Se i social network stanno uccidendo il valore del libro




Negli ultimi quattro-cinque anni (non saprei fissare un tempo preciso vista la sua graduale evoluzione), il mondo e il modo della vendita e della pubblicità del libro è cambiato.
Se prima veniva affidato questo compito ai mezzi d'informazione, alla scuola o al classico passaparola, oggi il polo attrattivo passa quasi esclusivamente attraverso i social network.
Ogni giorno veniamo incalzati da immagini sempre diverse, e come soggetto il libro, o meglio sequele di interminabili foto dello stesso libro, ripetute dai vari siti o utenti, per almeno due o tre giorni, allo scopo di promuovere l'anteprima o la prossima uscita del romanzo in questione.
Potrebbe quasi sembrare una manna dal cielo per tutti noi lettori appassionati, riempirsi gli occhi di catene di libri: promozioni, nuove pubblicazioni, ristampe, autori riesumati dal buio, autori riconfermati, più libertà di scelta e condivisione, soprattutto in un paese come il nostro, dove l'indice delle vendite del libro rimane il più basso d'Europa; ma non è così.
I social network utilizzano la velocità delle informazioni come il loro punto di forza ma in quel modo un oggetto come il libro non ha il giusto tempo per essere metabolizzato, compreso, apprezzato o meno. Anche il mezzo espressivo usato tende a nasconderne le tematiche, presentando invece una trama rumorosa e accattivante, in cui il lettore può facilmente personificarsi con il protagonista. Così che molti testi, anche buoni, dopo aver figurato due giorni in bella vetrina, cadono nel dimenticatoio.
Lontani sono gli anni Novanta dove un'opera poteva diventare un best-seller e rimanere nelle classifiche anche per mesi, incidere un'epoca; oggi, pur nella loro varietà, non vanno oltre un primo entusiasmo generale.
Si può aggiungere che anche la realizzazione di un libro è molto cambiata poiché non si può più godere delle belle introduzioni, postfazioni di una volta,  che prevedevano una certa cura, professionalità e volontà di valorizzare un testo (mi tengo stretta la mia edizione di "Cime Tempestose" della Mondadori con uno scritto della Oates come se avessi un quadro di Modigliani); tutto viene improntato verso il culto della forma e dell'immediatezza del messaggio.
Se sulla piattaforma di Facebook questo fenomeno è visibile in minor misura, nella controparte di Instagram, maggiormente affaristica e danarosa, questo assume livelli quasi folli.
I promoter che sono riusciti ad evidenziarsi in quest'ultimo, nuovi guru della letteratura, vengono contesi dalle case editrici che regalano loro libri, il che sarebbe normale, ma è di qualche mese fa la notizia di una nota casa editrice che ha accompagnato il desiderato pacco con l'aggiunta di un set di aperitivi, che certamente non apporta nulla alla lettura, semmai a rendere ancora più inutile l'offerta.
Ma non sono le sole a elargire i libri, vi è anche un sottosuolo di lettori che enfatizzati dal numeroso seguito di questi promotori, comprano libri per poi regalarli a quest'ultimi, farseli recensire e ricomprarli di nuovo (questa volta per sé) se la recensione è stata loro gradita.
Recensioni che si ripetono con lo stesso andamento delle immagini, utilizzando frasi ad effetto e molto comuni: «letto tutto ad un fiato» (anche se il testo comprende più di mille pagine), «trama banale ma scorrevole», «personaggio in cui identificarsi o personaggio fortemente resiliente» o etichettando come «storia d'amore» una vicenda che di per sé non lo è.
Si raggiunge un certo apprezzamento e rispetto se poi si accostano a qualche sponsor di trucco e parrucco.
Non si possono demonizzare queste piattaforme, che potrebbero veramente creare collegamenti e condivisione, ma contestare il loro mal utilizzo sì: questi artifici non aiutano a far crescere il mercato del libro, che anzi decade inesorabilmente e comporta, con la superficialità e la poca accuratezza di alcune case editrici e di promotori non proprio appassionati, alla svalutazione della lettura, alla banalizzazione di alcuni romanzi e, realtà peggiore, a convertire il libro in un oggetto di lusso, desiderato ma in mano a pochi beneficiari, e questa conseguenza diventa la più intollerabile di tutte.




M.P.

Commenti

  1. Mi sembra che la qualità dei libri si sia un bel po' abbassata, anche nelle cose come l'editing, le traduzioni, le prefazioni - come dici tu.
    I social non fanno un buon servizio ai libri ma ho l'impressione che i libri che vengono pubblicizzati dai social, soprattutto dai famosi influencer o promotori o come si fanno chiamare, non siano poi questo granché.
    Come odio quelle frasi trite e ritrite, ma anche su piattaforme tipo Amazon è pieno. Quando vedo "recensioni" del genere, evito accuratamente di leggere il libro perché come faccio a fidarmi del parere positivo di un lettore che non sa mettere due parole in croce per dare un giudizio?

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    1. Quello che mi dispiace molto è quando un romanzo viene banalizzato e qualche giorno dimenticato completamente, dopo un istante di follia. Alcuni potrebbero essere anche degli ottimi libri ma è come se venissero dati in pasto ai lettori (naturalmente da alcune case editrici); curandosi poco del loro prodotto.

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  2. Forse sembrerà strano, ma mi sento proprio in dovere di ringraziarti per questo post, perché è come uno sfogo di cui avevo un gran bisogno, che avevo dentro ma non trovavo le energie per esprimere a parole mie. E' da settembre che non aggiorno il mio blog, perché purtroppo tutta la realtà che hai descritto è arrivata a darmi proprio un senso di nausea e di claustrofobia, facendomi passare la voglia di scrivere e di recensire, nonostante sia una cosa che faccio da quando avevo quattordici anni, e di certo non era il passatempo più in voga, all'epoca. A questo mio blocco contribuisce un'altra cosa, l'unica che aggiungerei a quanto hai scritto tu: in tutto questo condividere smaniosamente libri ed opinioni approssimative, diventa sempre più difficile trovare qualcuno che si fermi a leggere con attenzione ed a lasciare un commento sotto i post altrui, che sia sui social o sui blog. E proprio per questo mi chiedo: in cosa consiste allora quello di scambio di idee ed opinioni che, in teoria, è alla base di tutto questo?
    Grazie ancora per aver scritto questo post, di cui secondo me c'era veramente bisogno.

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    1. Concordo con il tuo disagio che, alcune volte, provo anche io. Non ci si sofferma più a nella parola, a leggere veramente e approfondire un testo, un autore, tutto è basato sull'immagine e sulla pubblicità e di conseguenza nessuno ha più voglia di dire altro.

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    2. Sono pienamente d'accordo con te, io personalmente non riesco ad avere tutto il tempo che vorrei per dedicarmi al blog, ma anche per rispetto nei confronti degli altri preferisco leggere e commentare solo quando ho il tempo materiale di farlo. L'orrore di questi tempi è la frettolosità. Sono tempi di cuori e di like. Il commento, è demodè. Eppure io, nel mio piccolo blog che non arriva a 100 iscritti, mi trovo bene. Preferisco pochi followers, pochi commenti sensati che non cinquanta " wow! devo leggerlo" digitati a casaccio blog dopo blog..

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  3. È una riflessione che ho fatto anche io, tempo fa, su uno dei miei due blog, nata a sua volta sulla scia del post di un'altra blogger; evidentemente la questione salta all'occhio anche di altri, e questo di per sè, dà speranza.
    Personalmente, come ho avuto modo di raccontare in qualche post, ho aperto il blog nel 2010 quando ero una neomamma in crisi, a mo' di terapia; e l'ho fatto in modo molto spontaneo, forse un tantino naive, ma così come immaginavo dovesse essere un blog: una sorta di mondo personale in cui ciascuno fosse libero di esprimersi.
    I booktag, il numero di followers, le rubriche tipo "WWW Wednesday", e tutto ciò che negli anni ha finito per omologare molti lit-blog, non sapevo neanche cosa fossero. Semplicemente, fotografavo i miei libri in mini "still-life" da affiancare alla recensione, e stop.
    Quello era il modo in cui il mio mondo mi rappresentava; negli anni il povero blog l'ho accantonato e rimaneggiato più volte, ma sempre attenendomi a questo fil rouge.
    Quello che ho osservato, anno dopo anno, è quello che tu lucidamente e sinteticamente esprimi: nei social il libro ha finito per essere snaturato completamente, privato delle emozioni che contiene, giudicato (orrore!) spesso piú per la copertina "instagrammabile" che per le emozioni che trasmette, ridotto a un due righe di titolo (nei link su facebook, link che in ben pochi aprono) o immagine scenografica su instagram.
    Il tutto, ovvio, perchè "tira", perchè QUEI profili instagram e QUELLE pagine facebook hanno migliaia di followers, il che dà l'illusoria impressione di um ritrovato amore per i libri e la lettura. Il che, in realtà, è vero in parte, perchè a prendersi la briga di leggere davvero i commenti a corredo delle foto, sono rari i casi in cui ci sia qualcosa in più di una banalità.
    I social stanno rubando l'anima ai lettori, ed anche parecchi blog cadono in questo inganno. Vedo inseguire le ultime uscite, la saga di grido, con ben pochi blogger che abbiano il coraggio di uscire dal coro e di proporre titoli diversi, magari grandi classici o opere minori. Peró esistono, e quando ne trovo uno, me lo tengo ben stretto.Bellissima riflessione, mi dilungherei per ore a parlarne (si vede che sono prolissa? :-) )... grazie per averla proposta!

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    1. Sono contenta che questo post stia attirando molti lettori "fuori dal coro", e tu hai espresso molto bene il processo di questo fenomeno "molto discutibile" e soprattutto denigrante per la lettura.
      Hai aggiunto bene anche il fatto di quanto oggi il libro sia privato delle emozioni e delle tematiche esposte: si evidenzia maggiormente la trama e come hai spiegato tu, una bella foto senza troppi dettagli. Si parla molto del calo delle vendite del libro, che gli italiani non leggono più, ma tutto questo peggiora ulteriormente la situazione.

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  4. Il tuo pensiero è stato oggetto di diversi discorsi in famiglia e tra amici. Sempre più si pompano libri non all'altezza con recensioni incontrollabili che passano nel dimenticatoio. Questo sistema sta travolgendo in senso negativo quelli degni di essere letti perché non hanno visibilità oppure appaiono frettolosamente. La tua è una riflessione che ha fotografato la situazione attuale. Ciao

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    1. Grazie mille per il tuo commento Innassia, infatti il dispiacere va per quei libri che passano senza essere approfonditi abbastanza.

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