Winston Churchill, quando non faceva la storia faceva arte¹
<<Dipingere un'immagine è come combattere una battaglia; e suppongo che provare a dipingere un'immagine sia come provare a combattere una battaglia>>. W. Churchill
C'è chi ha fatto un'epoca, c'è chi ha subito un'epoca, ma esiste un'altra categoria, quella che è riuscita a travalicare il proprio tempo, a non ammuffire nei libri di storia, a non essere liquidata con qualche citazione impropria e la cui modernità, invece, influenza tutt'ora il nostro modo di vivere.
Pensiamo a Winston Churchill che il sette giugno di questo mese è stato vittima di una folla furente, il suo memoriale a Westminster imbrattato da scritte riguardanti il suo presunto passato di razzista, sull'onda delle proteste del caso "George Floyd".
A parte l'atto volgare e da condannare, questo può dare un poco l'idea di come il più grande politico britannico sia ancora al centro di tante discussioni, più o meno valide.
Sir Winston Churchill (1874-1965) fu lo statista e lo stratega per eccellenza, ideatore della spedizione di Anversa e dei Dardanelli, simbolo della resistenza contro la minaccia nazista, due volte Primo Ministro, dal 1940 al 1945 e dal 1951 al 1955, uomo eccentrico dalla tenacia proverbiale; se questo volto ci pare ormai arcinoto tuttavia le altre peculiarità, che lo distinsero fuori dalla politica, negli ultimi anni stanno accendendo molta curiosità unita ad un buon giro d'affari.
Appassionato oratore, di cui si ricordano i celebri discorsi, Churchill intraprese inoltre la carriera di giornalista di articoli, reportage di viaggio e scrittore di libri storici come "La Seconda Guerra Mondiale" pubblicata in cinque volumi tra il 1948 e il 1951, che gli valse nel 1953 il premio Nobel per la letteratura per <<la sua padronanza della descrizione storica e biografica, nonché per l'oratoria brillante in difesa dei valori umani esaltati>> ma il tratto più interessante a lui legato è stata la pittura.
Per un uomo che diede gran parte delle sue energie fisiche e mentali a guidare la storia, la pittura potrebbe sembrare agli occhi moderni un piacevole intervallo tra una guerra ed un'altra, in realtà se si considerano i circa 500 dipinti accertati in quarantotto anni si deduce quanto l'arte sia stata una fedele e cara compagna fino alla morte.
Le sue opere pur non valutate quanto un Van Gogh riescono ad imporsi con ottimi profitti sul mercato e ricercate nel Regno Unito sono diventate protagoniste di un episodio di una nota trasmissione della BBC e abbastanza vantaggiose per pagare le tasse di successione degli eredi del famoso parente
"The Palladian Bridge" |
Il Ponte Palladiano è una elegante architettura che sorge sulla collina che domina Prior Park (Bath) di cui è la caratteristica più nota ed apprezzata dagli inglesi.
Nel 1925 Churchill realizzò diverse vedute del posto e in questa versione "The Palladian Bridge" l'edificio di stile neoclassico (molto in voga in Inghilterra) si armonizza con la lussureggiante natura, riflessa nelle sue limpide acque. La tela è uno scorcio romantico e spontaneo di sfumature e delicatezza dei colori. Una delle sue versioni fu donata nel 1960 alla regina Elisabetta, dove risiede oggi nel Castello di Windsor.
Appena un anno prima Churchill era giunto sulla scena politica diventando Ministro delle Finanze attuando una serie riforme finanziarie come il gold standard, un sistema monetario per cui l'oro rappresentava il modello economico: la circolazione era composta da monete d'oro e di biglietti di banca convertiti in monete d'oro.
Autodidatta, iniziò a dipingere nel 1915 usufruendo dei viaggi per fare arte e dell'arte per viaggiare. Nel 1921 inviò diverse tele con lo pseudonimo di Charles Winter alla Royal Academy of Arts di Londra dove furono accettate mentre nel 1958-59 quando la sua fama di pittore era già conosciuta, realizzò la sua prima mostra personale.
Churchill amava raffigurare principalmente paesaggi di campagna, come la sua tenuta di Chartwell nel Kent ² (suo buon ritiro), marine, nature morte, ritratti famigliari e soprattutto scene naturalistiche e di vita nei suoi viaggi in giro per il mondo durante conflitti e guerre: Egitto, Italia, Marocco, Francia meridionale.
I suoi dipinti richiamavano alla memoria i colori vivaci, le luci e le ombre dell'Impressionismo, privilegiando le tinte brillanti, i blu, i verdi, i gialli e le ambientazioni piene di luce. Ammiratore di Manet, Monet, Cézanne, lavorava preferibilmente en-plein-air e i suoi motivi cristallizzano il tempo libero del grande politico del secolo passato.
Dipingere lo sollevava, almeno per un breve tempo, dalle incombenze e preoccupazioni della politica ma non equivaleva ad una semplice distrazione né come corsia preferenziale per entrare in una seria carriera professionale: dipingere rappresentava la radice per migliorare la memoria e la concentrazione, tenere sotto controllo la depressione cronica di cui era afflitto da anni, il "cane nero" come soleva chiamarla nei momenti più bui.
Le sue opere difficilmente esprimono il clima storico-sociale che si respirava in quel momento, lasciando trasparire più che altro la bellezza e la particolarità del luogo: a parte questo curioso dipinto intitolato "Beach at Walmer" del 1938.
Realizzato sulla spiaggia vicino Dover il quadro raffigura una classica giornata spesa al mare, con in primo piano l'arida battigia gialla, più in fondo degli allegri bagnanti muoversi tra le onde mentre il cielo riflette i colori del mare. Il tutto appare tranquillo e rasserenante ma la vista dello spettatore rimane catturata da questo inquietante cannone di epoca napoleonica, uno dei tanti che ancora sorvegliano l'ingresso al mare dal castello adiacente. La sua grave presenza provoca sentimenti ambigui e contrastanti, dando all'effetto del paesaggio l'avvicinarsi di foschi presagi. Questa spiaggia è la stessa che Giulio Cesare attraversò per invadere la Gran Bretagna nel 55 a.C. ma l' inquietudine qui non è retrospettiva.
Nel 1938 Churchill si trovava in rotta con il Primo Ministro Neville Chamberlain (1869-1940) riguardo all'insperata pacificazione con Hitler: Churchill nutriva dubbi e timori sul cancelliere tedesco, e chiese di fermare Hitler dopo l'annessione all'Austria. Appena un anno dopo i suoi timori si dimostrarono fondati e questa tela ricostruisce la forte emotività di quel periodo. L'opera fu in seguito donata al suo principale consigliere durante la Seconda Guerra Mondiale.
"Tower of Koutoubia Mosque" rappresenta oggi l'unico dipinto composto e portato a termine nell'ultima guerra.
Nel 1935 durante un viaggio Churchill scoprì il Marocco e per anni questa fu una delle sue destinazioni preferite. A Marrakech rimase affascinato dalle storiche architetture baciate dal sole e dalle alte montagne dell'Atlante, che soprannominò la vivace città come "la Parigi del Sahara".
L'opera fu realizzata nel viaggio successivo del 1943, nel pieno svolgimento della Conferenza di Casablanca, (a cui presenziarono le più alte cariche alleate) che servì a pianificare una strategia europea per porre fine alla guerra e alla resa incondizionata delle Germania.
Questa raffigura la moschea più importante di Marrakech, quella di Koutoubia, costruita intorno al 1120 e celebre per il suo minareto considerato tra i più belli ed antichi del mondo islamico.
In seguito la tela fu donata all'amico ed alleato Franklin Roosevelt (1882-1945).
Si mormora che oggi il quadro appartenga all'attore americano Brad Pitt e che la sua quotazione sia molto elevata.
Il 1945 fu l'anno più doloroso in campo politico e insieme più prolifico in campo artistico.
Nel 1945 Churchill perse le elezioni generali appena due mesi dopo il VE day, il giorno della vittoria in Europa. Contrariamente a tutti i sondaggi che lo vedevano ancora una volta alla guida del governo, forte della sua figura di vincitore, dovette bensì dimettersi da Primo Ministro.
Le elezioni furono promosse con una una serie di imperdonabili errori ma, in realtà, erano gli stessi inglesi che non riuscirono a vedere in quell'uomo votato alla guerra un possibile buon governante in tempo di pace.
Churchill si rifugiò quindi in vacanza in Italia dove in ventuno giorni dipinse ben quindici tele.
In "Italian Lake Scene" raffigura la sua pausa vissuta nello splendido lago di Como.
Ci si può domandare, a questo punto, se le esposizioni di Churchill si siano trattate veramente di capolavori o meno. A tal proposito Sir Oswald Birley (1880-1952) ritrattista della corte inglese disse <<Se Churchill avesse dato il tempo all'arte che ha dato alla politica, sarebbe stato senza dubbio il più grande pittore del mondo>>.
L'affermazione è certamente enfatizzata dal rapporto di amicizia che i due intrattenevano, visto che Churchill peccava di alcune ingenuità stilistiche, di abilità manuali, in particolare di ritocchi e rifiniture, eppure non si mostrava un inesperto ma perfezionò la sua arte studiando; pur non diventando un Monet rimase molto modesto verso il suo talento, comunque invidiato anche dai suoi nemici.
M.P.
Non sapevo né che Churchill dipendesse né che avesse vinto il Nobel per la Letteratura. Quante cose imparo bazzicando per blog e che conforto avere finalmente il tempo per aggiornarmi di frequente!
RispondiEliminaGrazie Cristina! In effetti anch'io devo recuperare molto!
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