Letture di un passato 2020

Illustrazione di Hannah Reich

Con il consueto sottofondo del Concerto di Capodanno della Filarmonica di Vienna che apre ogni 1 gennaio, mi accingo a buttare giù qualche riga tardiva sull'inconsueto anno letterario appena concluso.
Tralasciando come oggetto la pandemia che ha stravolto le nostre vite e sicurezze calando (forse per sempre) possibili regressioni sociali, politiche ed economiche di una portata che solo la generazione seguente ci potrà dire, soggettivamente per me è stato un tempo di radicale cambiamento come ho già sottolineato nell'ultimo post di dicembre.
E in questo radicale cambiamento esterno (a cui sussegue per forza di cose quello interno) mi stupisco di come le possibilità dell'essere umano di adattarsi ad ogni scenario, e quindi di raccogliere ciò che ne è rimasto guardando ancora lontano nonostante tutto, siano davvero così tenaci e interminabili.
Da lettrice, invece, mi stupisco di come la vita sia così incisiva nelle nostre letture e di come letture influenzino percettibilmente la vita, anche nel magro 2020.
"Tutto Cambia" l'ultimo romanzo della celebre saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard, iniziato nei primi giorni di un freddo e inconsapevole gennaio, ha anticipato invero quella dura e cocente accettazione di una certa fugacità del tempo, delle cose e delle persone, che rimane sempre l'esperienza più traumatica e inattesa per l'uomo.
Con "Gli ultimi giorni di Immanuel Kant" di Thomas de Quincey e "Il generale nel suo labirinto" di Màrquez ho esplorato le vite di due personaggi storici importanti, diversissimi tra loro eppure entrambi accumunati da quel tragicomico declino che raffronta la distanza tra gli ideali inseguiti e la debolezza umana; raccontati forse con poca dignità ma ineffabilmente più vicini alla drammaticità di ogni esistenza, quale essa sia.
La biografia intrapresa nell'anno è stata quella (non molto apprezzata comunque) su Louisa May Alcott , sull'onda dell'ottima, recente trasposizione cinematografica mentre con grande entusiasmo mi sono buttata nella lettura degli articoli dello scrittore Giorgio Manganelli, raccolti nel resto della Adelphi "La concupiscenza libraria" , un trattato sulla recensione, non come puro e freddo giudizio ma come amore per i libri e la lettura, la cura e l'esigenza delle parole, la fantasia e la libertà del messaggio, <<il rumore sottile della prosa, la librofilia, la sensualità dell'intelligenza>>.
Nei romanzi "L'Esclusa" di Luigi Pirandello e "Yoshe Kalb" di Israel Joshua Singer, ho rinvenuto quella vecchia e sempre aperta tematica dell'io, delle sue pluralità e sfaccettature non libere di esprimersi perché pericolose in un contesto dove l'essere è in funzione di un ruolo determinato dalla società, da un pregiudizio, dall'ignoranza o da un paradosso, dove l'amore e la libertà individuale vengono soffocate da un fanatismo popolare ottuso.
Note finemente erotiche aleggiano nell'opera di Singer come nel bel libro di Edward Forster "Camera con Vista", impossibili da ignorare come è impossibile non sentirsi attratti dai sentimenti ed emozioni suscitati dalle stanze con vista inondate di luce e di assimilazione con la natura che via via si succedono nel romanzo.
"La certosa di Parma"  di Stendhal e "Cold Spring Harbor" di Richard Yates sono i due libri iniziati durante il periodo del lockdown: il primo mi ha regalato un  momento di evasione, il secondo mi ha fatto analizzare questo tempo di smarrimento e paura che, proprio come il padre del protagonista dalla vista troppo debole per guardare la realtà, aspetta un nuovo paio di occhiali che non arriverà mai.
Se "Ventiquattr'ore nella vita di una donna" di Stefan Zweig e "La lettera anonima" di Camilleri hanno rappresentato un po' gli outsider della rosa delle letture, la sempreverde "Emma" di Jane Austen ha reso la pausa estiva post lockdown più piacevole e leggera catapultandomi nella vivace e apparente pacifica cittadina di Highbury, tra i suoi inganni e giochi sentimentali.
Arrivo ora ai due romanzi ritenuti i più belli di questo surreale anno, quelli che ho sentito più miei più vicini alla mia sensibilità influenzata dagli eventi del caso, perché inevitabilmente ci sono romanzi che maggiormente ti si incollano addosso e continui a sentirli anche a distanza di anni: "Il giovane Holden" di Salinger e "Lolita" di Nabokov. 
Di Holden Caulfield ho amato la sua ribellione, che rimane sempre la stessa anche dopo i vari patimenti subiti, la sua tenerezza, il suo bisogno di conforto umano che comunque non cede ad un  comodo sentimentalismo omologato tipico di chi è più furbo ma aspira ad una vera ricerca dell'essere umano.
Del celebre romanzo di Nabokov mi sono attaccata alla bellezza dello stile dello scrittore russo, come conforto in un libro invero molto complesso, dove ogni parola, immagine o suono racchiudono la perfezione della loro forma, contro l'imperfezione delle nostre vite.

M.P.


Buon Anno Nuovo!

Commenti

  1. La consapevolezza che sempre e comunque le letture che affrontiamo ci influenzino e si scontrino e incontrino con ciò che quotidianamente viviamo è l'unica costante, potrei dire l'unica sicurezza, anche in un anno di incertezza come quello appena trascorso. Buon anno, Michela!

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    1. È vero cara Cristina, e sai nonostante tutto me ne stupisco sempre! In fondo è una grande consolazione.

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