Il Giardino di Ninfa, monumento naturale italiano.
Neppur una uggiosa giornata di fine marzo è riuscita a rovinare l'incanto di ritrovarsi in un posto paradisiaco, incontaminato, dove la natura ha qui il predominio su tutto, dove la sua potenza può dare libero sfogo nella creazione di vera arte naturale, a cui l'uomo per millenni si è sempre ispirato, e ha cercato vanamente di riprodurre.
Neppure quest'umile premessa può dare una siffatta immagine di quel che si mostra agli occhi del visitatore come il giardino di Ninfa posto presso il comune laziale di Cisterna di Latina (LT).
Monumento nazionale dal 2000, di fama internazionale da oltre cinquantamila visitatori l'anno, Ninfa fu un borgo medioevale al cui interno delle mura furono realizzati giardini di grande bellezza e rarità.
Le origini della città risalgono alla notte dei tempi, quando nell'VIII secolo l'imperatore Costantino donò questa terra fertile al Papa Zaccaria (679-752), da allora divenne proprietà dello stato pontificio.
Ninfa crebbe come una ricca città patrizia, avvantaggiandosi della sua posizione strategica che le permetteva la riscossione dei tributi doganali, trovandosi sulla via Pedemontana, importante collegamento verso Roma insieme a Sermoneta.
Essa comprendeva un castello baronale, il municipio, centocinquanta case, sette chiese, i cui abitanti vivevano per lo più di agricoltura.
Vide inoltre nel 1159, nella chiesa di Santa Maria Maggiore (di cui oggi rimane solo l'abside), l'incoronazione al soglio pontificio di Papa Alessandro III (1159-1181), in fuga dall'imperatore Federico Barbarossa.
Dal 1294 si impadronirono dei suoi territori la famiglia dei Caetani, originaria di Gaeta, ma che già dal XVI secolo cominciarono ad abbandonare la loro dimora.
Per anni il posto visse anni di solitudine e degrado e soltanto verso la fine dell'Ottocento con il ritorno dei Caetani, Ninfa diventò secondo la loro supervisione un giardino romantico di stile inglese.
Essi si resero conto della salubrità dell'aria, della fertilità delle terre e presto bonificarono la palude, ristrutturarono alcune rovine, come il municipio (oggi sede degli uffici della fondazione), e cominciarono a piantarvi alberi e fiori di ogni specie.
Ma furono le donne della casata ad occuparsi con passione della cura del giardino, Ada Bootle Wilbraham (1846-1934), Marguerite Chapin (1880-1963), e la principessa Lelia Caetani (1913-1977), raffinata e delicata pittrice che come su una bella tela improntò nel luogo colori vivaci; seguì una policromia precisa lasciando libera la crescita naturale delle piante, caratterizzando ancor di più l'elemento romantico.
Prima della sua morte, come unica superstite della famiglia, fondò una onlus intitolata al padre, che doveva salvaguardare negli anni a venire il giardino e il castello di Sermoneta.
Questo posto lussureggiante e rigoglioso si presenta come un giardino giovane, infatti nessun albero, per ora, si avvicina ai cento anni di età. Negli otto ettari piante e fiori crescono secondo il loro piacimento e non è impossibile trovare arbusti o fiori aggrapparsi alle antiche rovine medioevali.
Un giardino dai colori e forme diverse a seconda delle stagioni e la naturalità del caso.
Ma è la vicinanza di tante varietà di generi a stupire chi lo attraversa : faggi, cipressi, lecci mediterranei, cedri atlantici, pioppi neri, duecentocinquanta tipi di rose, e poi magnolie, ciliegi, peonie e camelie.
Acero giapponese |
Il clima particolarmente mite di Ninfa permette lo sviluppo di banani, le gunnere amazzoniche, dalla caratteristica ignifuga, il pino montezuma e gli stupefacenti bambù, gli alberi più alti del mondo, e l'acero giapponese che nel 1994 fu sulla copertina del National Geografic.
A rendere ancora più affascinate il nostro cammino lungo Ninfa, si presenta il suo fiume omonimo, le cui acque limpide e freddi ( si aggirano intorno ai 10-12 gradi), rimandano a quelle rese famose dal pittore John Millais e scorrono nel suo interno mille litri al secondo.
E seppur basterebbe la bellezza a rendere questo giardino impareggiabile, Ninfa acclude un ecosistema perfetto. Coccinelle e l'avifauna del posto svolgono un ruolo fondamentale per la sua protezione e sopravvivenza, laddove addetti e giardinieri si limitano a passare solamente del verderame.
Suggestivo e surreale, quello di Ninfa rimane uno degli ultimi prodotti della natura, capace di rinnovarsi, trasformarsi, dando vita ad opere d'arte eterne, lontano dalla mano dell'uomo, solo col perdurare degli anni.
M.P.
Sito del giardino di Ninfa.
Le foto di Alessandro Tommasi sono riservate.
Che luogo incantevole!
RispondiEliminaPiacerebbe anche a te Cristina, magari in compagnia di un bel libro ;-)
RispondiEliminaHo avuto il piacere di visitarlo molti anni fa, prima che mi trasferissi qui nel Lazio. Mi ripropongo di tornarci presto, magari armata della mia nuova fotocamera. Ma è davvero possibile immortalare questa bellezza in uno scatto? Forse non del tutto. Ninfa è il Paradiso di cui parlano le scritture antiche. Talmente incantevole da sembrare perfino irreale.
RispondiEliminaInfatti cara Luz le foto non rendono al meglio questa meraviglia della natura.
EliminaIncantevole. Se abitassi vicina ci andrei tutti i giorni, con o senza libro ;-) Mi piacerebbe inserire questo articolo in Arte&Natura, se ti fa piacere (nel caso basta che aggiungi l'etichetta):-)
RispondiEliminaHo sempre pensato che fosse un ottimo posto per leggere in tranquillità e bellezza, Certo con piacere Alessandra!
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