"Il Grande Mare dei Sargassi" di Jean Rhys
Lei diceva di amare questo posto. Sarà l'ultima volta che lo vede. Starò all'erta per scorgere una lacrima, una lacrima umana. Non quella faccia chiusa e piena d'odio, da pazza.
Ascolterò per sentire... se dice addio, forse adieu - Adieu - come quelle antiche canzoni che cantava. Sempre adieu (e tutte le canzoni lo dicono). Se lo dice anche lei, o se piange, la prenderò tra le mie braccia, la mia pazza. È pazza ma è mia, mia.
Che me ne importerà degli dèi o dei diavoli o del Destino! Se lei sorride o piange o tutt'e due le cose.
Per me.
Antonietta - anch'io so essere gentile. Nascondi il viso. Nasconditi, ma nelle mie braccia. Vedrai presto che sono gentile. Mia povera folle. Mia pazza fanciulla.
Ecco un giorno di nuvole per aiutarti. Non c'è quel sole sfrontato.
Non c'è sole. Niente sole. Il tempo è cambiato.
"Jean Rhys", Eleanor Taylor |
Innegabilmente "Jane Eyre" di Charlotte Brontë è tra i romanzi più letti e riletti di tutta la letteratura occidentale. È incredibile come l'opera di questa minuta scrittrice inglese abbia influenzato la seguente letteratura, altri romanzi, film, milioni di lettori e quell'ideale romantico che va oltre mondi e classi di nascita diversi che dura tutt'ora.
Quella della protagonista è una figura immortale, che a distanza di più di centosettanta anni rientra nell'immaginario delle "eroine" più amate.
La prima volta che lessi "Jane Eyre", da ragazza, rimasi affascinata dalla ribellione e dall'indipendenza portate avanti dal personaggio omonimo, che andava scontrandosi contro il bigottismo e il pregiudizio dell'età vittoriana.
Ma ad una rilettura intrapresa qualche anno fa, mi sorprese qualche ambiguità nel romanzo e la figura stessa del gentiluomo Mr Rochester venne cancellata per rivelarmi, invece, una personalità legata ad un passato oscuro, forse travagliato di denaro e lussuria.
Comunque in nessuna delle due volte mi soffermai sulla moglie, la pazza, Bertha Mason, troppo schiacciata dall'ampia presenza di Jane Eyre. Di lei non sappiamo quasi nulla e di quel poco che conosciamo non abbiamo testimonianze sicure, solo la parola di Rochester. Ma questa non riuscì a sfuggire a Jean Rhys.
Jean Rhys (1890-1979), creola come la creola Bertha Mason, fu l'autrice poco nota di un grande best-seller del secondo Novecento: "Il Grande Mare dei Sargassi".
Figlia di un medico gallese e di madre creola bianca, nacque a Roseau capitale dell'isola caraibica di Dominica; visse gli ultimi giorni dell'età dell'oro del periodo coloniale.
Trasferitasi giovanissima a Londra e in seguito a Parigi negli anni Venti, voleva fare l'attrice ma sostenne un'esistenza di eccessi ed emarginazione dovuta alla sua provenienza e al difficile adattamento in una società patriarcale.
Introdotta nel vivace panorama letterario di quel tempo, si dedicò alla scrittura, divenendo allieva-amante dello scrittore britannico Ford Madox Ford. Ma le sue opere non riuscirono a procurarle né fortuna né il sostentamento per sopravvivere, fino al 1966.
Dopo anni di silenzio e alla matura età di settantasei anni pubblicò "Il Grande Mare dei Sargassi", ottenendo un tardivo successo ma quell'opera, seppur oggi quasi dimenticata, fu la risposta più efficace alle ambivalenze del testo della Brontë.
Prequel di quest'ultimo, la Rhys recuperò i ricordi della sua infanzia per riscattare l'immagine del possibile alter ego Bertha Mason, raccontandone la difficile vita nella selvaggia Giamaica, il matrimonio con un uomo inglese e la fine disgraziata.
La sua è una potente denuncia al post colonialismo inglese, alla visione limitata dell'uomo ottocentesco per tutto ciò che gli era ignoto e alla figura sottomessa della donna.
Il romanzo ha una struttura narrativa elaborata: diviso in tre parti (le prime due ambientate nei Caraibi, l'ultima in Inghilterra), alterna tre voci narranti differenti (Antoinette, Mr Rochester, Grace Pool), come pure si alternano i tempi dell'azione a seconda della prospettiva del narratore.
Il dramma si apre nelle Indie Occidentali, nel XIX secolo.
A Coulibri vive la piccola Antoinette Cosway insieme alla madre Annette e al fratello menomato Pierre. Con l'abolizione della schiavitù voluta dal governo inglese¹, la famiglia Cosway si è ritrovata in pessime condizioni economiche che si sono aggravate ulteriormente con la morte del capofamiglia.
La grande casa in rovina è ghermita dalla folta vegetazione esotica, sopraffatta da un clima di disordine e in incuria, anche dai pochi domestici che sono rimasti fedeli, visto che i nativi dell'isola nutrono forti rancori per gli ex schiavisti.
Antoinette, trascurata dalla madre, trascorre la sua infanzia senza educazione, insicura ed umiliata dalla gente del posto. Ma quando Annette si risposa con un ricco inglese, tale Richard Mason, il nuovo nucleo famigliare sembra riacquisire l'antica stabilità e benessere.
Eppure Annette non è riuscita a convincere il marito a fuggire dall'isola, dato il pericoloso odio crescente della popolazione e non può impedire l'incendio che viene appiccato alla casa: l'evento è devastante, il piccolo Pierre muore.
Impazzita dal dolore, viene allontanata dal marito e anche Antoinette portata in un convento dove viene educata per diventare una buona moglie.
A diciassette anni compiuti, morto il patrigno, il figlio Mr Mason (suo nuovo tutore), la dà in sposa ad un inglese², figlio secondogenito di famiglia nobile ma pieno di debiti. Insieme stringono un patto vantaggioso ad entrambi: Mason si libera della fanciulla e l'inglese riceve una ricca dote.
Dopo il matrimonio Antoinette e il marito partono in luna di miele per le isole caraibiche ma un primo, illusorio idillio viene subito spazzato via dal carattere arrogante e superbo dell'uomo.
Comincia, infatti, a provare astio verso il posto che non conosce, dove i colori sono tutti troppo accesi, troppo vividi, dove il sole regna imperioso. Non comprende le abitudini, le usanze, la fedeltà dei domestici e anche verso la giovane sposa sente solo lussuria e non amore, mentre quest'ultima non può più vivere senza di lui. A ciò si aggiungono le maldicenze di un figlio illegittimo di Cosway che cerca di infangare l'innocenza di Antoinette.
L'odio silenzioso per la moglie lo porta a tradirla con la sua domestica di colore, a cambiarle nome (usando quello di Bertha), a crederla pazza quando lei si strugge per lui, quando prova inutilmente ad essere capita ed amata.
In un'ultima risoluzione l'uomo decide di ritornare nella sua Inghilterra, dopo l'avvenuta notizia della morte del padre e del fratello primogenito, portando via con sé anche la moglie per rinchiuderla nella soffitta della sua dimora, nascondendola quindi e strappandola dalla sua terra e da un sole che non avrebbe più rivisto.
È un romanzo doloroso e per questo potente nei suoi temi e nella sua prosa incisiva e musicale grazie ad un linguaggio in cui sono presenti inflessioni caraibiche. In molti riconosceranno i momenti, le assonanze al famoso romanzo della Brontë .
Il periodo storico (pur tornando molto indietro rispetto a questo) offre una visione di quel mondo coloniale differente dal pensiero dell'uomo vittoriano.
La Brontë lo tinge a tinte fosche, di riti magici, di usanze e miti folli quanto immorali. La Rhys lo ridimensiona ad una terra oppressa dalla dominazione francese prima, inglese poi, e in seguito abbandonata ai rovi di un post colonialismo schiacciato dal razzismo e dalle lotte di classe di ex schiavi negri con creoli bianchi, davanti agli occhi indifferenti e incapaci degli inglesi ex colonizzatori.
J. Rhys |
E il peso più grave cade sulla figura della donna, sottomessa dall'uomo, dalla collettività, dal tempo; intrappolata in una società patriarcale dove il denaro smuove personaggi ed azioni.
La donna vive nell'alienazione e nell'emarginazione di una comunità di cui non è parte integrante.
Nemmeno il matrimonio contribuisce a darle il proprio ruolo e la libertà sperata che anzi tende a soffocare ogni sua manifestazione di slancio e desiderio (Jane Eyre pur credendo nella propria autonomia non manca di prendere una fanciulla come sua cameriera personale e imporle ordini).
Forse coma mai in nessun romanzo, qui ho trovato la più tangibile dimostrazione del nefasto e crudele dominio maschile che tende a prosciugare la figura femminile del suo misterioso significato, a ridurla ad un oggetto inanimato, da profanare e quindi tale da chiamarlo con un altro nome.
- Non mi chiamo Bertha. Stai cercando di trasformarmi in un'altra, chiamandomi con un altro nome.
In questa lotta dei sessi quel che mi ha scioccato è la passione negata ad Antoinette.
La Brontë definisce "pazza" Bertha perché avida di lussuria; come crede lo stesso marito ma ad Antoniette le è impossibile vivere la sua passione, che non è sesso bensì fame d'amore. E la passione negata e la vita negata è uno dei motivi più commuoventi dell'opera.
Ma il libro è anche una denuncia verso quell'epoca (che la Rhys rivedeva negli anni Venti) e verso quella limitatezza dell'uomo vittoriano chiuso nelle sue incrollabili sicurezze, nella convinzione della sua progredita civiltà e perciò incapace di comprendere quello che andava oltre il proprio raziocinio.
"Il Grande Mare dei Sargassi" è una sensibile, grande opera di valore letterario e umano, traboccante di visioni, simboli, immagini rapide e penetranti; di pappagalli dalle ali tarpate, di fiori e innocenze calpestate, di canti di galli improvvisi e tempeste cariche di sinistre sciagure.
Se è vero che Jean Rhys ha ridimensionato "l'effetto Jane Eyre" e provato a spiegare alcune incongruenze lasciate insolute, è anche vero che non per ciò "Jane Eyre" debba essere sottostimato o schernito il pensiero della sua autrice che era una donna della sua epoca.
In fondo la Giamaica della Rhys e l'Inghilterra di Charlotte Brontë non sono due "sistemi" contrastanti tra di loro: sono lo stesso cielo, sotto cui di profilano sofferenze e inquietudini vecchie quanto il mondo.
M.P.
¹ Lo Slavery Abolition Act del 1833 abolì di fatto la schiavitù in tutto l'Impero britannico (fatta eccezione alcuni territori della Compagnia delle Indie Occidentali.
² Nel romanzo Mr Rochester viene chiamato solo con l'appellativo di inglese.
Libro:
"Il Grande Mare dei Sargassi", J. Rhys, Adelphi Editore
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