"Tutto Cambia" di Elizabeth Jane Howard


<<Forse un tempo chiamarsi Cazalet era un requisito sufficiente, ora non più>>.


Coby Whitmore

Sono passati due anni dalla lettura del penultimo capitolo della saga dei Cazalet della scrittrice britannica Elizabeth Jane Howard (1923-2014), e in questo lasso di tempo ho atteso un poco prima di rimmergermi nel suo seguito.
Non perché temessi la triste e definitiva conclusione della lunga vicenda di questa famiglia inglese alto-borghese la cui stabilità vittoriana si andava a scontrare con le incertezze della Seconda Guerra Mondiale ma pensavo che la fine del quarto volume fosse il giusto ed ideale finale della storia.
Tuttavia la Howard mi ha ricordato come "ideale" sia diverso da "reale".
"Tutto Cambia" fu pubblicato nel 2013, un anno prima della morte dell'autrice e ben diciotto anni dopo quello che sembrava essere l'ultimo romanzo della saga.
Mi sono chiesta come mai la Howard abbia voluto riprendere le fila del suo libro più celebre, saltando nel testo un arco temporale di quasi dieci anni.
Se negli "Anni della Leggerezza" la scrittrice aveva introdotto il lettore nel microcosmo di questa distinta comunità sconvolta e messa in subbuglio dalla guerra nel "Il Tempo dell'Attesa" e incapace di sbrogliare la matassa dei propri drammi in "Confusione", per poi riprendere il difficile reintegro sociale e sentimentale post guerra in "Allontanarsi", nella chiusura di "Tutto Cambia" non sono più le azioni e i desideri dei singoli protagonisti a smuovere gli avvenimenti bensì i venti del cambiamento che cominciano a spazzare via ciò che la guerra non era riuscita a cancellare.


La narrazione comprende il periodo che va dalla metà del 1956 agli ultimi giorni del 1958.
Nonostante la vittoria il Regno Unito esce finanziariamente indebolito dalla guerra e si ritrova incapace di arrestare i forti mutamenti politici e sociali che stanno avvenendo.
Sul trono siede ora Elisabetta II ma del grande Impero Britannico è rimasto ben poco con il crollo del sistema coloniale e lo sgarbo subìto con la nazionalizzazione del canale di Suez, e lo stesso partito laburista, in carica, porta alla nazionalizzazione di varie industrie e servizi.
Gli antichi privilegi di cui avevano goduto l'aristocrazia e l'alta borghesia non esistono più come pure le differenze fra classi e quelle tradizioni e rituali vittoriani (che nonostante tutto avevano resistito alla guerra),scompaiono a vantaggio dei nuovi arricchiti. Il paese si avvicina verso una vaga parità di diritti e di nuove scoperte mediche e tecnologiche.
I Cazalet si sono allargati accogliendo una nuova generazione di bambini al suo interno ma l'adattamento a questa epoca moderna risulta difficoltoso, soprattutto per i membri senior, il cui tessuto famigliare viene lacerato da morti, eventi improvvisi, rovesci finanziari, mentre tentano disperatamente di aggrapparsi ad un mondo ormai in declino.
La diversa situazione sociale influisce anche le relazioni: alcune si rafforzano, altre appena nate crollano, altre ancora si trasformano, lasciando comunque su tutte un sapore amaro.
Le donne sono le uniche a provare a reagire cercando un compromesso col tempo, occupandosi della casa, del prossimo, creando nuovi sbocchi lavorativi e unendo la famiglia.
La stessa Home Place, vecchia e malridotta, non può più proteggere i suoi residenti come aveva fatto con la guerra: ad ognuno è riservato il compito di sopravvivere con le sue sole forze.

Nella parte che segna il calo del sipario sulla famiglia Cazalet i capitoli si fanno brevi e quella prolissità narrativa che aveva caratterizzato gli antecedenti volumi qui si fa più ridotta eppure generosa di elementi e tracce di un tempo in decadenza contro uno che stava inevitabilmente sopraggiungendo.
Con "Allontanarsi" evidentemente la Howard ancora non aveva scritto la parola fine ad un modus vivendi inglese che aveva imperato sulle persone e sulle cose, dando ad un clan, ad una classe il potere di conservare lo status morale e sociale di un'epoca.
In quest'ultimo romanzo c'è sì un tappeto famigliare di fitti intrecci, da cui però l'autrice ne sfilaccia i fili, come le vite dei protagonisti presi ognuno singolarmente, e mai più ricollegabili alla matassa madre.
Una vena nostalgica e di compatimento whartoniana filtra attraverso le parole, i ricordi, gli oggetti e Home Place (forse la vera protagonista) dimora ormai a pezzi e malandata, chiave simbolica dell'imminente collasso; mentre all'interno tutto sembra declinato verso il passato, fuori c'è un futuro in movimento.
Il rinnovamento passa anche attraverso il piano culturale, quando si parla della più libera circolazione di libri in edizione economica (dove il divario intellettuale si fa più piccolo tra le varie fasce di ceto) e le scene di sesso in questo libro vengono descritte con maggiore spontaneità, preannunciando la vicina liberazione sessuale.
L'attenzione si sposta come di consueto anche sul ruolo delle donne nel dopo guerra, in bilico tra il lavoro domestico e quello professionale, le aspirazioni e i doveri, la difficoltà di emergere in ambienti maschili (la scrittura o la politica) e le disillusioni sul matrimonio tanto che la scrittrice sembra portare avanti i finali lasciati a metà da Jane Austen.

<<Questo all'inizio l'aveva sbalordita. Dai romanzi aveva imparato qualcosa sul matrimonio, per esempio che alla fase euforica dell'innamoramento segue la tranquilla accettazione di una situazione di fatto, qualunque essa sia>>.

La Howard tuttavia lascia un'ultima concessione ai suoi amati personaggi, prima dell'addio, un ultimo raduno famigliare nei giorni delle festività natalizie, vissuto comunque da angosce incerte e preoccupazioni su un futuro ancora da vivere.
Di questa lunga opera ho apprezzato la qualità e il talento narrativo dell'autrice, il progetto di raccontare le vicissitudini di una tipica famiglia inglese del XX secolo, analizzando dal suo interno il contesto storico-sociale servendosi di tematiche ancora poco toccate o taciute: le relazioni personali, il matrimonio, il sesso e l'emancipazione della donna. Un'opera che deve essere vista alla pari dei classici romanzi e la Howard come erede di quella grande scrittura femminile che nel corso dei volumi ha sempre omaggiato.
Non potrò scordare quel senso di libertà trasmessomi dal finale di "Allontanarsi" ma l'accettazione di una certa fugacità del tempo, delle cose e delle persone rimane l'esperienza più difficile e inattesa dell'essere umano.



M.P.




Libro:

"Tutto Cambia", E. J. Howard, Fazi Editori

Commenti

  1. Amo la Howard, sebbene ho letto al momento solo i suoi romanzi singoli. Presto però leggerò anche questa saga ☺️☺️☺️

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    1. La saga dei Cazalet è il suo progetto più importante e dove si sente un certo studio storico-sociale, comunque anch'io fra tutti quelli letti preferisco "Il Lungo Sguardo".

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