Una mattinata alla Reggia di Caserta
Non c'è nulla che ti porti a stretto contatto con la storia che l'esperienza diretta.
Il poter rivivere brevi momenti di un passato lontano, le cui memorie, protagonisti e fasti riecheggiano nel riflesso di uno specchio, negli stucchi pregiati di un soffitto o negli eleganti saloni dove si decisero le sorti di milioni di uomini, per me si rivelano dei sogni esauditi.
Per questo il regalo di una mattinata alla Reggia di Caserta non può essere rifiutato.
Da ragazzetta visitai Versailles, ma per anni il mio pensiero era di vedere quella di Caserta, per il ruolo che svolse nella storia.
Partiti di buon'ora, siamo arrivati nella zona più periferica di Caserta; tra quelle viuzze popolate di gente indaffarata è impossibile non notare lo splendido palazzo che si erge poco distante.
Una visione che lascia a bocca aperta per la bellezza e insieme curiosa per le molte case che la circondano.
Progettata da Mario Gioffredo nel 1742, come una fortezza ove Carlo III di Borbone (1716-1788), potesse trovar riparo dalle minacce belliche, fu successivamente realizzato da Luigi Vanvitelli (1700-1773), come una reggia sul modello di Versailles. Se non poteva superarla, certo la poteva uguagliare.
Questi tenne la direzione dal 1752 al 1773, quando nel '74 subentrò il figlio Carlo.
I lavori si protrassero fino alla prima metà dell'Ottocento. Il palazzo a pianta rettangolare, su cinque piani, alla fine comprendeva anche un parco reale molto vasto e un giardino all'inglese.
Nel 1997 la reggia fu dichiarata patrimonio dell'UNESCO e tra le residenze più belle del mondo.
All'entrata si viene accolti dalla scenografica scalinata rivestita di marmo, lo Scalone d'Onore, con la rampa centrale e le due laterali. Lo sguardo resta fisso nella bianchezza e lucentezza della pietra e degli affreschi del soffitto, volti a stordire di splendore lo spettatore.
Vestibolo |
Scalone Reale |
Al di sopra di esso si trova la Cappella Palatina dove il re e la sua corte adempivano alle funzioni religiose. Analoga alla sorella di Versailles, durante la seconda guerra mondiale, una bomba distrusse la maggior parte delle decorazioni.
Agli appartamenti reali si accede attraverso ben tre anticamere che avevano la funzione di sale di attesa, secondo il rigido cerimoniale di corte : la Sala degli Alabardieri, delle Guardie del Corpo e la Sala di Alessandro, dedicata al condottiero (destinata all'attesa dei non titolati), ove si può ammirare il dipinto realizzato da Mariano Rossi (1731-1807), sulle nozze del macedone con la principessa persiana Rossane.
Sala degli Alabardieri |
Gli appartamenti ottocenteschi (in un percorso a ritroso), si aprono con la Sala di Marte ove attendevano di essere ricevuti i nobiluomini, a cui seguiva la Sala di Astrea, destinata invece alle nobildonne.
Sala di Astrea |
La maestosa Sala del Trono, ricca di fregi e stucchi dorati, rappresenta la sala delle pubbliche udienze. Alle pareti si scoprono i ritratti dei quarantasei regnanti, da Ruggero il Normanno a Ferdinando II. Lunga quaranta metri presenta un trono portatile in legno dorato, intagliato e tappezzato di velluto.
Sala del Trono |
"La Posa della Prima Pietra", Gennaro Maldarelli |
Dopo la Sala del Consiglio, si passa all'importante Camera da Letto di Francesco II.
Ultimo sovrano delle Due Sicilie, "Franceschiello" (1836-1894), era figlio di Ferdinando II e della "Regina Santa" Maria Cristina.
Malinconico, introverso e studioso, ereditò il regno posto "tra l'acqua santa e l'acqua salata"¹ nel 1859. Lo stesso anno aveva sposato la bella e spensierata Maria Sofia di Wittelsbach (1841-1925), sorella dell'imperatrice Sissi, rimasta nell'immaginario come "l'eroina di Gaeta", per il coraggio dimostrato contro le truppe piemontesi e da D'Annunzio come "l'aquiletta bavara".
La reggia di Caserta era nelle brame già da tempo della casata Savoia che vi si insediò nel 1861, spogliandola. Da qui iniziò la sua decadenza.
Camera di Francesco II |
Sala da Bagno |
Dipinto di Maria Sofia nella camera di Francesco II |
Una parentesi napoleonica si ebbe nel 1808, quando fu nominato re di Napoli Gioacchino Murat (1767-1815), cognato dell'imperatore, di cui è rimasto l'Appartamento con mobilio in stile impero.
Gli appartamenti settecenteschi si aprono invece con le Sale delle Stagioni, ognuna con gli elementi tipici e sul soffitto i magnifici lampadari di Burano; la Camera da Letto di Ferdinando II, ove egli morì e gli Appartamenti della Regina Maria Carolina con la Sala di Ricevimento e la Sala delle Dame di Corte.
Camera da letto di Gioacchino Murat |
Sala della Primavera |
Sala dell'Estate |
Studio di Ferdinando IV |
Appartamento di Maria Carolina |
Scorcio della Sala da Bagno |
Negli appartamenti della regina si trovano due orologi sospesi con gabbia. Questi furono donati da Maria Antonietta alla prediletta sorella. |
Nel 1806 dovette lasciare la corona a Napoleone, rifugiandosi prima in Sicilia, poi in Austria. Fino alla morte cercò in tutti i modi di contrastare l'antico avversario per riprendere il legittimo regno.
Ma si spense senza mai vedere il tramonto dell'odiato francese.
A queste sale si sussegue la Biblioteca del Palazzo con i suoi 14.000 volumi, occupando tre ampi ambienti, ricchi per lo più di testi classici.
La regina Maria Carolina |
Biblioteca |
I giardini pur non essendo rigogliosi come quelli presenti a Versailles, possiedono pompose fontane che si avvicendano lungo un percorso in salita, accessibile grazie anche al servizio navetta (2.50 euro a/r a persona).
Da non perdere è la lunga e grande cascata e ai piedi la Fontana di Diana e Atteone, ispirata al mito, ove la bella dea con le sue ancelle, irata con il cacciatore Atteone colpevole di averla vista nuda nel fiume, lo trasforma in un cervo e di conseguenza muore sbranato dai suoi stessi cani.
Purtroppo per mancanza di tempo ho dovuto perdere la vera attrazione del parco, il Giardino all'Inglese (ma era solo parzialmente visibile), voluto dalla regina Maria Carolina.
Fontana Margherita |
Fontana dei Delfini |
Fontana di Diana e Atteone |
Da anni si parla dello stato di abbandono di questo patrimonio artistico, di tutti i "ma" che i visitatori riportano nei lori commenti a freddo, e ahimè debbo confermarli anche io.
L'apparenza di una facciata principale pulita e ristrutturata, non riesce a nascondere tuttavia il deterioramento e lo sporco della sua parte interna.
Alla biglietteria ho dovuto scontrarmi con la poca gentilezza di una signora che alla mia richiesta di una mappa-guida, mi ha risposto : "Si ma devi pagare 1 euro e 50!" E pagare 1 e 50 per cinque pagine penso sia veramente troppo.
Eppure la sgradevolezza e l'assurdità hanno avuto il culmine nell'essere seguiti da varie signore vestite come se fossero a casa loro, munite di scopa e paletta, spazzare i pavimenti; per non parlare della visione di una ragazza che puliva mobili di gran valore storico con il semplice piumino raccogli-polvere colorato da casalinga. E tutto questo nei normali orari di visita.
Alla domanda di una turista su dove fosse il Teatro di Corte, un ragazzo addetto alle pulizie rispondeva che era già chiuso da qualche mese e non capiva nemmeno lui bene il perché.
La bellezza dei giardini invece, diminuiva purtroppo con la secchezza e la poca cura dell'erba.
Insomma la visita alla Reggia di Caserta mi ha lasciato l'impressione che non fosse tutta lì, che dietro quelle altre porte chiuse si nascondessero altri tesori abbandonati e il degrado non fosse opera del tempo ma dell'incuria dell'uomo. Lungi da me colpevolizzare chi lavora in quell'ambiente; non conosco le loro mansioni, ma consigliare un maggior amore, questo si.
Perché quelle atmosfere di antichità, eleganza, magnificenza sono ancora presenti nella nostra cultura, e il nostro vanto.
Vorrei concludere questo articolo con l'ultimo passo² di una vecchia intervista che un un giornalista del "Corriere della Sera" Giovanni Ansaldo, fece nel 1924 all'ex regina Maria Sofia che mostra tutta la vetustà di un'epoca di splendori :
"Mentre tentavo il mio primo inchino cortigiano, Maria Sofia accennava ancora, tristemente, col capo, alle avventure del mondo; che essa non vedrà più. Ma forse osservava anche la mia goffaggine plebea nell'ossequio alla Maestà, e l'impiccio in cui ero per uscire dalla stanza, senza voltare le spalle, come ho letto nei libri che si pratica con i re : e compiangeva questi miseri tempi, in cui non si insegna neppure l'inchino dinnanzi alle regine."
M.P.
Le foto di Alessandro Tommasi sono riservate.
¹ "La Regina del Sud. Amori e Guerre Segrete di Maria Sofia di Borbone", Arrigo Petacco, Mondadori 1992.
² Ibidem
Ciao Michela, passo a lasciarti un saluto dopo una lunghissima assenza per motivi di saluti. Tornerò a leggere con calma questo articolo che a prima vista mi sembra straordinario.
RispondiEliminaA presto.
Antonella
Grazie mille cara Antonella e riprenditi bene!
EliminaSe lo stile degli interni della reggia non incontra i miei gusti, ricordo tuttavia con grande piacere la visita ai giardini, durante una gita scolastica... una vera meraviglia! Peccato per il degrado di cui parli, ai tempi non l'ho notato, non so se la situazione fosse meno grave o se, semplicemente, fosse sfuggito ai miei occhi di sedicenne...
RispondiEliminaPenso si parli purtroppo di un lento degrado...
EliminaPurtroppo al sud le cose stanno esattamente come scrivi. La Reggia, patrimonio indiscusso e straordinario per bellezza e importanza, è stata lasciata in mano a perfetti incompetenti e quando qualcuno intende dirigerne bene la gestione, ecco che si scatenano nugoli di ribelli che non intendono rinunciare alle abitudini, per quanto scorrette esse siano.
RispondiEliminaL'ho vista tre volte e ogni volta è stato un incanto assoluto.
Vero, il bello è che esaltano anche il loro lavoro,quando invece ci sarebbe tanto da rimproverarsi. Versailles è un restauro continuo...quanto mi fa rabbia!
EliminaUn'opera di immenso splendore! L'ho visitata anni fa(un bel po') durante una gita delle superiori, ricordo ancora con piacere quella giornata, nonostante la fregatura dell'affitto della ''carrozza'' che alla fine ti portava solo all'interno del parco e noi pensavamo ci portasse fino a su!
RispondiEliminaRicordo anche che rimasi stranita dall'inesistenza dei corridoi chiusi e per andare da una stanza all'altra si doveva attraversarle.
Mi sono unita anche io ai tuoi lettori, pensavo di averlo già fatto e invece a quanto pare no...ma adesso ci sono anche io!.
Se ti fa piacere unisciti agli altri miei due blog, uno è nuovissimo e ancora deve decollare non ti posto i link...ma se vuoi basta cercare In my dreams miss artemisia e beauty&kitchen miss artemisia e vai tranquilla ;) oppure su google+ (con cui non ho molta dimestichezza) tra le info da qualche parte ahahah
baci ciao
Vero ci sono intere stanze chiuse, soprattutto per andare al bagno ne vedi due che non si trovano nel percorso. Grazie mille, ricambierò.
EliminaUno spettacolo. Le foto vi sono venute benissimo :-)
RispondiEliminaGrazie Alessandra! Il merito è del fotografo!
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