.

Forse la giovinezza è solo questo
perenne amare i sensi e non pentirsi.

Ero solo nel mondo,o il mondo aveva
un segreto per me? Di primavera
mi svegliavo a un monotono accordo
e il canto di un amore mi pareva.
Il canto di un amore che premeva
con gli occhi di quel cielo puro e fermo.



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