Notturni estivi dal XX secolo tra realtà e sogno


Ad Alessandro,
perché la bellezza della fantasia
nasce dal coraggio.



«A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era così bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse...[...]. ]» ("La Bella Estate", Cesare Pavese)


Come ho provato a raccontare il mare d'estate nelle opere d'arte nel XX secolo e in seguito il lago, quest'anno ho scelto un altro elemento caratterizzante la bella stagione: la notte.
Perché rispetto a quelle invernali (a mio parere), quelle estive ci fanno sognare di più ad occhi aperti, rimanere svegli nelle tarde ore e poggiare i nostri piedi su quel confine invisibile che esiste tra la realtà e l'irrealtà.
Ho scelto per questo articolo una panoramica di dipinti di artisti più o meno conosciuti, ognuno di nazionalità e stili diversi, sullo sfondo della propria particolare ed influente epoca.
Molti artisti, soprattutto del Nord Europa, hanno raffigurato attraverso i colori, il movimento, i soggetti, questo emblematico tema, che non ha nulla di superficiale o puerile, poiché con il sogno e l'immaginazione, l'uomo ha fatto scaturire dalla sua mente le migliori idee; magari proprio alzando gli occhi verso uno sfondo incantato.

Buona Lettura!



"Notte d'Estate", W. Homer

Due donne strette l'una all'altra accennano ad un misterioso passo di danza, al chiaro di luna su una scura e sconosciuta costa.
L'insolita rappresentazione, resa originale proprio da quel gesto, rientra tutt'oggi come il notturno più straordinario della storia dell'arte americana. A realizzarlo nel 1890 fu l'artista statunitense Winslow Homer (1836-1910), dal titolo "Notte d'Estate".
Homer, il maggiore esponente della sua epoca nel mondo artistico oltreoceano, fu un celebre pittore autodidatta, poliedrico, capace di attirare l'attenzione con i suoi paesaggi, ritratti e per aver percorso e descritto in lungo e in largo la vita e gli avvenimenti del quotidiano americano, dalla guerra di Secessione in poi, articolandola in vari contesti.
Nel 1883 dopo aver rappresentato paesaggi rurali, donne e scene militari, si trasferì nel Maine, inaugurando così il passaggio ai soggetti marini.
Il Maine, il più settentrionale degli stati del New England che si affacciano nell'Oceano Atlantico, con la sua costa frastagliata e rocciosa, con i suoi luoghi isolati e misteriosamente ambigui (che diverranno fondamentali per i pittori della seconda metà del Novecento), conobbe un notevole sviluppo economico dopo la guerra. Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, gli Stati Uniti erano la maggior potenza al mondo, secondi solamente all'Impero Britannico e la crescita commerciale e culturale, unita ad una fase di cambiamenti ed ottimismo, incominciava a riversarsi anche nell'ambiente pittorico, producendo un proprio genere in cui riconoscersi.
Homer mise in questo lavoro non solo l'identità ma la perfetta sintesi tra realismo e simbolismo.
Intorno alle due figure femminili che ballano in una notte d'estate sulla riva dell'oceano, forse mogli di pescatori del Maine, si staglia sulla destra un incognito gruppo di persone immerse nel buio che guardano il paesaggio e le donne. Le onde si infrangono con fragore sulle rocce mentre una meravigliosa luce lunare si specchia sulla superficie dell'acqua dalla costa fino all'orizzonte. Questo contrasto tra ombre e luci crea un effetto di arcana poesia, di tumulto di sensi umani e soprannaturali che sembra quasi di sentire.

Negli ultimi anni "Nordic Summer Evening" (1889-1900) risulta tra le opere più riprodotte in commercio, per copertine di libri od oggetti di vario uso e non è difficile ritrovarselo sovente nella rete. È un'opera che innegabilmente affascina l'immaginario di chi la guarda e gli occhi dello spettatore sono catturati dai vari elementi che vi figurano, impossibili da tralasciare, nemmeno quelli più insignificanti. Tutto rende stupefacente questo dipinto.
Richard Bergh (1858-1919) ritrattista e paesaggista svedese, formatosi nella Reale Accademia di Stoccolma, fu riconosciuto alla fine dell'Ottocento il primo fra i pittori della nazione, tanto da dirigere nel 1915 il Museo Nazionale Svedese.
Tra il 1870 e il 1880 molti artisti svedesi subirono l'influsso dell'Impressionismo francese, pertanto riportarono da Parigi lo stile di dipingere en plein air, catturando i vari effetti della luce durante il giorno. Questo gruppo chiamatosi gli Oppositori diedero al loro lavoro comunque un indirizzo romantico, volendo risvegliare lo spirito patriottico e culturale della nazione, unita allora politicamente ancora alla Norvegia. Lo stesso sentimento pervade questo dipinto incentrato sulla caratteristica serata estiva nordica: una donna ed un uomo, l'una di fronte all'altro, guardano da un balcone sopra alla baia, il meraviglioso paesaggio di Kyrkviken nella luce del crepuscolo.
Il balcone, dove i due si affacciano, fa parte della casa ad Ekholmsnäs Manor, nel comune tipicamente marino e ricco di grandi foreste del Lidingö, dove il pittore vi risiedette verso la fine del XIX secolo.

"Nordic Summer Evening", R. Bergh

Mentre la coppia contempla silenziosamente il panorama, l'acqua del lago riflette la luce dorata del tramonto che carezza la parte sinistra dell'abito bianco della donna e le gambe dell'uomo. Dietro di loro, una barca ormeggiata al molo e una folta vegetazione dirige il nostro sguardo verso l'orizzonte: lo stesso campo visivo che cattura la coppia.
Nelle fattezze della donna sembra che il pittore vi abbia rappresentato la cantante Karin Pyk mentre il modello maschile sarebbe il principe Eugenio di Svezia e Norvegia (1865-1947), mecenate e artista lui stesso. Ma il quadro non presenta nessuna funzionalità di ritratto.
È una vera opera d'arte capace di comunicare l'effetto della luce in una serata estiva, il carattere romantico, la tensione emotiva di una coppia in un clima placidamente sereno e il confine che Bergh ci mostra fra le realtà umane e le suggestioni della natura.

Molto prima di votarsi alle righe, ai quadrati, rettangoli e alla scomposizione delle forme, Piet Mondrian (1872-1944), pittore olandese pioniere dell'arte astratta introdotta nel XX secolo, subì per un periodo di tempo ancora la fascinazione con quei movimenti artistici che via via stavano scomparendo con l'avanzata del pieno Novecento.
E "Notte d'Estate", questo nebuloso e meraviglioso dipinto del 1906-1907, si pone come raccordo tra tutto ciò che era il passato e quello che stava arrivando.
Diciotto anni prima Vincent van Gogh aveva dipinto la "Notte Stellata" e quattordici anni prima  Edvard Munch aveva realizzato "Sogno di una Notte di Mezza Estate". È chiaro il riferimento a queste opere.
Mondrian ha rappresentato qui il suo notturno estivo: una campagna olandese immersa nel silenzio e nell'immobilità di una notte rischiarata dalla luce di una luna psichedelica. Il fiume non è altro che un rivolo, come caduto sul terreno di un verde spento mentre dietro il corso d'acqua si stagliano delle sagome verticali, impercettibili alberi marroni.

"Notte d'Estate", P. Mondrian

La composizione è semplice e priva di dettagli, ridotta all'osso, seppur le varie masse di colore stese a zonature conferiscono all'opera un'atmosfera segretamente espressiva. Non ha nulla di romantico eppure attraverso sottili percezioni riesce a dare allo sguardo dello spettatore una porzione così vicina alla realtà e che presto avrebbe rivendicato l'assenza di forma.

Il solstizio d'estate , la notte più lunga dell'anno per molti, che segna il passaggio dalla primavera alla stagione più calda e spensierata, era un evento molto importante presso i popoli antichi, propiziatorio per accogliere nuovamente il ritorno alla fertilità della terra.
Ultimamente quello di dare il benvenuto al solstizio d'estate è ritornato ad essere un appuntamento atteso in varie parti del mondo, volto a celebrare il periodo più amato e magico, così carico di leggende, miti e tradizioni che si perdono in passati ancestrali.
In Inghilterra la vigilia d'estate viene chiamata Midsummer's Eve: una notte piena di suggestioni e desideri, dove a regnare è il surreale e la realtà e il sogno si confondono.
Il pittore inglese Edward Robert Hughes (1851-1914) si ispirò alla onirica opera "Sogno di una Notte di Mezza Estate" di Shakespeare per rappresentare la sua visione di questo momento nel dipinto "Vigilia di Mezza Estate" del 1908.
L'ambientazione notturna del quadro è un bosco molto fitto, dove al centro della scena compare una bella fanciulla vestita come una creatura delle fiabe. Forse fa parte di quella schiera di personaggi mitici che di giorno si celano negli alberi o nei fiori per poi emergere completamente di notte o è una donna che è entrata per caso in un sogno. Alla cintura porta un antico flauto usato forse come chiave per accedere in questo luogo e chiamare questa schiera di fatine disposte intorno a lei. La ragazza è un poco abbassata e tiene fra le mani un lembo del suo vestito, probabilmente per vedere meglio questi spiritelli così vivaci che portano in alto questi fiori a campana colorati.
La composizione gioiosa dell'opera colpisce per l'armonia dei giochi di luce prodotte dalle fate e dai raggi di luna che illuminano sul fondo gli alberi e i prati.
Tutto è uno sfoggio di mistero, magia e possibilità.

"Vigilia di Mezza Estate", E. Hughes
Hughes apparteneva al gruppo dei pre-raffaelliti, movimento sorto in Inghilterra nel XIX secolo, che andando contro l'accademismo ufficiale, il convenzionalismo vittoriano e la fredda società industriale, promulgavano con il loro stile un recupero dell'arte più spontaneo e focalizzato sulla natura, la vita, la bellezza, la poesia. Ma questo modo di interpretare poeticamente svariati temi sociali non aveva nulla di superficiale: con il loro stile i pre-raffaelliti presagivano le prime inquietudini di fine secolo.

Forse non c'è nulla di più suggestivo e magnetico per l'occhio occidentale che ammirare la nitida vivacità di un'opera orientale. La distanza geografica ci rende quel mondo lontano, nello spazio e nel tempo, e quindi affascinante per la varietà della sua cultura così differente dalla nostra.
Come questo placido quadro di Koitsu Tsuchiya (1870-1949) realizzato nel 1936, dove ha rappresentato uno dei tesori più sacri per l'isola nipponica.
Tsuchiya fu uno dei volti meno conosciuti dello Shin Manga nato nel XX secolo, di cui apparteneva alla terza generazione (1910-1960). Il movimento specializzato nei paesaggi, si ispirava agli impressionisti francesi, mescolando elementi occidentali e giochi di luce per ricreare atmosfera, stati d'animo ed emozioni attraverso i fenomeni naturali.
Ma non solo. Tratteggiando temi tradizionali in una visione nostalgica e romantica, questo ha raccontato un paese in via di trasformazione.
Con la nascita del Giappone moderno sotto l'epoca dei Meiji (1868-1912) avvenne il superamento della sua antica struttura feudale: l'isola divenne concretamente una nuova grande potenza mondiale, con l'aumento demografico e lo sviluppo dell-industria, del commercio e delle banche.
Sotto l'imperatore Hirohito (1926-1989) il rinnovamento urbano raggiunse le ferrovie, le strade e tutte le architetture in legno andarono a scomparire.
Tsuchiya con "Summer Moon at Miyajima" dipinse uno degli ultimi luoghi simbolo dell'antico Giappone.
Miyajima è un'isola che sorge nella parte occidentale del Mar Interno di Seto, nella baia di Hiroshima. Ufficialmente chiamata Itsukushima¹, l'isola è famosa per i suoi bellissimi fiori di ciliegio e per l'importante presenza del santuario omonimo, fiore all'occhiello del Giappone e patrimonio mondiale dell'UNESCO.
L'artista ha voluto mostrare appunto un angolo di questo tempio in una notte estiva. Nel cielo di un blu intenso, le nuvole si diradano per far apparire una luna bella tonda che si specchia in una parte di mare, dove un barcaiolo sta (ri)tornando forse nel tempio. Poco più distante si nota uno dei famosi torii, ovvero delle porte tradizionali giapponesi poste solitamente all'ingresso dei santuari, che quasi sorveglia il luogo addormentato. Contrapposta alla luce lunare c'è anche quella delle lanterne che si susseguono e mostrano il leggero movimento dell'acqua insieme alla luna.
La scena sembra quasi fotografata e particolareggiata nei vari elementi da darci l'esatta immagine di un mondo appena passato.
"Summer Moon at Miyajima", K. Tsuchiya

Non esiste una notte estiva senza le sue stelle. È il corpo che maggiormente ricerchiamo quando, ancora svegli nonostante l'ora tarda, puntiamo i nostri occhi verso il cielo. È un'azione ancestrale che compivano già gli uomini primitivi, molto probabilmente, il cui significato, di dare un senso scientifico o mitico nell'ammirare questi corpi celesti, è un mistero mai svelato per l'uomo.
"La Notte di San Lorenzo"
(2001) di Antonio Possenti (1933-2016) evoca tutto ciò: il sogno, il mito, la favola.
Antonio Possenti, nato a Lucca, non è stato semplicemente un artista ma un importante rappresentante della cultura italiana. Pittore, illustratore autodidatta, proprietario di un linguaggio, onirico e fantasioso, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, ha raccontato dipingendo la nostra storia attraverso riviste e libri. Amatissimo da Dino Buzzati, fondamentale per Possenti fu l'incontro nel 1957 in Costa Azzurra con Chagall, da cui trasse molti elementi del suo mondo.
Il paesaggio marino realizzato da Possenti attira l'attenzione per la fantasia degli oggetti descritti, i colori e la bizzarria del contenuto.

"La Notte di San Lorenzo", A. Possenti
Sullo sfondo di un cielo stellato cadono, quasi a pioggia, delle luminose stelle cadenti, tante, che arrivano a spegnersi in un mare mosso. Se questo può sembrarci già strambo, ecco che invece, in un secondo campo, si rivela la presenza di alcuni strani uccelli marini sulla spiaggia ammiranti anche loro la volta piena di stelle. Uno in particolare sembra attirato da una scena che però appare quasi distante dall'ambientazione stessa.
È un uomo (forse il pittore stesso) che sta dormendo ignaro nel proprio letto. O può darsi che lo scenario sia solamente il sogno immaginario dell'uomo. Anche qui il reale e l'irreale si confondono, creando un presente di vita e desiderio.











« Puck :    Se noi ombre vi abbiamo irritato,
non prendetela a male, ma pensate
di aver dormito, e che questa sia
una visione della fantasia.
Non prendetevela, miei cari signori,
perché questa storia d'ogni logica è fuori:
noi altro non v'offriamo che un sogno...»
"Sogno di una Notte di Mezza Estate", W. Shakespeare






¹Miyajima significa "isola del santuario".






M.P.

Commenti

  1. Ma che percorso affascinante, ricco di nuovi spunti, come per Bergh, che non conoscevo (bellissima la sua sua Nordic Summer Evening) e di piacevoli riconoscimenti, nel caso dei notturni giapponesi... Fra l'altro Miyajima è una delle mete del mio imminente viaggio e l'arte ha contribuito non poco alle mie elevate aspettative!

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    1. Grazie Cristina... Davvero?! Mi raccomando fai tante foto e poi raccontaci un po' di quello che vedrai!

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  2. Bellissima rassegna. L’abilità con cui questi pittori facevano risaltare la luce del tramonto o della luna nelle loro opere lascia esterrefatti, se non incantati… Mi riferisco in particolare a Bergh e Hughes, che avevo già avuto modo di osservare in altre pagine. Non conoscevo invece Antonio Possenti.

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    1. Nel suo dipinto più celebre non so come abbia fatto Bergh a creare un'opera così meravigliosa; lascia veramente a bocca aperta con i suoi colori e quella tensione emotiva...

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