"Un Natale tutto per Sé" AA.VV.


"Il Canto di Natale", illustrazione di R. Innocenti

Il Natale ha un legame tutto particolare con la storia dell'uomo. Per chi creda o no alla sua festa religiosa, è indubbio che da esso vengano tramandati racconti, leggende o più semplicemente tradizioni di passati e terre lontane. 
Ogni Natale ha le sue storie e ricordi tutti diversi.
Se penso al Natale, in campo letterario, mi ritorna in mente la battuta iniziale di "Piccole Donne", pronunciata da una sconsolata Amy March : <Natale non sembrerà nemmeno Natale senza regali>.
E in questo momento è una frase che mi risuona sempre con dolcezza.
Charles Dickens (1812-1870), "l'uomo che inventò il moderno Natale", fu tra i primi a pubblicare serie di racconti o romanzi natalizi, allo scopo di commuovere ed educare il pubblico vittoriano, che dopo un grande sacrificio arriva una grande serenità, che dopo una buona azione, tutto si veda con occhi diversi. 
I motivi, oggi, suonano moralmente falsi, eppure questo genere è entrato di diritto nell'alta letteratura.
I seguenti poeti o scrittori emularono l'esempio del maestro inglese, descrivendo nelle loro opere la magia e l'atmosfera del periodo natalizio.
Le moderne case editrici, oggi, gareggiano sotto le feste per far uscire storie inedite di autori più o meno conosciuti, e si comprende che questo percorso dall'Ottocento, non si sia mai arrestato.

Il mese scorso anche la casa editrice Croce ha pubblicato un libro di piccoli racconti incentrati sul Natale. Il titolo "Un Natale tutto per Sé", rivendica l'esclusiva scelta di lavori tutti intrapresi da mano femminile.
Dieci racconti : cinque ad opera di scrittrici italiane, di egual numero per le scrittrici internazionali; diversi tutti per culture e impianto storico.
Nei primi quattro racconti italiani, di radice moralistica, ho apprezzato l'irruzione di protagoniste femminili moderne, meno vaghe e stereotipate, che rientravano però dentro al proprio ruolo domestico nel finale, giusto per non disturbare ulteriormente l'immagine di donna pacata e dolce quale era nell'Italia post-unitaria, nelle storie di Cordelia, pseudonimo della scrittrice Virginia Tedéschi-Trèves¹ (1855-1916), con "Da un Natale all'altro" (1886), ad Haydée, pseudonimo di Ida Finzi (1867-1946) "Racconto di Natale" (1908) e Maria Messina (1887-1944), con "Storiella di Natale" (1921), ambientato nella Prima Guerra Mondiale, dove se gli uomini al fronte facevano il loro dovere per la patria, anche le donne dovevano dimostrarsi pazienti e buone in patria.
Mentre in un "Natale a Napoli" (1905), la Matilde Serao (1856-1927), dedica ai suoi lettori un pratico bozzetto di consigli sui regali, alla maniera umoristico-francese.
Nel "Vecchio Moisé"(1930), la Sardegna di Grazia Deledda (1871-1926), ritorna con il suo folklore, i suoi miti e notti buie, in una novella anch'essa famigliare ed umoristica.
Nella seconda parte una Elizabeth Gaskell (1810-1865), sottotono ("Temporale e Raggi di Sole Natalizi", 1848), una Katherine Mansfield (1888-1923) ("Una Lieta Vigilia di Natale", 1899), ancora troppo acerba per essere apprezzata e una Emilia Pardo Bazán (1851-1921), desueta e sentimentale ("La Tentazione di Suor Maria", 1887), unita ad un piccolo stralcio di Natale romano di Colette (1873-1954), con "L'Inverno a Roma" (1917), deludono il piacere della lettura e vengono purtroppo a noia. 



L'unica degna di questa raccolta sembra essere Louisa May Alcott (1832-1888), con "Un Natale in Campagna" (1881). Gioiello della scrittrice americana, nel racconto riemergono i temi a lei cari : l'amore devoto e incondizionato, la bellezza di una vita semplice, pratica e a contatto con la natura, opposta a quella frivola e mondana e la propensione ai lavori domestici che non è da intendersi come ad un ritorno alla donna schiava del proprio ruolo, bensì a quell'immagine di "ape industriosa" (come non ricordare "Piccole Donne"?), capace di tenere attivo corpo a mente, contro ogni dispiacere del genere umano.
Attraverso le parole di zia Plumy (parente stretta di Marmee), la Alcott ribadisce il suo modello di scrittura e la vita, vera, a cui ispirarsi per scrivere.
Magistrale è infine la rievocazione di un piccolo squarcio di mondo ottocentesco, in così poche righe che esiliano per qualche momento il lettore.

Pur ammirando la cura con cui è stata seguita e corredata questa raccolta (molte case editrici dovrebbero imparare a porre ai vari libri buone introduzioni e note bio e bibliografiche, oltre a realizzare belle copertine), e una professionalità che si evince nei minimi dettagli, il progetto dell'immagine femminile (che poteva essere un buon motivo vincente), andava, a mio parere, maggiormente esteso e caratterizzato. La scelta delle storie poteva essere più oculata, magari in una ricerca più matura ed espressiva, pur stimando il coraggio della casa editrice di far uscire dal dimenticatoio autrici poco note e rivalutarle nel ruolo avuto in campo letterario.
Quello di "Un Natale tutto per Sé" è una lettura natalizia da prendere a cuor leggero.


Buon Natale 2016 da Appuntario!



M.P.



¹ Moglie del noto editore Giuseppe Trèves.




Libro :

"Un Natale tutto per Sé", AA.VV., Edizioni Croce.

Commenti

  1. Buon Natale, cara Michela. Interessante la recensione e anche, soprattutto, il tuo appunto critico ;-)

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    1. Grazie mille Alessandra, anche a te! Come ho scritto si poteva fare di più in questo libro, l'idea era buona.

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  2. Ciao Michela, tantissimi auguri e grazie per questa recensione soprattutto per la parte critica.
    Auguri.
    Antonella

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  3. Aggiungo alle tue osservazioni che questa pubblicazione avrebbe meritato una copertina più accattivante e non banale come questa.
    Buon Natale a te, Michela.

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    1. Sicuramente si. La copertina pur curata, non aiuta, perché non corrisponde ai testi. Anche qui, l'idea in sé era buona (il camino, i libri sopra...), ma da un senso di piatto. Auguroni anche a te cara!

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