"La Signora Dalloway in Bond Street" e altri racconti di Virginia Woolf


"La signora Dalloway disse che avrebbe pensato lei a comperare i guanti.
Quando uscì in strada, il Big Ben stava battendo i suoi colpi. Erano le undici e a quell'ora intatta era fresca come offerta a dei bambini su una spiaggia. Ma c'era un che di solenne nel ritmo deciso dei ripetuti rintocchi; un che di eccitante nel fruscio delle ruote e nello scalpiccio dei passi."



"Davanti alla Vetrina" (1928), Herbert Ploberger

Si, confesso che in passato ho cercato di intraprendere la lettura dei suoi testi, ma poi, come sempre, finivo per bloccarmi dopo un centinaio di pagine, allora abbandonavo del tutto il romanzo, riponendolo nella parte più dimenticata dello scaffale.
Tutto era iniziato con "Una Stanza tutta per Sé", un'analisi di commuovente modernità sulla letteratura femminile e sulla libertà e i diritti delle donne e di seguito scelsi "La Crociera", e fu proprio qui che cominciarono i dissapori con la Woolf; non tanto per quel "flusso di coscienza" che qua e là appariva, bensì per quei passi riferiti alle interiorità del personaggio, che mi rimanevano totalmente oscuri.
Così non lessi più nulla di lei : era per me difficile incontrarmi con la sua narrazione psicologica.
Poi prendendo questo libro, consigliatomi da mia sorella, ho avuto modo, almeno per ora, di superare alcune rimostranze.


"La Signora Dalloway in Bond Street" e altri racconti, è una raccolta edita dalla casa editrice Newton Compton, pubblicata nel 2014, in cui sono contenuti brevi opere di Virginia Woolf (1882-1941), scritti fra il 1922 e il 1925 per varie riviste.
La comunione fra i racconti è rappresentata dalla presenza di Clarissa Dalloway, signora del bel mondo inglese, sempre alle prese con regali ricevimenti e fautrice di presentazioni e matrimoni.
Quello di Clarissa Dalloway è un personaggio già apparso defilato nel primo romanzo dell'autrice "La Crociera" (1915), ma che troverà largo spazio e notorietà nel capolavoro "La Signora Dalloway" (1925).
Questa raccolta presenta tredici racconti, tutti ambientati nell'alta società del primo dopoguerra, dove uomini e donne diventano, loro malgrado, protagonisti in cui si scoprono insicurezze, solitudini e la relatività di quei valori dominanti fino allo scoppio del primo conflitto mondiale.

"La Signora Dalloway in Bond Street" è una delle prime opere in cui la Woolf si servì del flusso di coscienza : Clarissa Dalloway, moglie di un deputato della Camera dei Lords, esce dalla sua casa a Westminster, per comperare un paio di guanti francesi, bianchi, mezzo pollice sopra il gomito con bottoni in madreperla.
Il lettore segue la lunga passeggiata della donna fino al negozio di Bond Street, scandita dai rintocchi del Big Ben. Questa incontra un amico, pensa ad un altro scomparso, osserva le persone in strada, mentre la sua mente comincia ad affollarsi di ricordi, pensieri, impressioni sulla vita, sulla morte, sull'annoiata e distaccata società inglese, quasi irreale e immune dalle miserie del mondo. La sequela di riflessioni non si arresta nemmeno al momento dell'acquisto.
È un racconto che pur nelle sue brevi dodici pagine, racchiude una originalità stilistica che mi ha sorpresa nella mia ignoranza sulla scrittrice.
Il fulcro della trama non è nella passeggiata né nell'acquisto dell'articolo, ma nel processo mentale della protagonista.
Nel "L'Abito Nuovo" Mabel Waring, donna della media borghesia, di natura insoddisfatta e insicura, viene invitata alla vivace festa organizzata a casa della signora Dalloway.
Per l'occasione Mabel ha realizzato un abito giallo, vecchio stile, che al momento di essere indossato, prova su di sé solamente un grande senso di inadeguatezza. Alla festa, Mabel nel suo vestito giallo, vecchio stile, evita i convitati, continua a guardarsi allo specchio e nella sua testa sente sempre più vicini i commenti maligni delle donne e degli uomini avviluppati nei loro abiti all'ultima moda.
Ma il vestito giallo diventa il simbolo della sua insicurezza e insoddisfazione, ereditata da un non facile passato, un modesto matrimonio e un profondo malessere che la vede esclusa dall'alta società :

"Siamo come mosche che annaspano verso l'orlo del piattino..."



Nella "Presentazione", il racconto più ammirevole per la profondità delle tematiche, una giovane donna, Lily Everit, bella, intelligente e sensibile, viene introdotta al suo debutto in società dalla signora Dalloway.
Lily è reduce da un brillante saggio su cui è stata onorificata dal suo professore; ama Shelley, la natura, ma queste qualità mal si accordano con la superficiale comunità e sulle antiquate convenzioni del ruolo femminile.
Insicura alla sua prima festa, viene, secondo l'etichetta, presentata dalla Dalloway, ad un giovanotto appena uscito da Oxford, Bob Brinsley.
Dal primo piano di Lily si passa al secondo della padrona di casa, la cui presentazione dei giovani, le rammenta il suo dolce incontro con il marito. Con un ritorno alla giovane, scopriamo invece che il suo punto di vista è diverso.
Durante la placida conversazione, Lily sente crescere una certa fiducia nell'uomo, che viene definitivamente distrutta quand'egli, nell'eloquio, uccide una mosca spezzandole le ali. Il gesto crudele viene interpretato dalla giovane come il pericoloso predominio dell'universo maschile e del progresso di una civiltà che non lascia spazio agli affetti o alla pietà, al conforto.

"[...] no, non ci sono rifugi, né farfalle, in questo mondo, e questa civiltà, queste chiese, parlamenti e palazzi, questa civiltà [...]"


Tuttavia la lettura dei racconti, mi ha lasciato, purtroppo, dei passi il cui significato non sono riuscita ad afferrare; forse bisognerebbe acquisire una ulteriore conoscenza della Woolf, attraverso più e più letture, ma quelle indefinibili pause sembrano essere il frutto del suo doloroso passato e di quella definitiva liberazione dagli inutili schemi del mondo vittoriano.
Non è facile capire Virginia Woolf, per quanto esse sia estremamente moderna : i suoi personaggi non emergono attraverso le azioni, bensì con le proprie riflessioni, estraniandosi dal presente, dal momento. La realtà è quella vissuta nei loro dubbi, subbugli interiori, solitudini che li portano in contrasto con la società e i rapporti interpersonali vuoti e piatti, perché vi è presente una sorta di incomunicabilità che diventerà emblema del futuro teatro beckettiano.


M.P.






Libro :

"La Signora Dalloway in Bond Street" e altri racconti, Newton Compton, 2014

Commenti

  1. Che meraviglia. Ne sono stupita particolarmente perché non ne conoscevo neppure l'esistenza.
    Virginia insomma si è messa a cercare le tracce idealmente del suo personaggio più amato e ne ha creato nuovi intrecci. Devo procurarmelo.
    Comprendo la tua perplessità su alcuni passaggi della narrativa della Woolf. Il "flusso di coscienza" e la costruzione di storie attraverso il pensiero più che le azioni dei personaggi. E' stato uno scossone nella letteratura mondiale e ancora oggi schiere di studiosi cercano una definizione il più possibile appropriata di questo stile.
    Virginia Woolf è unica.

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    1. Hai ragione Luz, solo ora mi rendo conto quanto la Woolf sia stata una pietra miliare nella letteratura e che tutti quei "subbugli interiori" siano il prodotto di quel malessere in via di svlippo nel Novecento che veramente pochi carpirono.

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  2. Io devo ancora trovare il coraggio di riprendere Gita al faro, iniziato forse una decina di anni fa e mai portato a termine: c'è qualcosa in Virginia Woolf che mi inibisce e, ad oggi, l'unico libro suo che abbia letto è proprio Una stanza tutta per sé...

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    1. Anche per me la lettura è stata molto ostica perchè mi sentivo colpevole di non capire certe definizioni; cercherò di andare avanti in altre letture : o sarà una débâcle o un acquisizione importante nelle mie letture...vedremo.

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