Riepilogo di un anno di letture
Illustrazione di Ruth Eastman |
Ad ogni conclusione dell'anno mi ritrovo sempre nella stessa situazione: di fare promesse per il nuovo anno, illudendomi di poterle realizzare.
È una strana bizzarria questa, promettere di dover leggere di più, quando si conosce benissimo la risposta, la verità oggettiva che anno dopo anno si accumulano anni, vita e quindi responsabilità più pesanti da portare avanti.
Se il tempo e gli òneri non ci vengono in soccorso, la qualità sì e ad ogni nuova età le scelte delle nostre letture si affinano, si fanno più specifiche e noi più esigenti.
Così, se questo 2018 è trascorso in poche letture, la compagnia di alcune mi ha confortato della scarsa quantità.
Fra i tanti luoghi visitati, personaggi incontrati, mondi e passati lontani, autori rinnovati e alcuni scoperti, le letture si sono involontariamente concentrate su due filoni in particolare: la vita rappresentata nella sua più comune realtà e la questione femminile che pur attraversata attraverso epoche e singole vicende, non è ancora un capitolo piacevolmente chiuso.
Una figura che mi è stata molto cara quest'anno (e in verità già da due anni), è quella della scrittrice neozelandese Katherine Mansfield, ingiustamente messa all'ombra dalla coeva Virginia Woolf lungo gran parte del Novecento. Autrice di racconti profondamente sensibili quanto intimamente geniali, ho (ri)scoperto la sua personalità attraverso il suo "Quaderno d'Appunti", un diario personale multi sfaccettato che percorre gli ultimi diciotto anni della sua breve esistenza; dagli esordi letterari fino a pochi mesi prima della morte. Sono presenti racconti mai portati a termine, lettere, riflessioni e fondamentali tracce del suo metodo di scrittura visionario e svolto in una rapidità sempre più crescente.
Prima ancora di questo testo mi sono abbandonata alla poetica biografia di Pietro Citati con "Vita Breve di Katherine Mansfield" ; una lodevole ricostruzione romanzata e insieme veritiera di quella piccola figura di donna "tremendamente vitale", la cui malattia acuiva la sua fervida fantasia e la sensibilità.
Spero, in futuro, di vedere di più le sue opere o di sentir nominare spesso il suo nome,affiché possa godere della luce che merita.
Come ogni anno cerco di aggiungere alla lista delle mie letture qualche libro riguardante le guerre mondiali, e proprio in questo corrente, si sono commemorati i cento anni dalla fine della Grande Guerra.
Nelle varie celebrazioni che ho assistito da casa, ho sentito più volte politici riempirsi la bocca di parole come coraggio, vittoria, patria, dimenticandosi (o fingendo di dimenticare) quanto la guerra sia di per sé già una sconfitta, un inutile carneficina e macchina di denaro. Quanto sarebbe stato più utile citare qualche passo di "Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale" di Remarque, dove anche un ribelle, un disertore, un vigliacco può amare la patria e allo stesso tempo rinnegare la guerra come ecatombe di vite, speranze e giovinezza o condannare tutte le guerre che si improntano su persecuzioni di popoli, civiltà, cancellando per sempre la loro storia e la memoria per le generazioni future, come espresso nel romanzo che ho considerato il "mio" libro dell'anno "I Fratelli Ashkenazi" di Israel J. Singer. Con "La Casa in Collina" di Cesare Pavese il cui ultimo capitolo, che già da solo meriterebbe di essere letto per la potenza delle sue parole, offre una testimonianza diretta, un ammonimento severo rivolto a chi verrà dopo: che «ogni guerra è una guerra civile» e il peso di ciascuna morte, pur sconosciuta e lontana, grava su di noi.
Come ho già scritto nella premessa, ho percorso molte vite in questi ultimi mesi, si potrebbe quasi dire vissuto perché inevitabilmente ciò che leggiamo lo rendiamo un poco nostro, a partire dall'antologia di Paolo di Paolo "Vite che sono la tua. Il bello dei romanzi in 27 storie" che mi porto, mentalmente, ancora dietro come ispirazione per nuove riletture e nuove proposte per il nuovo anno.
Perché la letteratura ci racconta. La sorpresa del crescere, le sfide, la scoperta del desiderio, l'amore, le ambizioni, le illusioni - magari perdute; la voglia di andare lontano o di tornare a casa; la paura di invecchiare e tutte le paure, ma anche tutte le speranze. ("Vite che sono la tua")
"La Morte di Ivan Il'ič" di Tolstoj racconta le vicende di un uomo che, raggiunto l'apice del successo lavorativo, incontra la malattia e vede l'approssimarsi della morte. Dopo vane resistenze e riflessioni, riesce ad accettare la morte come una fase naturale della vita e comprende altresì l'importanza degli affetti e del bene.
Il protagonista del romanzo dell'americano John Williams "Stoner", anche lui accetta e impara, dopo varie vicissitudini, a non sminuire una vita magari non proprio brillante o ricca di riconoscimenti, perché anche un'esistenza senza pretese merita di essere vissuta e in questo caso confortata dall'amore dei sensi e per quello dei libri e della conoscenza.
"Easter Parade" di Richard Yates e "Appuntamento a Samarra" di John O' Hara attraversano tutti e due una parte della storia americana del Novecento (più lunga per Yates , brevissima per 0'Hara), dove le sorelle Grimes di "Easter Parade" e Julian English di "Appuntamento a Samarra" si trovano a scontrarsi con la società del loro tempo: sono degli emarginati e ribelli che inseguono il loro sogno di felicità e "un posto al sole" e pagano per le loro insubordinazioni mentre fuori il mondo continua con la sua giostra di violenze e nefandezze.
L'universo femminile è stato esplorato tramite protagoniste intense e particolari, luoghi, epoche differenti ma su tutto grava tremenda colpa che la strada verso l'indipendenza e il riconoscimento della donna è ancora, purtroppo, lontano.
Nella biografia romanzata di Carla Marcone, "Teresa Filangieri una duchessa contro un mondo di uomini" viene raccontata la vicenda di una donna intelligente e lungimirante e della sua intromissione in una società maschilista ma anche volgare e corrotta, fra gli ultimi fasti dell'Ottocento e l'inizio dell'unificazione italiana (ma nella sua pratica mai raggiunta).
"Il Mandarino Meraviglioso" di Asli Erdoğan, "Prima della Quiete" di Elena Belotti e "Il Lungo Sguardo" di Elizabeth Jane Howard, sono romanzi di emarginazione femminile, solitudine, di ferite che si imprimono nella donna fin dall'infanzia come nel testo della Howard o in ricordi contrastanti e speranze spente come in quello della Erdoğan o ancora di ignoranza e miseria morale come nel commuovente testo della Belotti, dove nelle ultime righe parte la sua denuncia: laddove è vero e sacrosanto richiamare alla memoria tutte le vittime di fascismi o razzismi, è altrettanto giusto che lo stesso onore debba essere riconosciuto alle "martiri del sessismo".
Ho in mente l'unico ritratto di Italia, che emana gentilezza e ritrosia, sensibilità e timidezza. Indossa una camicetta ornata di un volant, al collo un cammeo appeso a una catenina, i folti capelli acconciati alla moda del tempo. La sua era una famiglia contadina analfabeta - solo il fratello sapeva leggere e scrivere - ma lei era riuscita a trasmigrare alla sia pur modesta condizione di insegnante. E benché l'attaccamento alle sue radici e ai suoi affetti fosse rimasto inalterato, altri orizzonti s'erano spalancati ai suoi occhi, altre curiosità, altri desideri avevano acceso la sua mente e infiammato i suoi pensieri. Così la vedo rizzarsi accanto a me e contemplare estatica il sole che affonda dietro i monti pisani e l'acqua degli stagni che si tinge di lilla e di viola. ("Prima della Quiete")
"Un Incantevole Aprile" della Arnim è sicuramente il più "felice" fra i tanti letti ma non per questo meno profondo, vista la sua attenzione ai sentimenti del mondo femminile, al loro mondo interiore, alla libertà della propria mente e insieme del proprio corpo.
Il matrimonio che ha rappresentato per tanti secoli l'unica scelta di elevazione sociale per la donna, è stato affrontato seguendo l'innamoramento e la conseguente disillusione nel dramma "La Signora Craddock" di Maugham e soprattutto in un altro libro che ho molto amato, "Il Grande Mare dei Sargassi" di Jean Rhys. Forse coma mai in nessun romanzo, qui ho trovato la più tangibile dimostrazione del nefasto e crudele dominio maschile che tende a prosciugare la figura femminile del suo misterioso significato, a ridurla ad un oggetto inanimato, da profanare, sottomettere e negargli la passione e la vita.
Anche "L'Amante di Lady Chatterly" di Lawrence narra il fallimento di un matrimonio che simboleggia in questo caso il fallimento dell'intera casta aristocratica-borghese inglese dopo il primo conflitto mondiale, e della nascente società industriale, condannata con toni aspri per la sua aridità, per un progresso che non porta nessun miglioramento nella civiltà, ma trascina nell'inquinamento, nella povertà, nell'imbruttimento dei ceti svantaggiati, nella sfiducia dell'avvenire; motivi riconosciuti anche romanzo della Gaskell "Nord e Sud" dove dietro alla storia d'amore tra i protagonisti, si infiammano conflitti che portano vari mondi (di classe, di genere, di tempo e spazio) a scontrarsi.
Ultimo il romanzo "sui generis" che mi ha accompagnato in questo lungo anno e reso più leggera e divertente la lettura, "L'Amore in un Clima Freddo" della Mitford, una spassosa e dissacrante commedia dell'ambiente frivolo, superficiale ed eccentrico di un'Inghilterra uscita dal primo conflitto mondiale, tra equivoci, sconsideratezze e unioni di dubbio gusto.
Questo è stato il mio anno letterario.
M.P.
Buon anno nuovo!
Buongiorno, Michela! Che nell'anno di letture (non così poche, comunque) e che bello soprattutto che ci sia stata questa istintiva convergenza di temi: sono un po'quelle coincidenze che fanno pensare che una sorta di destino ci guidi in certe direzioni anche in merito alla scelta dei libri. Buona fine d'anno e un sereno 2019!
RispondiEliminaChissà cosa ci guida nella scelta dei libri, vero?? Comunque un grandissio augurio anche a te!
EliminaCara Michela, auguri di Buon Anno e speriamo di trovare il tempo per tante altre buone letture. Nei prossimi mesi vorrei leggere I fratelli Ashkenazi, che purtroppo continuo a rimandare, e nel contempo mi piacerebbe accostarmi a Katherine Mansfield, che come dici è abbastanza trascurata. Vedremo ;-) Un grande abbraccio!
RispondiEliminaAuguri anche a te carissima! Posso dire che ambedue vanno bene per cominciare l'anno!
EliminaOgni bilancio è sempre un pezzetto di vita, e per chi ama i libri e trova felicità in essi, diventa bilancio di vita anche una serie di letture. Le tue sono interessantissime.
RispondiEliminaBuon 2019!
P. S. C'è un Chaplin Award per te, da me. :)
Molto belle le tue parole Luana! Grazie!
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