..."La pacifica unione dell'Europa era fallita"... Nel mondo di Ieri di Stefan Zweig

Boris Kustodiev "Il Bolscevico" (1920)

1941. Stefan Zweig ( 1881-1942 ),uno degli scrittori più conosciuti e letti del suo tempo, si trasferì insieme alla seconda moglie Charlotte Altamann a Petrópolis,i n Brasile, per sfuggire alla furia nazista, viste le sue origine ebree. In quel rifugio da esule, comporrà i suoi più grandi capolavori letterari, il racconto breve "La novella degli scacchi" e l'autobiografia "Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo" . Quest'ultimo fu pubblicato postumo nel 1944, a Stoccolma. 
Nel 1942, Zweig si suicidò assieme alla moglie. Forse aveva vissuto troppo a lungo per essere testimone di ulteriori orrori o forse per quella libertà che non avrebbe più rivisto.Quest'ultimo lavoro sia apre come un'opera memorialistica e insieme un resoconto preciso e dettagliato di fatti storici che vanno dagli ultimi anni della monarchia asburgica allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In questo libro riecheggia il rifiuto della guerra, la sua fede per i diritti civili, la libertà fisica ed intellettuale, la pace e il suo sentirsi pienamente cittadino europeo proprio per quei valori professati.
Tutto questo oggi ci colpisce, purtroppo ancora una volta da vicino.

Sono cresciuto a Vienna, metropoli sovranazionale dalla storia bimillenaria, e l'ho dovuta abbandonare come un ladro, prima che venisse degradata al rango di provincia tedesca.

 [...] L'essermi trovato ogni volta, come austriaco, come ebreo, come scrittore, come umanista e pacifista, nel punto preciso in cui queste scosse telluriche si sono ripercosse nella maniera più violenta. Per tre volte mi hanno stravolto casa ed esistenza, strappato da ogni passato e memoria, scaraventandomi nel vuoto con la loro drammatica ferocia, in quello spazio dell'anima, a me fin troppo conosciuto, del dove andrò?

Perché quel giorno di settembre 1939 segna un punto d'arrivo definitivo per l'epoca che ha formato ed educato noi sessantenni. Ma se, con la nostra testimonianza, riusciremo a trasmettere alle generazioni future anche solo un frammento di verità su quel mondo ormai in polvere, allora non avremo operato del tutto invano.

[...] giacché gli sono debitore dell'unico bene che forse sento come realmente sicuro: il senso di libertà interiore.

[...] perciò i giovani, che sempre, per istinto, desiderano mutamenti rapidi e decisivi, venivano considerati elementi pericolosi, che dovevano essere tenuti a distanza o sottomessi il più a lungo possibile.

[...] l'indipendenza intellettuale come il più alto e assoluto valore della vita.

[...] E per quante cose mi abbia potuto togliere Hitler, una soltanto, persino lui, non è riuscito a distruggerla o a confiscarla: l'intima soddisfazione di aver vissuto ancora per un decennio, secondo il mio volere e in profonda libertà, da cittadino d'Europa.

L'Europa mi parve condannata a morte dalla sua stessa follia, l'Europa, la  nostra patria spirituale, tempio e culla della nostra civiltà occidentale.

[Hitler]: alzando continuamente il livello di sopportazione, egli era riuscito alla fine a rendere il mondo insensibile a ogni idea di diritto.

Mentre in passato i fatti accaduti in quei giorni nella sciagurata città di Vienna sarebbero bastati per scatenare lo sdegno internazionale, nel 1938 la coscienza del mondo rimase in silenzio, o si limitò a brontolare un poco, prima di dimenticare e perdonare.

[..] si cominciò pian piano a trovare in fondo persino un po' legittime le rivendicazioni di Hitler per una Grande Germania; nessuno comprese che l'Austria era solo la pietra angolare di quella grande muraglia, senza la quale l'Europa sarebbe crollata.

[...] Gli chiesi dove volesse andare. <<Non lo so>>, mi rispose. <<Oggi qualcuno ci chiede forse cosa vogliamo? Andiamo dove ci lasciano entrare>>.

Durante quelle ore in compagnia di Freud avevamo parlato spesso dell'orrore del mondo hitleriano e della guerra. Quale uomo pieno di umanità, egli ne era profondamente scosso, ma come pensatore non era affatto meravigliato da quella tremenda esplosione di bestialità.

Esito a raccontare nei dettagli quegli anni trascorsi in Inghilterra, che andarono dal 1934 al 1940, perché il mio resoconto si avvicina pian piano al presente, un presente che tutti noi abbiamo vissuto quasi alla stessa maniera, con la medesima inquietudine instillata dalla radio e dai giornali, gli stessi crucci e le stesse speranze. Ricordiamo tutti con ben poco orgoglio la cecità politica di quei tempi, e con orrore il punto a cui ci ha condotti; spiegare vorrebbe dire accusare, ma chi di noi non ne avrebbe il diritto?

La mia intima missione, cui avevo dedicato per quarant'anni tutta la forza della mia convinzione, la pacifica unione dell'Europa, era fallita.

 [...] con l'animo sconvolto e straziato, perfino da quaggiù continuo ad alzare lo sguardo verso le costellazioni che splendevano nel cielo della mia infanzia, e mi consolo con la fede innata che questa ricaduta, un giorno, sembrerà soltanto un intervallo nel ritmo eterno dell'eterno progredire. 



M.P.

Commenti

  1. Lo ha citato anche uno scrittore che seguo nella sua rubrica del lunedì su Il Corriere della Sera, Alessandro D'Avenia. Trovo davvero impressionanti le somiglianze tra la situazione di allora e quella che si sta verificando in questi giorni, a partire proprio dall'Anschluß, cioè all'annessione dell'Austria alla Germania nazista avvenuta il 12 marzo 1938 con l'obiettivo di formare la "Grande Germania". Come hai citato anche tu: "[..] si cominciò pian piano a trovare in fondo persino un po' legittime le rivendicazioni di Hitler per una Grande Germania; nessuno comprese che l'Austria era solo la pietra angolare di quella grande muraglia, senza la quale l'Europa sarebbe crollata." Oggi è il tentativo di annettere l'Ucraina, gioiello della corona putiniana, per ricostituire uno spazio di influenza sui territori dell'ex-URSS. Il principio è sempre quello.

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    1. Ciao Cristina, sono contenta di ritrovarti!
      Sì, hai sintetizzato perfettamente la natura del tremendo conflitto odierno... Mi dispiace che Zweig non sia considerato oggi come dovrebbe, perché è stato tra i più grandi analisti storici del secolo scorso; ha raccontato tutto molto dettagliatamente, meglio di un libro di storia e anche per questo andrebbe letto, e per i valori in cui credeva: una Europa libera, sconfinata, pacifica; noi avremmo potuto essere il suo frutto.

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