"I Doni della Vita" di Irène Némirovsky


"Si attendeva la guerra come l'uomo attende la morte. Sa di non poterle sfuggire; implora solo una proroga. «D'accordo, verrai, ma aspetta un po', aspetta che abbia costruito questa casa, piantato quest'albero, fatto sposare mio figlio, aspetta che non abbia più voglia di vivere».
Alla guerra non si chiedeva altro. Ancora qualche mese di tranquillità, ancora un anno, ancora una dolce e spensierata stagione..."


Irène Némirovsky

In questo ultimo periodo ho messo momentaneamente in attesa alcuni libri, a favore di due caldamente consigliati da mia sorella.
La seconda cosa positiva di condividere con una persona l'amore per i libri (la prima, che avevo già scritto, è quella di parlarne ogni giorno, con scambi di opinione), è quella di possedere non una, bensì due librerie distinte (assieme alla costante paura dei miei genitori di doversi vedere un giorno sfollati, per far posto ai libri).
Di Irène Némirovsky (1903-1942), avevo letto solo un racconto, "Il Ballo" (1930), che pur addentrandomi nel suo distaccato stile narrativo, mi aveva lasciato la curiosità di leggere altro.
Se si pensa alla Nèmirovsky, la mente corre subito al suo capolavoro "Suite Francese", da cui pochi anni fa, fu tratto anche un film di successo.
Ma mia sorella mi ha invitata subito alla lettura de "I Doni della Vita", sicuramente il romanzo più felice dell'autrice, meno conosciuto certo, ma che può considerarsi una sorta di "antefatto" all'opera più celebre.


Scritto fra il 1941 e il 1942, pochi mesi prima dell'arresto, "I Doni della Vita" fu pubblicato postumo solamente nel 1947.
Tragica la vita della Némirovsky : figlia di immigrati ucraini di origine ebraica, negli anni più bui del Nazismo, lottava per vedersi pubblicare i suoi lavori con ogni sforzo possibile, nonostante il divieto imposto ad una Francia occupata e abbruttita. Eppure la Némirovsky aveva reciso il suo passato, dimenticato le sue origini. Più che europea si sentiva francese, nella lingua come nella vita e nella letteratura. Nel 1939 si era anche convertita al cattolicesimo e nella vitalità e nella leggerezza francese, aveva riposto le proprie aspettative e la sua salvezza.
"I Doni della Vita" rispecchiano questo ultimo, fugace, momento di speranza.

Le vicende ripercorrono i primi anni del XX secolo francese. A Saint-Elme, piccolo villaggio del Nord della Francia, reazionario e immutato da secoli di convenzionali consuetudini borghesi: dominano la scena l'antica famiglia degli Hardelot, imprenditori cartari con il loro retaggio di denaro e matrimoni combinati, dove la sopravvivenza famigliare ha la meglio su sentimenti e affetti.
A sconvolgere l'assopito e ciarliero mondo di Saint-Elme sarà l'amore, scoppiato tra i fuochi d'artificio di un ultimo tranquillo autunno, fra il giovane Hardelot, Pierre, con la meno abbiente Agnes. La loro unione passerà incolume sugli orrori della Grande Guerra, su piccoli drammi coniugali, capovolgimenti sociali e sull'evocato terrore di una seconda guerra ancora più devastante e immane. Soltanto dopo mesi di lunga lontananza, i due, dopo che ognuno avrà adempito al proprio ruolo, ritorneranno insieme, come se avessero aspettato proprio l'età matura per cogliere a mani aperte, il significato del loro profondo amore.

Più che una saga famigliare, "I Doni della Vita" sono una saga di sentimenti e di trasformazioni sociali, sulla scia degli eventi che sconvolsero la provincia francese dal 1900 al 1940.
I personaggi sono appena abbozzati, come nella miglior letteratura francese, e i protagonisti sono in realtà i ruoli che essi rappresentano :  dal vecchio Hardelot, simbolo degli antichi privilegi della borghesia ottocentesca, alle nuove generazioni, dalle esistenze vissute con più passioni ed ardori, trasportate dal ritmo frenetico delle emozioni del momento.
La guerra e la Francia sono il fulcro del romanzo, come lo sono stati per la stessa scrittrice.
Ammiro sempre i diversi punti di vista o i diversi modi di raccontare la guerra da vari romanzieri e non ultimo la Némirovsky.

I. Némirovsky

Questa ne carpisce più il lato più psicologico : le angosce per quello che si perde o per quello che non potrà più essere. Essa trascina con sé certezze consolidate, fortune, imperi, e dopo il suo passaggio, del vecchio mondo, nel bene come nel male, non ne rimane più nulla.
C'è una sorta di orgoglio francese nella resistenza e nel coraggio di Pierre, Agnes e degli abitanti : un ultimo vessillo di speranza, a cui la Némirovsky doveva sembrare molto più di un miraggio, qualcosa di concreto a cui aggrapparsi, per potersi rialzare ancora un'altra volta.
Di questo libro ho apprezzato soprattutto le mirabili descrizioni, dei cieli, delle notti stellate sotto i fuochi d'artificio o le bombe e della natura, bella e indifferente davanti alle sofferenze umane.
La scrittura è tagliente e crudele, concisa nei dettagli, morbida nelle emozioni, non facile da amare.
"I Doni della Vita" si conclude con "l'armistizio di Compiègne", dove inizierà poi "Suite Francese".
Seppur non esista nessuna connessione fra le due opere, i motivi intrapresi nel primo avranno poi un seguito nell'ultimo romanzo, con la stessa cadenza, la stessa scrittura, forse un po' più malinconica e grave. Soltanto leggendo "I Doni della Vita" si potrà capire questa fase discendente.
Al momento della sua stesura, la Némirovsky già stava preparando la grande impresa che sarebbe stato il suo capolavoro, quando la salvezza del mondo era possibile e i suoi doni più belli ancora da cogliere.

"Nonostante le apparenze, questo è l'importante. La guerra passerà, noi passeremo, ma ci saranno sempre questi semplici e innocenti piaceri : la freschezza, il sole, una mela rossa, il fuoco acceso d'inverno, una donna, dei bambini, la vita di ogni giorno... Il fragore, il frastuono delle guerre finiranno per spegnersi. Il resto rimane... Per me o per qualcun altro?"


M.P.





Libro :

"I Doni della Vita", I. Némirovsky, Newton Compton Editori.



Commenti

  1. Mi è capitato di leggere e recensire sul blog "Suite francese" e credo che presto leggerò "Il ballo", che è in mio possesso da un po'.
    Di questa scrittrice mi colpisce il tragico epilogo della sua vita e il fatto che tutto quanto ha scritto sia stato recuperato dalle figlie e pubblicato postumo, con grande riscontro di lettori e critica.

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