"Ragione e Sentimento" di Jane Austen



"La Soirée", Vittorio Reggianini

Jane Austen possiede un grande privilegio di cui oggi, ben pochi scrittori  classici possono vantarsi : il diritto alla posteriorità.
La scrittrice inglese è fra i più amati e letti autori nel mondo; in Inghilterra, nelle vendite, viene subito dopo Shakespeare e Agatha Christie e detiene all'interno della letteratura inglese, un posto intoccabile.
Merito, questo, di aver fatto del microcosmo il macrocosmo; di aver preso il carattere delle persone più vicine a lei (una bella debuttante, un pastore, una anziana aristocratica), e trasportarlo nei suoi personaggi, le cui personalissime vicende diventavano importanti quanto le gesta di Napoleone.
Anche per questo le sue protagoniste vengono chiamate "eroine", e forse a torto.
Perché le donne ritratte dalla Austen non sono né fin troppo vergognose come la Pamela del Richardson né fin troppo audaci come la Moll Flanders di De Foe : sono donne analizzate con tutta la loro semplicità di essere virtuose e di sbagliare al contempo.
Nonostante tutta la grandezza riconosciuta, la Austen rimane ancora imprigionata nella cosiddetta etichetta di "letteratura femminile"; eppure scrittori coevi, come Walter Scott (1771-1832), e quelli che poi seguirono, come Virginia Woolf (1882-1941), furono lei debitori e depositari di uno stile e un modo di narrare inconfondibili.


Jane Austen (1775-1817), pubblica il suo primo romanzo completo, "Ragione e Sentimento" nel 1811, anno rilevante in Inghilterra per l'entrata nel periodo Regency (1811-1820), con l'ascesa al trono del principe reggente Giorgio IV e che porta la nazione ad una nuova fioritura cultura  e non ultimo mondana.
Le guerre napoleoniche che infuriavano in Europa, non attecchiscono minimamente sul libro, che lascia invece spazio alla convenzionale e (in apparenza), poco rumorosa vita nella provincia inglese, dove compaiono le Dashwood, Elinor e Marianne, sorelle dai caratteri opposti, come opposti sono i loro modi di approcciarsi alla vita e all'amore : la prima seguendone la parte razionale, la seconda accogliendo quella emozionale.

Elinor e Marianne appartenenti alla buona borghesia di provincia, figlie di secondo letto e quindi meno abbienti del fratello-primogenito, si trasferiscono alla morte del padre nel Sussex, insieme alla madre e ad una terza sorella. L'ambiente bucolico che vi trovano, non è certamente privo di feste, gite e balli di stagione e la loro spensieratezza giovanile, tra intricate vicende, false aspettative e verità malcelate, si imbatte nell'aspetto più importante nella vita di una donna del tempo, l'amore e il matrimonio, ma che al tempo stesso diventa qui, un'occasione di maturazione e di una presa di coscienza della vita più realistica.
A dare sfondo e complessità alla storia, presenzia la società inglese di fine Settecento, con le sue vuote conversazioni, maniere affettate, parvenze cordiali.

Non sono una fervente austeniana, quindi sorvolerò su quei temi principali, quali l'equilibrio fra ragione e sentimento, punto focale del libro, e la critica al romanticismo, lasciandoli a chi, certamente, ne sa meglio di me.
Voglio invece scrivere quel che più ho apprezzato del romanzo. Innanzitutto l'ironia con cui la Austen deride bonariamente il ceto alto borghese, consacrato al culto di se stesso, del denaro e da rapporti sociali il cui unico fine è il mero interesse. Motivo più grave per la scrittrice, è la totale mancanza di cultura ed educazione.

"[...] non si vedeva traccia di povertà, se non nella conversazione; ma lì la carenza era considerevole.
John Dashwood non aveva molto da dire, per suo conto, che valesse la pena di ascoltare, e sua moglie ancora meno. Ma questo non era poi tanto grave, dato che era più o meno così anche per tutti gli altri visitatori che dovevano tutti fare i conti con qualche deficienza che impediva loro di essere simpatici...Mancanza di assennatezza, naturale o acquisita, mancanza di eleganza, mancanza di spirito...O mancanza di carattere."


"Ragione e Sentimento" (1995), Ang Lee

Willoughby, ma gli stessi Ferrars e Brandon sono uomini oziosi, privi di una forte personalità : ben poco hanno rischiato nella loro vita precedente.
Elinor e Marianne pur diverse nell'animo, sono donne colte, amano leggere, citare i loro autori preferiti, rispondere alle provocazioni altrui o non rispondere per decenza davanti all'idiozia e sono sempre attive nelle occupazioni quotidiane (quella attività industriosa tanto cara a Louisa May Alcott).
Seppur l'amore e il matrimonio determini ancora le vite di questi personaggi femminili, almeno queste hanno l'indipendenza dei sentimenti, la capacità di amare (un uomo o una sorella), per completo disinteresse; cosa non da poco se si pensi alle stesse Pamela o Moll Flanders.
Rispetto ad "Orgoglio e Pregiudizio" (1813), ho trovato in "Ragione e Sentimento" un'affinità di emozioni che ha superato le individualità del capolavoro per il mondo corale di quest'ultimo.
Il finale da commedia shakespeariana coronato da un amore e un altro dal reciproco rispetto, rappresenta il meglio della letteratura e getta le basi per uno studio più accurato dei personaggi, divisi tra esigenze psicologiche e morali, punto cardine, in seguito, del romanzo in pieno Ottocento.





M.P.






Libro :

"Ragione e Sentimento", J. Austen, Newton Compton Editori

Commenti

  1. Anche io ho apprezzato Ragione e sentimento più del famigerato Orgoglio e pregiudizio, e come te la differenza più acuta che ho trovato è stata proprio quella nel raccontare la società.
    Ogni romanzo di Jane Austen ne racconta una fetta ma in Orgoglio e Pregiudizio sembrava aver preso il sopravvento la parte di narrativa della Austen. Invece la storia della sorelle Dashwood è quasi un pretesto per dire quale tipo di futuro una donna dell'epoca poteva aspettarsi, un amore sincero o un matrimonio di facciata che, con un po' di fortuna, poteva essere evitato.

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    1. Infatti ho trovato molta più affinità con quest'ultimo che con il suo capolavoro, che rimane comunque un gioiello della letteratura, ma "Ragione e Sentimento" mi ha dato più spunti per riflettere.

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  2. Ho amato molto questo romanzo, che lessi dopo aver visto il bel film degli anni Novanta.
    Sì, Austen spesso non è stata collocata nella giusta dimensione di scrittrice impegnata, solo una critica successiva ne ha colto il lato ironico, la grande intelligenza.

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    1. Si potrebbe molto parlare della sua ambiguità di essere tra le scrittrici più lette del mondo, e al tempo stesso sempre e solamente per quanto riguarda la letteratura femminile.

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  3. Devo ancora recuperare il film e, soprattutto, voglio aggiungere all'esperienza della narrazione di questa autrice Orgoglio e pregiudizio: ho un buon ricordo dei due personaggi di Elinor e Marianne, mentre la Catherine di Northanger Abbey mi aveva alquanto infastidita... mi occorre una terza storia per mettere alla prova la Austen, insomma!

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    1. Prova, prova...Bisogna mettersi e mettere alla prova. Sai, dal 31 marzo su Tv2000 daranno inizio a tutti gli sceneggiati tratti i suoi romanzi!

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