Un bouquet di rose rosse per la regina Elena

Ogni anno,nel giorno della ricorrenza di Sant'Elena,veniva recapitato nella residenza estiva di Casa Savoia,un bouquet di rose rosse,ornato da un nastro bianco e azzurro.
Il misterioso omaggio era per la regina d'Italia,Elena,offerto per lei non dal suo "piccolo" marito,ma da un uomo che non la dimenticò mai.
E' difficile pensare che Elena di Savoia(1873-1952),passata alla storia come moglie fedele e madre esemplare,abbia avuto negli anni anni della sua giovinezza,uno spasimante "platonico" così devoto,prima di sposare nel 1896 Vittorio Emanuele III.
L'incontro avvenne ad un ballo,nel 1890,alla corte dello zar Alessandro III. Jelena,chiamata familiarmente "Jela",figlia del futuro re del Montenegro Nicola Petrovic Njgos e di Milena Vukotic,diciassettenne "bruna,dalla grazia ineffabile,dagli occhi dolci e dall'animo nobile",si trovava a Pietroburgo come studentessa del collegio Smolny e frequentava la corte russa.

Un ritratto della principessa
del 1897

Qui,circondata da giovani principi affascinati dalla sua freschezza,fece la conoscenza di Carl Gustaf Emil Mannerheim (1867-1951),giovane trentenne,originario della Finlandia,guardia reale della zarina Maria Fëdorovna.Questo brillante ufficiale,riuscì grazie alle sue nobili origini e al suo valore,a conquistarsi un ruolo preminente nella Russia nazionalista e autocrata dell'ultimo zar.
Molto conteso dalle donne dell'aristocrazia per il suo bel'aspetto,rimase commosso da questa giovinetta così visibilmente insofferente al lusso e alle ostentazioni.
Provò per lei un sentimento di ammirazione e devozione tanto da scontrarsi per lei,in un duello alla pistola con il principe Arsenio Karageorgevich (fratello del futuro Pietro II di Serbia*),uno spasimante fin troppo opprimente per la bella Jela.
Dopo il "fatto",Nicola Petrovic richiamò la figlia a Cettigne(capitale allora del Montenegro),per evitare ulteriori scandali.

Un giovane Manneheim
1880

Mannerheim lasciò andare la sua bella,ben sapendo che Jela era da tempo agognata da alcune casate reali,forse proprio come sposa del figlio dello zar.
Il buon finlandese rimase quindi a Pietroburgo,ma le sue avventure sentimentali non finirono; si sposò con una nobile russa,tale Anastasia Arapova,ed ebbe come amante una principessa polacca,Betsy Shuvalova.
Con il crollo dell'impero russo,Mannerheim ritornò in patria "dove dedicò tutte le sue energie all'edificazione di una società democratica",diventando un'eroe nazionale ed eletto nel 1942 addirittura Presidente della Repubblica.
Ma il ricordo di Jela non si spense mai.
Nel suo esilio in Francia,la ormai ex-sovrana d'Italia,Elena,ricevette commossa la sua visita:Manneheim le porse il suo ultimo bouquet,rose rosse adornate da un nastro bianco e azzurro,i colori della Finlandia.






* E cognato della stessa Elena,in quanto nel 1883,ne aveva sposato la sorella Ljubica o meglio Zorka del Montenegro.




Fonti:
"Historia",articolo del Gennaio 1967,di Felix Ardouin.

Commenti

  1. Ciao Michela, sono tornata a leggere con più calma questo tuo post.
    Mi hai ricordato che la mia nonnina materna teneva gelosamente una foto della Regina Elena e me la mostrava in gran segreto, come fosse disdicevole avere amore per la sovrana. Io ero bimbetta e rimanevo incantata alla vista di quel volto regale e fantasticavo... ti parlo del paleolitico inferiore eh? ;)
    Susanna

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    1. No,anzi mi piace moltissimo sentire queste storie,grazie per aver condiviso questo ricordo perché anche questa è storia!
      Grazie Susanna!

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