"Ventiquattr'ore nella vita di una donna" di Stefan Zweig


<<Forse non comprende ancora perché  io racconti tutto ciò a lei, estraneo, ma non passa giornata, non passa quasi ora in cui io non pensi a quel fatto, e creda a me, che sono ormai una vecchia signora, che è insopportabile tenere per tutta la vita lo sguardo fisso sopra un solo punto, sopra un solo giorno della propria esistenza, poiché tutto quel che le racconterò si è svolto in sole ventiquattr'ore , ventiquattr'ore su sessantasette anni, e io stessa mi son detta centomila volte: che importanza ha se una volta, nella vita, per un attimo, si è agito insensatamente?>>

"Ritratto di Signora" (1916-17), G. Klimt

 Oltre alle biografie, saggi, memorie, il corpus letterario dello scrittore austriaco Stefan Zweig (1881-1942) comprende numerosi racconti brevi, tutti scritti nella prima metà del Novecento.
Il successo di Zweig in quel lasso di tempo fu così grande e trascinante tanto da annoverare tra i suoi fedeli ammiratori Mussolini, che sotto la gentile richiesta del famoso scrittore graziò con la libertà un prigioniero italiano accusato di tradimento.
Oggi di quella meritata fama poco rimane e le sue novelle invece che raccolte semplicemente in un unico volume, vengono pubblicate singolarmente, tale da rendere lunga e dispendiosa l'intera raccolta.
Tra quelle lette, "Mendel dei libri", "Lettera di una sconosciuta", "La novella degli scacchi" (assolutamente il suo capolavoro di stile), "Ventiquattr'ore nella vita di una donna" (pubblicata nel 1927) è stata la lettura più tiepida, che meno mi ha coinvolta emozionalmente, tuttavia rappresenta un testo dove l'atmosfera da Belle Époque, l'inganno dei sentimenti e una profonda analisi che si addentra nei meandri segreti della psiche, creano un gioiello di stile e talento narrativo.


Un Anonimo Narratore racconta un fatto accaduto nei primi anni Venti del XX secolo quando, ancora giovane, soggiornò in una pensione sulla magnifica e prigra riviera della Costa Azzurra.
La sonnolenta vacanza viene però scossa da un inaspettato scandalo: qui, insieme ad un gruppo di amici turisti, è testimone della rocambolesca fuga di una donna sposata dell'alta società, apparentemente irreprensibile, con un dandy francese conosciuto da sole poche ore. Il giorno dopo nella sala da pranzo comune si accende tra i villeggianti una animata discussione sulla recente fuga passionale dei due improbabili amanti, ma mentre tutti colpevolizzano la sposa fedifraga e la sua natura superficiale, il Narratore è l'unico a prenderne le difese esprimendo il pensiero che ogni essere umano, preso da uno smarrimento, possa inciampare inconsapevolmente in una debolezza. La sua opinione controcorrente provoca la stima e la simpatia di una distinta gentildonna inglese, l'anziana Mr C. che dopo i primi convenevoli decide di confessare al Narratore, sconosciuto a lei, un episodio della sua vita passata; appena un momento, ventiquattr'ore che hanno cambiato la sua vita per sempre.

In questo breve racconto ottantacinque pagine bastano a Zweig per mettere in scena un marchingegno di psicologia e sentimento tecnicamente dominante ed implosivo.
Senza rivelare troppo della già esigua trama, l'autore si dimostra ancora una volta un esperto conoscitore dell'essere umano: la vita che per poco tempo erompe nell'ovvia quotidianità di Mr C. si tramuta in un incastro perfetto tra la passione, come follia amorosa, e la passione come forza distruttrice, presentando simultaneamente gli stessi sintomi, ma mentre la prima si ridesta in un istinto di sopravvivenza, l'ultima soccombe alla sua fine.
Il messaggio del racconto non ha la stessa profondità tematica delle altre novelle dello scrittore eppure è innegabile la sua grande maestria nel saper dosare pathos narrativo, la tensione sempre alta, il coinvolgimento dei sensi e della parte razionale che si conclude in un umile atto di auto-perdono mentre ciò che l'ha causato rimane un attimo cristallizzato nel tempo e nello spazio.

M.P.

Libro:

"Ventiquattr'ore nella vita di una donna", S. Zweig, Garzanti

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