"Il Lungo Sguardo" di Elizabeth Jane Howard
Il desiderio di tornare indietro, di rifugiarsi nella vita di un tempo, era assai forte. Ma lei era in vita e perciò non poteva sfuggire alla gravità passionale del presente, che è sempre, fisicamente, adesso.
Lauren Bacall (1924-2014) |
La scrittrice inglese Angela Lambert (1940-2007) disse una volta riguardo al "Il Lungo Sguardo": «Non capirò mai perché non venga riconosciuto come uno dei grandi romanzi del XX secolo».
Ed è la stessa frase che mi sono detta leggendo questo particolare, profondo ed elegante romanzo di Elizabeth Jane Howard (1923-2014): quanto il secolo passato, così ingente di fatti giganteschi e sconfinati, abbia volutamente disdegnato le sue vicende più piccole ed individuali.
La Howard è una di quei pochi autori, degni successori di Jane Austen, ad aver fatto del microcosmo il macrocosmo, ad aver portato in superficie gli aspetti intimi della vita borghese, vivisezionando le loro coscienze, raccontandoli nel progressivo cambiamento degli eventi storici e rendendoli importanti quanto quest'ultimi.
L'autrice che lungo il Novecento è stata riconosciuta più per il gossip che come valente scrittrice, oggi sta vivendo una seconda giovinezza in campo letterario, grazie alle repentine pubblicazioni della Fazi Editore, al successo mediatico della fortunata saga famigliare dei Cazalet, l'opera più celebre, un affresco limpido e dettagliato sulle sorti di una simbolica famiglia borghese in Inghilterra allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Un piano di rivalutazione riuscito però a metà, perché se il numero dei suoi lettori accresce le sue stime di giorno in giorno, ivi compresa tutta la mercanzia derivante, sottovalutato è ancora il valore rispetto ai grandi nomi maschili e i suoi libri non riescono ad andare oltre alla bella copertina, alle promozioni, non riescono insomma ad inserirsi nell'autorevolezza delle grandi opere.
Si dovrebbe inseguire uno studio più serio e accurato dei suoi lavori, per non farli passare semplicemente come un "fenomeno" o "la moda del momento"; dare quel qualcosa di "senza tempo" che solo i classici hanno e che i romanzi della Howard meriterebbero.
"Il Lungo Sguardo" fu pubblicato nel 1956 (trentadue anni prima dei Cazalet), quando ancora giovane, bella e libera, Jane Howard aveva lasciato marito e figlia per dedicarsi in modo esclusivo alla scrittura.
Questo lungo testo esplora la disintegrazione del matrimonio borghese nei primi anni del XX secolo, attraverso la tormentata e debilitata storia di una coppia inglese abbiente, usando però il metodo ingegnoso della cronologia inversa, dove la trama viene rivelata dalla fine al suo principio; espediente che dà, solo a fine lettura, una più completa visione dell'intreccio.
Sulle colline di Hampstead, nella Londra degli anni Cinquanta del Novecento, Antonia e Conrad Fleming stanno festeggiando l'ufficializzazione del matrimonio del loro figlio Julian.
Ma l'occasione che dovrebbe essere lieta e di buon auspicio per il futuro, non porta nessuna gioia o consolazione nell'animo di Antonia, che vede suo figlio sposarsi senza amore e sua figlia Deirdre intrappolata in rapporti complicati.
Questo turbinio di sentimenti inafferrabili e irrefrenabili, rimanda Antonia allo sfacelo della sua vita coniugale, l'andamento di un matrimonio fatto solo di apparenze e nulla più. A quarantatré anni Antonia ha abbandonato l'approvazione e l'affetto per il marito per dare un presente significativo per se stessa, ormai sola.
Ma cosa ne è stato del passato? Per cosa ha inseguito negli anni, i minuti, le ore, i giorni, il futuro?
Ripercorrendo in senso antiorario, ventiquattro anni della sua esistenza, il romanzo ci riporta sguardi, episodi sporadici dell'unione di questa coppia, seguendo la prospettiva del personaggio femminile ma anche i processi mentali di Conrad, dove quest'ultimo si è sposato perché spinto da un desiderio egoistico, lei per fuga dal mondo circostante. Questa coppia, questi due corpi e menti distinte, incomunicabili tra loro e distanti, sono unite unicamente dal contratto del loro matrimonio e per questo esplorano ognuno una realtà diversa della stessa vita: lui plasmando la bellezza della moglie a suo piacimento, lei sottomettendosi al suo sguardo e rimettendosi alla sua protezione.
Così negli anni duri del secondo conflitto, nei primi di matrimonio, la luna di miele e la prima giovinezza di Antonia.
Leggendo "Il Lungo Sguardo" mi sono accorta di quanto fossi impreparata a questo tipo di testo: vi cercavo ingenuamente l'amata autrice dei Cazalet, invece ho trovato molto di più.
Ciò potrebbe confermare quanto, a volte, le letture che crediamo così abitudinarie e quasi scontate, su uno stesso autore o tematica, non siano poi così palesemente monotone e in grado di tenerci comodamente seduti in poltrona.
Quello della Howard è un romanzo in cui domina l'introspezione, un susseguirsi di suoni, gesti, ritmi e percezioni, voci, tocchi fuggevoli e sguardi che vagano fra passato e futuro.
Dietro quelle sottilissime tensioni coniugali, descritte impareggiabilmente tra silenziosi compromessi e accettate sofferenze, c'è la figura della donna, moglie od amante che sia; incastonato gioiello nelle dita dell'uomo, sottomessa e relegata nell'apparente formalità di una società maschilista ancora imbevuta di vittorianesimo, dove nulla, persino il suo corpo, le è dovuto.
Gli uomini si accomunano tutti nella loro unidimesionalità, nella ricerca di un piano stabile e sicuro, dove poter uscire e rientrare senza macchiarsi più di tanto. Le donne, invece, sono tratteggiate con tutte le sfumature e le vulnerabilità di cui sono capaci.
È chiaro che questo romanzo non può essere la storia di una coppia, come si vuol far credere, bensì di una donna e della distruzione del suo mondo che comincia già da lontano, nell'impreparazione alla vita causata dagli adulti, di una sequela di inganni dietro l'angolo, alla mancanza di un istruzione migliore, solidarietà e sicurezza verso se stesse, e che culmina col matrimonio, dove a legarsi non sono due esseri ma due ruoli, uniti nella convenzionalità ma estranei fra di loro.
Si può dire che la saga dei Cazalet siano la summa di tutte le tematiche care alla Howard mentre "Il Lungo Sguardo" la loro estensione; corposa, lenta ed intensa, un motivo di purezza incomparabile e significativa.
M.P.
Libro:
"Il Lungo Sguardo", E. J. Howard, La Biblioteca di Repubblica - L'Espresso - Fazi Editore
Hai trovato gli argomenti giusti per convincermi a leggere anche questo romanzo di un'autrice che, come sai, ho già apprezzato molto. Le mie esitazioni erano dovute proprio alla paura di leggere la storia di una coppia in crisi, invece, presentato come "storia di una donna e della distruzione del suo mondo", Il lungo sguardo mi attira molto. Grazie!
RispondiEliminaSi Cristina, non puoi lasciartelo sfuggire; non ha davvero nulla di meno in confronto a tanti altri capolavori scritti in quel periodo. Non capisco il motivo per cui lasciano che sia la tematica di "una coppia in crisi" ad emergere, ma non è così!
Elimina