"L'uomo che diventò donna" - "Cavalli e uomini" di Sherwood Anderson, sketch di vita americana

 Qualche volta, in questi ultimi anni, ho pensato che i negri forse capirebbero quello che sto cercando di dire meglio di quanto qualunque bianco possa mai fare.
Intendo qualcosa che riguardi gli uomini e gli animali, un qualcosa fra loro, qualcosa che forse non può accadere a un uomo bianco se non quando esce un po' fuori di testa, come suppongo era successo a me. Penso che molti di quelli che si occupano di cavalli provino questa sensazione. É una cosa così, forse... non credete, che quel qualcosa che noi bianchi abbiamo, a cui diamo tanta importanza e di cui siamo tanto fieri, non valga poi così tanto?


Quando nel 1923 pubblicò la raccolta di racconti "Cavalli e uomini" (qui proposta dalla casa editrice Cliquot col titolo "L'uomo che diventò donna") lo scrittore americano Sherwood Anderson (1876-1941) aveva già guadagnato l'ingresso del panorama letterario nazionale grazie al suo "Winesburg, Ohio", rivelazione del 1919.
Metà racconto e metà romanzo in "Winesburg, Ohio" Anderson analizzò la vita provinciale americana nel primo dopo guerra e il suo passaggio da comunità rurale a civiltà industrializzata, sconfessando il mito di una America puritana e svelando attraverso le frustrazioni, i desideri repressi e il decadimento dei valori, il senso di smarrimento di una nazione intera.
Dopo quest'opera l'autore divenne fonte di emulazione e ispirazione per i successivi scrittori della "lost generation" (ma anche per quelli che vennero poi nella seconda metà del Novecento) proprio per quel rinnovamento tematico e stilistico da lui intrapreso e perseguito ugualmente nella vita che fu surreale come le storie che scrisse, quasi ad indicare il nesso che le collegava entrambe.
Ottavo libro "Cavalli e uomini"¹ è una raccolta di nove brevi racconti raffiguranti anch'essi scene di vita americana ambientate nella provincia del Midwest e inserite nel mondo delle corse dei cavalli o di vita rustica; narrati in prima o in terza persona, i protagonisti sono per lo più giovani uomini e giovani donne, insoddisfatti e inibiti, incapaci di integrarsi in una realtà a loro avversa.

I racconti presentati non hanno nulla di congruo, sono storie lacunose, grottesche, a cui si unisce il sarcasmo più schietto, la metafora, l'ambiguità. La storia non è mai la trama in sé ma i moti interiori che tra crisi ed epifanie muovono personaggi inetti, alienati, emarginati o soffocati da ignoranza, aberrazioni, istinti trattenuti e desideri impossibili o situazioni ed eventi improvvisi quanto incomprensibili. La problematicità della loro esistenza consiste nell'angosciosa scissione della stessa: quella fisica comandata dalla materia e dalla realtà esterna e quella mentale scaturita dalla loro fantasia. Fuori dalla loro cornice² questi si scontrano (consapevoli o meno) con brevi istanti di vita altrui. I narratori sono per lo più inaffidabili poiché il loro modo di raccontare si fa soggettivo e parziale, e il lettore è pronto a dubitare della veridicità più volte.

Scopri quello che i libri hanno da dirti. Non devi crederci quando quello che dicono sono bugie. ("Un pagano dell'Ohio")

Nell'insieme il libro si forma come una profonda critica alla nuova società americana che non ammette la sconfitta, il fallimento, le fragilità; non attende la crescita dell'essere umano. Uno stato di vuoto, estraniamento e smarrimento coglie in un sistema meccanizzato, dove le moderne città sono circondate da muri ed edifici troppo alti e distanti. Altresì c'è una urgente ed implicita invocazione al conforto, alla delicatezza e alla libertà.

C'era qualcosa di molto tenero e delicato in lei, qualcosa che molte persone avevano desiderato uccidere; questo era sicuro. Uccidere la delicatezza interiore era un'ossessione del genere umano. Tutti gli uomini e le donne ci provavano. Prima uccidevano la delicatezza dentro di sé, poi cercavano di ucciderla negli altri. Uomini e donne avevano paura di lasciarla vivere ("Intatta")

Fra i racconti spicca quello di "Intatta" ( il più lungo e commuovente) dove ad  una ragazza ingenua, intelligente, stimata per le sue qualità dagli abitanti, le viene un giorno fatta violenza ma la colpa (per pregiudizio) cadrà su di lei. Alla ragazza non rimane che costruirsi un inutile (purtroppo) castello di immaginazione e sogni. 
In "L'uomo che diventò donna" un uomo felicemente sposato ripercorre un surreale fatto accadutogli anni prima, quando una notte si è visto donna in uno specchio.
La storia rivela una metafora sessuale che smonta il mito della virilità e di una identità, anche sessuale, definita³, anzi arriva ad abbracciare un certo antropomorfismo, per cui gli animali e le cose inanimate prendono un lato umano.
Ma il vero piano focale in cui la narrazione converge è l' Ohio che Anderson gira ed esplora in lungo e in largo, fra la campagna e le piccole città, negli ippodromi, fattorie, sulle spiagge del lago di Erie, nell'operosità del giorno come nell'irrazionalità delle notti illuminate dalla luce lunare, e che si fa interprete di tutte queste voci.
Anderson è stato un innovatore del racconto e del romanzo operando una rottura con il loro schema tradizionale. Nella raccolta adotta uno stile e un linguaggio semplificato, preso dal gergo popolare, dialettale, congiungendolo occasionalmente ad un flusso di coscienza disconnesso dalla trama.
Emerge da ciò quanto Anderson credesse nella potenza del racconto, delle storie, che noi stessi, dilettanti, potremmo cimentarci nella scrittura ed inventarci altre storie, altre vite.


M.P.



¹ Il libro è dedicato allo scrittore Theodore Dreiser ( 1871-1945) componente del movimento letterario del Rinascimento di Chicago (come lo stesso Anderson).
² La stessa struttura narrativa adoperata in "Winesburg, Ohio".
³ È impressionante qui notare la grande modernità dell'autore.



Libro:

"L'uomo che diventò donna", S. Anderson, Cliquot





Dallo stesso autore:  "Winesburg, Ohio"  
                                 "Molti matrimoni"



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