"Benedizione" di Kent Haruf


Le persone non vogliono essere disturbate. Vogliono rassicurazioni. Non vengono in chiesa la domenica mattina per pensare a idee né tanto meno a quelle vecchie e importanti. Vogliono sentirsi ripetere quello che gli è sempre stato detto, soltanto con qualche piccola variazione, poi vogliono tornare a casa a mangiare l'arrosto di manzo e dire che è stata proprio una bella funzione e sentirsi soddisfatti.


Clifford Harper

E così mi sono trovata, per caso, anche io in una delle letture più popolari, soprattutto in Italia, nell'ultimo decennio del XXI secolo.
Lo scrittore americano Kent Haruf (1943-2014), con i suoi ormai noti quattro romanzi, è riuscito ad imporsi in una parte non indifferente della letteratura mondiale. Il "fenomeno Holt" non ha riguardato unicamente, un successo di vendite, ma ne ha aggiunto una bella fetta di pubblicità e promozione nei social, come nelle riviste ed è stata realizzata perfino una mappa dell'immaginaria città e anche un flash mob.
Dopo anni in cui le grandi metropoli avevano rappresentato il sogno americano, Kent Haruf ha spostato la centralità da esse a un ritorno del paesaggio rurale americano.
Credevo di riscontrare in "Benedizione" (2013) una letteratura forte, di ribellione, simile a quelle vecchie voci di Sherwood Anderson e Hemingway che si propagavano nell'America della prima metà del Novecento; di sentimenti intensi e fughe da un mondo stretto e conforme.
Invece mi sono imbattuta in una narrativa silenziosa e minimalista, dove tutto pensavo di scoprire tranne la religione. O meglio una religiosità impercettibile eppure sperata e mai conquistata, di chi non si rassegna alle angustie quotidiane, al ricordo e a quelle malcelate tristezze interiori.


L'irreale contea di Holt che si estende nella brulla provincia del Colorado Orientale, in prossimità della capitale di Denver, è lo sfondo solitario dove si appresta a trascorrere la sua ultima estate un vecchio cittadino, Dad Lewis. Malato senza speranza, viene accudito dalla propria moglie Mary e dalla figlia Lorraine che cercano di rendergli il trapasso più confortevole; con amore e compassione verso un corpo che ha amato ed è stato amato.
Intorno alla vicenda centrale, assistiamo alla vita quotidiana e in apparenza monotona della cittadina, dove inquietudini e dolori, più che drammi, si nascondono negli animi e nel passato di una ristretta parte della comunità: figli e amori perduti, rancori repressi, aspirazioni deluse; tutti a malapena affermati e su tutti incombe una malinconia sconfinata.
Holt sospende la sua tranquillità quando sopraggiunge il nuovo pastore, dal passato chiacchierato, che con l'ultimo sermone destabilizza la pacificità degli abitanti, attraverso un lungo discorso sull'insegnamento più importante lasciato dal Signore: "amare i propri nemici".
Pur avendo una narrativa atemporale, dal racconto si notano riferimenti ai nostri anni e nel particolare la storia si svolge all'indomani dell'attacco alle Torri Gemelle.
La conclusione arriva non sciogliendo nessun dubbio, nessuna sofferenza, ma dando la possibilità di aggrapparsi, guardando fuori dalla finestra, all'alternanza dei giorni, delle stagioni, dei diversi fenomeni atmosferici; cercando insomma di accostarsi all'inspiegabilità di una forza superiore: la fede.

Clifford Harper

Il libro è stato scovato da mia sorella in una bancarella, con un colpo di fortuna a cinque euro.
Non sto qui a ripetere del crescente aumento del prezzo del libro, ma a sottolineare quanto sarebbe stato più apprezzabile aggiungere insieme al costo di copertina una più ampia biografia sull'autore e una prefazione.
Ecco il perché.
La religione è il motivo caratterizzante dell'intera produzione di Haruf; non per questo i titoli originali sono stati presi da dei canti ecclesiastici.
Sapevo di una certa letteratura americana imperniata su questa tematica, quella della Southern Literature, benché questa prima soluzione non mi sembrava la più efficace nello spiegare il perché  di tanta religiosità. Poi addentrandomi nella vita dello scrittore ho scoperto che fosse figlio di un pastore itinerante metodista¹. Forse assorbì gli insegnamenti del padre: divenne obiettore di coscienza durante la guerra in Vietnam e fu sempre schivo e riservato nella popolarità crescente.
La provocazione del pastore Ley, contro la guerra, è un modo per affermare la sua posizione su una questione che diciassette anni fa come oggi, è ancora attuale in America.
Lodevoli sono invece le parti dedicate alle descrizioni sulla dignità della morte, sulla pietà e amore verso il prossimo.
La prosa è asciutta, libera da orpelli, rapido ed esente del virgolettato nel discorso diretto; una scrittura a cui (forse) avrebbe potuto approdare Hemingway se fosse sopravvissuto, ma con più poesia.
Ho reputato infine "Benedizione" un buon libro contemporaneo, controcorrente, ricco di stimoli nuovi e capace al tempo stesso di tornare indietro; certo comunque lontano dal grande capolavoro.

M.P.




¹Movimento di risveglio religioso nell'Inghilterra del XVI secolo, diffuso poi in America.



Libro:

"Benedizione", K. Haruf, NN Editore




Commenti

  1. Interessante scoprire, tra le altre, anche la tua opinione. E' un autore che devo ancora decidermi a leggere, forse perché se n'è parlato troppo negli ultimi tempi. Ma con calma ci arriverò ;-)

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    1. Per il mio piccolo parere non si è parlato abbastanza (o poco) delle sue vere tematiche, che sono moderne anche oggi nell'era di Trump, infine si è gridato fin troppo al capolavoro di un romanzo che è un buon libro.

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