Benedetta Cappa, "benedetta fra le donne" paroliera e futurista


"Ritratto di Benedetta Cappa", Giacomo Balla

La locuzione "dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna" mi è sempre sembrata, oltre che pregiudizievole, maschilista perché svantaggiosa nei confronti del sesso femminile, come se il talento e la genialità di una donna debba comunque assicurarsi i sicuri confini dell'ombra dell'uomo.
In passato è stato così: alle donne era ben permesso potersi dilettare nelle varie velleità artistiche,  anche eccellendo in alcune di queste ma ciò doveva rientrare nella loro sfera domestica, accontentandosi del beneplacito (se c'era) del marito.
Men che meno la donna poteva aspettarsi di far parte di un gruppo, un circolo maschile e quindi dibattere con colleghi e avere voce in capitolo.
Ma fra le molte donne disubbidienti a queste regole, ve ne fu una che si ribellò contemporaneamente a tutte e tre, e in un periodo abbastanza contrastante per il mondo femminile: era italiana, era Benedetta Cappa.


Benedetta Cappa fu una moglie di e a onor della cronaca moglie di Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) padre del futurismo italiano.
Nonostante l'ingombrante presenza del poliedrico Marinetti, la Cappa non ebbe il solito ruolo di compagna o musa dell'artista o osservatrice speciale delle sue opere bensì una posizione, seppur oggi dimenticata nel mondo dell'arte, eguale rispetto a tutti gli altri membri della celebre cerchia.
Una energica e dotata pittrice lei stessa e dopo la morte di Marinetti, vera promotrice del Futurismo oltreoceano.
Nella seconda generazione del Futurismo, nato in seguito al primo periodo post bellico, non era difficile trovare al suo interno componenti femminili: Olga Biglieri in arte Barbara, Marisa Mori, Regina Cassolo Bracchi, e tutto ciò negli anni sinistri e non troppo accondiscendenti come quelli del Fascismo, ove le qualità della donna dovevano essere riposte per il coniuge e per lo Stato.
Benedetta Cappa (1897-1977) fu la sintesi più esplicativa e mordente di quella ribellione femminile che avrebbe trovato terreno fertile nelle mancanze di un esagerato iper-maschilismo.
Nata in una agiata famiglia piemontese, giovanissima si dedicò al panorama artistico divenendo allieva di Balla.
Bella, elegante, colta, si legò al Futurismo molto prima di conoscere Marinetti nel 1918 per poi sposarlo nel 1923.
Ebbe un ruolo comprimario all'interno del gruppo, facendo di lei stessa e delle sue opere modello della concezione ideologica e promulgatrice del movimento che andava avanti, tra pause e cambiamenti, da quattordici anni.
La Cappa raggiunse personalmente premi e riconoscimenti di cui poche donne riuscirono a gloriarsi. Partecipò cinque volte alla Biennale di Venezia e nel 1930 fu la prima donna ad avere un'opera pubblicata nel catalogo di quest'ultima; altrettante alla Quadriennale di Roma.
La sua fu un'arte dominata dall'azzurro, dalle forme geometriche, dall'astrazione e dalla fantasia, dalla libertà e dal dinamismo.

"Velocità di un Motoscafo"

"Velocità di un  motoscafo" rientra fra i primi dipinti dell'artista e realizzato nel 1924. Non esiste niente di più futuristico e al tempo stesso racchiude nel suo movimento un originalità irripetibile.
In una grande distesa di mare, un motoscafo velocissimo è appena passato lasciando la sua scia: la sua corsa ha provocato un maggior ondeggiamento del mare, testimoniato sia dalla prospettiva di un orizzonte fluttuante sia dalle numerose bande d'acqua blu in cui sono ripetuti triangoli giallo-oro.
La scia, sollecitata dall'imbarcazione, sale verso l'alto fendendo il mare. Il motoscafo è solo un puntino rosso, un oggetto volto ad esaltare i veri protagonisti del quadro: il mito della velocità, della scomposizione del colore e della forma.
Nel 1929 firmò insieme a Balla, Depero, Prampolini, Dottori, Fillia e lo stesso Marinetti, il "Manifesto dell'Aeropittura Futurista". La nuova forma pittorica voleva restituire l'effetto ottico globale di una visione dall'aeroplano, diretto ad "esprimere con sintesi, trasparenza e dinamismo, l'aviazione, il volo, le velocità aeree, le prospettive aeree, gli stati d'animo aerei."¹
Il progresso dell'aviazione (avvenuto in concomitanza con la Grande Guerra), diede a Benedetta Cappa il presupposto di concepire forse le più belle realizzazioni della sua carriera. Il volo che sperimentò nei suoi continui viaggi col marito, contribuì a darle un'idea più vicina e sensibile a quell'ideale di libertà a cui aspirava.
I lavori di questo periodo, infatti, risultarono meno meccanici, meno esposti alla rapidità di un concetto, intensamente più condotti verso il lungo pensiero del poetico e della percettibilità.
Intorno al 1933-34 dipinse cinque pannelli su tela, a tempera ed encausto per le pareti della Sala delle Conferenze del Palazzo delle Poste di Palermo. La pittrice fece un lavoro encomiabile: rappresentò nei vari pannelli le cinque comunicazioni terrestri, di mare, di radio, aria, telefono e telegrafiche; tutte affiliate al movimento dell'aeropittura.
"Sintesi delle Comunicazioni Aeree" risulta fra le più visionarie raffigurazioni della Sala.
In un cielo dominato dall'azzurro è presente solamente una parte di un aereo in volo, forse in fase di atterraggio. Sotto di questo si vede una porzione di mondo, con case, laghi e fiumi mentre in alto, fra le nuvole, si scorge un paesaggio roccioso. Eppure fra questi due mondi c'è un altro non qualificabile.
Una sfera, al cui all'interno è rappresentato un paesaggio stavolta marino. L'opera potrebbe forse rappresentare un viaggio ideale, sognato, scaturito dal processo mentale della sua creatrice.

"Sintesi delle Comunicazioni Aeree"

"Incontro con l'Isola"

In "Aeropittura di un Incontro con l'Isola" (1935-36), Benedetta Cappa raffigura una parte di un'isola (forse l'Elba dove ha passato le sue passate vacanze) scevra delle sue particolarità, quasi millenaria e incontaminata.
Questa sembra galleggiare in una grande vastità d'acqua e in parte inglobata in una sfera trasparente. Ne esce un quadro di originale e surreale poesia.
Nel 1936 lavorò al suo (a detta di molti) capolavoro artistico, "Cime arse di Solitudine".

"Cime arse di Solitudine"

In uno spazio indefinito compare ancora una bolla al cui interno tiene sospese delle costruzioni cubiche e dietro di queste fuoriescono delle rocce acuminate che si innalzano verso l'alto, dove in cima si presenta un grande anello. Così da un mondo se ne scoprono due intersecati tra di loro e ancora una volta è l'inconscio a dominare attraverso i colori e le forme ipotetiche.
Nel secondo dopoguerra il Futurismo subì un periodo di oscurità e di condanna ideologica per la sua implicazione con il Fascismo.
Per questo, dopo la morte di Marinetti, la Cappa si dedicò ad una rinnovata promulgazione, riunendo opere, manoscritti, testimonianze, partecipando a discussioni, promuovendo mostre, soprattutto in America, dove strinse  amicizia con Peggy Guggenheim (1898-1979).
Gran parte del corpus esistente oggi lo dobbiamo al lavoro e al recupero di questa artista.
Probabilmente per renderci conto del ruolo che Benedetta Cappa dava a se stessa, bisogna andarlo a cercare nella sua unica tavola parolibera dal titolo "Spicologia di 1 uomo", disegnata poco dopo l'incontro col futuro marito (1919).
Sotto questo disegno, che pare più un rebus, quindi un'istanza su un possibile rapporto equo tra uomo e donna (nel suo primo periodo Marinetti vantava nel suo gruppo l'assenza delle donne), la Cappa firma col suo nome accanto alla frase "benedetta fra le donne" e  alle parole "paroliera e futurista".
La frase riportata è un chiaro gioco di parole in riferimento all'immagine della Madonna, ma qui non c'è nessuna implicazione religiosa.
Il rimando alla Madonna è in quanto Madre o meglio "forza creatrice", ed equiparandosi alla figura della Madre di Gesù, la Cappa voleva fare di sé e delle altre donne genitrici non solo fisicamente ma anche mentalmente di ingegno e creazione.
Le seguenti voci rappresentano l'indirizzo della sua professione e filosofia di vita; di donna moderna e parte fondamentale (quanto l'uomo) di una società in evoluzione.



M.P.







Commenti

  1. Non conoscevo quasi nulla di questa artista se non per qualche breve riferimento, grazie per l’interessante articolo.

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    1. Grazie Alessandra. Dovrebbe essere più nominata per lo sforzo che ha dato.

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  2. Nemmeno io avevo mai sentito parlare di questa artista. Bellissimi quei quadri.
    Mi sa che i libri di letteratura che si usano a scuola tendono un tantino a "dimenticarsi" di parlare delle donne.

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    1. Le donne sono dimenticate in tutti i libri: letteratura, arte, storia, scienza..

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