"Sostiene Pereira" di Antonio Tabucchi
"Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una
magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona
sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare,
il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di mettere su
la pagina culturale, perché il Lisboa aveva ormai una pagina culturale, e
l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte."
Ci sono libri che forniscono molto più di una piacevole lettura; altri si fanno portavoce di pensieri edificanti, ma pochi sanno "donarsi" come questo.
Donarsi come atto d'amore al lettore, nella più spontanea nudità, immediatezza, portandolo a sollevarsi dalle incurie del tempo e dell'uomo, perché anche la libertà di spirito deve essere conquistata.
E questo è quello che ha animato la vita dello scrittore italiano Antonio Tabucchi (1943-2012), e la summa dei suoi ideali e forse racchiusa proprio qui, nell'opera più celebre "Sostiene Pereira".
Antonio Tabucchi fu uno scrittore, giornalista, traduttore, appassionato di letteratura portoghese, curatore per le opere di Pessoa, uomo dai numerosi riconoscimenti, come quando nel 2000 il suo nome venne proposto nella lista dei premi Nobel per la letteratura e i suoi libri tradotti in quaranta lingue. Soprattutto fu un uomo dal pensiero libero, non ingabbiato nei piani di appetitose corruzioni e placide indifferenze. Come quando nel 2001 si rifiutò di partecipare ad un Festival Letterario in Brasile, poichè questa si ostinava ancora a proteggere il criminale Cesare Battisti o come nel 2009 quando venne denunciato per diffamazione da Schifani, allora presidente del Senato, in merito alle dubbie frequentazioni di quest'ultimo.
Allora molti intellettuali sostennero Tabucchi, perché no, non si può imbavagliare la verità e chiuderle gli occhi.
Pubblicato nel 1994 e vincitore nello stesso anno del Premio Campiello, "Sostiene Pereira" è ambientato nella Lisbona del 1938, in una torrida estate di un agosto vuoto e sonnolento; appare sulla scena il dottor Pereira, vecchio giornalista che per anni ha dedicato il suo lavoro ad articoli di cronaca nera, e ora dirige con orgoglio la rubrica culturale della neonata testata il "Lisboa".
Pereira è un uomo oberato dalla pesantezza fisica, da un cuore malato e da un passato inconsolabile. Appassionato di letteratura francese, Pereira trascorre con monotonia il suo tempo, tra l'ufficio, la casa, dove di sera parla la ritratto della defunta moglie e al Café Orquídea, ove consuma le amate omelette alle erbe aromatiche e le limonate zuccherate.
Ma questa è la Lisbona sotto la dittatura salzarista e le strade deserte, dove non si canta né si parla più con confidenza, sono intimorite da un feroce silenzio, da occhi ciechi e bocche mute, mentre oscure ombre sopraggiungono dall'Europa.
Il dottor Pereira assume un giovane laureato, Monteiro Rossi, dall'aspetto insolito e poco curato, a cui propone il compito di scrivere necrologi anticipati sui più grandi scrittori ancora in vita.
I testi non superano l'approvazione per il loro contenuto "sovversivo", eppure il vecchio giornalista si lega al ragazzo e alla sua misteriosa "causa", di cui ne intravede piano piano il giusto fine.
È un risveglio che scuote la sua vita sedentaria e lo porta a tralasciare il passato, con i suoi anni giovanili, il ritratto della moglie, il giornale, per inseguire, questa volta, la realtà e una seconda possibilità.
Pereira non riuscirà a salvare la vita di Monteiro Rossi, già predestinata, ma salverà la sua.
I suoi occhi vedranno e la sua penna ricomincerà a scrivere, concludendo con la sua firma l'ultimo articolo, il primo atto da uomo libero.
Ho intrapreso questa lettura senza pretese, con poche informazioni, non sapendo che sarebbe entrata di fatto fra le più belle della mia vita.
È un breve romanzo che si apre al lettore cautamente, per poi irrompere, con la stessa semplicità, ad un finale vibrante e poetico.
Due mondi circondano Pereira : quello ambientale, del regime politico, del silenzio e delle crudeltà e quello degli incontri più o meno fortuiti, con passanti che preparano la strada che sta per essere battuta.
Il voltafaccia di Pereira non è eroismo, ma la presa di coscienza di un essere umano nei confronti di un sistema di omertà e chiusure; è il messaggio di Antonio Tabucchi contro la soppressione delle parole, dei fatti, contro i nazionalismi e le paure, a favore di quegli ideali di democrazia che la storia ha fatto e disfatto. Un accorato appello di conoscenza e libertà.
"Sì, disse Pereira, però se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso avere studiato lettere a Coimbra e avere sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione [...]"
Condanna aperta al totalitarismo, si, ma non retroattivo quando i nostri occhi si posano sui diritti aboliti di Erdogan, ai numerosi giornalisti e attivisti imprigionati e torturati in varie parti del mondo, alle incostituzionalità di un Venezuela sull'orlo della guerra civile.
L'autore contrappone a questo tacito caos, l'irruente compostezza del pensiero indipendente, della virtù delle parole, l'amore per i libri, l'utilità della letteratura nello smuovere coscienze, aprire dibattiti, iniziare alla giustizia, di cui lo Stato ci fa vedere poco e da lontano per disabituarci.
A fine lettura ho tratto un sospiro di sollievo e ho visto passarvi la commuovente bellezza della libertà.
M.P.
Libro : "Sostiene Pereira", A. Tabucchi, Feltrielli
Ci sono libri che forniscono molto più di una piacevole lettura; altri si fanno portavoce di pensieri edificanti, ma pochi sanno "donarsi" come questo.
Donarsi come atto d'amore al lettore, nella più spontanea nudità, immediatezza, portandolo a sollevarsi dalle incurie del tempo e dell'uomo, perché anche la libertà di spirito deve essere conquistata.
E questo è quello che ha animato la vita dello scrittore italiano Antonio Tabucchi (1943-2012), e la summa dei suoi ideali e forse racchiusa proprio qui, nell'opera più celebre "Sostiene Pereira".
Antonio Tabucchi fu uno scrittore, giornalista, traduttore, appassionato di letteratura portoghese, curatore per le opere di Pessoa, uomo dai numerosi riconoscimenti, come quando nel 2000 il suo nome venne proposto nella lista dei premi Nobel per la letteratura e i suoi libri tradotti in quaranta lingue. Soprattutto fu un uomo dal pensiero libero, non ingabbiato nei piani di appetitose corruzioni e placide indifferenze. Come quando nel 2001 si rifiutò di partecipare ad un Festival Letterario in Brasile, poichè questa si ostinava ancora a proteggere il criminale Cesare Battisti o come nel 2009 quando venne denunciato per diffamazione da Schifani, allora presidente del Senato, in merito alle dubbie frequentazioni di quest'ultimo.
Allora molti intellettuali sostennero Tabucchi, perché no, non si può imbavagliare la verità e chiuderle gli occhi.
Pubblicato nel 1994 e vincitore nello stesso anno del Premio Campiello, "Sostiene Pereira" è ambientato nella Lisbona del 1938, in una torrida estate di un agosto vuoto e sonnolento; appare sulla scena il dottor Pereira, vecchio giornalista che per anni ha dedicato il suo lavoro ad articoli di cronaca nera, e ora dirige con orgoglio la rubrica culturale della neonata testata il "Lisboa".
Pereira è un uomo oberato dalla pesantezza fisica, da un cuore malato e da un passato inconsolabile. Appassionato di letteratura francese, Pereira trascorre con monotonia il suo tempo, tra l'ufficio, la casa, dove di sera parla la ritratto della defunta moglie e al Café Orquídea, ove consuma le amate omelette alle erbe aromatiche e le limonate zuccherate.
Ma questa è la Lisbona sotto la dittatura salzarista e le strade deserte, dove non si canta né si parla più con confidenza, sono intimorite da un feroce silenzio, da occhi ciechi e bocche mute, mentre oscure ombre sopraggiungono dall'Europa.
Antonio Tabucchi |
Il dottor Pereira assume un giovane laureato, Monteiro Rossi, dall'aspetto insolito e poco curato, a cui propone il compito di scrivere necrologi anticipati sui più grandi scrittori ancora in vita.
I testi non superano l'approvazione per il loro contenuto "sovversivo", eppure il vecchio giornalista si lega al ragazzo e alla sua misteriosa "causa", di cui ne intravede piano piano il giusto fine.
È un risveglio che scuote la sua vita sedentaria e lo porta a tralasciare il passato, con i suoi anni giovanili, il ritratto della moglie, il giornale, per inseguire, questa volta, la realtà e una seconda possibilità.
Pereira non riuscirà a salvare la vita di Monteiro Rossi, già predestinata, ma salverà la sua.
I suoi occhi vedranno e la sua penna ricomincerà a scrivere, concludendo con la sua firma l'ultimo articolo, il primo atto da uomo libero.
Ho intrapreso questa lettura senza pretese, con poche informazioni, non sapendo che sarebbe entrata di fatto fra le più belle della mia vita.
È un breve romanzo che si apre al lettore cautamente, per poi irrompere, con la stessa semplicità, ad un finale vibrante e poetico.
Due mondi circondano Pereira : quello ambientale, del regime politico, del silenzio e delle crudeltà e quello degli incontri più o meno fortuiti, con passanti che preparano la strada che sta per essere battuta.
Il voltafaccia di Pereira non è eroismo, ma la presa di coscienza di un essere umano nei confronti di un sistema di omertà e chiusure; è il messaggio di Antonio Tabucchi contro la soppressione delle parole, dei fatti, contro i nazionalismi e le paure, a favore di quegli ideali di democrazia che la storia ha fatto e disfatto. Un accorato appello di conoscenza e libertà.
"Sì, disse Pereira, però se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso avere studiato lettere a Coimbra e avere sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione [...]"
Condanna aperta al totalitarismo, si, ma non retroattivo quando i nostri occhi si posano sui diritti aboliti di Erdogan, ai numerosi giornalisti e attivisti imprigionati e torturati in varie parti del mondo, alle incostituzionalità di un Venezuela sull'orlo della guerra civile.
L'autore contrappone a questo tacito caos, l'irruente compostezza del pensiero indipendente, della virtù delle parole, l'amore per i libri, l'utilità della letteratura nello smuovere coscienze, aprire dibattiti, iniziare alla giustizia, di cui lo Stato ci fa vedere poco e da lontano per disabituarci.
A fine lettura ho tratto un sospiro di sollievo e ho visto passarvi la commuovente bellezza della libertà.
M.P.
Libro : "Sostiene Pereira", A. Tabucchi, Feltrielli
Ho un bellissimo ricordo di questa lettura, purtroppo ancora molto attuale, come hai giustamente scritto in chiusura: di tanto in tanto, è importante che la letteratura torni a costituire un faro civile.
RispondiEliminaInfatti fra le tante tematiche, questa è sicuramente quella che mi ha commosso. La letteratura deve trovare il coraggio di inizare alla libertà.
Eliminasono molto contenta che il libro ti sia piaciuto e soprattutto che tu abbia apprezzato Tabucchi che ti avevo suggerito e che è tra i miei prediletti. mi torna la bottarella di legittimo orgoglio...
RispondiEliminaDici bene. Ora proverò a leggere altre sue opere ;-)
EliminaBuongiorno!
RispondiEliminaHo appena scoperto il tuo spazio e devo farti davvero i complimenti per la cura e la passione che metti nelle recensioni. Questa poi mi ha emozionato moltissimo, perché è di un libro che ho molto amato. Grazie alle tue parole, e ai parallelismi che hai suggerito con le situazioni dei giorni nostri, lo rileggerò quest'estate.
Un saluto da Eva
Ti ringrazio molto Eva. "Sostiene Pereira" è un capolavoro immortale e di una grandezza senza tempo.
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