"Opinioni di un Clown" di Heinrich Böll


<<E lei cos'è, in conclusione?>>
<<Io sono un clown>> risposi <<attualmente molto migliore delle mie quotazioni. E c'è una creatura cattolica di cui ho bisogno come della vita: Maria.
Ma proprio lei mi avete portato via.>>

"L'Intrigo", James Ensor


Il 2020 del blog si apre con l'ultima lettura conclusa nel dicembre ormai passato, e che per pura questione di tempo mancato la recensione non è rientrata insieme a quelle dello scorso anno. Ma pur essendo completamente agli antipodi dello spirito festaiolo che ci ha appena lasciato, la lettura di quello che è riconosciuto il più famoso romanzo di Böll, è stata coinvolgente e commuovente e si è andata ad accodare per tematiche al riepilogo letterario del 2019.
C'è la società e l'individuo (eterno conflitto mai sanato) il cui drammatico confronto diventa qui centrale.
Heinrich Böll (1917-1985) fu uno scrittore tedesco che divenne negli anni dell'immediato dopo guerra una figura di spicco nel panorama culturale di quella Germania divisa in due dal Muro di Berlino. Pacifista e antisovietico, attivo sostenitore di battaglie civili, pubblicò "Opinioni di un Clown" nel 1963 attirandosi le aspre critiche da parte della politica tedesca e dalla Chiesa che si vedevano oltraggiate e derise. Le polemiche non si arrestarono nemmeno quando, nel 1972, l'autore venne consacrato con il Nobel.
Heinrich Böll fu lo scrittore che si identificò e promosse l'erinnerungskultur ("la cultura del ricordo"), movimento intellettuale responsabile per la conservazione di quella ultima parte di storia di cui i tedeschi tanto si vergognavano e la trasmissione della memoria come monito per le future generazioni, andando contro l'ipocrisia del dilagante wirtschaftswunder ("miracolo economico"), quella rapida ricostruzione della Germania Ovest che voleva cacciare nell'oblio le miserie passate.
Dopo la realizzazione del Muro nel 1961, la Germania si ritrovava divisa socialmente e politicamente in due distinti paesi: la Repubblica Democratica Tedesca, filo-russa, con capitale Berlino est, e una Repubblica Federale, filo-americana, con capitale Bonn.
Diversamente dalla prima, economicamente svantaggiata, la Repubblica Federale Tedesca si avviava nei primi anni Sessanta verso il ripristino delle capacità produttive del paese, grazie agli imponenti aiuti finanziari degli alleati (il cosiddetto Piano Marshall).
Sotto la guida del cancelliere Konrad Adenauer (1949-63) del novello partito della CDU (democratico-conservatore), la Germania Ovest, risollevata dalla "vergogna" della guerra, rientrò in primo piano nella politica internazionale. Ma dietro il recente "risveglio tedesco" si celavano già le prime falle.
Ed è in questo momento che il protagonista di "Opinioni di un Clown" muove la sua protesta.


La vicenda si sviluppa nell'arco di tre ore, a Bonn, dove Hans Schnier, giovane artista di professione clown, ritorna nel suo appartamento dopo una sfortunata tournée che lo ha visto fallire sulla scena cadendo rovinosamente.
Hans è figlio di una ricca famiglia borghese protestante, che ha rinnegato dopo che l'adorata sorella Henriette è stata costretta, durante la recente guerra, ad entrare nel volontariato per il servizio antiaereo, per poi non ritornare più.
È un uomo prostrato dalla malinconia, dal mal di testa e dalla monogamia dopo che la compagna Maria, fervente cattolica, l'ha lasciato per abbracciare una unione più giusta e regolare seguendo i dettami della Chiesa.
Hans ha deciso di fare il clown per assicurarsi una zona di sicurezza ideologica e difendersi da una società capitalistica, perbenista e arraffatrice di cui è e vuole essere alieno, scontandone però da ribelle tutti i suoi tristi effetti, che lo portano in un abisso di isolamento e povertà.
Ha il dono di sentire gli odori attraverso la cornetta del telefono e in quelle poche ore che passa nella sua abitazione chiama parenti, amici, nemici cercando conforto e aiuto economico che nemmeno il padre, nell'unica visita, acconsente a dare.
Debilitato dal dolore alla gamba e dai ricordi che via via affiorano, il suo dramma diventa un monologo di denuncia e disperazione contro un mondo che ha perso pietà e sentimento.

Su una prosa funzionalmente laconica e priva di verbosi elementi descrittivi, che per carattere narrativo mi ha ricordato l'essenzialità di Beckett, Böll ne ha eretto una simbolica analisi del suo tempo.
Lungi dall'essere estinto, il nazismo si era tramutato in una sorta di conformismo e ottusa moralità sotto il rampante miracolo economico. Nella sfera politica (CDU) e nell'élite mondana figuravano personaggi che avevano partecipato al vecchio sistema: ex gerarchi e simpatizzanti nazisti scampati alla pena di morte o alla prigionia, di cui l'autore sottolinea l' insincerità del loro pentimento, l'ipocrisia studiata, a vantaggio della rinnovata forza tedesco-occidentale. Una società modello dove, pericolosamente, la memoria storica non trovava spazio.
Lo stesso arricchito mondo borghese, vuoto e superficiale, professava una rigorosità dell'onore vana e non contemplatrice di una vera misericordia umana poiché tanto intrappolata nella rete di affari e denaro.
All'indomani della pubblicazione anche la Chiesa si allarmò per dei passaggi del libro: la fedeltà e i doveri coniugali erano delle prerogative imprescindibili per ogni buon cattolico ma Böll li rimette in mano agli innamorati, rendendo il  vincolo più terreno e libero da rigidità e formalismi. Una Chiesa percepita come arida, colpevole di inibire il sesso e di allontanarsi da un'autentica vicinanza con il dolore e il bisogno umano.
Il giovane Hans si commisera e commisera questo mondo e da uomo ne soffre il suo ostracismo.
Questo scontro tra società ed individuo si concatena a quello privato vissuto tra l'io e l'artista. Nel sottile confine tra il reale e l'irreale, l'artista-clown assurge al ruolo dell'intellettuale, la cui gravità si sofferma sulle crudeltà e malesseri della vita e nell'interpretazione di questa. Böll ci mostra un chiaro riferimento al difficile e precario posto dell'uomo di cultura, isolato e reietto, dalla lungimiranza lentamente soffocata dal sistema.
Il passo che tanto mi ha colpito del romanzo per la sua amara modernità è stato quando Hans dichiara di spaventarsi nel vedersi allo specchio truccato, pronto con la sua maschera ad entrare nell'incomunicabilità e nell'indifferenza del suo ambiente e solamente quando si guardava attraverso gli occhi dell'amata poteva allora riconoscersi come uomo. Perché al di là delle tematiche politiche, storiche o religiose, "Opinioni di un Clown" invoca quella disperata ricerca di umanità e amore.

 <<Ma che tipo di uomo sei, in conclusione?>> domandò Leo.
<<Sono un clown>> risposi <<e faccio raccolta di attimi>>. 




M.P.





Libro:

"Opinioni di un Clown", H. Böll, "La biblioteca di Repubblica"- "Mondadori"

Commenti

  1. Il problema della realtà storica rinnegata, la vacuità e l’ipocrisia del ceto borghese, il dio denaro che plasma la ricostruzione intorpidendo le coscienze…. Nella recensione hai centrato molto bene i temi essenziali e più significativi di questo strepitoso romanzo. Personalmente apprezzo parecchio Heinrich Böll, autore schietto e sincero, di grande levatura morale come pochi ce ne sono stati (e ce ne sono) al mondo. Nel caso volessi approfondirlo, ti consiglio di buttarti su altri due romanzi indimenticabili, “L’angelo tacque” e “E non disse nemmeno una parola”: sono certa che ne resterai entusiasta, se non perfino colpita e scossa!

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    1. Guarda, quando ho comprato il libro, in un mercatino, non ero propriamente sicura di leggerlo alla fine, poi intrapresa la lettura mi sono ritrovata nelle pagine, c'è tutto quello che apprezzo: storia, critica, partecipazione intellettuale oltre alla storia. Mi sono innamorata tanto che mia sorella mi ha comprato "Foto di gruppo con signora" ma ti ringrazio degli altri due titoli che non conoscevo perché i libri chiamano altri titoli. Grazie Alessandra!

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