"La Fuga di Benjamin Lerner" di Israel J. Singer


<<Benjamin Lerner, un soldato alto e ben piantato con una cicatrice che correva irregolare dal sopracciglio alla tempia, ed equipaggiato di tutto punto da fante dell'esercito imperiale russo, camminava svelto per le strade di Varsavia, diretto al ponte Praga. Alle quattro in punto avrebbe dovuto presentarsi al Centro di Deposito del quartiere Praga, ed era in ritardo>>.


"La salva dell'<<Aurora>>" ( part.1917), Vitali Lentschin


Ogni anno (è diventata quasi una abitudine per me) leggo un Singer.
Dopo "Da un mondo che non c'è piu", "La Famiglia Karnowski", passando per "I Fratelli Ashkenazi", Israel Joshua Singer (1893-1944) è entrato nella schiera dei miei scrittori preferiti o fra quelli che amo più circondarmi ed avere vicino.
La sua scrittura (yiddish) poderosa ed epica, affastellata di miriadi di figure pietose ed ambigue, la diaspora del popolo ebraico che diventa il fatale ritratto di tutte le civiltà e dell'umanità intera sparpagliata e messa sotto il giogo di ideali illusori e crudeli giustificazioni, fanno dell'autore polacco degno di essere citato fra i grandi della letteratura e non , come oggi, in quanto fratello del Premio Nobel Isaac Bashevis (1902-1991).
"La Fuga di Benjamin Lerner" è il primo romanzo dello scrittore, pubblicato a New York, in yiddish, nel 1927 sotto il titolo di  "Acciaio e Ferro", successivamente nel 1935 in inglese come "Blood Harvest", nel 1969 come "Steel and Iron". L'edizione della Bollati Boringhieri compare qui con il titolo di "La Fuga di Benjamin Lerner".
L'opera è incentrata sulle vicende di un giovane soldato ebreo polacco dell'esercito imperiale russo sotto la Prima Guerra Mondiale; della sua diserzione e della incessante ricerca di un posto migliore.


Nella Varsavia russa del 1915, Benjamin Lerner, dopo nove mesi sul fronte galiziano e in allarmante ritardo presso il centro dove deve accodarsi agli altri soldati, decide all'improvviso di disertare, di abbandonare definitivamente la guerra, e questo non per viltà ma per rottura con un ambiente gretto e saturo di sopprusi.
Lerner è un uomo di cultura, cresciuto con degli ideali, che crede ancora nella libertà e nella speranza di una vita adeguata e umana.
Per sfuggire ad un probabile arresto, si rifugia presso la casa dello zio reb Barush Joseph, profugo da uno shtetl occupato dai cosacchi. Qui ritrova anche l'amata cugina Gitta, ma dopo qualche giorno di vaga gioia, l'ambiente chiuso e prepotente tenuto dallo zio tende a soffocarlo; fugge quindi ancora.
Così, per diverse volte, è prima artista, poi operaio in un cantiere, impiegato in una comunità, prigioniero a Pietrogrado e infine partecipe della grande rivoluzione che sta albeggiando nel 1917.

La lettura di questo primo romanzo non è sta particolarmente soddisfacente ed agevole e questo a causa di una approssimata narrazione, una evidente discontinuità logica tra i fatti che via via si avvicendavano.
Lo stesso protagonista, pur possedendo una forte personalità, non aveva una connessione certa con le sue azioni e appariva più in balia degli eventi, senza l'ausilio di una vera spiegazione o approfondimento del suo profilo.
Avrei scritto che i motivi di ciò potevano ricercarsi probabilmente nell'immaturità e nell'ingenuità di una prima opera ma una pignola ricerca di mia sorella mi ha aiutato a risolvere il mio dubbio.
L'edizione a cui la Bollati Boringhieri fa riferimento non è quella del 1927 né quella del '35 (quando Singer era ancora in vita) ma quella del 1969, tradotta in inglese dal figlio dello scrittore, Joseph, che rimaneggiò e tagliò alcune sue parti.
Per ciò, a mio avviso, il romanzo risulta più che altro danneggiato da questi interventi che spiegano la difficoltà della sua lettura e la poca comprensione (non capisco come la casa editrice italiana non abbia scritto una nota per i lettori)¹.
Comunque al momento della originaria pubblicazione il romanzo venne aspramente criticato, soprattutto nei circoli yiddish, generando discussioni su quanto spazio fosse opportuno lasciare ai temi politici in letteratura.
Singer ne rimase scosso a tal punto di abbandonare la letteratura e il dialetto yiddish per alcuni anni.
Il motivo di tanta denigrazione era da ricercarsi nella storia raccontata, dove, sotto le cruente descrizioni della Polonia occupata dai tedeschi, Singer rievocava l'epopea degli ebrei verso l'illusione del socialismo al momento della Rivoluzione Russa; socialismo che lo scrittore aveva in gioventù anche lui accolto e poi ripudiato (come narrerà poi nel romanzo "I Fratelli Ashkenazi").
Ma intanto quella di Benjamin Lerner diventa la storia di un uomo e del suo controbattere colpo su colpo alle sventure e alle crudeltà della vita.



 M.P.






¹L'edizione della Adeplhi, sotto il titolo di "Acciaio contro Acciaio" ha ripristinato ed integrato almeno una parte dei tagli apportati da Joseph Singer.











Libro:

"La Fuga di Benjamin Lerner", I. J. Singer, Bollati Boringhieri.




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