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"Costruire il nemico" di Umberto Eco

 Anni fa a New York sono capitato con un tassista di difficile decifrazione e mi ha chiarito che era pakistano. Mi ha chiesto da dove venivo e gli ho detto dall'Italia. Mi ha chiesto quanti siamo ed è stato colpito che fossimo così pochi e che la nostra lingua non fosse l'inglese. Infine mi ha chiesto quali sono i nostri nemici. Al mio "prego?" ha  chiarito pazientemente che voleva sapere con quali popoli fossimo da secoli in guerra per rivendicazioni territoriali, odi etnici, continue violazioni di confine e così via. Gli ho detto che non siamo in guerra con nessuno. <<Non ce lo meritavamo>>. È una monotonia che ricorre spesso in questi giorni bui, che apre ad un marzo freddo e ventoso, già carico di angosce ed interrogativi intimi ed incredibilmente storici, come se la storia non avesse già fatto sentire il suo peso negli ultimi due anni. Non avevamo bisogno anche di questo, non avevamo il bisogno di ripercorrere in prima persona quello che fin da picco

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