"Emma" di Jane Austen

  <<Emma Woodhouse, bella, intelligente e ricca, con una casa confortevole e un carattere allegro, sembrava riunire in sé il meglio che la vita può offrire, e aveva quasi raggiunto i ventuno anni senza subire alcun dolore o grave dispiacere>>.

"Emma" (2020), Autumn de Wilde


Nei mesi di caldo più intenso, che sono quelli di luglio e agosto, mi sono sottratta dalla morsa dell'afa riconfortandomi un poco nella lettura fresca e piacevole di  "Emma" di Jane Austen (1775-1817).  
Ci sono pochi scrittori che riescono ad unire in una narrazione gradevolezza, arguzia e una vivace cronaca del tempo come questa fortunata scrittrice inglese, ironica cacciatrice di vizi ed ipocrisie della tranquilla provincia inglese, dove dietro alle lente consuetudini di una vita monotona si nascondono amari risvolti psicologici. I suoi romanzi hanno dato trame di apparenti placidi drammi e il suo stile semplicemente perfetto e agile ha offerto quella bellezza rassicurante ed evasiva per tante generazioni di lettori, una peculiarità che la rende ancora tra le più lette ed amate autrici ed ispiratrice insospettabile per altrettanti scrittori di ieri ed oggi. 
"Emma" appare fra gli ultimi lavori della Austen e pubblicato appena due anni prima della sua morte prematura, con l'aggiunta della dedica all'allora principe reggente Giorgio IV ¹ (per suo espresso invito), estimatore entusiasta delle sue opere."Emma" presenta una prosa corposa e una tecnica più matura di "Orgoglio e Pregiudizio" e nonostante quest'ultimo sia ritenuto ancora il suo capolavoro tuttavia non sono poche le lodi che vengono tributate al primo, facilmente adattabile per il teatro e soprattutto per il cinema, dove ha trovato successo ben quattro volte, l'ultima con la trasposizione della regista americana Autumn de Wilde (2020). Ambientato nei primi anni dell'età della Reggenza, il romanzo si apre alla maniera shakespeariana come commedia degli equivoci, in cui tutti i personaggi si ritrovano invischiati in un garbuglio di inganni romantici, sentimenti travisati o nascosti, fraintendimenti, laddove il confine tra l'amore e il gioco è labile. Al centro della vicenda sta Emma, la più fortunata tra le eroine austeniane, di cui seguiamo il suo pensiero e lo sciogliersi dell'intreccio.

Nell'immaginario villaggio di Highbury, nel Surrey, Emma Woodhouse con la sua ricchezza ed influenza domina la piccola comunità di residenti, tutti disposti a convivere fra loro nella più completa armonia.
Emma, bella ed intelligente, passa a maggior parte del tempo tentando di combinare matrimoni nella sua cerchia famigliare e delle amicizie, sostenuta dalla sua fervida immaginazione e da una sensibilità non comune. Tuttavia i suoi buoni propositi cozzano con una società ancora immobile e chiusa, pregiudizievole ed interessata unicamente alla scalata sociale.
Alla fine anche la stessa Emma si ritrova in una labirintica rete di malintesi che confondono verità e finzione.

In "Emma" la Austen fa ricorso della narrazione onnisciente in terza persona, usando la tecnica del discorso indiretto libero, per cui le parole e i pensieri del personaggi si identificano con quelle della voce narrante, dando al testo una maggiore fluidità drammatica. Ed è per questo considerata la prima ad utilizzarlo nella letteratura inglese.
La Austen rappresenta qui un vivace affresco della piccola e pacifica realtà di Highbury, dove ognuno cerca di compiacere l'altro per essere accettato, dove gentilezze e cortesie ricolmano una società in superficie distinta e ben suddivisa per ceto, controllata da rigide forme di comportamento ed esteriorità ma intimamente smossa da lotte di classe e da una spavalda conquista di un possibile miglioramento sociale ed economico.
Emma è la protagonista spettatrice degli eventi che si susseguono nel villaggio: è una giovane donna che per vantaggio economico può scegliere non sposarsi, essendo una proprietaria terriera (diversamente dalle altre protagoniste austeniane più vincolate), che incarna nel suo ossimorico ritratto la moderna rivendicazione di indipendenza femminile, come le vecchie, ironiche ambiguità del tempo. Emma subordina l'intelletto alla fantasia e del contrasto tra la razionalità di Mr Knightley (suo partner) e la parte prediletta dalla protagonista, l'immaginazione, si concentra il fulcro e lo sviluppo dell'intera vicenda. Se per buona parte il romanzo sembra pendere verso la doverosa ragionevolezza di quest'ultimo, nel finale avviene il non più implausibile ribaltamento: l'immaginazione portata avanti da Emma apre a scenari che più si avvicinano a quel sottosuolo di verità non dette. Nelle ultime pagine segue un momento di autoconoscenza che eleva Emma ad un personaggio di profonda completezza psicologica ed umana.
L'Amore che sembra essere il carattere trainante della storia non ha invero nulla di romantico. Questo si muove attraverso enigmi, sciarade, indovinelli, lettere, con la stessa superficialità di un gioco per cui sono presenti errori, inganni, supposizioni, che mettono in bilico i rapporti sentimentali o d'amicizia dei vari personaggi, con il conseguente intrico di verità e finzione.
Come le precedenti opere anche in "Emma" viene condotta un'indagine sulla situazione femminile dell'epoca. Ogni personaggio femminile ha una propria collocazione e riferimento al'interno della comunità, dalle nubili alle donne sposate, giovani e più anziane, ricche e povere, di cui la scrittrice inglese ne descrive con brillante sottigliezza l'eguale inferiorità di tutte rispetto al mondo maschile. Il matrimonio è ancora l'unica buona posizione sociale spettante alla donna e l'esempio del personaggio minore e duplice di Jane Fairfax ² (la controparte di Emma e tuttavia non dissimile da questa) che pur di sfuggire alla miseria e all'umiliazione di una vita da istitutrice sposa un'esistenza forse non stabile sentimentalmente ma almeno economicamente agiata secondo le sue aspettative.
Il finale con tre matrimoni adeguati ristabilisce l'ordine sociale della comunità eppure lascia non pochi dubbi sull'effettiva autenticità delle relazioni, pur nel trionfo quasi totale di Emma.

<<[... ] La maniera, forse, può non essere quella più accattivante. Dio sa che sono stato un innamorato molto mediocre. Ma voi mi capite. Sì, vedete, voi capite i miei sentimenti... e li ricambierete, se potrete. Per il momento, non chiedo che di sentire, di sentire di nuovo la vostra voce.>>
<<[...] La sua strada era chiara, anche se non del tutto liscia. E allora, pregata in quel modo, parlò. Cosa disse? Naturalmente quel che doveva. Una signora lo fa sempre>>.



M.P.




¹ "A Sua Altezza Reale il Principe Reggente, quest'opera è, con il permesso di Sua Altezza Reale, col massimo rispetto dedicata, dalla devota e obbediente umile serva di Sua Altezza Reale, l'autrice".
² Non si possono non trovare delle similitudini tra la Jane Farifax di Emma e la Jane Eyre della Brontë: ambedue figure analoghe per nome, carattere, professione e sorte. Si è pensato ad un'influenza della Austen sulla Brontë ma ancora non esistono prove concrete.




Libro:

"Emma", J. Austen, Newton Compton Editori



Commenti

  1. A leggere la tua sintesi, mi sembra che Emma sia più "movimentato" rispetto a Orgoglio e pregiudizio: credi che per chi, come me, ha zoppicato con quel romanzo, quest'altro potrebbe risultare più intrigante?

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    1. Ciao Cristina! Allora, tutti i romanzi della Austen (per quello che potuto capire) percorrono un tipo di narrazione più "psicologica" che di azione, che si addentra più nei moti interiori, intimi e riflessivi ( a mio parare è la forza di quasi tutta la letteratura scritta dalle donne), che in una trama "corroborante". "Emma" ha sicuramente questo "giocoso e vivace" giro di coppie ma alla fine è proprio questo lo stile Austen.

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