"La Diva Julia" di William Somerset Maugham
Scrisse l'indirizzo sulla busta, gettò il biglietto da visita nel cestino e infilò il vestito per il primo atto. Passò il buttafuori bussando ai camerini.
<<Pronti a andare in scena>>.
Quelle parole, udite sa il cielo quante volte, le davano ancora un brivido. La rinvigorivano come un tonico. La vita acquistava significato. Stava per lasciare il mondo della finzione per entrare nel mondo della realtà.
Tallulah Bankhead |
La prima cosa che mi piace di William Somerset Mugham (1874-1965), scrittore e commediografo britannico, è che non si sa mai dove ti trascinerà.
Le sue storie iniziano in modo semplice, divertente, oserei dire pure riposante.
Ma dopo una ventina di pagine, o poco più, la trama riposante prende una piega insolita, sempre divertente ma incrinata da improvvise spaccature e la sicurezza che si credeva di avere all'inizio scompare, venendo così portati in balia dello scrittore, attraverso vicissitudini inspiegabili che trovano la risoluzione solo a fine lettura.
La seconda cosa che mi piace è il suo scavare nella psiche umana.
Maugham non fa differenze di genere, pertanto le debolezze, i tabù più disonorevoli, erompono inconsapevolmente da uomini e donne su toni dissacranti quanto cinici.
Questo è ciò che avviene anche nel romanzo "La Diva Julia".
Pubblicato nel 1937 sotto il titolo originale di "Teatro", Maugham era allora un affermato e ricco scrittore di sessantatré anni, già famoso per "Schiavo d' Amore" (1915) e "Il Velo Dipinto" (1925), riscosse un buon seguito di critica e di lettori, se si vogliono escludere i malumori e i rimbrotti nell'ambiente teatrale.
"La Diva Julia" non era un'opera per il teatro ma sul teatro, visto che la protagonista assume le fattezze di una scafata e talentuosa attrice inglese, le cui azioni non certo esemplari, suscitarono la disapprovazione di tante attrici, questa volte vere degli anni '30, che allontanarono da loro quell'immagine che definivano irreale.
In realtà il personaggio femminile, uscendo dal mondo artistico, andava a incarnare il simbolo della società del tempo; quel sottile confine tra persona e personaggio che sotto la spinta di Freud esplorava nelle lacune dell'identità umana e in quel limite indefinibile che esiste tra realtà e finzione.
Julia Lambert, quarantasei anni, è la più grande attrice d'Inghilterra, figlia della provincia londinese, non è bellissima ma nessuna indossa gli abiti aderenti meglio di lei, il suo geniale istinto artistico la porta a calarsi subito nei panni del personaggio da interpretare senza troppa fatica perché Julia ha fatto della sua professione, ma anche della sua vita, il motto : <<non bisogna essere naturali ma sembrare naturali>>.
Osannata dal pubblico e negli ambienti aristocratici e alto-borghesi, usa i suoi mille volti per compiacere i suoi interlocutori e attirare l'attenzione sui personali ruoli di grande attrice, signora del bel mondo, moglie e madre esemplare. Solo il lettore conosce i suoi veri pensieri, i suoi sentimenti, punti deboli, chiusi nell'intimo perché nascosti all'ombra di Julia Lambert, l'attrice.
Potrebbe sembrare un modello di perfetto adattamento alla vita ma quando all'improvviso compare nella sua routine il giovane e bel ragioniere Tom Fennell, uomo vanesio ed intrigante, Julia se ne innamora perdutamente, tanto da tralasciare la carriera e le amicizie fruttuose; l'aura su cui ha ammantato la sua persona e personaggio cade e qualcosa si rompe nel suo ménage. Pur nella rottura alla donna si apre la scoperta di una verità imprescindibile.
"La Diva Julia" è un'opera brillante, eccentrica, dallo stile fluido, pervasa da un umorismo arguto e rivelatore dei prodotti della coscienza umana.
Nella società londinese degli anni Trenta si innestano tematiche tipiche della letteratura del primo Novecento, la crisi d'identità, la maschera, i mille volti della personalità.
Tutto è concentrato in Julia Lambert, attrice la cui teatralità non si esaurisce nella professione bensì continua invadendone anche la sfera privata: la persona si fonde con il suo personaggio, e anzi è la vita a diventare finzione mentre il teatro la sua realtà, perfino più dominante. Da questo paradosso psicologico ne nasce una donna unica, multi sfaccettata, convincente nell'interpretazione dei suoi ruoli, che possono o non possono essere parti integranti della sua personalità ma che denotano una profonda conoscenza dell'animo umano.
In questo perenne metateatro, Julia Lmbert, di cui seguiamo con partecipazione le vicissitudini, non può considerarsi comunque un modello; Maugham ne tratteggia l'incostanza, la malignità, gli eccessi eppure la società mondana che la circonda, che sia quella aristocratica, borghese o di campagna, possiede il suo medesimo vivere, semmai inconsapevolmente più cinico e profittatore. Gli stessi personaggi maschili non hanno carattere, sono immobilizzati nelle loro vanità, egoismi che arrivano all'idiozia e alla vacuità delle loro azioni.
La scissione tra persona e personaggio avviene quando Julia, innamorandosi, trasporta la sua vita nel teatro, la finzione nel teatro, e di colpo la sua carriera subisce una frattura.
In una scena dove si raggiunge l'apice della narrazione, il figlio Roger, in un aspro dialogo con la madre, denuncia la sua falsità, la perpetua recitazione e togliendole la maschera, o le maschere, scopre, a suo dire, il vuoto, nessuno.
Si allontanerà in seguito dalla famiglia per ricercare una possibile verità.
Ma questa verità verrà trovata da Julia Lambert, in un appartato tavolino di un hotel lussuoso, guardando su una pista da ballo, uomini, donne, giovani, vecchi animarsi come attori su un palcoscenico: in fondo <<Tutto il mondo è teatro, e uomini e donne solo commedianti. Ma l'illusione sono loro, oltre quegli archi; la realtà siamo noi, gli attori>>.
E sono sicura che Maugham vedesse in questo mondo anche il proprio, di scrittore.
M.P.
Libro:
"La Diva Julia", W. S. Maugham, la biblioteca di Repubblica-Adelphi
Questo però mi fa un po' pensare a come molti usano i social oggi. Un continuo mettere in mostra in un miscuglio inestricabile di realtà e finzione, non solo per chi guarda ma anche per chi si mette in mostra.
RispondiEliminaEsatto, tutto questo si rivolta anche nella vita sul web.
Elimina