"Aspettando Godot" di Samuel Beckett


"Estragone :  E adesso che facciamo?
Vladimiro :  Non lo so.
Estragone :  Andiamocene.
Vladimiro :  Non si può.
Estragone :  Perché?
Vladimiro : Aspettiamo Godot.
Estragone : Già è vero."




Alla lettura di questo grande assodato classico della letteratura, tutto mi ero aspettata ma mai la sua velata complessità, quell'umorismo di cui tanto si parla entro cui si celano tante inquietudini e miserie umane, che fanno di "Aspettando Godot" un riflesso non troppo surreale dell'esistenza dell'uomo moderno.


Nel 1938 Samuel Beckett (1906-1989), si trovava a Parigi, e durante la sua solita passeggiata, un mendicante gli si avvicinò e senza una ragione lo accoltellò al petto. L'amico James Joyce* intervenne prontamente in suo aiuto portandolo in un ospedale. Poco mancò che Beckett ne morisse.
Alcuni mesi più tardi, al processo, Beckett chiese con animosa curiosità al mendicante il motivo di quell'attentato. Il signore guardandolo disse semplicemente : "Mi dispiace, non lo so."
Davanti a cotanta assurdità, ritirò la sua denuncia.
Si racconta che sia stato proprio questo fatto, la causa della nascita del grande capolavoro che affermò lo scrittore irlandese in tutto il mondo.
Oggi "Aspettando Godot" è tra le commedie più rappresentate in tutti i teatri. Il suo titolo è diventato simpaticamente allegoria dell'attesa vana e utopistica della vita.
Pubblicato nel 1952, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale (e non è un caso che i temi ne siano influenzati), la prima rappresentazione avvenne a Parigi, un anno dopo al Théatre de Babylone, accolto con scetticismo dalla critica e dal pubblico.
E c'era da crederci vista l'anomalia di quest'opera che andava a scardinare tutte le convenzioni teatrali e segnava l'inizio dell'inappropriato termine del "teatro dell'assurdo".

Un paesaggio scarno, ove si presenta sulla scena solo un albero, in un posto indefinito, in un'epoca se possibile contemporanea, due mendicanti Estragone e Vladimiro, personaggi curiosi e strampalati, aspettano un certo signor Godot che venga ad offrire loro un pasto caldo e dove dormire.
Eppure essi non sanno bene se l'orario, il giorno e il luogo corrispondano all'appuntamento.
Iniziano un dialogo di pensieri sconclusionati, battute, fino all'arrivo di altri due personaggi, il ricco castellano Pozzo con al guinzaglio il fido servitore Lucky carico di bagagli.
Si instaura un quartetto con frasi ripetute e niente altro, ma al calare della sera Estragone e Vladimiro rimangono soli. Entra un ragazzo portante un messaggio da parte del signor Godot, che si scusa per l'assenza, certo che tornerà domani. I due pensano di andare via, ma non si muovono.
Il giorno dopo Estragone e Vladimiro si ripresentano nello stesso luogo o pensano sia quello. Ancora scambi di confuse parole e il ritorno di Pozzo, questa volta cieco e Lucky muto. Non si riconoscono e al comparir della luna, un ragazzo, forse già visto, rivela la stessa frase del giorno prima su Godot, "ma verrà domani sicuramente."
Estragone e Vladimiro si apprestano a partire, ma non si muovono.

Samuel Beckett

"Aspettando Godot" risulta tra le opere più originali e di rottura di inizio Novecento. Si presenta in due atti, con la particolarità dell'assenza non solo della trama, ma di qualsiasi senso logico.
Leggendone le pagine ci si trova disorientati per le poche informazioni che ne ricaviamo, la lentezza e la monotonia dei due atti. Tutto è sospeso, indefinito, Estragone e Vladimiro, Pozzo e Lucky, presenze inquietanti, non danno risoluzione alla vicenda; il cui vero protagonista, quello che potrebbe muovere i fili è invece l'assente Godot.
Battute e pause si alternano, surreale e quotidiano si mescolano, in un motivo non così semplice come la sua fama fa talora sembrare.
Dramma dell'attesa e della staticità, i personaggi rimangono immobili sulla scena; incapaci della pur minima azione, ricordano l'inerzia di Amleto; tuttavia se nell'opera shakespeariana veniva contrapposto il pensiero, in Beckett la crisi e l'angoscia umana viene portata all'esasperazione.
L'uomo contemporaneo, frutto della seconda guerra mondiale, viene visto attraverso una potente concentrazione metaforica, che nasconde solitudine, alienazione, impossibilità di comunicazione e confronto con gli altri esseri viventi. Per questo Estragone e Vladimiro non riescono a instaurare un rapporto pur di familiarità con Pozzo e Lucky.
Lo stile è essenziale, il linguaggio didascalico e mimico con aggiunte joyciane, come nel lungo sermone di Lucky privo di punteggiatura.
Ma niente e nessuno potrà mai arrivare al significato irraggiungibile dell'opera, dove è insita la sua vera grandezza, che nemmeno il suo autore svelò mai. Nel 1969 Samuel Beckett vinse il suo Nobel.


"Vladimiro : Non siamo più soli ad aspettare la notte, ad aspettare Godot, ad aspettare...ad aspettare. Per tutta la serata abbiamo lottato senza aiuto. Ora è finito. Siamo già a domani."




M.P.



*Samuel Beckett ebbe una breve relazione con Lucia Joyce (1907-1982), figlia dello scrittore.





Libro :

"Aspettando Godot", S. Beckett, Einaudi 2016

Commenti

  1. Questo dramma per me è poco più che una trama abbozzata, mi domando come mai, pur affrontando un tema che mi ha sempre molto affascinato, non lo abbia ancora letto... forse perché preferisco sempre assistere ad una rappresentazione teatrale, più che leggerne il testo tra me e me.

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    1. E penso che tu abbia centrato il motivo per cui sia poco letto ma benvenuto volentieri dagli spettatori. E' la classica opera da guardare (per apprezzarla meglio).

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  2. Ne hai fatto una bella sintesi di quest'opera. Oltretutto tratta delle tematiche che sono difficili da spiegare agli altri, ma tu ci sei riuscita benissimo, senza disperderti e senza dilungarti troppo.

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    1. Grazie mille Alessandra :-) Non è un testo molto simpatico, ma di grande profondità!

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  3. Dai tuoi post scopro sempre cose nuove che mi interessano tantissimo, perciò ti ringrazio :)
    Non sapevo infatti dell'aggressione a Beckett e del successivo processo... Aspettando Godot è un'opera i cui contenuti ho solo sfiorato occupandomi di altre cose, ma non ho ancora avuto l'occasione di confrontarmi col testo. Ma non vedo l'ora di farlo!

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    1. Grazie mille Giulia. Quella di "Godot" è una lettura digrande profondità, sebbene non ricca di entusiasmo.

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  4. Ciao, Michela, approdo anch'io in questo tuo blog.
    Ho ricordi contrastanti riguardo a questa nota opera di Beckett. Alcuni anni fa, vedendone una rappresentazione a cura di una Compagnia che conoscevo, rimasi sconcertata e divisa. Poi la lessi e mi chiarii meglio le idee.
    Il suo fascino sta tutto nell'attesa, come scrivi tu, che diventa elemento surreale ma imperiosamente presente.

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    1. Grazie mille Luz! In effetti leggendo qualsiasi opera di Beckett si rimane inevitabilmente divisi e contrastati. Sicuramente è tra i motivi della sua grandezza.

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  5. Grazie mille! Questo documento mi aiuterà per la mia tesina della maturità!

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