"Vita Breve di Katherine Mansfield" di Pietro Citati


Tutti coloro che conobbero Katherine Mansfield negli anni della sua breve vita, ebbero l'impressione di scorgere una creatura più delicata degli altri esseri umani: una ceramica d'Oriente, che le onde dell'oceano avevano trascinato sulle rive dei nostri mari.




Nel mese di giugno dello scorso anno iniziai la lettura dei racconti di Katherine Mansfield (1888-1923), senza pensare che, alla fine, sarebbe stata aggiunta a quella decina di autori a cui sono più legata.
Come Virginia Woolf, Katherine Mansfield non è una scrittrice dall'approccio subitaneo, anzi ci vuole una certa perseveranza e fiducia nella lettura dei suoi testi e allora può capitare che dopo alcuni racconti o ad un certo punto di un racconto, si inneschi una folgorazione e da lì la rivelazione di un mondo che presto comincerà ad ammaliarci e da cui sarà difficile il distacco.
Quella di Katherine Mansfield fu una figura importante nella letteratura d'inizio Novecento, che mostrava la crisi di quell'ambiente borghese dominatore da secoli con le sue norme morali e sociali, che continuava imperterrito a specchiarsi, riflettendo ancora una dignitosa pulizia ma interiormente la lacerazione era già in atto.
Una figura, purtroppo, poco esplorata e adombrata dall'amica/rivale Woolf; due voci femminili così distinte dal coro dei loro colleghi uomini: la Mansfield e la Woolf furono due universi che andavano parallelamente l'una con l'altra, seppur con andamenti diversi.
Eppure la Mansfield continua, di soppiatto, ad affascinare tanti lettori che iniziano a scoprire i suoi famosi racconti e chi già l'ama per quelle straordinarie doti che fanno di lei una scrittrice eccelsa per stile, narrazione, finezza, indagine psicologica e così vicina all'animo dei suoi personaggi, da sentir palpitare il loro cuore ed intravedere i loro moti interiori e desideri.
"Vita Breve di Katherine Mansfield" fu pubblicato nel 1980 dallo scrittore e giornalista fiorentino Pietro Citati (1930).
Citati è forse uno dei più famosi biografi italiani, conosciuto anche all'estero, apprezzato autore di racconti, libri su Manzoni, Leopardi, Alessandro Magno, saggi sull'Iran; un uomo a tutto tondo nel campo letterario e vincitore dello Strega 1984 con un ritratto su Tolstoj.
Questi ha inoltre apportato nell'opera biografica un nuovo modo di intenderla e scriverla, dando si i dovuti dati anagrafici, storici qua e là su un taluno personaggio ma soprattutto inquadrare la narrazione sotto forma di un romanzo, veritiero, ponendo l'accento sugli elementi emozionali e percettivi del protagonista.
"Vita Breve di Katherine Mansfield" è una ricostruzione (basata su questo stesso modello), felice e sensibile degli ultimi nove anni di vita della scrittrice, incentrata sui suoi ricordi lasciati in Nuova Zelanda, la famiglia, la scrittura, le opere e la malattia che la portò giovane a morire a soli trentaquattro anni di tisi.


L'opera si apre nella calda estate prima della Grande Guerra: l'ultimo periodo veramente felice per Katherine Mansfield, quando dopo una breve interruzione della relazione con il critico e futuro marito John Middleton Murry (1889-1957), vive una folle avventura amorosa a Parigi con il poeta Francis Carco (1886-1958).
Ma la sua sete di vita, di bellezza, d'amore che sembra non conoscere sosta, diventa col tempo un lungo e stancante peregrinare tra Parigi, Londra, la Riviera Ligure, al momento della scoperta della malattia che ha incominciato a minare il suo corpo.
La devastazione della Prima Guerra Mondiale che porta via l'amato fratello Heron, il riavvicinamento con Murry, la nostalgia della terra natia, la sofferenza, la scrittura vissuta come religione: Citati fornisce un luminoso quadro della Mansfield attraverso i diari e le lettere, dando il profilo di una donna tremendamente vitale, con le sue mancanze, i suoi odi et amo, la natura frenetica ed instancabile che la malattia non riusciva a depennare ma che anzi ne acuiva la fervida fantasia, la sensibilità non comune con cui riusciva a percepire i sussurri, i gesti, le ombre e le luci, i colori, l'amaro equivoco celato nell'apparenza del presente, il simbolico, astratto significato dato ai fiori, alle piante, alle cose animate, la voglia di vivere che la portava da un posto all'altro e insieme la ricerca di un luogo dove potersi fermare, ogni volta dopo un lungo volo, la solitudine volontaria o costretta e il bisogno d'affetto e di cose terrene.

Vi sorprendeva con quello stesso trasalimento che si prova quando si è bevuto il tè in una sottile, innocente tazzina e all'improvviso, nel fondo, si scorge una creaturina minuscola, mezza farfalla metà donna, che ci fa l'inchino con le mani nelle maniche.

In questa biografia poetica la Mansfield viene vista e raccontata tramite i suoi sentimenti, il suo sentire di una donna oltre e dentro la sua scrittura.
Se i racconti sono conosciuti ed elogiati come gioielli letterari, la sua persona per anni misteriosa ed eclettica si apre qui come una creatura eccentrica, anacronistica, che visse un periodo di tempo così breve; un lampo scontratosi contro la sua innumerevole immaginazione.
Nell'ultimo periodo rimastogli si dedicò furiosamente alla scrittura: il paradiso che cercò invano negli angoli europei più reconditi, lo trovò nello scrivere.
Citati illustra l'incredibile arte evocativa, il metodo stilistico di abolire il narratore, ogni dato narrativo, la gracile struttura del testo che nonostante la brevità ci dà la sensazione che la chiusura sia solo apparente: «l'esistenza comincia e continua prima e dopo l'inizio e la fine di ogni storia».

«Quando giungeva davanti ad un punto psicologico arduo o estremo, sostituiva la parola e il gesto con la metafora e il simbolo (l'aloe, l'albero di pere): metafore e simboli silenziosi, muta psicologia oggettiva, che non potremo mai trascrivere in altre lingue».

Ma il suo essere non giungeva mai nel testo, rimaneva segretamente custodito nei diari e nelle lettere; per questo non si può nemmeno scorgervi tutta la sofferenza della malattia nascosta dietro una lastra di cristallo, inaccessibile al lettore.
Citati ha scritto «Ci sono persone a cui la malattia appartiene, o che piuttosto appartengono alla malattia. La Mansfield non era una di queste. Era nata per condurre un'esistenza attiva e ardente; e la malattia le venne imposta».
Come chi, definitivamente rassegnato davanti all'inevitabile, accetta la morte eppure contemporaneamente combatte per poter sopravvivere ancora, anche la Mansfield compì la sua battaglia contro il tempo, cercando di lasciare il più possibile le sue tracce sulla carta e vivere, se non fisicamente, almeno nelle sue opere. E la Mansfield decise di vivere, opponendosi come poteva alla morte.
E Pietro Citati con questo libro, con questa opera d'arte, restituisce l'opera d'arte di Katherine Mansfield.



M.P.




Libro:

"Vita Breve di Katherine Mansfield", P. Citati, Adelphi





Commenti

  1. Interessante. Nell’accostarsi alla scrittrice, o anche per chi vuole approfondirla, può quindi tornare utile questo saggio di Citati. Da tenere presente :-)

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    1. Guarda Alessandra, come ho scritto è un'opera d'arte in un'opera d'arte... Grandissimo libro.

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  2. Anch'io avevo comperato un libro della Mansfield : tutti i racconti. L'ho iniziato e abbandonato perché non riuscivo ad entrare nel suo mondo.Grazie a questa tua bella recensione lo riprenderò.E tantissimi complimenti per il tuo blog.Sei molto talentuosa.Lo seguirò assiduamente. :)

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    1. Grazie tante per i complimenti Monica, sei molto gentile. Riguardo ai testi della Mansfield (come quelli della Woolf) il primo approccio risulta sempre difficoltoso perché sono state due scrittrici che sono andate veramente oltre la solita forma narrativa e psicologica. Bisogna avere un po' più di costanza; in seguito puoi veramente innamorartene.

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