"Il Commesso" di Bernard Malamud

"Zito's Bakery" (1937), Berenice Abbott

Due anni fa feci la mia conoscenza letteraria con lo scrittore americano Bernard Malamud (1914-1986), appartenente alla fortunata generazione di romanzieri americani di origine ebrea, quali Saul Bellow (1915-2015), Philip Roth (1933), Paul Auster (1947), attraverso la raccolta di racconti surreali "Il Cappello di Rembrandt" del 1973.
Spinta a proseguire fra le sue opere dalla prosa asciutta e diretta e dalle tematiche originali e poco usuali nella letteratura occidentale, ho accettato di dare il mio secondo appuntamento allo scrittore, con uno dei suoi primi scritti, consigliatomi sia dall'amica-blogger Cristina di Athenae Noctua sia dalle entusiastiche osservazioni delle ragazze della Minimun Fax, alla manifestazione letteraria romana di Più Libri Più Liberi.
Pubblicato nel 1957 "Il Commesso" è il secondo romanzo di Malamud, considerato il suo capolavoro e che gli fece vincere a sorpresa il "National Book Award".
Al momento della lettura, mi sono trovata non più nelle rocambolesche avventure non-sense dei racconti, ma nella realistica e quanto mai circoscritta Brooklyn.
Qui non ci sono solamente tristi vicende di ebrei con le loro fatiche da sopportare né sinagoghe, né precetti, né Torah, bensì l'America dei primi anni Cinquanta con le sue contraddizioni, il flusso degli immigrati e della volontà di redimersi.


Bernard Malamud porta il lettore in una Brooklyn lontana dal rumore e dalla frenesia tipica del dopo-guerra : ne analizza una parte ristretta, quella assopita e stabile del ghetto ebraico.
Una "Winsburg Ohio" delineata da case, un cinema, da una biblioteca e un parco, un mondo appartato, animato da piccoli drammi individuali.
Come formiche al microscopio, vengono presentate tre diverse esistenze : quella di Morris Bober, emigrato russo, negoziante d'alimentari, sempre in lotta per la propria sopravvivenza, contro la sfortuna e per il principio morale di mantenersi onesto e rispettoso.
La figlia Helen, figura passionale ed inquieta, carica di illusioni e speranze; un corpo voluttuoso e sano che protende verso grandi aspettative, nei sogni chiusi della sua scarna cameretta.
E poi Frank Alpine, il goy, l'Italyaner, l'intruso dal passato oscuro.
Delinquentuccio che nel "momento migliore commette lo sbaglio peggiore", diventa commesso nel negozio di Bober, lavorando allo stremo delle forze, cercando di conformarsi alla comunità, fallendo e fallendo ancora, sino alla sua evoluzione.

La fluida scorrevolezza del romanzo, fatta di molte battute brevi e pensieri interni dei protagonisti, richiama il passato dell'autore, figlio di immigrati russi, arrivati in America in cerca di un posto al sole.
L'amore per i libri è presentato nell'ordinaria vita di Helen come un rifugio straordinario per conoscersi e riconoscersi, nel dolore delle pagine.
Ma non è solo questo. Malamud mostra l'America più nascosta, quella degli immigrati con il cuore gonfio di attesa: ne osserva le frustrazioni, lo squallore morale, le ossessioni, degli individui più poveri e falliti. Anche se qui c'è la figura di Bober e la sua ostinazione a mantenersi retto.

"La vita era ben povera cosa e il mondo cambiava in peggio. L'America era diventata troppo complicata e un uomo non contava più nulla. [...] Cosa aveva voluto fuggire, venendo qui?"


Quando Frank Alpine chiede a Bober che cosa voglia dire essere un ebreo, il negoziante risponde : "comportarsi bene, essere onesti, essere buoni." Qualità insite non in una religione in particolare, semplicemente esse sono qualità umane.
La stessa rettitudine di Bober non risulta celebrata : siamo umani sempre, anche nelle nostre nascoste debolezze. Non è il giudaismo a guidare qui, ma la coscienza.
Più che un romanzo "Il Commesso" ha l'andamento metaforico di una Bibbia, profana, americana; un lungo percorso, ancora da compiere, verso il riscatto morale.
Perfetta fusione fra letteratura americana e yiddish, non ne ho trovato comunque motivi di un capolavoro. Attendo per questo altre letture.




M.P.




Libro ;

"Il Commesso", B. Malamud, Minimum Fax

Commenti

  1. Ricordo sempre con piacere questa non lontana lettura, che, un giorno, diventerà una rilettura senza ombra di dubbio. Sono speciali le atmosfere e vividi i personaggi: non si può non restarne incantati. Sono contenta che il suggerimento sia stato utile!

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  2. Interessante, come è interessante anche constatare che c'è una ricca cerchia di scrittori di origine ebraica che rappresentano parte del meglio della letteratura americana.
    Fra i miei propositi, quello di leggere Roth e Auster.

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    1. Veramente Luz, mi sto appassionando alla letteratura ebraica e voglio ancora approfondire ancora!

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