"Camera con Vista" di Edward Morgan Forster


<<Era piacevole svegliarsi a Firenze, aprire gli occhi su una camera nuda e luminosa, con il pavimento di piastrelle rosse che parevano pulite e non lo erano, con il soffitto dipinto, dove grifoni rosa e amorini azzurri si svagavano in una foresta di violini e fagotti gialli. Era piacevole anche spalancare le finestre, ferendosi le dita con chiavistelli non familiari, affacciarsi nel sole con le colline, gli alberi e le chiese di marmo di fronte, e sotto, non lontano, l'Arno, che gorgogliava contro il terrapieno della strada>>.


"Camera con Vista" (1985), J. Ivory

Avere una casa con un bell'affaccio su uno splendido panorama penso sia tra i nostri desideri più richiesti, e la stessa cosa la richiediamo e ricerchiamo quando siamo in vacanza o quando sull'autobus, treno, aereo ci sediamo dal lato del finestrino, forse perché anche se stiamo così comodi e confortati all'interno di un ambiente chiuso, il richiamo degli spazi aperti, della natura, ha una spinta fortissima come richiamo alla vita, nonostante tutte le avversità e gli inconvenienti da pagare.
Questo è uno dei più bei messaggi che filtrano dalla lettura di "Camera con Vista" il terzo romanzo pubblicato dallo scrittore inglese Edward Morgan Forster (1879-1970).
Insieme a Virginia Woolf e Lytton Strachey ed altri intellettuali, Forster partecipò attivamente al ristretto circolo della "Bloomsbury Group", che denominò il clima culturale inglese tra le due guerre mondiali: Forster, come i suoi colleghi, rivolse le sue tematiche sull'indagine delle abitudini, convenzioni, i pregiudizi che minavano e confondevano i rapporti umani.
"Camera con Vista" pubblicato nel 1908 fu il libro che gli diede vasta notorietà, ispirato da un viaggio compiuto in Italia nel 1901.
Dramma domestico tra equivoci e apparenze si insinua a cavallo di due epoche, quella vittoriana, sulla via della conclusione, e la nascente edoardiana, e difatti suddiviso in due parti, la prima ambientata in Italia, la seconda in Inghilterra.


La giovane e fresca Miss Lucy Honeychurch, appartenente all'alta borghesia inglese, sta per concludere una tournée in Italia con sua cugina Miss Bartlett che le fa da chaperon. Arrivate a Firenze soggiornano presso la pensione Bertolini che include un numeroso gruppo di inglesi, ma la vacanza nell'assolata città non inizia con i migliori auspici visto che le stanze prenotate dalle due donne non presentano la desiderata vista sull'Arno come avrebbero voluto, bensì sul cortile interno. Gli Emerson, padre e figlio (George) della nuova borghesia industriale, si offrono a cedere le loro camere con vista a favore delle signore, che accettano di buona grazia, eppure i loro modi liberi e moderni, l'estrema confidenza che rivolgono alle persone, non li fanno sentire ben accetti all'interno del gruppo che ben presto tende ad escluderli.
Tra Lucy e George si instaura una tacita intimità che li lega ancora di più dopo aver assistito ad un brutto omicidio in Piazza della Signoria. Lucy è turbata da sentimenti così forti mai provati, dal bisogno di libertà e novità mai prima pensati, e non riesce a corrisponderli.
Dopo un bacio rubatole da George in un campo di viole, la ragazza fugge ritornando nella sua casa nel Surrey e accettando la più comoda proposta di matrimonio dl ricco Cecil Vyse, ignorando l'arrivo proprio di George.

L'epoca vittoriana dominò un tempo molto esteso (1837-1901), i cui strascichi si spinsero stancamente fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale ma con la morte della regina Vittoria e l'inizio del regno di Edoardo VII (1901-1910) l'Inghilterra si avviò verso una maggiore industrializzazione, scoprendo un periodo di prosperità in cui la classe media andò ad espandersi creando una nuova mobilità sociale, e questa transizione diventa qui l'anticamera della trama.
Il lezioso mondo degli Honeychurch è ancora aggrappato alla stabilità vittoriana, legato ad un'ortodossia sociale soffocata da etichette, comportamento, stili di vita e mode, dove sentimenti e sensazioni sono attutiti da una buona educazione, la stessa che si riversa nell'ambiente femminile, stretto e protetto da quattro mura ma dove già la protagonista  mostra un aspetto più rilassato nei rapporti umani e una propensione al'indipendenza del corpo e del cuore.
Dramma alla Jane Austen "Camera con Vista" ricalca i motivi del romanzo austeniano riprendendone il carattere del costume, gli urti tra i vari ceti, lo scontro tra realtà e apparenza, le contraddizioni dell'amore: il personaggio di Cecil (che vanta di non aver mai lavorato e di godere di un ereditario benessere) disprezza le origini e la famiglia della fidanzata (di livello inferiore al suo) e tenta quindi di elevarla culturalmente e socialmente pur non amandola come essere umano bensì come un suo ideale (come non rivederne il personaggio di Mr Darcy in "Orgoglio e Pregiudizio"?).
La freschezza e la delicatezza così peculiari ed evidenti del romanzo sono sostenute da una leggera brezza di liberazione sessuale, di istinti non più repressi che erompono in Lucy dopo il viaggio catartico in Italia.
Un mondo nuovo, variopinto e polimorfo, si apre alla protagonista, laddove all'ombra delle stanze chiuse e crogiolanti di intorpidimenti e infanzia iperprotetta , si succedono le stanze con vista inondate di luce, di assimilazione con la natura, di libere emozioni pronte ad affacciarsi e destabilizzare realtà e certezze.
Forster ne consegue un finale compiacente per il lettore ma come ogni romanzo inglese e austeniano che si rispetti, il raggiungimento sperato presenta un conto vagamente amaro: la perdita e il distacco di una parte di sé.


M.P.






Libro:

"Camera con Vista", E. M. Forster, Corriere della Sera

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