"La Certosa di Parma" di Stendhal


@Appuntario

Di ogni genere di libro ho sempre apprezzato gli apparati e mi ricordo che un brano della "Certosa di Parma" figurava nel mio libro di testo del ginnasio sui "Promessi Sposi" insieme al "Tom Jones" di Fielding e altri titoli che secondo il curatore presentavano delle vaghe similitudini con l'opera del Manzoni.
Ma già tempo prima avevo letto di Stendhal (1783-1842), pseudonimo di Marie-Henri Beyle, il suo capolavoro più riconosciuto, "Il Rosso e il Nero".
Di quel romanzo, ora, rammento ben poco della travagliata vicenda; a colpirmi maggiormente furono invece le due figure femminili e il tormentato e passionale Julien Sorel, furente invasato di ideali napoleonici.
"La Certosa di Parma", pubblicato nel 1839 (nove anni dopo "Il Rosso e il Nero"), si allontana dai modi e dallo stile del precedente (narrativamente più complesso), portando l'ambientazione non più in Francia ma in un' Italia ottocentesca immersa in atmosfere storiche e irreali.
La narrazione comincia ad estendersi all'indomani del Congresso di Vienna, concludendosi con la storia di un uomo costretto a sottomettere le proprie aspirazioni individuali a vantaggio di un dispotismo moderno.


Nell' Avvertenza al romanzo, il Narratore onnisciente dichiara ai lettori di riportare la vicenda così come ha potuto ascoltarla da amici durante un soggiorno in Italia.
Il romanzo inizia con una premessa che ha per momento storico la Campagna d'Italia (1796-1814) e per luogo il sontuoso castello di Griante, sul lago di Como, dove risiede la nobile famiglia dei Valserra, marchesi del Dongo, da sempre filo-austriaci.
Il  figlio cadetto, Fabrizio, un giovane di bell'aspetto ma illetterato e per di più facile agli entusiasmi e con una <<fiducia illuminata nei segni che permettono di predire il futuro>>, diventa sostenitore della causa napoleonica e fugge dal castello per unirsi all'armata imperiale. Giunto a Waterloo riesce solo ad assistere alla battaglia senza fregiarsi di nessun atto eroico. Con il suo trascorso liberale nel nuovo ordine ricostituito dopo la bufera napoleonica, Fabrizio trova appoggio presso la zia, la bellissima ed intrigante duchessa di Sanseverina, dama di corte a Parma e segretamente innamorata del nipote.
Nel piccolo principato di Parma, dove il tempo è scandito da motivi di ancien régime, Fabrizio grazie alla zia e al suo alto titolo nobiliare prende i voti, diventando monsignore ma la sua irruenza e insensatezza continuano a metterlo costantemente in pericolo. Così Fabrizio dopo aver inseguito invano prima la gloria, poi la spiritualità, anche la ricerca dell'amore sopperirà con le sue illusioni.

La lettura di questo lungo classico della letteratura non mi ha colpito e difficilmente lascerà un ricordo particolarmente impresso, se non quello di averlo letto.
Ciò è dovuto dall'impatto con uno stile accorato e sentimentale, ripetitivo, come le scene che si ripresentano, provocando una certa irritazione per quella scelta di spiegare esplicitamente tutto.
Anche le correlazioni che si innestano tra personaggi e fatti risultano incongrue e poco plausibili rispetto al percorso evolutivo della trama.
Hemingway nell'opera memorialistica "Festa Mobile" esprimeva così il suo parere sulla "Certosa":

<<[...] non avevo mai letto nulla della guerra come realmente era tranne in Tolstoj, e la magnifica descrizione della battaglia di Waterloo fatta da Stendhal era un brano estemporaneo in un libro piuttosto monotono>>.

I capitoli riguardanti la battaglia sembrano essere stati scritti di getto, di ispirazione diversa, tanto da poter benissimo essere estrapolati dal loro contesto. La guerra descritta è un parapiglia di azioni meschine e senza senso, ruberie e codardie che contrastano con gli alti ideali gloriosi presupposti da Fabrizio che si chiede se veramente abbia assistito ad un'azione di guerra.
Le sole pagine apprezzate sono quelle che raffigurano la vita di corte, per cui l'autore tiene a riferire al lettore di quei tecnicismi, rituali e scaltrezze usate dai cortigiani, ministri e donne bellissime per sopravvivere ad un mondo volubile e tedioso e tentare la scalata sociale.
Le trame di intrighi e poteri vengono orditi dalla Sanseverina, l'unico personaggio di rilievo dotato di intelligenza e perspicacia politica e sociale mentre il protagonista Fabrizio è ironicamente l'eroe apparente di una storia per cui già è destinato a soccombere, sullo sfondo di una Parma lontanissima nel tempo e nello spazio, quasi fantastica e secolare, dove solo il passato può risiedervi.
Stendahl ha condensato tutte le caratteristiche del romanzo allora in voga, convergendolo nel nuovo realismo romantico intessuto della vaga rievocazione dell'epopea napoleonica, di illusioni infrante, del disprezzo di una monarchia assoluta, contemplatrice di avidità e obsoleti canoni di cultura politica, per terminare con l'amara visione della Certosa (che compare soltanto nell'ultima pagina) usata per rafforzare il doloroso distacco da ogni possibile attesa terrena.
"La Certosa di Parma" fu scritta in cinquantadue giorni e da questo breve lasso di tempo risente una narrazione colpita da contraddizioni, lapsus, errori, che avrebbero provocato nel periodo successivo aspre lamentele da alcuni critici, primo fra tutti Flaubert.

Commenti

  1. Una lettura difficile, ma che secondo me bisognerebbe affrontare almeno una volta nella vita ☺️☺️☺️☺️

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    1. Sicuramente Stendhal è tra i classici della letteratura e i suoi romanzi sono entrati in quel mito. Anni fa era molto letto, mi ricordo, ma non riesce ad entrare comunque tra i miei favoriti.

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  2. Ho fatto una tale fatica ad affrontare le prime pagine de che il pensiero di tornare a Stendhal non mi attira per niente. Sarei però curiosa di capire meglio le presunte somiglianze col romanzo di Manzoni, che, pur dopo un impatto scolastico per nulla buono, è diventato negli ultimi due anni uno dei miei classici preferiti.

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    1. Ti capisco Cristina e sinceramente (per quanto non sconsiglierei mai un libro) non hai perso nulla.
      Allora, stilisticamente, narrativamente, tematicamente non c'è confronto, (ma non c'era nemmeno bisogno di scriverlo in effetti).
      Le similitudini che si possono trovare sono più che altro nella trama: l'ambientazione iniziale, Como; il voto alla Madonna di Clelia di non rivedere più l'amato; l'addio della Sanseverina all'amato lago d'infanzia; le ingenuità di Fabrizio e le sue fughe rocambolesche ricordano un poco quelle di Renzo... Naturalmente il carattere religioso qui è nullo.

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