L'opera dimenticata di Elisabeth Chaplin


"Autoritratto in Rosa" (1921), Elisabeth Chaplin

Nel lungo, e purtroppo poco accessibile, Corridoio Vasariano, il visitatore fortunato può inoltrarsi nel luogo dove sembrano dimorare spiritualmente i più grandi artisti ricordati dalla storia.
La più nota e prestigiosa collezione di autoritratti al mondo si trova agli Uffizi : un monumento all'arte e chi la creò; scorrono in brevi passi i secoli attraverso Rembrandt, Velazquez, Guttuso, Chagall e il modo appassionato di fare arte.
In questo tempio storico-artistico, poche donne possono vantare questo omaggio ma non per questo i loro autoritratti guardano il visitatore con meno fierezza né sembrano sentire la pesante condizione di essere in minor numero.
Fra queste bisogna ricordare Marietta Robusti (1554-1590), la talentuosa figlia del Tintoretto, morta prematuramente, Elisabeth Vigée-Le Brun (1755-1842), che immortalò ai posteri l'immagine di Maria Antonietta e Elisabeth Chaplin (1890-1982), che diede alla Toscana un'ulteriore storia da raccontare.


Nascere in un ambiente aperto e moderno può rappresentare una migliore esistenza futura per una donna. E questo Elisabeth Chaplin l'ebbe.

E. Chaplin

Nata in terra francese, in una famiglia di pittori e scultori, era nipote di Charles Chaplin (1825-1891), l'artista divenuto famoso nella Parigi di Napoleone III e ammirato per i suoi toni delicati dall'imperatrice Eugenia, ed era figlia di Marguerite Bavier-Chaufour, una scultrice poetessa e di un ufficiale congedatosi nel 1900 in solidarietà ad Émile Zola durante il "caso Dreyfus".
Elisabeth Chaplin ebbe una vita creativa incessante : i suoi piedi andarono in luoghi dove ben poche donne erano ammesse, ma il suo cuore rimase per sempre perso nella lussureggiante campagna toscana.
Il rapporto tra l'artista e la Toscana nacque quando la sua famiglia  si trasferì nei primi anni del Novecento in quel di Fiesole, dove Elisabeth si ambientò subito nell'aperta e libera campagna che scelse per la vita.
Da autodidatta copiava le grandi opere dei maestri rinascimentali nelle sale degli Uffizi, con tratti veloci e leggeri. Il suo talento, unito ad una forte caparbietà, fu riconosciuto successivamente in Europa : nel 1914 partecipò alla Biennale di Venezia, nel '22 al Salon di Parigi. Qui decorò con un grande affresco l'abside della Chiesa dello Spirito Santo. In seguito, fra vari periodi di formazione a Roma e nella capitale francese, dopo la Seconda Guerra Mondiale si trasferì definitivamente a Firenze dove ricevette numerose commissioni e premi.
Della sua vita privata si conosce ben poco, tranne il forte legame che la univa all'italiana Ida Copecchi.

"Ritratto di Ida Copecchi"
"Fanciulle in Giallo" (1921)

I primi lavori di Elisabeth Chaplin riflettono una produzione che accompagnava ancora influenze impressioniste di fine Ottocento, partendo dalla tecnica di Renoir unita allo stile della Cassat.
Dopo aver frequentato i Macchiaioli, nell'ambiente parigino diventa allieva di Maurice Denis (1870-1943), maestro della stessa Cassat, che avvicina la donna ai Nabis, un gruppo di artisti francesi della seconda generazione simbolista, di cui prende a modello le creazioni.

"Ritratto di Famiglia" (1906)
Una delle prime opere dell'artista francese realizzata a sedici anni
che le valse la medaglia d'oro dalla Società Fiorentina di Belle Arti

Pur non tralasciando l'amore per la natura, i soggetti della Chaplin sono desunti dalla vita intima e quotidiana : autoritratti, ritratti di famigliari, nature morte.
Se per secoli queste tipologie hanno delineato la cosiddetta pittura femminile, la Chaplin ribatte l'etichettatura mostrando una fine eleganza compositiva, contrasti di luce e scale di colori, con armonie déco, talvolta composte in grandi superfici.
Ma è nella riproduzione paesaggistica dove risulta ancora più evidente la sua destrezza, la ricerca evolutiva di un'arte originale e propria.

"Il Giardino del Trepiede"

Nell'"Autoritratto contro la finestra di San Domenico" (1910), la pittrice si raffigura con i pennelli in mano, l'aria ispirata e consapevole del lavoro che inizierà a momenti, dietro di lei la cittadina di San Domenico a Fiesole inondata di luce. La naturale posizione del suo corpo risulta più spontanea di qualsiasi pomposo autoritratto dei grandi maestri del passato.

"Autoritratto contro la finestra di San Domenico" (1910)

"Autoritratto con l'ombrello verde"  (1908)

Elisabeth Chaplin rappresentò nel Novecento fiorentino una autentica eccezione di donna impegnata a tutto tondo nella sua passione, vissuta con costante pratica e tecnica, riconosciuta a livelli internazionali.
Nel 1946 gli Uffizi acquisirono tre dei suoi dipinti e chiesero in donazione il famoso "Autoritratto con l'ombrello verde" del 1908, dove ella appare quasi in simbiosi con il paesaggi intorno.
La Galleria di Palazzo Pitti, oggi ospita più di ben settecento delle sue opere, la maggior parte delle quali non esposte. Riposano in qualche stanza lontana di un laboratorio, ma di cui, ne sono certa, nessuna polvere o ragnatela è riuscita a cancellarne la fierezza.
Una storia, purtroppo, che potrebbe essere scritta più degnamente.



M.P.


Commenti

  1. Trovo che Fanciulle in giallo sia bellissimo, così come il primo autoritratto. Non sono un'amante del genere ritratto, tuttavia, con rammarico, di nuovo devo constatare che l'arte femminile ha ancora molto da lottare per farsi conoscere.

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    1. Mi piacciono molto queste figure così libere e moderne...Sarebbe giusto conoscerle di più.

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  2. Riratto interessantissimo di una pittrice che non conoscevo per niente e che ho scoperto piacermi molto. Ha un'espressività impressionante e le linee morbide di queste figure femminili fanno tornare alla mente, proprio come dici tu, pittori di una generazione immediatamente precedente, ma ti dirò che ci rivedo anche la generazione successiva (ciao, Modigliani, sto guardando te).

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