Libri per l'estate e altre piccole considerazioni divaganti.


Immagine del "Guardian"

Così siamo arrivati ancora una volta agli scampoli di questo mese di luglio e come di consueto in questo periodo arriva il post conclusivo dei consigli letterari estivi, prima di una pausa del blog.
Buttare giù una lista di libri da leggere durante la bella stagione è diventato oggi obsoleto. Obsoleto come avere un blog, come scrivere più di quindici righe, prestare attenzione a ciò che si legge.
Il vecchio mondo della letteratura sembra stia andando in pensione, lasciando il passo a quello nascente che attraversa la fase evolutiva dei social, invero una involuzione che tende a celarne i suoi buchi neri e quelli del mercato dell'editoria.
Il suo baricentro si sta spostando tutto verso il culto delle immagini, dei seguaci, delle popolarità vane, del libro come oggetto di lusso e questi ultimi giorni di afa torrida rispecchiano quello che si sta vivendo sulla scena letteraria italiana, dal Premio Strega andato ad Antonio Scurati, al ritocco della legge Levi, alla bufera sorta in casa Fazi.
Che un romanzo storico vinca lo Strega non può essere certo una novità ma la vittoria di un romanzo dai tanti e gravi errori storici denota un'assenza di revisione e cura, un operazione raffazzonata e sommaria che è diventata ormai il modello per gran parte dell'editoria. Quello dell'editing è l'ambiente tra i più sofferenti nelle case editrici e si prova a sopperire a questo con l'attenzione alle copertine.
La nuova legge per la promozione della vendita del libro e il sostegno ai piccoli librai promossa dal Parlamento, arriva come un ulteriore colpo di grazia agli ultimi lettori forti rimasti in Italia. Il massimo dello sconto applicabile ad un testo che fino al 2011 era impartito al 15%, sembrerebbe stia passando solamente ad un misero 5%: un'azione che secondo lo Stato porterebbe un vertiginoso aumento di lettori, spodestando il nemico Amazon e trasferendo di conseguenza i clienti dalla rete alle librerie.
Quello che tuttavia ai miei occhi risulta è uno spregevole paradosso che al contrario di colmare le già tristi statistiche sul numero dei lettori, aggraverebbe ancora di più il suo stato, visto anche il continuo aumento del prezzo del libro.
La cura dovrebbe partire dalla piena e dura accettazione che in Italia non si legge più e l'antagonista di questa storia non è Amazon ma uno svilimento della nostra educazione e della nostra morale.
"L'affare Fazi"ha non poco infiammato questo penultimo fine settimana di luglio, tra discussioni e minacce di boicottaggio.
Ho sempre riconosciuto alla Fazi il coraggio di aver portato nel nostro paese (non certo sensibile alla lettura), opere stimabili come "Stoner" o la saga dei Cazalet (pur non condividendo la sua politica aziendale che non è peggiore delle altre case ma la sua ascesa ha portato quella rottura di cui ho scritto all'inizio) nondimeno una collaborazione tra una casa editrice e un politico (seppur come dicono guidata da disinteressata amicizia) ha più il sapore di un mero stratagemma per conquistare agganci proficui.
La stessa strumentalizzazione di quella brutta vicenda di Bibbiano (con indagini ancora in corso) non può che non essere l'indice di quella orribile tendenza odierna di fare i soldi attraverso le tragedie e le miserie umane, quando l'etica delle idee e del libero pensiero dovrebbero essere il caposaldo di una casa editrice.
Penso che il valore di un libro non si trovi in una bella trama avvincente o nella condivisa simpatia per un personaggio letterario. Non è per questo motivo che leggiamo.
Il valore e la bellezza si trova quando il nostro io viene scosso, quando tra l'opera e noi lettori si instaura una trasmissione di responsabilità: diventiamo noi a fine lettura i veri protagonisti.
Ecco, si potrebbe dire che leggiamo per essere migliori ma ancora non è così. Leggiamo per testimoniare ciò che abbiamo accolto dentro di noi.
E ora che ci sentiamo più soli dopo le recenti assenze di figure come Camilleri e De Crescenzo e sappiamo che di grandi poeti non esistono più, più forte deve crescere la testimonianza.
Per questo ho voluto riportare un elenco di libri che avessero a che fare con questo impegno e le responsabilità che dobbiamo al mondo circostante e che sono divenuti per me un modello a cui guardare sempre.

"Mandami tanta Vita" di Paolo di Paolo e "Sostiene Pereira" di Tabucchi sono due libri che ho amato molto, ambedue sono storie di un certo "risveglio", quello di volgere la propria coscienza all'importanza del momento storico, un accorato appello di conoscenza e libertà.
"La Sovrana Lettrice" di Bennett e "La Casa in Collina" di Pavese riflettono un po' più da vicino questo impegno civile dovuto alla collettività, lo scoprire il proprio lato umano denunciando la cosiddetta e temibile "immobilità di coscienza".
Opere come "Cristo si è fermato a Eboli" di Levi e "I Fratelli Ashkenazi" di Joshua Singer sono dei viaggi storici dove la memoria e il passato sono tesori da preservare, civiltà da proteggere, dove l'amore e l'identificazione sono il valore più importante da passare alle future generazioni.
Pur ambientati in epoche diversissime "Il Cielo Diviso" della Wolf e "Le Memorie di Adriano" della Yourcenar entrambi riflettono su un mondo lacerato tra miseria e bellezza dove i protagonisti si fanno portavoce di nuovi ideali, di scelte controcorrente, della libertà che può dare una vita piena.


Il blog per ora si ferma qui ma sulla pagina Facebook continua, come da programma ormai, con la rubrica "Appuntario Estate" con alcuni articoli scelti durante l'anno.



Buone vacanze a tutti!




M.P.

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